(ASAPS) 19 aprile 2007 – Nel mondo, secondo le ultime
stime dell’OMS, muoiono ogni anno oltre 1 milione di persone, mentre il numero
di feriti (imprecisato) oscilla tra i 20 ed i 50 milioni. Tanti, tantissimi.
Sono cifre da genocidio, ma questo lo abbiamo già detto mille volte. In Africa,
secondo i rapporti stilati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in
collaborazione, il numero di decessi legati all’insicurezza stradale – e
parliamo di incidenza della mortalità – è il più alto del pianeta e gli
incidenti rappresentano la seconda causa di morte per la fascia d’età compresa
tra i 5 ed i 44 anni. Una follia: è proprio di queste persone che il Terzo
Mondo ha più bisogno per inseguire il cosiddetto mondo occidentale e
raggiungere un’aspettativa di vita che possa dirsi all’altezza di un paese
civile. I rapporti forniti dai vari stati del Continente Nero, hanno consentito
alla Banca Mondiale di fissare in 3,7 miliardi di dollari (!) il costo sociale
che l’Africa paga su questo fronte. Un dato che contrasta, per difetto, con
quello della Commissione Economica d’Africa, secondo la quale l’incidenza sul
prodotto interno loro di tutto il continente sarebbe pari al 2%. In termini
monetari, si parla di 10 miliardi di dollari. Per questo motivo, gli Stati
africani, riuniti a consiglio, hanno deciso di seguire l’esempio europeo,
fissando per il 2015 il termine temporale entro il quale dimezzare questo tipo
di mortalità. Che sia un business, è ovvio, ma gli Stati Uniti hanno superato
tutti e si sono fatti avanti: da tempo gli USA collaborano con molti paesi
africani sia a livello bilaterale, con accordi coi cingoli stati, che a livello
multilaterale, avendo dirottato nel continente dei leoni intere categorie di
cooperatori. In testa a tutto c’è, ovviamente, la priorità di adeguare le
infrastrutture, rifacendole nuove ove serva e rammodernando quelle già
esistenti, ma anche intervenendo sull’informazione del grande pubblico con
campagne di sensibilizzazione ed interventi nelle scuole. In prima linea ci
sarà l’USAID, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, che ha già
predisposto un rapporto sulla sicurezza stradale per l’Africa orientale e
centrale, nel quale si propone il coinvolgimento attivo della popolazione con
brochure e spot, da diffondere in francese ed inglese, le lingue più parlate.
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