(ASAPS) FRANCIA – Ricordiamo bene, anzi
benissimo l’esordio di capodanno del ministro dei Trasporti Dominique Perben. “Siamo
finalmente scesi – disse all’uscita del primo consiglio dei ministri dell’anno
– sotto la soglia dei 5.000 morti, esattamente come si era augurato il
presidente Jacques Chirac”. I morti sulle strade nel 2005, secondo la prima
rilevazione, erano stati 4.990. La cifra, però, venne subito contestata ed alla
fine dello scorso 2006 le statistiche ufficiali hanno dato ragione ai critici
di Perben: i morti erano stati infatti 5.318, essendo mancata l’aggiunta di un
considerevole numero di vittime rimasto sui tavoli delle polizie locali o
decedute a distanza di tempo dall’evento. Fu comunque un successo, visto che
nel 2004 i morti sulle strade francesi erano stati 5.753. Stavolta però la
replica dell’annuncio sembra destinata a maggior fortuna, visto che la limatura
delle procedure di rilevazione dei dati sembra aver messo già la parola “fine”
alla consueta ricerca della verità statistica: le vittime del 2006 sono state
“circa” 4.700. Il “circa” è dovuto al fatto che manca, alla conta complessiva,
solo il mese di dicembre, calcolato in base massima sull’andamento complessivo
degli 11 mesi precedenti. Record storico, dunque, che in Francia si spiega con
la linea dura: repressione tout-court, con 1.200 radar fissi funzionanti per 24 ore al giorno, ed
una politica di sensibilizzazione senza precedenti. In tre anni di questa
tattica, la Francia
ha risparmiato 9.000 persone, passando dal terz’ultimo posto nella classifica
europea della sinistrosità – seguita soltanto da Grecia e Portogallo – al terzo
assoluto, parimerito con la Spagna. Prima,
oggi, la Gran Bretagna,
con 3.200 morti registrati nel 2006. (ASAPS)
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