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Francia, cresce la mortalità stradale e il governo corre subito ai ripari
Aboliti i cartelli di preavviso per gli autovelox, la velocità eccessiva diventa un delitto. L’alcol è ormai il nemico pubblico numero uno, ma anche telefonare alla guida costerà carissimo: 1.500 euro. Provvedimenti anche per le moto

Tutte le contromisure

 

Foto Archivio Asaps

(ASAPS) PARIGI (FRANCIA), 14 maggio 2011 – La Francia trasforma i grandi eccessi di velocità in delitti, abolisce i pannelli di presegnalazione delle postazioni radar fisse, che entro il 2012 aumenteranno di un altro migliaio, e aumenta il prelievo di punti in caso di ebbrezza.
Sono questi gli ingredienti su cui il Comitato Interministeriale della Sicurezza Stradale francese, un’assise che riunisce i ministri dell’interno (Claude Guéant), del lavoro (Xavier Bertrand), dei trasporti (Thierry Mariani) e dell’insegnamento superiore (Valérie Pécresse), scommette per risollevare le sorti di una sinistrosità che, dopo i fasti del decennio scorso (la Francia ha centrato tra i primi, in Europa, l’obiettivo di dimezzare la mortalità stradale), è tornata a crescere.
Le misure, in realtà, sono parecchie, e l’urgenza con cui sono state adottate riflette l’apprensione con cui il primo ministro François Fillon ha convocato il comitato al n. 57 di rue de Varenne, a Parigi, nelle stanze dell’Hôtel Matignon, sua residenza ufficiale: il primo trimestre del 2011 dice che i morti sono aumentati del 10%, ma con aprile appena mandato in archivio le vittime sono cresciute addirittura del 20% rispetto allo stesso mese del 2010.
Carcere per i grandi eccessi di velocità: i cosiddetti “grandi eccessi” di velocità, quelli che il codice stradale francese identifica nel superamento di oltre 50 chilometri orari del limite, diventano delitti. Chi sgarra, cioè, andrà in carcere, sia in caso di prima infrazione che di recidiva, con sanzioni estremamente pesanti in caso di reiterazione. La competenza passa al Tribunale Correzionale: in Francia questo organo si occupa dei reati qualificati dal codice penale come delitti, mentre quelli qualificati come contravvenzioni sono gestite dal Tribunale di Polizia. I crimini sono invece giudicati dalla Corte d’Assise.
Fino ad ora un grande eccesso di velocità era una contravvenzione e veniva sanzionato con un’ammenda minima di 1.500 euro e con il ritiro di 6 punti dalla patente (su un credito totale di 12). Il prelievo di punti resta lo stesso, ma d’ora in poi, in caso di recidiva, si va in carcere fino a tre mesi, si pagherà un’ammenda minima di 3.750 euro e si subirà la confisca del veicolo.
Radar: fine dell’operazione “trasparenza”. In Italia l’avevamo ribattezzata così: quando la Polizia Stradale predisponeva servizi di rilevazione della velocità, ancora prima dell’entrata in vigore degli obblighi di preavviso dell’azionamento degli autovelox, il tutto era reso pubblico. Lo scopo preventivo (e non puramente repressivo) dell’informazione era stato fatto proprio anche dalla Francia, ma ora si cambia: inutile, secondo il governo, spiegare che i controlli sono attivi in una determinata strada in prossimità di un determinato punto. Il velocista rallenterà solo in prossimità del presegnalatissimo radar, e poi riprenderà la sua velocità eccessiva come se niente fosse. Dunque, la fiducia concessa è stata mal riposta e si torna alla tolleranza zero, con la promessa che da qui al 2012 altri mille radar fissi diventeranno elemento d’arredo delle strade dell’Esagono e di tutti i suoi dipartimenti extraeuropei. Si tratta, peraltro, di radar di ultima generazione, che contesteranno non solo la velocità ma anche il sorpasso e il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
Alcol: prima causa di morte al volante. La Francia è il primo paese, tra quelli europei (almeno secondo le informazioni dell’Ufficio Studi di Asaps), ad attribuire all’alcol un ruolo di primo piano nella sinistrosità: l’ebbrezza alcolica è la causa principale di morte in incidenti stradali, come attestano le statistiche redatte dal Dipartimento della Sécurité Routière.
Un precedente studio, risalente al 2010 e predisposto nell’ambito dell’Unione Europea, stabilisce il peso dell’alcol e i suoi effetti in termini sanitari, sociali ed economici; il risultato è piuttosto sconcertante, ma consentirà alla Commissione di predisporre la futura strategia in materia di alcol e guida.
L’Europa è la regione del mondo in cui è più alto il consumo di bevande alcoliche: un adulto beve in media l’equivalente di 11 litri di alcol puro all’anno, mentre l’assunzione di questa sostanza è causa diretta di 195mila decessi (30mila solo nel nostro paese!). Sulla strada, il numero di morti censiti in incidenti stradali alcol correlati è di circa 17mila unità, 10mila dei quali vittima di sbronza passiva: persone, cioè, che perdono la vita pur non avendo bevuto ma uccise da persone ebbre, spesso sopravviventi all’evento da loro cagionato: un terzo delle vittime.
Questi dati sono tutti compresi nel rapporto “L’alcol in Europa”, predisposto da Peter Anderson e Ben Baumberg sotto l’egida dell’IAS ( Institute of Alcohol Studies) di Londra. I dati italiani, che nel prossimo rapporto ISTAT non terranno conto delle ebbrezze (stante l’asserita difficoltà di raccogliere queste informazioni, sic!), sono gli unici che hanno attribuito un’incidenza dell’ebbrezza sulla sinistrosità attorno al 3%. Si tratta, ovviamente, di informazioni fuorvianti, che hanno contribuito ad abbassare (e quindi sottostimare) tutto lo studio europeo.
Peraltro, facciamo notare due cose:
- In Francia la sicurezza stradale non è solo una strategia. È un dipartimento, un ente governativo, che ha una propria autonomia e che prende decisioni tecniche, alle quali segue poi l’avvallo della politica. Il contrario dell’Italia.
- I dati: mentre in Italia noi sappiamo ciò che è accaduto in un determinato anno solo 11 mesi dopo, le iniziative tecniche o politiche sono spesso tardive.
Secondo il Dipartimento della Sécurité Routière, condurre con un’alcolemia superiore a 0,5 g/l significa moltiplicare per otto volte il rischio di incidente letale: per questo motivo il comitato interministeriale ha introdotto ha deciso che oltre la soglia dello 0,8 (quella che in Italia è oggi penalmente perseguibile) il prelievo di punti sarà di 8, contro i precedenti 6. Tutti i mezzi pubblici, inoltre, dovranno progressivamente essere dotati di etilometri antiavviamento, in grado di impedire l’accensione del motore se il conducente, che dovrà prima soffiare in un dispositivo, avrà assunto sostanze alcoliche.
Un incidente su 10 è colpa del telefonino.
Mentre in Italia infuria la polemica sulla condotta di un autista di bus filmato da un passeggero mentre guidava coi gomiti, tenendo un telefono all’orecchio ed un palmare nella mano (ma la legge consente ancora, (purtroppo), di fare uso di telefono durante la marcia), in Francia si serrano le viti in caso di comportamenti così rischiosi. Chi sarà colto a telefonare e guidare, a spedire Sms, a gestire il navigatore o a navigare su internet con uno smart phone, subirà un prelievo di tre punti, anziché due, e la sanzione amministrativa passerà dagli attuali 135 euro a 1.500!
Secondo i dati di Gendarmeria e Polizia, infatti, un incidente stradale su dieci sarebbe legato all’utilizzo di dispositivi di questo genere.
Per alcune di queste sanzioni sarà necessario un passaggio parlamentare, ma dubitiamo fortemente che qualcuno riesca a stoppare questa iniziativa salvavita.
Le due ruote, tallone d’Achille
Il problema dei motociclisti è che spesso alla teoria segue poca, pochissima pratica. E poi c’è il ben noto fenomeno del motociclista di ritorno, colui cioè che torna in sella per esigenze di traffico, dopo molti anni di comode quattro ruote.
Chi si approccerà alla moto, dovrà seguire un corso di formazione specifica e anche per quegli utenti per i quali sia accertata un’assenza dal manubrio di almeno cinque anni (come potrà essere fatto, non lo sappiamo), sarà obbligatorio riprendere pratica con un corso di guida sicura. Le piccolissime targhe francesi, dannazione degli agenti addetti alla verbalizzazione delle postazioni radar, dovranno essere sostituite con placche di dimensioni europee e viene introdotto l’obbligo di dotarsi, anche per il motard, di un gilet retroriflettente. (ASAPS)


di Lorenzo Borselli

Giovedì, 26 Maggio 2011
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