Un agente di polizia olandese in
una strada di Amsterdam
(ASAPS) AMSTERDAM (OLANDA), 23 maggio 2007 – 811 vittime
nel 2006, 817 nel 2005. In
Olanda, l’hanno chiamata “stagnazione”, e nonostante gli esperti abbiano fatto
notare che aldilà della crudezza dei dati ci sarebbero moltissime
considerazioni di cui tenere conto, da Amsterdam è scattato l’allarme rosso.
Spulciando le singole voci del bollettino, però, non sono pochi gli elementi di
cui tenere conto. Intanto che in uno dei luoghi in cui lo sport e la tutela
dell’ambiente sono filosofie innalzate a
stile di vita, suona maledettamente beffardo l’aumento del 20% dei morti
proprio tra i ciclisti. Inoltre, una crescita percentuale più o meno analoga,
interessa gli over 60. gli analisti più attenti non si sono fatti sfuggire il
particolare, ed hanno scoperto che nel 2006 il 60% dei ciclisti uccisi sulla
strada, sono proprio coloro con 60 anni ed oltre. È stato un vero e proprio
choc, tanto che una speciale commissione è già al lavoro per capire cosa non ha
funzionato, nel paese in cui le piste ciclabili sono sempre state una priorità,
proprio per tutelare la mobilità a pedali. Le fasce d’età che invece hanno
evidenziato miglioramenti, sono invece quelle tra i 30 ed i 50 anni e,
inaspettatamente, i motociclisti, che hanno visto diminuire il numero di
vittime di circa un quarto. È invece stagnante la situazione per la fascia
d’età tra i 20 ed i 29 anni, che registra 137 vittime nel 2005 e nel 2006: in
questo caso, due morti su tre erano conducenti o passeggeri di vetture.
Comunque la si veda, i Paesi Bassi – che contano 16 milioni e 320mila abitanti,
secondo il censimento del 2004 – restano il paese europeo col più basso tasso
di uccisi per incidenti stradali per milione di abitanti. Gli fa eccezione solo
Malta, ma in relazione al suo status di isola con rete viaria così limitata,
pensiamo non sia nemmeno il caso di prenderla in considerazione. (ASAPS)
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