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Canada - I giovani conducenti sempre più a rischio: provocano il 23% dei sinistri, ma sono appena il 10% dei patentati

Alcol, eccesso di velocità e inesperienza le cause d’incidente



(ASAPS) QUÉBEC (CANADA), 16 novembre 2006 – Sono i conducenti giovani quelli a rischio: 25 anni al massimo, spesso in stato di ebbrezza, autori di condotte “temerarie”, troppo veloci ma soprattutto inesperti. È questo il profilo del guidatore più pericoloso secondo una ricerca svolta in Québec  dalla SAAQ, la società che riunisce la varie compagnie assicurative automobilistiche della seconda provincia più popolosa del Canada. Loro, gli under 25, sono infatti la causa del 23% dei sinistri – secondo i dati complessivi del 2005 – pur costituendo appena il 10% di tutti i patentati. In Québec, la seconda provincia più grande del Canada dopo l’Ontario, la sicurezza stradale è davvero una cosa seria: quasi 8 milioni di abitanti e due città simbolo dell’intero paese, la capitale Québec appunto e la forse più famosa (e popolosa) Montreal, che periodicamente fanno i conti con la violenza stradale. I rapporti stilati dalla polizia ed analizzati dagli esperti, hanno rivelato che nel corso del 2005 ben 150 persone sono rimaste vittima della velocità, mentre 7.500 persone sono finite in ospedale per lo stesso motivo. Per quanto riguarda invece la guida in stato di ebbrezza, la statistica della SAAQ si è spinta oltre ed ha preso in esame il periodo tra il 2000 ed il 2004, scoprendo che il 44% dei conducenti di età compresa tra i 16 ed i 24 anni d’età, deceduti in impatti stradali, avevano alcol nel sangue. I referti autoptici parlano chiaro: il 30% di loro avevano un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l, soglia che in Canada è per legge la massima consentita (in Europa, lo ricordiamo, la maggior parte degli stati ha fissato tale limite in 0,5, Italia compresa). Si tratta di un dato importantissimo, perché conferma l’altissima incidenza dell’ebrietà in incidenti stradali mortali, ma che fornisce anche uno spaccato sulle abitudini troppo disinvolte – sul fronte del “bere” – da parte delle classi di età più giovani, quando non solo l’inesperienza influisce sull’esito di una guida spericolata o “viziata” dai fumi dell’alcol, ma anche la minor capacità dell’organismo di smaltire le sbronze. Rispetto agli anni ’80, le cose sembrano migliorare, ma “resta ancora molto lavoro da fare”, ha commentato Alain Collerette, direttore del settore Sviluppo sicurezza stradale della SAAQ. Secondo la società delle assicurazioni automobilistiche, inoltre, la percentuale di incidenza nella mortalità non deve essere limitata semplicemente al rapporto età del conducente – sinistri mortali. Sfugge il particolare, infatti, che i conducenti più giovani percorrono pochissimi chilometri rispetto a quelli di età più avanzata, e dunque la sproporzione aumenta ulteriormente. Un dato che allarma, che chiama a raccolta gli esperti del settore; secondo alcuni di questi il Canada, che è stato leader mondiale nell’azione di contrasto alla violenza stradale, si è seduto sugli allori. (ASAPS)


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Giovedì, 16 Novembre 2006
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