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Ho picchiato un poliziotto: ho sbagliato, chiedo scusa
Il giudice di Orlando (Florida) applica per la prima volta una sanzione sociale a una ragazza di 24 anni, costretta per 4 ore con un cartello appeso al collo

Per lei anche un anno di carcere, pena sospesa, 50 ore di servizi sociali e un corso per il controllo dell’aggressività
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Alexandra Espinosa-Amaya davanti alla stazione di polizia di Orlando, in West Church street

Sul cartello la scritta: I battered a police officier, i was wrong, i apologize… 

(ASAPS) ORLANDO (FLORIDA, USA), 16 NOVEMBRE 2011 – Prima prende a schiaffi un poliziotto, poi viene arrestata e alla fine condannata. Ma la sanzione sociale alla quale una giovane ragazza americana è stata condannata dal giudice di Orlando, resterà a lungo scolpita nella sua mente: per quattro ore, infatti, l’imputata-condannata ha dovuto passeggiare davanti alla stazione di Polizia con un cartello appeso al collo in cui aveva scritto: “ho aggredito un agente, ho sbagliato, chiedo scusa”. Oltre a questo sconterà una condanna di 50 ore di affidamento ai servizi sociali e a due anni di reclusione, pena questa sospesa con la condizionale, e dovrà frequentare una terapia di gruppo per il controllo dell’aggressività. Da noi, figurarsi: a Firenze, pochi giorni fa, un gruppo di pregiudicati ha scatenato una rissa in un locale notturno, devastando arredi e suppellettili, danneggiando le volanti intervenute e malmenando i poliziotti, ma sono stati scarcerati poche ore dopo.
Alexandra Espinosa-Amaya, questo è il nome della ragazza condannata, ha avuto invece una pena esemplare per tutti, cosa che, invece, da noi non accade mai. Il segnale che lo Stato dovrebbe dare (e potrebbe farlo, sia chiaro), si perde nei meandri della discrezionalità o dell’interpretazione.
Il segnale, a Orlando, è stato invece dato e così lo stato della Florida e Alexandra Espinosa-Amaya hanno messo il conto in pari. Ovviamente, la ragazza non è d’accordo e, anzi, ha dichiarato che la sanzione sociale alla quale è stata sottoposta “rappresenta solo un’umiliazione che non mi insegna nulla. Tuttavia, se il sergente Andrew Brennan si sentirà meglio, farò volentieri ciò che il giudice mi ha ordinato di fare”.
Dunque, se la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, pare che – almeno in questo caso – il giudice abbia fatto centro.
È anche vero, però, che Alexandra – condannata per resistenza a pubblico ufficiale – dovrà rigare parecchio dritto per evitare la galera e riuscire a terminare l’università. Leggendo le pagine della cronaca americana, si scopre che la richiesta di una pena così particolare è stata avanzata direttamente dal sottufficiale oggetto della violenza da parte della 24enne. “Si tratta certamente di un fatto inusuale – ha spiegato al Palm Beach Post il suo avvocato Andrew Chmelir – ma l’agente ha preteso una punizione unica nel suo genere rinunciando ad ogni tipo di pretesa onerosa”.
Un accordo, dunque, che consentirà all’imputata, di origini messicane e negli USA con un regolare permesso di soggiorno, di non vedere revocata la propria carta verde. Dal canto suo, il sergente Brennan è un tipo tosto, così scrivono di lui i reporter americani, che non ama i riflettori: non era in aula alla lettura della sentenza ed ha negato un’intervista all’Orlando Sentinel. Per lui ha parlato la portavoce dell’Orlando Police Departement, sergente Barbara Jones. “L’ufficiale di polizia che ha subito l’aggressione – ha detto la Jones – ha chiesto e ottenuto questa punizione per attirare l’attenzione sul fatto che molti agenti di questo distretto sono regolarmente aggrediti e malmenati nel corso dei servizi di pattugliamento, riportando spesso lesioni e ferite gravi, tanto che molti nostri colleghi sono stati costretti a lasciare il servizio. Il sergente Andrew Brennan spera che con questo caso, l’opinione pubblica si interessi al problema”.
Così, ad Alexandra non è rimasto che scrivere il cartello, metterselo al collo e far scattare il cronometro in piena ora di punta. Si è messa gli occhialoni scuri e l’Ipod alle orecchie, diventando per quelle quattro ore una vera celebrità.
L’episodio che le è costato la condanna avvenne circa un anno fa, poco dopo la mezzanotte, mentre stava festeggiando il proprio compleanno in un pub. Probabilmente alticcia, venne accompagnata all’uscita da un buttafuori ma l’alterco andò avanti per qualche minuto, fino a quando la pattuglia di Brennan non incrociò nei paraggi. Il sergente ordinò alle due sorelle di ubbidire e a questo punto lei lo schiaffeggiò rompendogli gli occhiali e ferendolo lievemente. Mentre la stava ammanettando, la sorella di Alexandra, Natalia, 22anni, gli sferrò un calcio, finendo a sua volta nel cubo di plexiglass della volante. Le ragazze contestarono la versione del poliziotto, ma negli States anche gli interventi più banali vengono condotti in maniera davvero professionale: le impronte di Alexandra furono repertate sulle lenti del sergente e così il giudice non ha avuto dubbi.
In Italia con tutti gli “Sbirri Pikkiati” che contiamo nell’osservatorio dell’Asaps rischieremmo di affollare di cartelli umani le strade e di confondere la segnaletica… (ASAPS)

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Mercoledì, 17 Novembre 2010
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