Questa
notizia deve farci riflettere. Il nostro concittadino, che non era ubriaco, non
andava veloce, non è fuggito da luogo del sinistro, ha semplicemente “bucato
uno stop”, uccidendo un motociclista. La giustizia cubana, che prevede 10 anni
di carcere per un omicidio colposo, è stata molto clemente: il signor
Pellecchia, dopo aver trascorso un anno e mezzo senza poter lasciare l’isola e dopo soli due mesi di carcere, è stato
liberato ed espulso da L’Avana. Dice di non sentirsi un assassino, e non lo è.
È semplicemente una persona che ne ha uccisa un’altra, per un incidente. Grazie
al Nunzio Apostolico, l’uomo è potuto tornare a casa. In tutti i paesi del
mondo, ad eccezione dell’Italia, l’omicidio colposo è punito con pene severe. L’imprenditore, tornato in Italia nei giorni
scorsi, ha divulgato la vicenda al quotidiano regionale “Il Centro”. L’incidente stradale provocato da Pellecchia –
che nella circostanza non aveva rispettato uno stop – risale al 9 gennaio 2006.
L’imprenditore fu tra i primi a soccorrere i due giovani e risarcì con una
grossa somma la famiglia della vittima. È rimasto per un anno e cinque mesi a
piede libero, in grado di poter muoversi senza limiti per l’isola caraibica –
dove vive e lavora uno dei due figli – ma con il divieto assoluto di espatriare
e con l’obbligo di presentarsi all’ufficio immigrazione ogni 15 giorni. “Stavo uscendo di testa – ha raccontato
Pellecchia, che è cardiopatico – il mio fisico non ce la faceva più ma soprattutto
avevo paura di non uscire più da quel carcere. Sapevo che prima o poi sarei
andato in carcere sono riuscito ad evitarlo per ben due volte con un
certificato medico, ma alla terza notifica della condanna passata in giudicato,
mi hanno fatto capire che non ci sarebbe stato un altro rinvio”. Da allora, il 17 giugno scorso, per Aniello “Lino”
Pellecchia si sono spalancate le porte del penitenziario Unidad Il 3 luglio arriva il decreto di espulsione da
Cuba del ministro della giustizia, ma soltanto dopo un altri 37 giorni l’imprenditore
viene liberato. “Devo ringraziare – ha aggiunto – il Nunzio apostolico all’Avana,
Luigi Bonazzi: senza di lui non sarei riuscito ad ottenere questo lasciapassare
per la libertà. Ho provato anche a trattare una cauzione, non importa di quale somma,
per tornare in Italia, ma il giudice mi ha ricordato che il loro è un Paese
socialista non capitalista e che ciò non era possibile”. (ANSA). |
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