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TUTTOADR 01/02/2005

Uomini e trasporti - Anno XXIV n. 204 Gennaio 2005 - La lunga notte dell’ADR

Uomini e trasporti - Anno XXIV n. 204 Gennaio 2005

 

La lunga notte dell’ADR
a cura della redazione

Un banale tamponamento spacca in due l’Italia per quasi 20 ore, blocca l’arteria più importante del sistema mobilità italiano, il nodo autostradale di Bologna, crea lunghissime code di Tir anche all’interno della città. Mai più, dicono tutti: ma in concreto che soluzioni si possono adottare?

Ventidue novembre 2004: una cisterna carica di 40 metri cubi di Gpl viene tamponata violentemente da un altro veicolo, nel tratto della A14 che attraversa Bologna. L’incidente, non grave in termini di conseguenze per gli uomini (un solo ferito), ha invece ripercussioni catastrofiche sulla circolazione. La fuoriuscita di gas dal mezzo pesante e il conseguente pericolo di un’esplosione rende necessaria la chiusura, in entrambe le direzioni, sia dell’autostrada sia della tangenziale di Bologna. Nella zona si formano lunghe code e molti automobilisti rimangono a lungo imbottigliati nel tratto dell’autostrada che corre all’interno della tangenziale. Sul posto intervengono diverse squadre dei vigili del fuoco, impegnate a neutralizzare con l’acqua la nube di vaporizzazione del gas fuoriuscito, oltre ad ambulanze e polizia stradale. L’intero carico di Gpl viene travasato in un’altra cisterna, fatta arrivare da Venezia. Il blocco del nodo autostradale di Bologna ha anche pesanti ripercussioni sulla viabilità ordinaria all’interno della città, dove si formano per ore ingorghi e code. Fino alle 22 si vedono file di Tir in coda a passo d’uomo sui viali centrali di circonvallazione. Le autoambulanze rimangono bloccate dall’enorme quantità di traffico. Per sicurezza viene deciso di evacuare uno stabile e oltre 25 persone da un hotel a ridosso dell’uscita 5 della tangenziale. Nel frattempo il nodo autostradale di Bologna rimane bloccato da metà pomeriggio per tutta la notte. Delle diverse autostrade che confluiscono a Bologna rimane percorribile interamente e in entrambe le direzioni solo l’A1 Milano-Napoli. L’A13 Ferrara-Bologna rimane bloccata fino alle 22 verso sud. Insomma, è il caos. Solo la mattina dopo si torna gradualmente alla normalità.
Perché raccontiamo questo episodio? Per evidenziare come la sicurezza del trasporto di merci pericolose sia un problema sociale, che coinvolge tutti e che va affrontato con un programma preciso di interventi. E a poco o niente servono uscite demagogiche come le dichiarazioni del Codacons che ha richiesto addirittura lo stop dei "camion-bomba" sulle autostrade italiane. Un provvedimento inattuabile, perché l’80% del traffico ADR percorre tragitti inferiori ai 200 km e quindi, anche incentivando il traffico su rotaia, non si potrebbe spostare che una piccola quota (circa il 2%) del traffico merci totale.
Dai dati sul trasporto di merci effettuato su strada nel 2000 risulta che su 250 miliardi di tonnellate al chilometro trasportate, lo spostamento delle merci pericolose rappresenta il 6%. L’Italia è al primo posto nei confronti del resto dell’Europa, dove la media è circa del 5%. La percorrenza media nazionale di un carico è di 170 chilometri e il 41% delle tonnellate trasportate ha origine in sole tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Il 90% del totale delle merci pericolose è rappresentato dal trasporto dei carburanti, il restante 10% comprende le sostanze esplosive e tossico-radioattive, materie che hanno la possibilità di produrre in caso di incidente effetti devastanti e nubi tossiche sull’ambiente circostante, con conseguenze rischiose per la popolazione.
Come rendere sicuri tutti questi spostamenti? A nostro giudizio le strade percorribili sono due: l’utilizzo di sistemi di controllo e monitoraggio sempre più raffinati tecnologicamente (come quelli presentati al Siss di Rimini di cui parliamo a parte) ed un ripensamento della classificazione delle merci pericolose, come quello suggerito da Galliano Di Marco, direttore esercizio di Autostrade per l’Italia: "Occorre creare delle subclassi – osserva Di Marco – Le merci più delicate potrebbero essere assoggettate a scorta tecnica; quelle di media pericolosità tracciate con sistemi satellitari; per le altre basterebbero le norme attuali". Inoltre sembra anche opportuna la creazione di nuclei di pronto intervento, come ipotizzato dal sottosegretario ai Trasporti Paolo Uggè, simili a quelli dei Vigili del fuoco di Mestre, localizzati in nodi chiave come Bologna e Firenze, che potrebbero ridurre significativamente i tempi di intervento in caso di crisi. Poi ci sarebbe il discorso delle aree di sosta, cioè di punti specializzati dove fermare e al limite controllare i carichi pericolosi, idea interessante ma scarsamente realizzabile, visto che negli ultimi vent’anni di aree nuove se ne sono viste pochissime e i fondi per farne altre latitano.
Unico aspetto positivo in questa questione è che i camionisti non vengono più dipinti come criminali su gomma, anche se in molti chiedono una maggiore formazione e preparazione. Ma siamo proprio sicuri che la situazione migliorerebbe? Dal luglio 2003 ad oggi solo il 7,1% totale degli incidenti hanno visti coinvolti veicoli commerciali superiori a 3,5 ton e solo 318 incidenti su oltre 15 mila hanno avuto come protagonisti Tir ADR. La soluzione è quindi un’altra: maggiore prevenzione e migliore operatività.

Giordano Biserni, presidente Asaps
"Mancano le aree attrezzate, abbondano gli autisti abusivi"

"È bene si sappia che intorno alle nostre città sulle tangenziali il pericolo corre su gomma, il rischio è sempre elevatissimo. Ecco perché insistiamo sulla necessità di estendere la rete dei controlli di alto profilo professionale lungo la rete autostradale e le principali arterie". Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale), è da sempre sostenitore di un forte incremento delle misure di sicurezza nel trasporto di merci pericolose. "Misure che vanno ulteriormente aumentate – specifica – quando a essere coinvolta è un’autocisterna che trasportava Gpl, uno dei 3.000 tipi di merci pericolose, alcune decine delle quali ad altissimo rischio di esplosione, incendio, radiazione o inquinamento, che transitano ogni giorno sulle strade e autostrade italiane".
Secondo una elaborazione dell’Asaps, negli ultimi mesi è in aumento la percentuale di veicoli con merci pericolose coinvolti nei sinistri, oggi al 2,03% del totale degli incidenti dei veicoli pesanti.
Biserni segnala però la mancanza cronica di apposite aree attrezzate che consentano il controllo sistematico e qualificato del trasporto pesante in condizioni di sicurezza, a cui "si deve aggiungere un’ulteriore serie di fattori di rischio: lo stress, la stanchezza, la necessità di allungare i tempi di guida e le velocità dei mezzi pesanti per sopperire al lievitare dei costi – si pensi solo all’aumento del 16% del carburante da gennaio a oggi – per cui questi veicoli sempre più spesso sono condotti da conducenti stanchi ed esasperati".
Particolarmente grave il problema degli autisti abusivi, quasi sempre extracomunitari alla guida dei loro camion-lumaca "che definiamo in questo modo – afferma Biserni – non perché vadano particolarmente piano, ma perché sul camion ci trascorrono la loro vita come se fosse la loro casa viaggiante, con costi/km molto inferiori rispetto a quelli delle nostre imprese e una concorrenza che non è azzardato definire sleale".

Salone Sicurezza Stradale di Rimini
TRAMP, TELECONTROLLO PER SICURI TRASPORTI ADR

Come prevenire i rischi del trasporto di merci pericolose su strada? Una proposta viene dal Salone internazionale della sicurezza stradale di Rimini. Si tratta del progetto Tramp (Telecontrollo del rischio nell’autotrasporto di merci pericolose), sviluppato al Politecnico di Milano e inserito nell’ambito della ricerca "Valutazione e prevenzione del rischio nel trasporto delle sostanze tossico-nocive" finanziata dal Cnr-Gndrcie per conto della Protezione civile. La sperimentazione di Tramp partirà in Lombardia a fine 2005 con 200 vettori. "Conoscere a priori origine e destinazione di un carico pericoloso – ha spiegato Loretta Floridi, responsabile del Servizio industriale e trasporti del Dipartimento di Protezione civile – consente di gestire meglio un’eventuale emergenza". Il sistema si propone di acquisire ed elaborare informazioni relative al trasporto di merci pericolose nella zona geografica di competenza. Concentrare tutte le operazioni da compiere su una centrale renderebbe la mole di dati troppo grossa per essere gestita con facilità. Per questo è stata ideata una struttura gerarchica che amministra le varie operazioni che devono essere svolte prima, durante e dopo il viaggio. Il punto nevralgico del sistema è costituito dalla Centrale di Controllo e Coordinamento (CCC), il cui fine è di prevedere e mitigare il rischio associato al trasporto di merci pericolose; a questa struttura spetta quindi il compito di individuare il percorso a rischio minimo e gestire le anomalie che si possono verificare durante il viaggio. Il compito di gestire le operazioni relative al contatto diretto con i veicoli e il telecontrollo del mezzo (che non richiede una responsabilità decisionale e una competenza istituzionale) sono delegate invece alle Centrali Operative Periferiche (COP) che in questo modo riescono a snellire il lavoro assegnato alla CCC. Il terzo elemento fondamentale della struttura del sistema è l’autista del mezzo di trasporto, il quale segue le indicazioni fornitegli dalla CCC e comunicategli dalla COP.
Il rischio viene valutato mediante la raccolta, organizzazione ed elaborazione dei dati, relativi ai fattori di rischio e agli scenari incidentali di diversa natura. Poi si cerca di prevenirlo attraverso la pianificazione degli itinerari, il monitoraggio in tempo reale dei veicoli e dei carichi trasportati tramite il telecontrollo dei veicoli, della loro posizione, dell’integrità del carico attraverso l’uso di tecnologie di localizzazione, diagnostica di bordo e telecomunicazione. L’emergenza viene poi gestita tempestivamente grazie allo studio delle aree di impatto e delle caratteristiche dei territori interessati dai flussi di traffico di carichi pericolosi.
Gli operatori che devono effettuare un trasporto di merci pericolose possono avvalersi di differenti tipologie di servizio: è possibile ricevere informazioni circa l’itinerario a rischio minimo che collega l’origine del trasporto con la sua destinazione, un telecontrollo del veicolo, della sua posizione e integrità del carico, tramite tecnologie di localizzazione, diagnostica di bordo e telecomunicazione. Infine si garantisce una gestione rapida e razionale dei soccorsi nel caso di un’emergenza, attraverso la conoscenza tempestiva dei dati relativi a ogni singolo trasporto.

Metti un ministro a bordo di un Actros
I corsi di guida sicura partiti lo scorso giugno dall’accordo tra Aci Vallelunga e Mercedes-Benz sono soltanto una tappa sul cammino che da sempre il marchio tedesco percorre per sviluppare programmi di sensibilizzazione e di formazione del conducente e per dotare i propri veicoli industriali e commerciali di strumenti tecnologici di sicurezza attiva e passiva. Lo scopo finale di questo impegno è quello di tendere a un "mondo senza incidenti", attraverso un’integrazione tra tutti gli elementi che interagiscono nel sistema mobilità, vale a dire le persone, i veicoli, la rete infrastrutturale e le condizioni ambientali. Nulla di più normale, quindi, che obiettivi di questo tipo si incrocino con le politiche istituzionali in materia di sicurezza stradale e di viabilità. Prova ne sia che quando nel corso del 2003 il sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture, Paolo Uggè, ebbe l’occasione di testare direttamente i sistemi di sicurezza disponibili sui veicoli Mercedes-Benz, non soltanto ne rimase colpito, ma pensò bene di attivare un gruppo di lavoro per studiare concrete soluzioni che, favorendo l’integrazione tra i veicoli e quella tra condizioni stradali-climatiche e gli stessi veicoli, potessero contribuire a ridurre la pericolosità della circolazione stradale. Tanto per fare un esempio, la nebbia è un problema ambientale specifico di alcuni contesti geografici del nostro paese. Ebbene disporre di un veicolo con sensore di prossimità, che cioè con un radar riesce a percepire, più dell’occhio umano, il tratto di strada antistante e quindi frenare laddove incroci con questo "sguardo elettronico" altri veicoli, è stato giudicato un fattore decisamente preventivo di quei tamponamenti a catena provocati dall’abbassamento della visibilità determinato dalla presenza di nebbia.
Dallo scorso ottobre questo dialogo con le istituzioni ha coinvolto anche il ministro Pietro Lunardi, il quale intervenuto a Vallelunga a una manifestazione Mercedes-Benz, ha ulteriormente ribadito l’importanza di una collaborazione fattiva tra imprese e istituzioni sul fronte della sicurezza, esprimendo piena soddisfazione per l’impegno e il senso di responsabilità sociale di Mercedes-Benz nel rendere fruibile a un pubblico più vasto tecnologie e programmi di formazione. Quindi, provati direttamente i dispositivi che equipaggiano i veicoli industriali e commerciali Mercedes-Benz, il ministro delle Infrastrutture ha espresso chiaramente la volontà comune di sviluppare ulteriori iniziative, come la prosecuzione dei corsi di guida sicura e la realizzazione di altri programmi finalizzati per un verso a sviluppare la professionalità del conducente e per l’altro a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al valore e al ruolo della figura dell’autotrasportatore. Tutte rose che adesso attendono di fiorire.




Martedì, 01 Febbraio 2005
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