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Notizie dall’Ue 12/10/2011

Dal Parlamento europeo sì all’alcoltest “fai da te”
Ue, si rinnova l’obiettivo: 50% di incidenti in meno nel decennio a venire

La chiave con etilometro incorporato

(ASAPS) Pensi di essere sobrio abbastanza per guidare? Tra poco, potrebbe essere la chiave a dirtelo. Non è fantascienza, ma una delle 103 misure contenute nella risoluzione sulla sicurezza stradale 2011-2020 approvata lo scorso 27 settembre 2011 dal Parlamento Europeo, nel decennio appena iniziato, la felice campagna di riduzione dei sinistri pari al 50%, quasi pienamente raggiunta fino al 2010. A renderlo noto, il sito web del Corriere della Sera, che mette in luce la nuova strategia antialcool, un concentrato di severità e tecnologia. Collegato alla chiave di accensione del veicolo, infatti, potrebbe presto trovarsi un apparecchio del tutto affine al classico etilometro, con tanto di boccaglio per il celeberrimo “soffio”. Il Parlamento Europeo, infatti, chiede alla Commissione Europea di predisporre entro il 2013 una proposta di Direttiva che preveda l’equipaggiamento obbligatorio (in una prima fase solo per veicoli commerciali) del cd “alcolocks”, dispositivo elettronico che sostanzialmente impedisce l’accensione di un veicolo se il conducente si trova in stato di ebbrezza. Il Parlamento, comunque, ritiene che questa misura si debba applicare anche ai conducenti già sanzionati per guida in stato di ebbrezza (PS: una simile misura è in vigore da qualche mese in Belgio come sistema riabilitativo....). Con il tasso di un incidente su tre causato da guidatori in stato d’ebbrezza (ovviamente sono stime ma non c’è reale evidenza su questo, soprattutto su dati europei), insomma, a Strasburgo si è pensato di optare per la linea dura. Ma le novità non riguardano solo gli alcoltest “fai da te”. Il Parlamento Europeo, infatti, raccomanda alle competenti autorità di adottare una serie di provvedimenti rivoluzionari, come il ricorso al limite dei 30 chilometri all’ora nelle aree residenziali e nelle strade urbane a singola carreggiata che non hanno una corsia separata per le biciclette, al fine di proteggere gli utenti più deboli; l’obbligo di frequenza per corsi di primo soccorso ogni 10 anni per tutti i conducenti; e un occhio di riguardo alla tassa sugli incidenti, un neo oggi ancor più visibile per un Vecchio Continente dalle tasche quanto mai bucate. L’obiettivo, si è detto, corrisponde in toto a quello appena perseguito. In verità, solo alcuni Paesi ce l’hanno fatta. Tra questi, spiccano gli Stati baltici come Lettonia o Estonia (61% di sinistri in meno tra 2001 e 2010), le più “evolute” Spagna (55%), Francia (51%) e Lussemburgo (54%), o la sorpresa Slovenia (50%). Per l’Italia, comunque, non si può parlare di bocciatura: la discesa di incidenti nel decennio lungo le strade della penisola, infatti, supera comunque la media continentale attestandosi al di sopra del 43% di schianti evitati rispetto alla fine del Novecento. Dati che fanno sorridere, certo, ma che più di ogni altra cosa, indicano la via da percorrere per il prossimo futuro. E il Parlamento europeo ha intenzione di imboccarla senza timori di sorta. (ASAPS)

Mercoledì, 12 Ottobre 2011
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