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Cuba - Imprenditore abruzzese bucò uno stop ed uccise un motociclista. Liberato dopo un anno e mezzo ed immediatamente espulso da L’Avana


Questa notizia deve farci riflettere. Il nostro concittadino, che non era ubriaco, non andava veloce, non è fuggito da luogo del sinistro, ha semplicemente “bucato uno stop”, uccidendo un motociclista. La giustizia cubana, che prevede 10 anni di carcere per un omicidio colposo, è stata molto clemente: il signor Pellecchia, dopo aver trascorso un anno e mezzo senza poter lasciare l’isola e dopo soli due mesi di carcere, è stato liberato ed espulso da L’Avana. Dice di non sentirsi un assassino, e non lo è. È semplicemente una persona che ne ha uccisa un’altra, per un incidente. Grazie al Nunzio Apostolico, l’uomo è potuto tornare a casa. In tutti i paesi del mondo, ad eccezione dell’Italia, l’omicidio colposo è punito con pene severe.

(ANSA) - TERAMO, 24 AGOSTO 2007 – È stato liberato dopo oltre un anno e mezzo – e due mesi di carcere – grazie ad un decreto di espulsione, l’imprenditore teramano Aniello Raffaele Pellecchia, 67 anni, impegnato nel settore degli elettromedicali e vicepresidente della Siviglia Teramo Basket (A1), rimasto bloccato a Cuba dal gennaio 2006 dopo la condanna a tre anni di reclusione per aver investito e ucciso con l’auto un giovane centauro.

L’imprenditore, tornato in Italia nei giorni scorsi, ha divulgato la vicenda al quotidiano regionale “Il Centro”.

L’incidente stradale provocato da Pellecchia – che nella circostanza non aveva rispettato uno stop – risale al 9 gennaio 2006. L’imprenditore fu tra i primi a soccorrere i due giovani e risarcì con una grossa somma la famiglia della vittima. È rimasto per un anno e cinque mesi a piede libero, in grado di poter muoversi senza limiti per l’isola caraibica – dove vive e lavora uno dei due figli – ma con il divieto assoluto di espatriare e con l’obbligo di presentarsi all’ufficio immigrazione ogni 15 giorni.

“Stavo uscendo di testa – ha raccontato Pellecchia, che è cardiopatico – il mio fisico non ce la faceva più ma soprattutto avevo paura di non uscire più da quel carcere. Sapevo che prima o poi sarei andato in carcere sono riuscito ad evitarlo per ben due volte con un certificato medico, ma alla terza notifica della condanna passata in giudicato, mi hanno fatto capire che non ci sarebbe stato un altro rinvio”.

Da allora, il 17 giugno scorso, per Aniello “Lino” Pellecchia si sono spalancate le porte del penitenziario Unidad La Contesa, una cinquantina di miglia da L’Avana, riservato agli stranieri. “Con me in uno stanzone da 40 persone – ha spiegato – c’erano assassini, stupratori, spacciatori ma anche poveri disgraziati, e tra loro alcuni italiani, imprigionati per reati minori. Ma io non mi sentivo un assassino, nonostante a Cuba la legge, giustamente, è chiara: per un omicidio colposo si rischia una pena da uno a dieci anni e io dovevo scontare la pena. Così come ritengo di dover sottolineare che la mia detenzione è stata regolare, non ho avuto problemi da alcuno ma lì è un inferno”.

Il 3 luglio arriva il decreto di espulsione da Cuba del ministro della giustizia, ma soltanto dopo un altri 37 giorni l’imprenditore viene liberato. “Devo ringraziare – ha  aggiunto – il Nunzio apostolico all’Avana, Luigi Bonazzi: senza di lui non sarei riuscito ad ottenere questo lasciapassare per la libertà. Ho provato anche a trattare una cauzione, non importa di quale somma, per tornare in Italia, ma il giudice mi ha ricordato che il loro è un Paese socialista non capitalista e che ciò non era possibile”. (ANSA).

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Venerdì, 24 Agosto 2007
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