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Algeria, nuovo codice della strada in vigore ed ecco i risultati: -30% della sinistrosità tra febbraio 2009 e quello 2010

Uno studio governativo fornisce cause ed analisi degli incidenti: colpa di conducenti, pedoni e della pubblica amministrazione

Foto di repertorio

 

(ASAPS) ALGERI – Gli incidenti stradali sono da tempo una priorità per il governo di Algeri: 4.500 vittime all’anno in un paese che conta poco più di 35 milioni di abitanti. Il nuovo codice stradale, recentemente approvato dal governo di Ahmed Ouyahia, ha permesso di abbattere la sinistrosità del 30%. La comparazione è stata effettuata sul numero di decessi registrati nel mese di febbraio 2009 ed in quello appena mandato in archivio è la conferma che il premier voleva e che il ministro dei Trasporti algerino gli ha servito in un piatto d’argento nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta la scorsa settimana all’università di Bouzareah, ad Algeri. Nella classifica mondiale, l’Algeria rappresenta uno dei tre paesi più pericolosi: una posizione allarmante e davvero poco invidiabile, che unisce il peso della sinistrosità stradale a quello della difficile economia e della precaria situazione interna. Al Centro Nazionale per la Prevenzione e la Sicurezza Stradale (CNPSR) si è appena concluso uno studio che ha evidenziato il comportamento – definito imprudente e pericoloso – di automobilisti e pedoni, che investiga anche sulle ragioni del comportamento stesso. Così, alla fine, non ci sono solo rimbrotti e critiche per il mancato uso delle cinture di sicurezza, il precario stato dei veicoli o l’avventatezza di chi attraversa la strada senza guardare, magari dietro una curva cieca: stavolta si parla anche delle responsabilità di chi, le strade, dovrebbe farle controllare e tenere in ordine. Dunque, se il nuovo codice della strada prevede sanzioni più severe e controlli più frequenti, oltre che aver introdotto moltissimi nuovi divieti, si guarda anche oltre. In Algeria si registrano 82 morti ogni 100mila veicoli: sette volte di più che in Francia, paese di riferimento per la sua ex colonia (dove i morti sono 12 ogni 100mila), ma molti di più anche della vicina Tunisia, dove il rapporto è 70 per 100mila veicoli. Hamou Boudgrifa, direttore del CNPSR, ha curato personalmente lo studio e lo ha illustrato: realizzato su un campione di 7.058 conducenti selezionati su tutto il territorio nazionale, dimostra che il tipo di comportamento rilevato a carico di conducenti e di pedoni rende inevitabile l’incidente: per chi siede al volante di un veicolo, il problema principale è costituito dai sorpassi in curva, dalle fermate improvvise e ingiustificate dei veicoli (anche in autostrada, dove c’è), l’eccesso di velocità e, udite udite, dalla distrazione dei conducenti, che intavolano spesso discussioni animose con i passeggeri o con gli interlocutori telefonici. Per i pedoni, invece, è letale la presenza di improvvisi mercatini sui lati di ogni strada e dei bambini, che giocano in mezzo alla carreggiata. I colletti bianchi hanno la loro quota di responsabilità quando dimostrano di non saper programmare i lavori, facendo lavorare i cantieri nelle ore di punta (ma questo ci pare avvenga anche in Italia), e di farli male (e anche su questo…). La soluzione, su questo fronte, è semplice: serve una rivoluzione culturale e tecnica. (ASAPS)


Giovedì, 08 Aprile 2010
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