(ASAPS) BERNA – Si chiama, un po’ ironicamente, “Naso
Rosso”, una singolare iniziativa elvetica – nata in realtà in Canada nel 1983 –
al centro spesso di animate discussioni di cui abbiamo anche parlato sulle
pagine di questo sito circa le controversie sorte sullo spirito dell’opera
svolta e sulle preannunciate limitazioni dei fondi governativi finora destinati
all’associazione, specializzata nel riportare a casa i giovani in stato di
ebbrezza dopo le serate in discoteca. Giunta all’ottavo anno di vita, Naso
Rosso traccia un bilancio della propria esistenza, rilevando che con l’abbassamento
della soglia massima di alcol nel sangue – ora conforme agli standard europei –
si è raggiunta una maggior consapevolezza di quanto alcol e volante vadano poco
d’accordo. Uno dei responsabili locali di Naso Rosso, Serge Badan, ha diffuso
nei giorni scorsi i dati relativi all’attività della propria sezione, rilevando
che nel mese di dicembre (capodanno compreso) sono state riportate a casa ben
1.123 persone, il 54% in più rispetto all’anno precedente. Bene: incidenti
evitati, grazie alla disponibilità dei molti volontari disposti a fare le ore
piccole per riportare a casa ubriachi festanti. La domanda che ci poniamo però
è questa: il problema è evitato o lo si è solo spostato? Perché se da un lato
la guida in stato di ebbrezza comporta rischi diretti da sbronza attiva (danni
materiali, lesioni o morte per chi guida) e da sbronza passiva (danni
materiali, lesioni o morte per passeggeri del veicolo condotto dall’ebbro, o di
terzi lungo la sua strada), dall’altro l’assunzione di alcolici comporta
effetti sulla salute che definire nefasti e riduttivo. La nostra domanda aveva
posto una questione etica anche in Svizzera, tra chi considerava comunque,
meritoria l’iniziativa di Nez Rouge e chi invece considera la garanzia di un
rientro a casa una scusa in più per bere a più non posso e quasi come se
l’etilismo fosse solo una questione di sicurezza stradale, finire col
legittimarlo. Noi poniamo solo l’interrogativo…(ASAPS) |
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