Mercoledì 01 Maggio 2024
area riservata
ASAPS.it su

Asia, campagna per l’uso del casco - Scelta dalla Fondazione Asiatica per la Prevenzione degli Infortuni la strada delle immagini choc: il trauma cranico è una delle prime cause di morte per i giovani e quasi sempre avviene sulla strada

{foto3c}

Le immagini choc della campagna


(ASAPS) HANOI (VIETNAM) – In Vietnam, 30 persone muoiono ogni giorno a causa di incidenti stradali. Tante, tantissime: oltre 11mila all’anno (anche se i dati ufficiosi parlano di circa 13.000) con un bollettino di oltre 30mila feriti gravi, in uno stato che ha una popolazione di 82 milioni e 600mila abitanti. Le cause sono molteplici: si va dalle pessime condizioni delle infrastrutture alla quasi totale assenza di rispetto delle regole. Negli ingorghi cittadini come nelle mulattiere della giungla, però, coloro che pagano il tributo di sangue più alto sono i motociclisti ed i ciclomotoristi, praticamente tutti senza casco, nonostante il codice stradale preveda l’obbligo di indossarlo almeno in alcuni centri cittadini. Secondo le stime della Banca Mondiale, che in Vietnam destina ingenti quantità di fondi per la sicurezza stradale, se tutti i centauri lo indossassero la mortalità diminuirebbe automaticamente del 40%. Per questo motivo L’Asian Injury Prevention Foundation (www.asiainjury.org), ha lanciato in questi giorni una campagna mediatica praticamente senza precedenti nel mondo. Protagonisti sono appunto loro, i motociclisti, quelli sopravvissuti agli impatti più gravi su asfalto o terra battuta. Il trauma cranico, non provoca infatti solo la morte, ma nei casi più gravi lascia nella vittima vari tipi di disabilità, che impediscono un suo reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Un danno comunque irreparabile, che in Europa tocca tra un rapporto tra i 200 ed i 300 soggetti ogni 100.000 abitanti, con la fascia d’età compresa tra i 15 ed i 24 anni che si distingue come quella maggiormente rischio, seguita dai soggetti di età compresa tra gli 0 ed i 4 anni di età e dagli over 62. Se calcoliamo poi che la maggior parte dei traumi cranici sono provocati da incidenti stradali e che in Europa (salvo alcune zone dell’Italia Meridionale e della Grecia) la maggior parte dei ciclomotoristi e dei motociclisti indossa il casco, si fa presto a comprendere la portata del fenomeno in un paese come il Vietnam. La campagna della Fondazione Asiatica ha scelto di usare alcune immagini choc, riprese – secondo gli stessi promotori – nei centri di riabilitazione nei quali le vittime da trauma cranico “severo”, spesso, trascorrono una buona parte di ciò che rimane della loro vita. Una scelta d’impatto, che dimostra una grande dose di coraggio e che dovrebbe comunque servirci da lezione: se in Italia una foto di questo tipo finisse pubblicata su un quotidiano, il minimo che ci potremmo aspettare è un’interrogazione parlamentare.

15915

Le immagini choc della campagna



Anche in altri paesi europei, come la Gran Bretagna o la Spagna, le agenzie che si occupano di sicurezza stradale hanno scelto la strada della comunicazione sociale ad alto impatto: i sudditi di Sua Maestà, per esempio, sono abituati a vedere le immagini di un incidente stradale all’interno di un pub, dove il tavolo di due amici che bevono una birra parte improvvisamente ed investe una ragazza con la quale erano in corso sguardi di complicità: il rumore della frenata è così intenso da far sobbalzare sulla sedia chi si trovi ad osservarlo, mentre la posizione assunta dal corpo della giovane sbalzata contro il bancone del locale è terribilmente reale, come l’indifferenza nella quale gli altri avventori del bistrot continuano ad occuparsi degli affari propri. Provate a guardarlo (www.thinkroadsafety.gov.uk/) e poi fateci sapere. Ma anche le immagini spagnole non sono da meno: sulle televisioni iberiche sono andati in onda spot incredibilmente efficaci, il più “terribile” dei quali era rivolto all’uso delle cinture di sicurezza e di seggiolini per bambini. In ogni caso, il titolo della campagna asiatica, che potrebbe essere estesa a tutti i paesi dell’aera, reca il titolo “Io non porto il casco” ed è composta da tre immagini davvero cruente ma proprio per questo efficaci. Nell’immagine numero 1, il titolo proposto è “Io non porto il casco perché mi dà un aspetto stupido”: l’immagine è quella di un giovane che ha subito un trauma cranico così grave da dover essere imboccato. La mano amorevole dell’anziana madre che lo nutre, indica chiaramente che il giovane è ormai perduto per sempre. La seconda foto, invece, ha un titolo diverso: “Io non amo portare il casco, perché rovina la mia pettinatura”. Nonostante la sutura che avvolge per intero la scatola cranica, l’immagine è forse la meno cruenta. La testa, se non fosse per le orecchie ed il naso, ricorda vagamente una palla da baseball. Infine, la terza fotografia, intitolata “Io non porto mai il casco, perché non fa figo”. I fissatori che escono dalla carne e che intelaiano la testa di un ragazzo come la cupola del Brunelleschi durante i restauri, sono davvero un’immagine dura. Più dura della testa, che spesso, purtroppo, si rompe e non si aggiusta più. (ASAPS)


© asaps.it
Venerdì, 23 Novembre 2007
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK