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Notizie brevi 06/11/2006

Da “L’Arena”
Il viceministro. «Non si possono governare monitoraggio e interventi senza un’agenzia nazionale a tempo pieno» «Indispensabile una cabina di regia» - De Piccoli: «In un anno le vittime diminuite dell’8% in Europa, solo del 3% in Italia»

«Imbarazzanti i nostri ritardi sui dati e sulle contromisure»

Non è un bel segnale se un viceministro italiano ai Trasporti esce da un vertice europeo sentendosi «imbarazzato». Eppure Cesare De Piccoli aveva questo stato d’animo, ieri mattina, quando al termine dell’ultima sessione di lavori a Castelvecchio s’è presentato alla Gran Guardia davanti ai giornalisti.
«È imbarazzante», ha esordito, «che in un vertice internazionale sulla sicurezza stradale noi italiani siamo "costretti" a citare dati Istat del 2004 mentre gli altri presentano monitoraggi su incidenti e vittime aggiornati all’ultimo mese. Non basta. Abbiamo il problema che se citiamo dati Istat, subito insorge il servizio sanitario per avvertire che sono sottostimati». Ma l’imbarazzo purtroppo si nutre di ragioni anche più gravi e profonde. «In questo vertice», continua De Piccoli, «s’è verificata la difficoltà di conciliare posizioni ed esigenze diversissime - per esempio i Paesi scandinavi puntano addirittura all’opzione zero, cioè zero morti sulle strade - ma comunque s’è confermata la volontà di dimezzare le vittime della strada entro il 2010, o almeno di ridurle del 35-40%. La nostra realtà italiana, purtroppo, ci mette di fronte a un calo di appena il 3% fra il giugno 2005 e il giugno 2006 a fronte di una media europea dell’8%. Insomma, siamo rimasti indietro».
Come dire: tutti gli anni il vertice di Verona si chiude con propositi e buone intenzioni. Solo che gli altri Paesi traducono in fatti gli uni e le altre. Noi no. O molto meno. E qui il viceministro, sollecitato all’analisi, non si sottrae alla polemica politica. Con qualche disagio, consapevole che non è elegante mettere morti e feriti fra i saldi negativi da rinfacciare ai predecessori. E tuttavia: «Negli ultimi anni è mancata la volontà politica», dice De Piccoli. «Il ministro Lunardi aveva cominciato bene con la patente a punti, poi aveva finanziato i piani sicurezza. Dal 2004, però, più nulla. E da noi le vitime della strada sono rimaste sempre quelle mentre in altri Paesi sono diminuite. Guardiamo la Francia. Era messa peggio di noi, ha aggredito il problema e ha fatto progressi enormi. Bisogna moltiplicare gli sforzi».
Si, ma come? «Un’agenzia nazionale sulla sicurezza stradale è indispensabile», risponde De Piccoli. «Un tema che riguarda cinque ministeri - Trasporti, Infrastrutture, Interni, Sanità e Pubblica Istruzione - e le Regioni, e deve fare i conti con 5.600 morti e 312 mila feriti in un anno, non può non essere governato da una cabina di regia unitaria impegnata in un lavoro quotidiano, un’agenzia responsabile del monitoraggio e degli interventi che coinvolga tutti, dal ministero ai piccoli Comuni. Comprese le aziende produttrici di auto e moto, con cui bisogna instaurare un rapporto diverso. Perchè le novità tecnologiche salvavita si devono applicare solo alla moto di Valentino Rossi o alle Formula 1?»
«La Finanziaria ha destinato alla sicurezza stradale 80 milioni di euro all’anno per tre anni», continua De Piccoli. «È una buona cifra, se ben spesa può far ripartire le iniziative necessarie». Sempre che i buoni propositi non ricadano nella selva della burocrazia e dell’inefficienza che ha prodotto buchi neri inammissibili. Come spiega ancora il viceministro ai Trasporti, «arriviamo perfino a ignorare a quanto ammonta l’introito delle sanzioni pecuniarie previste dal codice della strada. Non sappiamo la cifra, in poche parole. Secondo l’Aci sono 900 milioni all’anno. E sono soldi che per legge andrebbero quasi interamente investiti in politiche e infrastrutture per la sicurezza. Per esempio per sostituire i guard-rail ghigliottina. O per promuovere una progettazione stradale che abbia il prerequisito della sicurezza. Così come i Comuni devono fare - e Verona lo fa - con almeno il 50% dei soldi incassati dalle multe».
«Da questo vertice europeo di Verona», conclude De Piccoli, «dobbiamo trarre un forte stimolo a intervenire. A rompere il meccanismo di assuefazione davanti a cifre enormi, a costi sociali di 32 miliardi - 15 per le vittime e 17 per i mezzi - che pareggiano gli incidenti a una Finanziaria».

b.pi.
Lunedì, 06 Novembre 2006
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