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Notizie brevi 07/12/2006

IVAN E’ LIBERO, LA GRAZIA SPEZZA LE SUE CATENE

(Asaps) Niente più mandate alla serratura della sua stanza, prima di spegnere la luce. Niente appello del mattino, niente spioncino che si apre, strusciando sul portone di ferro. È arrivata, la libertà, scritta a lettere corsive sulla pergamena del Quirinale, sottoscritta dal Guardasigilli e dal Capo dello Stato.

L’agente di polizia penitenziaria cammina svelto nel corridoio, tra la fureria e l’ufficio del direttore. Poi Ivan legge il foglio e ritrova la vita.

Gli occhi non si sono ancora abituati alla luce, giunta inaspettata dopo un decennio di buio, inattesa come la Grazia.

Non se l’aspettava, lo avevamo capito tutti.

Invece è libera l’aria che respira oggi, è nuda la sua anima al vento ancora caldo di un Natale che gli porta il regalo più desiderato, che lo riconsegna ad una vita diversa.

Non quella che voleva, di certo, stroncata quasi 10 anni fa dal crepitio dell’unico colpo da lui esploso fuori del poligono di tiro, e che finì la sua corsa uccidendo un povero ragazzo inspiegabilmente fuggito all’alt.

Un mare di interrogativi, un oceano di misteri, di incertezze che nemmeno i processi, con le loro verità, sono riusciti a chiarire, a fugare, a raccontare.

Che lasciano un velo di tristezza in tutti, che fanno vacillare i nostri valori, che alimentano le nostre ansie e le nostre paure più nascoste.

Ivan torna a casa, nella sua casa. Torna sui passi della vita interrotta, proverà a farsene una nuova, con un lavoro diverso, con mete differenti, con aspettative del tutto nuove.

A ripensarci, sembra volato davvero il tempo. La marea di firme che la chiedevano, la Grazia, sembravano essersi perse nella burocrazia elefantiaca di Roma, imballate negli scatoloni una volta in via Arenula, la volta dopo al Quirinale. Ma l’instancabile papà Natale che quelle firme le aveva raccolte una per una, non ha mai mollato la presa.

Poi, improvvisamente, come solo le notizie più belle (o il loro esatto contrario) possono fare, un telefono squilla e la frase più attesa spezza le catene.

È arrivata.

Noi ne siamo felici, entusiasti. Perché tutti sbagliano, anche i poliziotti. Forse più degli altri, o forse semplicemente più puniti perché appunto uomini in divisa.

La Grazia, questa, ci ricorda che Ivan Liggi non è una bestia, un animale selvaggio da tener rinchiuso con la palla al piede. Non è uomo nato assassino, uscito di casa per far fuoco sugli innocenti.

Ha sbagliato, ha provato a dirlo, ma non è stato più creduto.

L’irreparabilità dell’errore è stata marchiata a fuoco sulla sua persona, su questo c’è da star più che certi.

Se sia stato capro espiatorio o un omicida come tanti giudicato per il suo gesto, a questo punto, è quasi irrilevante, perché la vicenda giudiziaria si chiude qui.

Gli si apre la porta della galera, già socchiusa con l’indulto di cui tanti, tantissimi delinquenti per professione, abitudine e tendenza avevano beneficiato.

E torna tra noi, dove era atteso, dove è benvenuto. (Asaps)

 

La presidenza e l’esecutivo nazionale Asaps

 

 

Giovedì, 07 Dicembre 2006
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