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Rassegna stampa alcol e guida del 14 maggio 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

CORRIERE DI COMO

Disagio giovanile, il Lario s’interroga

Se ne è parlato ieri al convegno di ’Approdo’ al Palagenesio di Carate Urio

(m.pros.) La dipendenza dall’alcol, dalle droghe. E poi episodi di grave disagio che possono indurre i giovani a oltrepassare la soglia della legalità. Quale aiuto offrire alle ragazze e ai ragazzi in difficoltà’ Quali interventi attuare per prevenire il malessere giovanile’
Se ne è parlato in un incontro, ieri mattina al Palagenesio di Carate Urio, dal titolo Realtà giovanile lariana: malesseri e prospettive.
Il convegno è stato organizzato dall’unione dei Comuni ’Lario di Ponente’, con l’associazione ’L’approdo’ di Laglio. Sono intervenuti Teresa Parillo, dirigente dell’Asl e il colonnello Renato Chicoli, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri. Accanto a loro anche Giorgio Bardaglio, giornalista di Espansione Tv; ha coordinato e moderato gli interventi Filippo Castaldo, docente di diritto.
È emersa la necessità di stringere un forte contatto tra i vari enti attivi sul territorio: dal mondo della scuola a quello del volontariato, senza trascurare l’importanza delle istituzioni. Soprattutto, è emersa l’importanza di ascoltare i giovani e interpretare i loro segnali.
Non per nulla, in platea, erano presenti almeno duecento studenti: i ragazzi dell’Istituto Superiore ’Vanoni’ di Menaggio e i giovani delle scuole medie di Cernobbio.



LA GAZZETTA DI PARMA

In discoteca col Prontobus

SICUREZZA Successo dello Staccidentro In discoteca col Prontobus « Ehi! Io ho fatto 0,49! » . E’ iniziata e si è chiusa cosí, per molti parmigiani, la movida di venerdí scorso, con dei numeri. Dati e cifre fornite dall’etilometro, presente in locali e discoteche, preso da ragazzi e ragazze come un gioco per misurare la quantità della propria « basa » . Grazie alla campagna di sensibilizzazione «Metti in moto la sicurezza» promossa dall’assessorato Mobilità e ambiente e da Infomobility, il «gioco» della notte ha richiamato tante coscienze facendo passare di mano in mano le chiavi dell’auto:

« Guida tu, stasera ho bevuto troppo » ...


IL MESSAGGERO (Abruzzo)

LA PROPOSTA

Locali notturni: per Muzi serve il metodo della patente a punti

«Propongo di istituire una "patente a punti" per ogni esercizio commerciale adibito alla vendita ed alla somministrazione di bevande alcoliche». L’originale idea arriva da Stefano Muzi, segretario della Margherita giovanile che è intervenuto sulla questione dell’orario di chiusura dei locali notturni nel periodo estivo. Questo metodo sarebbe analogo ed avrebbe le stesse modalità della patente per l’automobile. «Si dovrebbe infatti assegnare ad ogni pub, discoteca e bar - aggiunge Muzi - un numero di crediti uguale e prestabilito, ed abbinare ad ogni tipo di infrazione una quantità ben precisa di punti, per poi andare progressivamente a sottrarre questi punti dal totale dei crediti di ogni singolo locale, che per un motivo qualsiasi ha trasgredito la legge vigente. Se qualche locale dovesse esaurire i propri crediti, avendo violato le norme per un numero enorme di volte, allora scatterebbe immediatamente la revoca della licenza per un periodo di tempo determinato e limitato, oltre che una salata multa».
I controllori di tutto ciò sarebbero gli agenti di polizia e le altre forze dell’ordine, che andrebbero a rinforzare le proprie mansioni ed i propri ruoli di garanti. «In questo modo - conclude Muzi - i gestori di locali onesti e trasparenti, che sono la grande maggioranza, si distinguerebbero ed isolerebbero quei pochi locali che, in barba alla civiltà ed al quieto vivere all’interno di una società civilizzata, disattendono le direttive comunali».


CORRIERE ADRIATICO

“Alcuni giovani bevono tanto alcol e finiscono con il dare il peggio di loro stessi” Calano i residenti e aumentano gli episodi di vandalismo. Writers scatenati anche contro i palazzi restaurati 
Il centro storico di notte diventa invivibile

ASCOLI – Nelle ultime settimane si è riacutizzato il problema degli atti teppistici in centro storico. Un crescendo di episodi vandalici registrati in più punti del cuore cittadino: dallo sfondamento di una vetrina di un negozio di corso Trieste al danneggiamento di varie fioriere nei pressi di piazza del Popolo, sino alla bomba-carta fatta scoppiare in un cassonetto per la raccolta differenziata del vetro in via del Trivio. Per non parlare poi dei continui imbrattamenti notturni con le bombolette spray che imbrattano i muri dei palazzi, delle condizioni nelle quali vengono sovente lasciate rue e marciapiedi, da alcune intimidazioni che ricevono i commercianti che operano soprattutto in corso Trieste. Quest’ultima è in assoluto, il luogo più critico in quanto ad episodi di microcriminalità. Inutile nascondere che da parte di chi vive e lavora in centro c’è molta apprensione, anche se molti sono d’accordo nel dire che è principalmente la mancanza di sorveglianza a provocare questi epidosi.
«Io penso che basterebbe tenere d’occhio alcune persone per evitare certi eccessi» afferma Ersilia Costantini, proprietaria dell’omonima edicola in via Dino Angelini, dichiarandosi dispiaciuta per quel che avviene a molti suoi colleghi, talvolta impauriti a replicare a minorenni piuttosto aggressivi. «Credo sia il caso di distinguere tra ciò che avviene di notte, perché le scritte sui muri non generano nella gente la stessa psicosi che determinano fatti di violenza» asserisce Gianluca Leonzi del Caffè San Marco, certo che da qualche anno gli teppistici stanno aumentando in modo esponenziale.
«I controlli delle forze dell’ordine non devono avvenire solo di giorno» si lamenta il signor Emidio Poli, abitante in centro, l’altra notte sorpreso nel vedere transitare, e neppure a bassa velocità, automobili sia in piazza Arringo che in piazza del Popolo.
«Certo non è bello vedere di fronte al tuo negozio, e a tutte le ore del giorno, ragazzi intenti a urinare e a vomitare» confessa la signora Giulia Buonocore Petrucci, proprietaria della Galleria Insieme di corso Mazzini. «Diciamolo francamente: i giovani bevono tanto alcol e finiscono con il dare il peggio di loro stessi» rivela Lorenzo Lisandrini del Bar Sestili, dichiarandosi preoccupato per le sorti di una generazione ascolana troppo amante degli aperitivi alcolici e che tende ad assumere comportamenti tronfi solo se in gruppo.
«No, io non ritengo sia il caso di generalizzare: i veri pericolosi sono pochi e le forze dell’ordine li conosce già» puntualizza Filippo Galosi del negozio di abbigliamento ‘Attuù’, tendente a minimizzare ciò che non riconosce come un fenomeno di massa. Minimizza anche Fioravante (Lello) Di Sabatino: «Si tratta solo di qualche ragazzata. Attenzione ad ingigantire il fenomeno altrimenti si rischia l’effetto emulazione».
«C’è da fare di più: da tempo ho espresso la mia inquietudine di fronte a episodi gravi di vandalismo registrati nei pressi di piazza del Popolo e devo dire che la polizia ha sempre cercato di fare ciò che è possibile» conclude Claudio Tempera, presidente della Circoscrizione del Centro Storico, convinto che per porre fine al degrado sia necessaria l’istallazione delle telecamere.


GAZZETTINO (Nordest)

La festa degli alpini ha il profumo delle grigliate, dei ...

La festa degli alpini ha il profumo delle grigliate, dei panini imbottiti, della cacciagione e naturalmente del vino, nonostante da qualche anno la birra provi a sgomitare nei gusti soprattutto dei più giovani. Decine i chioschi, migliaia i consumatori. Un euro per un bicchiere di vino, bianco o rosso che sia, tre per una birra da 0,40. La «razione» completa, panino più birra da 33 centilitri, costa cinque euro. Ma c’è il «menù del bocia» che propone panino e birra da 0,20 litri a quattro euro oppure il «menù del vecio» che comprende birra da 0,40 e panino a 5,50. Difficile rinunciare a un ricordo dell’adunata asiaghese del 2006. Per una t-shirt ufficiale ci vogliono 12 euro; una bandiera italiana costa, secondo le dimensioni del "patriottismo", dai sette ai dieci euro. Un cappello da alpino può disturbare il portafoglio dai 18 ai 32 euro, penna a parte. L’appendice fondamentale di ogni alpino che si rispetti può arrivare a 20 euro perché l’aquila, fornitrice ufficiale delle penne, non si trova al supermercato. Nel fascino del momento e nel clima coinvolgente del raduno qualcuno, che alpino non è, bara: acquista un cappello e si mescola alle allegre compagnie.

Regola vuole che il copricapo militare più famoso possa essere indossato solo da quanti hanno svolto almeno due mesi di naia.

Un limite sotto il quale si millanta. In una giornata in cui non si bada a spese sorridono anche cinesi e boliviani: i primi, magari seduti sul bordo di un marciapiede, commerciano di tutto un po’, dai quadretti a tempera alle riproduzioni in plastica di insetti. I sudamericani improvvisano concerti andini negli angoli di Asiago. "El condor pasa" avrà pur qualche parentela con l’aquila, visto che i loro Cd sembrano andare a ruba...


I SERVIZI Visita del viceispettore nazionale della Croce Rossa al campo medico di parco Ragazzi del ’99

«Emergenza fratture per le sbronze»

Oltre 500 i volontari impegnati in città come informatori, attori, cuochi e camerieri

Bassano

Erano da poco passate le 11.30 ieri mattina quando nel Campo medico avanzato allestito in parco Ragazzi del ’99 è arrivata una visita di quelle importanti. A fare la loro comparsa, alcuni esponenti dei vertici nazionali della Croce Rossa Italiana, guidati dal viceispettore nazionale dei volontari del soccorso Paolo Nicoli. È da lui che scopriamo che con i 480 volontari della Cri allertati dai vertici regionali, l’Adunata degli Alpini è tra le manifestazioni più imponenti organizzate in Italia. "Solo la festa del primo maggio muove ogni anno tante persone - ci conferma Nicoli - e, a parte le calamità, un maggiore spiegamento lo abbiamo predisposto solo in occasione dei funerali di Papa Wojtyla".Sulla preparazione e competenza dei suoi uomini il viceispettore non ha dubbi: "Abbiamo inviato personale altamente qualificato - spiega - e con un po’ di orgoglio possiamo dire che siamo riusciti a reperirlo tutto in Veneto. Di certo il lavoro che ci attende non è dei più semplici, visto il bacino di utenza che dovremo affrontare, ma a questo siamo preparati". Quali sono le patologie più frequenti registrate in manifestazioni di questo tipo? "Fratture e traumi cranici direi - conclude Nicoli - ma quasi tutti sono frutto di un altro problema: le sbronze!". (...)

Barbara Todesco


L’ARENA

L’attesa nelle aree occupate dai veronesi, dove è difficile lavarsi
Abbracci, vino e allegria Ma c’è anche chi esagera
Una ragazza festeggiata «calorosamente» finisce all’ospedale
Cazzano in vetta al Col del Sole
In trenta, alcuni con mogli al seguito, hanno firmato l’impresa

(Dall’inviata)
Il giorno prima della sfilata è fatto di attesa, di bivacchi, di chiacchiere tra amici, di panini con la soppressa, birra, clinto. I veronesi sono accampati tutti nella stessa area e complice il bel tempo si passa da un’area all’altra per informarsi della sfilata, per vedere chi c’è anche quest’anno. Il tempo regge, il pensiero di tutti è come sarebbe se iniziasse a piovere. Si riuscirebbe a uscire dall’area dell’aeroporto o si finirebbe impantanati senza riuscire a muovere i mezzi? Meglio non pensarci.
Ci sono anche alcune lamentele, e sono sempre le stesse a indicare che i problemi sono reali. Gli alpini veronesi hanno lamentato di non aver trovato le piazzole vicine come era stato promesso, agli allacciamenti della luce, così come scarseggiano i lavandini, quindi lavarsi diventa problematico.
Ma è il buonumore a prevalere. Il gruppo di Quinzano è ad Asiago da mercoledì per preparare l’accampamento per gli ultimi arrivati, quelli di venerdì. Il fatto d’essere in un luogo storico è ancora più emozionante, sull’Ortigara, dicono, sono andati decine di volte. Ed è stata sempre un’emozione grande.
I più scatenati sono gli alpini di Selva e Badia Calavena, un’ottantina in tutto. E una decina di loro sono arrivati ad Asiago a piedi, circa 70 chilometri, attraversando Bocchetta fondi con la neve alta qualche metro. Al punto che hanno temuto di non farcela. E allora onore al merito, richiesta di pubblicazione dell’elenco dei nomi esaudita: Alessandro Anselmi, Ivo Gallon, Attilio Tanara, Arturo, Andrea ed Enea Tibaldi, Antonio Carpene e gli amici Giordano e Mauro.
Quando raccontano la loro impresa sono ancora emozionati. L’abbraccio della gente appena arrivati al paese dell’adunata, i tanti bicchieri tesi per festeggiare la loro marcia in onore dei caduti, tappa anche all’Ossario sul Pasubio li hanno travolti.
Con il gruppo di Lazise ci sono anche tre alpine in armi, arruolate al V reggimento Morbegno. Tutto fila via liscio e la loro presenza rende ancora più nuova l’adunata.
Mette allegria passare da un «paese» all’altro, da un quartiere all’altro, una piccola Verona nel vicentino fatta di tende e camper. Gli alpini di San Pietro di Legnago si sono presi quattro piazzole, attrezzati al massimo, ma la delusione dell’essere troppo lontani da acqua e luce li ha fatti avvilire visto che comunque ogni piazzola costa 100 euro. E i servizi in alcuni casi non ci sono. È la stessa lamentela degli alpini di Nogara, una quindicina di persone che si aspettavano di trovare i lavandini e invece ci sono soltanto canne d’acqua. E i più anziani fanno fatica a lavarsi.
Peccato, perchè l’organizzazone era stata pressochè ineccepibile. L’accoglienza alpina è sempre quella che si riserva a un amico che non si vede da anni, quindi la fetta di salame, il clinto di quelli fatti in casa.
C’è chi si lamenta anche per il continuo sorvolo degli elicotteri. Al mattino hanno accompagnato sull’Ortigara chi aveva partecipato alla commemorazione, nel pomeriggio hanno proseguito per delle visite delle memoria. Ma il loro rumore ha infastidito chi si voleva riposare. E qualche lamentela c’è stata anche per i troppi stand a lato strada, che riducono ancora di più carreggiate già strettissime.
Ma l’allegria supera le avveristà, i contrattempi, i fastidi, di un’adunata che si presentava difficile fin sulla carta.
C’è anche chi, come «Il Bino», che ribadisce «ogni anno compio gli anni all’adunata nazionale. Un motivo in più per fare festa». Di bello infatti c’è soprattutto la voglia di stare insieme, di fare bisboccia. Senza eccedere però, perchè i palpeggiamenti alle retrovie delle ragazze, anche a quelle di una volta, diciamolo, sono poco edificanti e niente hanno a che spartire con lo spirito alpino. Così come non è edificante che una ragazza l’altra sera sia finita in ospedale perchè un giovane alpino ubriaco l’ha sollevata da terra, cadendo poi assieme a lei. La ragazza ci ha rimediato quattro punti in testa e la festa rovinata. Tutto questo non è alpino. Oggi quando tutti sfileranno con le loro camicie a quadretti, le pedule, il cappello con la penna nera sarà un bello spettacolo. Questo avrebbe dovuto essere anche ieri sera.(a.v.) (...)


IL GAZZETTINO (Nordest)

Con la zattera sul Brenta, muore annegato

Finisce in tragedia la gita di un giovane di Solagna sbalzato in acqua dalla corrente sotto gli occhi dell’amico salvo per miracolo

Bassano

Una morte orrenda, affogato nelle acque del Brenta: così è finita ieri quella che per Andrea Sebben, 24 anni di Solagna (Vicenza), doveva essere una serena scampagnata da vivere sopra una zattera per godersi un pomeriggio di sole e di tranquillità in compagnia di un suo carissimo amico, Tobia Rigon, 25enne di Nove. I due erano fieri della loro semplice imbarcazione tanto che in mattinata erano passati a salutare la signora Regina dell’omonimo bar, dove avevano preso una "spuma". Poi, verso mezzogiorno, avevano calato in acqua la zattera all’altezza del municipio di Solagna, dove c’erano ad aspettarli la madre e la sorella di Andrea, felici di far da madrine al varo dell’imbarcazione. Appresso si erano portati una piccola damigiana di vino che doveva servire per far festa con gli alpini, e qualche panino. Lentamente sono scesi verso Bassano e in prossimità del Ponte Vecchio, affollatissimo in questi giorni per l’Adunata delle penne nere, sono stati salutati dai numerosissimi alpini che hanno ricevuto in cambio un lungo sventolio del tricolore che avevano issato a poppa.

Poi, i due zattieri hanno puntato verso le bocche di alzata del Consorzio di bonifica, in zona San Lazzaro a sud di Bassano, dove avevano gettato una rudimentale ancora per lasciarsi dondolare dalla corrente. Ma qualche cosa deve essere andato storto: verso le 16 due amici che passeggiavano sull’argine hanno prima notato i due ancora tranquilli a godersi il sole, poi improvvisamente hanno visto la piattaforma scomporsi, perdere stabilità e rovesciare in acqua la damigiana e i vestiti. Quello che è successo dopo lo potrà raccontare solo il sopravissuto: sta di fatto che i due amici, liberando la zattera, hanno tentato di recuperare il materiale già lontano a causa della forte corrente dovuta alla confluenza dell’acqua di risulta delle bocche. Dopo pochi metri, in un batter d’occhio, la zattera ha urtato contro alcuni tronchi sbalzando in acqua i passeggeri. Il primo più fortunato è riuscito a vincere i gorghi e a ritornare verso la zattera. Andrea Sebben invece, è rimasto inspiegabilmente legato alla zattera e in balia della corrente alcuni metri più a valle, sbattuto dalle onde. Sebbene l’acqua non fosse profonda, la violenza dell’acqua non permetteva ad Andrea di trovare un punto a cui aggrapparsi. Fin da subito, l’amico ha capito che il malcapitato era in serie difficoltà e ha cominciato a chiamare aiuto. I due passanti hanno chiamato il 118 che ha inviato sul posto una prima squadra, subito supportata da un elicottero decollato dall’Altopiano mentre in meno di mezz’ora sono arrivati i Sommozzatori di Vicenza. L’amico superstite intanto continuava in tutti i modi a portare soccorsi ad Andrea che ormai non dava più segni di vita, sfinito dallo sforzo e dall’ipotermia causata dall’acqua del Brenta. Alla fine l’elicottero ha tratto in salvo Tobia mentre è toccato ai Vigili del fuoco di Bassano e ai loro colleghi Sommozzatori recuperare il corpo senza vita di Andrea.

Silvio Scacco


IL GAZZETTINO (Nordest)

UDINE Lo Storm resta in volo pochi secondi. Le vittime sono appassionati toscani di 42 e 65 anni

Schianto con l’ultraleggero, due morti

Precenicco (Udine)

Una chiazza nera sul campo di frumento a pochi metri dall’argine dello Stella, dalla quale spuntano spicchi di lamiera banca e blu delle ali e della carlinga: è tutto quel che resta dopo l’impatto e le fiamme dell’ultraleggero e dei suoi occupanti, due toscani che aveva scelto l’aviosuperfice di Piancada quale meta della trasvolata che li ha visti protagonisti assieme a un gruppo di conoscenti, tutti del Centro Italia, accomunati dalla stessa passione, il volo. Le vittime sono Damiano Bigagli, 65 anni, di Firenze e Mirco Sodano, 42, di Pontedera (Pisa). «Piloti esperti» come hanno raccontato gli amici con i quali si sono trattenuti fino a pochi momenti prima della tragedia e con i quali hanno condiviso il pranzo nella trattoria dell’aviosuperfice.

Sulle cause del dramma soltanto ipotesi: determinanti potrebbero diventare le testimonianze che fin d’ora sembrano accreditare la possibilità di un guasto. L’ultraleggero, uno Storm 280 (rientra nella categoria di peso inferiore ai 450 chili), è rimasto in aria solo pochi secondi dopo il decollo, il tempo per sorvolare la pista di Piancada, avvicinarsi agli alberi, superare lo Stella. Subito dopo l’argine, a una decina di metri laddove si estende un campo di frumento, l’impatto.

Erano le 14.05. L’allarme è stato immediato. Dal campo di volo, il n. 2 della formazione di ultraleggeri, con ai comandi Renato Bucelli stava rullando sulla pista. «Damiano e Mirco si sono alzati davanti a me» ha raccontato. La sua partenza è stata ritardata da un ultraleggero in fase di atterraggio. «A quel punto ho visto lo Storm sopra gli alberi e poi di colpo è sparito». Una grande fumata nera ha segnalato a chi dall’aviosuperfice seguiva il decollo degli ultraleggeri, la tragedia.

Lo stesso Bucelli, e assieme a lui altre testimoni, tra cui un pilota di ultraleggero che si trovava in volo, hanno avuto la sensazione che l’impatto sia avvenuto mentre il pilota tentava una virata. Non è escluso che Sodano e Bigagli (il velivolo disponeva di doppi comandi) si siano resi conto del difettoso funzionamento del motore e abbiano cercato una disperata manovra di rientro. L’ultraleggero è andato in stallo ed è precipitato in candela. L’esplosione, le fiamme. Sodano che era anche il proprietario del velivolo e il suo compagno sono morti sul colpo, avvolti dalle fiamme. I loro corpi carbonizzati erano fra i rottami.

Accanto i resti di una cassetta con alcune bottiglie di vino, dono ricevuto all’aviosuperfice di Piancada. Vigili del fuoco, carabinieri, protezione civile hanno raggiunto la località, qualche chilometro da Titiano. La procura di Udine ha aperto un’inchiesta: primo atto il sequestro dei rottami poi, spettera a un esperto, nominato dal pm, scoprire le cause del disastro.

R. Ud.


LA REPUBBLICA

DONNA TROVATA IN LAGO DI SANGUE A GENOVA, INDAGATO FIGLIO

Andrea Fusi, 36 anni, il figlio di Olimpia Ventura, 67 anni, la donna trovata nella notte nella sua abitazione del quartiere di Rivarolo in un lago di sangue, e’ stato indagato dalla polizia per lesioni gravi. Secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori della squadra mobile di Genova, il 35enne, nullafacente coniugato e separato, e’ rientrato a casa dei genitori dove vive alle 22 di ieri in stato di ebbrezza alcolica. Per una questione di soldi ha litigato con la madre. La lite e’ scoppiata in camera da letto e proseguita in cucina ed e’ sfociata in una colluttazione. La donna e’ caduta e ha colpito il muro con il capo provocandosi lesioni gravi. E’ attualmente ricoverata in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell’ospedale Galliera. Il padre dell’indagato, Renzo Fusi, 75 anni, al momento della lite era in casa. "Mio figlio e’ un violento - ha dichiarato stamani - e’ sempre nei guai. Ma non ha tentato di uccidere mia moglie. Olimpia e’ caduta ed ha picchiato il capo contro il muro".



L’ARENA

Guidava al limite dal coma etilico
Ubriaco fradicio Patente sospesa
Il 26enne padovano è stato ricoverato

Legnago. Fortuna ha voluto che sulla sua traiettoria non abbia incrociato nessuno mentre tornava dalla discoteca ubriaco fradicio e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Altrimenti sarebbe potuta accadere un’altra strage come quella in cui, lo scorso 22 aprile, persero la vita a Verona due fidanzati ventenni travolti da un automobilista romeno che aveva alzato troppo il gomito. R. P., ventiseienne di Montagnana (Padova), aveva infatti in corpo una quantità di alcool ben 10 volte superiore a quella consentita dalla legge. Un pericolo viaggiante, dunque, che è stato smascherato solo grazie a un banale incidente da cui, nonostante tutto, è uscito illeso. Con il vantaggio di scongiurare l’ennesima disgrazia imputabile alla guida in stato di ebbrezza.
Erano le 5.40 di ieri mattina quando i carabinieri del nucleo radiomobile di Legnago sono stati allertati per una Renaut Clio uscita di strada in via Limoni, nel tratto che collega la rotonda della Transpolesana con l’abitato di San Vito. Giunti sul posto, i carabinieri si sono trovati di fronte ad un giovane completamente alterato, che stava rincasando dopo aver passato la notte in un locale della zona. Una volta resisi conto del suo stato psicofico, i militari hanno chiesto l’invio di un’ambulanza, che ha trasferito il giovane padovano all’ospedale di Legnago. E a quel punto, quello che fino a quel momento era un dubbio anche se forte, è diventato una certezza.
Dai rilievi etilometrici a cui è stato sottoposto al «Mater salutis» è emerso, infatti, che R.P. aveva nel sangue un tasso alcolemico pari a 5,67 grammi per litro, rispetto ad un valore massimo consentito di 0,5. Ciò significa che guidava in condizioni al limite del coma etilico, visto che già una concentrazione di 1,5 viene considerata ebbrezza. Dagli accertamenti è emerso, inoltre, che l’automobilista di Montagnana non aveva solo bevuto troppo ma anche assunto oppiacei. Perciò il ventiseienne ha commesso una doppia infrazione del codice della strada, che gli costerà la sospensione della patente e la decurtazione di 20 punti. (ste.ni.)


CORRIERE ROMAGNA

Una notte di follia e violenza

Massa lombarda - Hicham El Adnaoui, marocchino di 28 anni residente a Massa Lombarda, è stato arrestato ieri dai carabinieri per evasione, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, minacce gravi, danneggiamento e porto di oggetti atti a offendere.Si tratta della stessa persona che il 18 luglio del 2005 aveva ridotto in fin di vita un barista di Conselice, colpendolo alla testa con una barra di ferro. Allora venne catturato dopo un pauroso inseguimento nel corso del quale il marocchino, ubriaco, tentò di speronare un’auto dei carabinieri.Venerdì sera è evaso dai domiciliari, per qualche ora ha vagato in auto a Massa Lombarda e dintorni, almeno fino alle 2 di notte, quando all’incrocio tra via Battisti e via Bassi è rimasto coinvolto in un incidente stradale piuttosto grave con un’altra vettura. Le cause del sinistro sono ancora in corso di accertamento, di sicuro c’è solo che una persona è rimasta ferita e incastrata nell’abitacolo dell’altra auto. E così quell’evasione, che di innocente non aveva nulla, si è trasformata in una nuova notte di violenza con tre carabinieri feriti, infermieri aggrediti e passanti minacciati.Il primo a fare le spese dello stato di agitazione di Hicham El Adnaoui è stata una coppia che ha prestato soccorso alla persona rimasta incastrata. Sono stati loro ad avvertire i carabinieri che stavano già arrivando sul posto. Il maghrebino li aveva minacciati con un grosso cacciavite. Poi, in preda a uno stato di agitazione crescente, si è addirittura accanito sulla sua stessa autovettura. I carabinieri hanno provato a calmarlo, ma sono stai colpiti con calci e pugni e sono stati per questo costretti ad ammanettarlo. Subito dopo è stato fatto stendere su una barella del 118. Ma con le mani legate il 28enne ha cominciato a usare i piedi. Ha preso a calci il comandante della stazione di Massa e persino un infermiere. Mentre veniva caricato su una Gazzella ha di nuovo aggredito il comandante rompendogli gli occhiali da vista. Alla fine i tre militari sono stati giudicati guaribili in una settimana. El Adnaoui è stato portato in carcere in attesa del processo con rito direttissimo che si terrà domani, l’arresto è stato convalidato.

Carmelo Domini


LA PROVINCIA DI CREMONA

Per il centauro serie di multe da 4.500 euro

PIACENZA — Un piacentino 40enne, che viaggiava in sella a una moto di piccola cilindrata, venerdì sera attorno alle 21 a Piacenza è stato fermato per un controllo dai carabinieri e multato per oltre 4.500 euro. La moto infatti (un Fantic Motor di fine anni Settanta) aveva una targa falsa di cartone con sei cifre anzichè le cinque regolamentari (multa per 1.549 euro); mentre il conducente non aveva la patente (multa per 500 euro) nè l’assicurazione, (altri 700 euro) e la carta di circolazione era dispersa (180 euro). Infine l’uomo è stato multato per altri 1.585 euro per il rifiuto di custodire il mezzo. Il quarantenne si è poi rifiutato di sottoporsi al test alcolimetrico, cosa che non lo ha salvato da una denuncia a piede libero per guida in stato di ebbrezza.


LA PROVINCIA DI CREMONA

Da venerdì a domenica arriva il Motorock

Tutto pronto per l’edizione numero 17 del Motorock. venerdì, sabato e domenica il parco al Po sarà teatro della tradizionale manifestazione, a cura del Gruppo Custom Cremona. Appuntamento con grandi moto, birra a volontà, musica e concerti di assoluto valore. Per i radunisti come sempre ci sarà la possibilità di parcheggiare nel bellissimo parco, in una vasta area accogliente, montando la tenda accanto alla propria moto


AGENZIA

BOLZANO: VENDE BEVANDE ALCOLICHE A UBRIACO, DENUNCIATO BARISTA

Bolzano, 13 mag. - (Adnkronos) - Puo’ esserci la responsabilita’ dell’esercente nello stato di ubriachezza dell’avventore. E’ quanto sembra scaturire da cio’ che e’ avvenuto in un pub di Castelrotto, in provincia di Bolzano, dove il 32enne titolare e la 18enne barista sono stati denunciati dai carabinieri per somministrazione di bevande alcoliche a persone in manifesta ubriachezza e per determinazione in altri dello stato di ubriachezza. I militari, entrando nel locale, infatti, hanno verificato che i due stavano approfittando del palese stato di alterazione etilica di alcuni avventori per somministrare ulteriori dosi di bevande alcoliche, inducendo i clienti ad accrescere il proprio stato di ubriachezza.


FINANZA E MERCATI

Gli alcolici danno sprint a Campari

ALTO ADIGE

feste hard , troppi minorenni ubriachi

IL TIRRENO

arrestati due giovani ubriachi

ubriaco si ribalta in fi.pi.li

L’UNIONE SARDA (Nazionale)

Una dodicenne beve e tenta il suicidio: aperta un’inchiesta


© asaps.it
Lunedì, 15 Maggio 2006
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