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Notizie brevi 23/10/2006

Il sabato che uccide…

5 morti a Novara (il più vecchio aveva 33 anni), due a Rieti
Un commento


L’auto sulla quale viaggiavano i cinque giovani (da Studio Aperto - Ansa)

(ASAPS) – Il sabato atteso, agognato, quello vissuto e quello che uccide. Mille volti di una nottata identica, in serie, che si ripete da sempre, ma alla quale rifiutiamo di abituarci. L’ultima copia del solito bollettino, da notte irachena, parla di 5 morti in un solo incidente nei dintorni di Novara, per la precisione a Carpignano Sesia. La comitiva aveva cenato proprio a Carpignano, per poi recarsi a Fara, dove ha trascorso buona parte della nottata in discoteca.
Al rientro verso casa, l’Alfa 147 su cui viaggiavano, ha imboccato una rotonda a velocità elevata, così risulterebbe dai rilievi della Polizia Stradale. Ne è seguita una perdita di controllo e il capottamento contro il muro di una casa. Nessuno si è salvato: l’auto ha preso fuoco. Le vittime dello scontro frontale avvenuto a Rieti, invece, sono due: si tratta di due romeni di 30 e 36 anni, a bordo di una BMW che ha invaso la corsia di un minibus su cui viaggiava una squadra di volley femminile. Le atlete e lo staff hanno riportato ferite gravi, ma nessuna verserebbe in pericolo di vita. Purtroppo però, per due giocatrici sono state riscontrate lesioni alla colonna vertebrale. (ASAPS)

Il commento

Si dice che l’alcol non c’entra, che la velocità non è la causa principale di questi incidenti stradali, che la gente è vessata. Andatelo a dire a questi ragazzi, morti perché nessuno li ha fermati prima. Sissignori. Nessuno li ha fermati prima. Poche pattuglie, male in arnese, senza etilometri e disperse in piani del sabato sera che le concentrano in uno o due posti di controllo per provincia (se va bene). No, signori: si deve cambiare registro, si deve mutare strategia. Serve iniziativa, serve “Impeto e Assalto”, si deve andare incontro a questa gioventù che rischia di non farcela, che non ha nessun riferimento sulla strada se non la propria solitaria corsa verso casa. Una casa dove l’atteso rumore della notte, non è quello della chiave nella toppa della porta, ma il trillo del campanello e un uomo in divisa che aspetta lo sguardo di un padre e di una madre.
Per sempre soli.

[Lorenzo Borselli]

Lunedì, 23 Ottobre 2006
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