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Rassegna stampa alcool e guida del 26 marzo 2006

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 Riproponiamo l’articolo di ieri che propone la distribuzione di vino nelle discoteche e le prime reazioni ad esso.

 L’assessore provinciale alle attività produttive Mauro Morri difficilmente è tra i nostri lettori. Rinnoviamo l’invito ad esporgli l’opinione di chi ha veramente a cuore la sicurezza stradale all’indirizzo: mauro.morri@provincia.rimini.it

 CORRIERE ROMAGNA (Rimini) del 25/03/2006

 "UN BRINDISI CONTRO LE STRAGI"

 RIMINI - Le stragi del sabato sera si combattono anche con un buon bicchiere di vino. E’ quanto emerge dal secondo monitor commissionato dalla Provincia ad Astraricerche: sondaggio su scala nazionale che misura le abitudini alimentari e non solo. L’anno scorso un’appendice era dedicata agli oli romagnoli, quest’anno ai vini: cinque Doc, a fine anno saranno sette. L’assessore alle attività produttive Mauro Morri - dopo avere evidenziato i benefici del buon bere - ieri ha anticipato l’iniziativa della Provincia (Geno Vino) che partirà il 22 aprile dal Cocoricò: “Portiamo il vino in discoteche, nel preserale. Dopo Riccione, andremo a Cesenatico (al Verdi), poi a Milano Marittima (Pineta)...”.Il responsabile di Astraricerche Enrico Finzi ha messo in luce il dato dello studio secondo cui le stragi del sabato sera non sono associate al vino. “Bere vino a inizio serata non è pericoloso, i ragazzi poi lo sudano prima di uscire verso le 4, purché non bevano altro”.Cominciamo dall’inizio. La ricerca è stata condotta in gennaio: 974 interviste a un campione di italiani fra i 18 e i 44 anni corrispondente a 24 milioni di persone.I risultati: il 91 per cento sostiene che bisogna bere in modo responsabile, per il 56 per cento l’ubriachezza in Italia è un problema meno grave rispetto a Germania, Gran Bretagna (...), mentre per il 78 per cento i rischi degli incidenti del sabato sera - specie all’uscita dalle discoteche - non derivano mai dal consumo di vino ma da quello di superalcolici e droghe. Di più: il 73 per cento dei bevitori aggiunge che un buon bicchiere di vino fa bene alla salute purchè se ne bevano pochi. Fra le frivolezze, da segnalare il 53 per cento che considera trendy bere vino. Per il 68 per cento aiuta a stare allegramente in compagnia, anche perchè per il 62 per cento dà allegria e un po’ di eccitazione, mentre per il 32 per cento aiuta a corteggiare e sedurre. Il 64 per cento dei 18-44enni beve vino più o meno spesso. E’ forte la concorrenza delle altre bevande (dalla birra alle gassate) ma il 72 per cento non ha dubbi: a parte l’acqua, il vino è la bevanda che meglio si accompagna a moltissimi cibi. L’amore per i rossi coinvolge il 74 per cento del campione, superando di gran lunga quello per i bianchi (58 per cento). La ricerca si è interessata anche della provincia di Rimini, nota al 74 per cento degli italiani tra i 18 e i 44 anni, come dire 17.6 milioni su 24: 11.4 milioni perchè vengono o sono venuti in vacanza. Dei 17.6 milioni di italiani solo il 21 per cento non conosce alcun vino della zona. Classifica: Sangiovese in testa (12.1 milioni), seguito dal Trebbiano (10.4) Almeno 13.4 milioni conoscono un vino Doc di Romagna e di questi più della metà (7.8 milioni) ha bevuto nell’ultimo anno uno o più di questi vini. Il profilo dei vini riminesi: si accompagnano ai piatti della tradizione riminese (61 per cento), sono buoni (59), sono ottimi (51). Una critica: per il 54 per cento i vini riminesi dovrebbero farsi conoscere di più. Conclusione di Morri: “Rimini fa tendenza e si caratterizza come capitale enogastronomica della regione, più di Bologna”.

 FERMATELI!
 "Brindisi contro le stragi"

 Una iniziativa assurda. La protesta e un appello dell’Aicat. Si associa anche l’Asaps.

 O queste persone sono in malafede, o non hanno la minima idea della materia che trattano, e di quello che stanno per fare.
Ed è gravissimo che, su una materia tanto delicata, intervengano attivamente persone incompetenti.

Stiamo parlando di una amministrazione pubblica!
Mi appello a tutti coloro che hanno un minimo di cognizione (e di informazione scientifica) su alcol e sicurezza stradale, perchè si mobilitino per fermare questo delirante progetto.

 Alessandro Sbarbada, AICAT


IL PARERE DELL’ASAPS

 PER PIACERE NON DATECELA DA BERE...

 Non c’è niente da fare, con queste persone non l’avremo vinta mai. Autostrade tappezzate di pubblicità che inneggiano - ingannevolmente - ad una birra in regola col codice della strada, reiterate compagne di informazione distorta che cercano "di darci a bere" che le sostanze alcoliche fanno bene. Ora un altro luogo comune: bere poco vuol dire saper bere. Ci risiamo, con la vecchia e abusata cartolina dell’intellettuale seduto davanti al camino, con un brandy che ondeggia invitante in un bicchiere fatto apposta per assumere il calore della mano, mentre l’altra trattiene elegante un sigaro cubano che profuma la stanza. Falso, falso come chi continua a propinarci questi irresponsabili richiami al saper bere. Sarebbe come dire che una sigaretta al giorno fa bene. Basta, siamo stanchi di queste continue offese rivolte a chi si batte per la salute in generale e per la sicurezza stradale in particolare. Siamo stanchi di dover controbattere con rigore scientifico chi offende la scienza solo per promuovere un prodotto. E’ vero, lo sappiamo, il vino è buono. Berlo è un piacere, scalda lo stomaco e accompagna i cibi più buoni. E’ anche bello per qualcuno farsi una fumatina. Ma fumo e alcol fanno male. Un bicchiere di vino inciderà poco sulla sicurezza stradale, anche se siamo convinti del contrario sulla base di ricerche scientifiche, ma di sicuro, anche se bevuto in prima serata, non va contrabbandato come un sistema antistragi. Non diciamo fregnacce. Un bicchiere di vino è piacevole, è vero. Non è mai invece assolutamente buono per chi poi deve guidare, specialmente di notte. E’ ora che intervenga una legge, così come per i tabacchi. L’appello al buon senso non basta più.


 BRESCIA OGGI

 MONTICHIARI.

 Due incontri aspettando la nascita del Club Acat
Guerra all’alcolismo giovanile Prevenzione e cura in tre mosse

 
Montichiari lancia un nuovo percorso formativo contro l’alcolismo. A proporlo sono Comune e Associziane club degli alcolisti in trattamento di Brescia. Il progetto è scandito da tre incontri di sensibilizzazione sui problemi connessi all’abuso di alcol.
Dopo due appuntamenti propedeutici alla nascita dell’Acat di Montichiari, in autunno si svolgeranno iniziative di cura. L’iniziativa è stata presentata dagli assessori Elena Zanola, Claudia Carzeri e Gianluca Imperadori, dalla responsabile dell’ufficio Servizi sociali Maria Grazia Archetti e i dirigenti dell’Acat di Brescia.

«L’alcol rende problematica la vita di molte famiglie - osserva Fausto Cappa, presidente dell’Acat -, non solo dal punto di vista della salute ma anche e soprattutto sul fronte sociale». I primi due incontri sono in programma domani e martedì alle 20,45 nella sala consiliare: gli esperti parleranno dei problemi causati dal consumo di alcol in età giovanile. Al centro delle serate ci saranno anche delle riflessioni sulle difficoltà di relazione nelle famiglie degli alcolizzati e sull’importanza di un Club alcolisti in trattamento, una risorsa per contrastare il fenomeno. Carlo Riva, il segretario dell’Acat di Brescia spiega che «il Club è un’associazione privata che si riunisce una volta alla settimana secondo la metodologia del professor Hudolin e rappresenta una porta aperta per le famiglie in difficoltà a causa dei problemi alcolcorrelati e complessi». L’assessore Claudia Carzeri osserva che «per il progetto, che si rivolge soprattutto ai giovani, il Comune ha stanziato 6 mila euro». Per Elena Zanola, gli incontri sono «un’importante opportunità anche in chiave preventiva. Il percorso è il frutto anche della sinergia fra Amministrazione comunale, centro diurno Casa bianca e Commissione giovani».
«Alcol e...mondo giovanile e famiglia, cosa succede?» è il titolo dell’incontro di domani che vedrà la partecipazione di Emanuele Sorini, direttore del Sert di Cremona. Domani, Roberto Cuni, collaboratore del Centro studi di Trento, parlerà invece di «Alcol e...il club, una risorsa per la famiglia e la comunità».
Per informazioni è possibile rivolgersi all’ufficio Servizi Sociali del Comune, telefonando allo 030-9656304, oppure allo 030- 9656305.

Francesco Di Chiara


 IL GAZZETTINO (Treviso)

 Bassano

"Sono un ragazzo trentenne ...

 Bassano

 "Sono un ragazzo trentenne di media cultura e condizione sociale, uscito da poco più di un anno da una dipendenza, che per alcuni anni ha pesantemente condizionato la mia esistenza: l’alcolismo". Comincia così la testimonianza, che un giovane bassanese ha deciso di rendere pubblica in occasione del ventisettesimo anniversario di fondazione del Gruppo alcolisti anonimi locale, con sede in via Monsignor Negrin 31. Il Gruppo, come tradizione vuole da qualche anno a questa parte, alle 15 di oggi incontrerà tutti bassanesi nei locali dell’Istituto Scalabrini. Organizzata in collaborazione con i Gruppi familiari Al - Anon, l’assemblea pubblica parlerà di "Recupero, un desiderio che si avvera". Un innesto di speranza e di fiducia, che il "Giovane alcolista" della testimonianza, così si firma, ha voluto fare proprio. «Non sono un ragazzo sbandato - scrive -. Non dobbiamo pensare che coloro che si rifugiano nell’alcool siano poveri reietti della società. Il mio vissuto mi ha posto di fronte ad alcuni problemi legati a difficoltà derivanti da miei conflitti interiori, ad un certo punto ho scoperto che l’alcool alleviava, almeno temporaneamente, certe mie inquietudini esistenziali. Ho creduto, tra l’altro, di poter essere sempre io a controllare la situazione.Se prima bevevo per superare alcuni problemi, via via ho finito per bere tutti i giorni, per qualsiasi motivo ed anche senza motivo. Bevevo e basta. Ad un certo punto mi sono reso conto del baratro in cui ero caduto, ma non riuscivo ad aprirmi con gli altri, neppure con le persone più vicine. Non sono mai stato ricoverato in ospedale, non ho mai causato risse, non sono mai arrivato a causare danni a cose o persone, anzi, l’alcolismo mi aveva portato ad un isolamento pressoché totale. Dopo varie vicissitudini, mi sono accorto che non potevo continuare così. Una sera mi sono presentato al gruppo di Bassano. Lì ho trovato persone nella mia stessa condizione, dove tutti gli sforzi sono rivolti all’aiuto ed all’ascolto di chi vuole uscire dal problema dell’alcolismo, senza paternalismi, obblighi di frequenza, iscrizioni. Non intendo colpevolizzare nessuno per quanto mi è successo, l’alcolismo può essere causato da un’innumerevole serie di motivi. Oggi, dopo aver passato una fase di astinenza, giorno dopo giorno, sono riuscito a vedere le cose della vita in maniera più positiva. Ho ricominciato a vivere. Affronto i problemi di tutti i giorni senza farmi prendere dallo sconforto e cerco di proseguire in un cammino di sobrietà 24 ore alla volta».

 Pamela De Lucia


 IL GIORNALE DI VICENZA

 Agli Scalabrini l’incontro degli Alcolisti anonimi
La fuga dalla schiavitù dell’alcoldipendenza Il racconto di Angela

 (r. f.) L’istituto Scalabrini ospita quest’oggi l’annuale incontro del gruppo cittadino degli Alcolisti anonimi e del sodalizio Al-Anon che raccoglie i familiari delle persone che vivono o hanno vissuto un disagio legato all’abuso di alcol.
L’appuntamento si rinnoverà alle 15 ed avrà come filo conduttore il tema “Recupero, un desiderio che si avvera”.
Costituito 27 anni fa, il gruppo bassanese Alcolisti anonimi ha contribuito a riscattare tantissime persone, giovani e anziani, uomini e donne, la cui esistenza è stata stravolta dall’alcol. Numerose infatti sono le testimonianze di coloro che sono riusciti a superare il dramma con l’aiuto dell’associazione. Tra queste proponiamo la toccante, significativa esperienza di Angela, 35 anni, che con la forza della volontà e la vicinanza del sodalizio è uscita dal tunnel dell’alcoldipendenza.
«L’alcol ha sempre fatto parte della mia vita - racconta - papà beveva e i ricordi della mia infanzia sono immagini incomprensibili e domande senza risposta. Con l’adolescenza, l’invidia e il senso d’inferiorità erano sentimenti costanti delle mie giornate che solo un goccio di alcol mi aiutava a superare. Raggiunta l’età della maturità, anagrafica e non mentale, i disagi sono rimasti e con essi la voglia di non crescere, il disperato bisogno degli altri, la ricerca di ideali inesistenti. Una situazione che mi ha portato ad aumentare progressivamente le dosi di alcol fino a quando ne sono diventata dipendente».

«Quella sostanza - continua Angela - mi ha portato a distruggere ogni cosa mi fosse cara. Ho cercato la fuga nel matrimonio che si è tradotta in una fuga dalle responsabilità e corsa verso la libertà di bere dal momento che mio marito non avrebbe mai potuto controllarmi per le sue assenze dovute a motivi professionali. Per due anni ho vissuto in una prigione dorata, libera dai doveri ma schiava dell’alcol. Poi il ricovero in una clinica per disintossicarmi e l’abbandono di mio marito. Nella struttura ho conosciuto un uomo con il mio stesso problema e dopo un periodo di cura abbiamo deciso di convivere, condividendo anche la libertà di bere».

La svolta nella vita di Angela arriva dopo l’ennesimo ricovero in un ospedale psichiatrico in seguito ad una crisi epilettica dovuta all’abuso di alcol. «I miei fratelli, che non mi avevano mai abbandonato - ricorda - mi fecero trasferire in un ospedale veneto dove fui affidata ad un medico specializzato in questo problema. Dopo 18 mesi di battaglie in cui riuscii a non toccare la bottiglia iniziai a partecipare alle riunioni del gruppo Alcolisti anonimi trovando affetto, serenità ed amicizia».
«Oggi, dopo tre anni di astinenza e uno di frequenza al gruppo - conclude Angela - sto cambiando filosofia di vita. Nonostante le difficoltà che mi trovo ad affrontare, ho ritrovato il sorriso e la voglia di vivere grazie agli amici degli Alcolisti Anonimi. Non so cosa mi aspetta domani, ma mi sono finalmente accorta di essere una persona e non un oggetto».


 LA PROVINCIA DI COMO

 Servizio antistragi della Polizia stradale: agenti "armati" di etilometro nel primo fine settimana primaverile Gomito alzato, dieci patenti ritirate Controlli sulla Novedratese: fermati i giovani che avevano bevuto troppo dopo la discoteca

 Dieci patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza. Per evitare incidenti, spesso gravissimi o addirittura mortali, dopo le serate in discoteca su una strada tanto trafficata quanto pericolosa come la Novedratese. È questo il bilancio della prima serata primaverile di controlli da parte della Polizia stradale di Como, che si è dedicata al controllo notturno di una delle principali arterie della provincia, che collega Arosio a Cermenate. Le pattuglie hanno effettuato delle verifiche specifiche nei confronti dei giovanissimi, in uscita dai locali notturni e dalle discoteche, nell’ambito di un servizio specifico, chiamato appunto «antistragi», che ha l’intenzione di essere da deterrente nei confronti degli abusi di alcol e, di conseguenza, di evitare incidenti. I risultati, in questo primo fine settimana di primavera, purtroppo, non si sono fatti attendere. Gli agenti della polizia stradale, "armati" di etilometro, hanno fermato alcune auto guidate da giovani. In dieci casi il livello di alcol riscontrato dall’apparecchiatura in dotazione alla stradale è risultato superiore a quanto consentito per legge. Le conseguenze per i ragazzi trovati alla guida in stato di ebbrezza sono state pesanti: multa e, soprattutto, ritiro della patente. La maggioranza delle persone fermate e controllate abitano in provincia di Como, alcuni sono invece residenti nel milanese. Il servizio antistragi da parte della polizia stradale di Como andrà avanti anche nelle prossime settimane: questo è solo il primo dei controlli mirati ad evitare che i giovanissimi guidino dopo aver bevuto troppo. Non sarà solo la Novedratese al centro dei controlli: negli anni passati le pattuglie della Polstrada hanno effettuato verifiche con l’etilometro anche sulla Statale dei Giovi, sulle strade del Lago e nella Bassa Comasca, ritirando molte patenti.


 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

 FOLLE INSEGUIMENTO, BLOCCATO ASPIRANTE SUICIDA

 Sceglie Nardò per suicidarsi con diverse modalità. Ma gli va male perché i carabinieri lo salvano. A mezzogiorno i carabinieri, avvisati da alcune telefonate, si mettono alla ricerca di una Ford Focus nera che schizza sulla ex statale 174 Avetrana? Nardò a velocità pazzesca. L’auto viene bloccata in centro a Nardò dopo frenate, sbandate e e un inseguimento rocambolesco. Il conducente è, nomen omen, C.A.R. di 52 anni, nato a Taranto e residente a Leporano, di professione fruttivendolo. Urge l’intervento del 118 perché l’uomo gronda sangue: ha i polsi tagliati e sul sedile ha una bottiglia di whisky ancora chiusa mentre un’altra se l’è già svuotata. Poi un taglierino sporco di sangue. Dai primi accertamenti e da quanto dichiarato dai familiari, i militari dell’Arma scoprono che l’uomo è colpito spesso da crisi depressive, riconducibili probabilmente alle precarie condizioni economiche. Ora è ricoverato nell’ospedale civile di Galatina. Grossi i rischi corsi sia per l’incolumità degli automobilisti ? l’uomo ha probabilmente attraversato l’intera Avetrana-Nardò in quelle condizioni - che per i carabinieri che hanno saputo gestire la situazione in maniera ottimale tanto da guadagnarsi l’applauso di centinaia di curiosi che si sono fermati ad assistere al momento del fermo dell’uomo. b.v.


 LIBERTA’ ONLINE

 A provocare il tamponamento un 30enne bergamasco
Donna incinta morta sull’Autosole in un incidente: il pm chiede due anni

 Chiesti due anni di carcere per il giovane imprenditore di Lurano (Bergamo) che nella notte fra il 19 e il 20 agosto di due anni fa, alla guida di un fuoristrada Bmw X5, aveva tamponato con violenza una Renault, provocando la morte di una donna in stato interessante al settimo mese. La pena di due anni è stata chiesta ieri dal pubblico ministero Maurizio Boselli al giudice Monica Fagnoni.
Imputato del tragico incidente avvenuto sull’A1 all’altezza di Piacenza è Manuel Ernesto Rossoni, 30 anni, difeso dagli avvocati Antonio Abbatiello e Giovambattista Marchese, entrambi del foro di Bergamo. Il giovane attraverso i suoi difensori si è sempre difeso dicendo che quella notte aveva perso il controllo dell’auto a causa dello scoppio di uno pneumatico, e anche per un problema allo sterzo della macchina. Il bergamasco è accusato di omicidio colposo aggravato, aborto colposo perché la vittima era in stato interessante, e guida in stato di ebbrezza. L’incidente avvenne sulla corsia nord dell’Autosole al chilometro sessanta, in direzione Milano, in prossimità del casello Piacenza Sud di Le Mose, dove c’era il limite di velocità di 90 chilometri orari per la presenza di un cantiere segnalato da cartelli con restringimento della carreggiata. Nell’incidente morì Vania Schimmenti, 33 anni di Arconate. Era di ritorno da un periodo di ferie e stava viaggiando a bordo di una Renault Megane, condotta dal marito Nevio Boselli di 36 anni. Con loro il figlioletto di tre anni. La Megane era stata tamponata violentemente dal fuoristrada Bmw condotto da Rossoni ed era uscita di strada capovolgendosi ripetutamente.
La donna, perché in stato interessante, non aveva allacciato la cintura di sicurezza ed era stata sbalzata fuori dall’abitacolo. Il marito e il figlioletto se l’erano cavata con ferite non gravi. Il fuoristrada, in seguito all’impatto, si era capovolto ed aveva preso fuoco. Il suo conducente era riuscito ad uscire dal mezzo illeso. Per la donna, purtroppo, non c’era stato niente da fare, così come per il bambino che portava in grembo


 
CORRIERE ADRIATICO

 Ubriaco svenuto a pochi metri

PORTO SANT’ELPIDIO – Ieri mattina, a pochi metri di distanza dalla panchina in cui giaceva il corpo privo di vita di Ciro Cognigni, è stato trovato riverso a terra anche un altro uomo.
In un primo momento i sanitari del 118 che erano accorsi in Via Cesare Battisti per prestare soccorso al povero Ciro avevano pensato di trovarsi di fronte ad un altro cadavere, mentre in realtà dopo i primi accertamenti hanno capito che si trattava soltanto di un ubriaco che, a causa del forte stato di ebbrezza nel quale si trovava, aveva perso i sensi ed era caduto sul marciapiede di via Battisti.
L’uomo è stato prontamente rianimato e per lui non è stato necessario neanche il ricovero in ospedale. Sembra quindi che non ci sia nessuna connessione tra la morte del giovane elpidiense e il malore di questa seconda persona che, probabilmente, soltanto per puro caso si è trovata a passare nelle vicinanze della panchina in cui giaceva Ciro.
Questa ipotesi è stata avallata dalle stesse forze dell’ordine che, almeno per ora, sembrano aver escluso la possibilità che i due episodi dell’altra notte possano essere collegati tra di loro.
Non ci sarebbero infatti testimoni oculari in grado di dimostrare che i due uomini stavano passeggiando insieme.

s.r.


 NELLA NOTTE

 Arrestata al pronto soccorso
Giovane donna, ubriaca, aggredisce a calci e pugni i carabinieri

 Brutta nottata al pronto soccorso di Belluno. Una giovane donna, in stato di ebbrezza, si è scagliata contro i medici, tanto da costringere il personale a chiamare i carabinieri. Sul posto è giunta una pattuglia del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Belluno per cercare di riportare l’ordine. Ma alla vista dei militari la situazione è anche peggiorata. I carabinieri sono stati infatti assaliti con calci, pugni e morsi.
In manette è finita F.P., 28 anni, di Belluno, ma di fatto senza fissa dimora, che ora si trova a Baldenich a disposizione dell’autorità giudirizia. La giovane, in forte stato di alterazione da alcol, si è dapprima scagliata contro i medici insultandoli, aggredendoli e ferendoli leviemente. All’arrivo dei carabinieri i fumi alcolici hanno continuato a produrre effetti, anche maggiori, aggredendoli anche fisicamente. L’arresto è scatto per la resistenza a pubblico ufficiale, ma la denuncia parla anche di ingiurie, violenza e lesioni.

 Presumibilmente domani sarà sentita dal magistrato e quindi rilasciata in attesa di un probabile rinvio a giudizio.


 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

 Organizzato dal Lions
l’iniziativa / Malattie del fegato forum sui «rimedi»

ManfredoniaDopo il convegno internazionale, celebrato il 28 gennaio scorso, il Lions club Sipontum ha recentemente dedicato un meeting alla prevenzione delle malattie del fegato. Ad organizzare gli incontri è stato Enzo Renato socio Immediato past president del club, relatori Matteo Salcuni e Michele Balsamo. «I due incontri scientifici sono stati organizzati - ha spiegato il presidente del Lions, Antonietta Mancini Tricarico - per ribadire la positività della ricerca e aiutare l’individuo a conoscere meglio se stesso e il proprio corpo e a non trascurare l’insorgenza di alcuni sintomi, facilitando l’attuazione della medicina predittiva e non riparativa. Prendere attivo interesse al bene civico - ha ricordato la signora Mancini - è uno degli scopi del lionismo e aiutare gli uomini di scienza a dialogare sempre più con l’umanità che soffre, a porgere i loro importanti messaggi di vita, a comunicare con gli altri ci consente di realizzare un buon service». Una valutazione medica avvalorata dai dati e dalle informazioni contenute nella relazione presentata dal dr. Balsamo che ha dettagliatamente descritto, tra l’altro, come l’assorbimento dell’alcol sia estremamente rapido e come esso sia maggiore quando l’assuntore soffre di gastriti o di altri disturbi a carico dello stomaco o quando l’alcol viene associato ad altre sostanze (farmaci o droghe). «La diffusione - ha detto Balsamo - è più estesa negli organi maggiormente vascolarizzati. L’alcol viene assorbito quasi interamente (90-95%) e la maggior parte della sua metabolizzazione avviene a livello epatico: è quindi il fegato l’organo più esposto. Nella donna l’alcol provoca danni maggiori poiché la quantità che viene metabolizzata nello stomaco è 4 volte superiore rispetto all’uomo a causa di una accertata variabilità dei sistemi enzimatici che intervengono nell’ossidazione del metanolo». Un cenno è stato fatto anche alla correlazione diretta tra assunzione di alcol e insorgenza del cancro, specie delle neoplasie delle prime vie aeree: «la diagnosi precoce - ha concluso Balsamo - assume massima importanza in queste come in tutte le malattie neoplastiche». Interessante la relazione di Matteo Salcuni, le cui competenze acquisite in campo radiologico sono di alto livello: Salcuni è di Manfredonia ma vive e lavora in altra città italiana, si è laureato in medicina e chirurgia a 25 anni presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e ha fatto parte del gruppo di trapianto di fegato a Udine, specializzandosi negli interventi chirurgici eseguiti con procedure «non invasive» (radiologia interventistica): «adoperiamoci - ha detto a conclusione della relazione - perché anche qui al Sud si creino strutture ed equipe mediche in grado di soddisfare le esigenze dei malati costretti ai ricoveri fuori sede». Anna Maria Vitulano


 BRESCIA OGGI

 Dati Assogestioni. A febbraio 2006, il patrimonio flette a 2.574 milioni di euro. La raccolta resta negativa

Fondi, l’eticità non decolla

La performance resta bassa. Intanto brillano alcool, armi e tabacco

 L’etica non sempre paga, almeno non in Borsa. E’ quanto risulta dando un’occhiata alle performance dei «fondi etici», quei fondi di investimento, cioè, che non si basano solo sulla logica del rendimento e che in Italia sono una trentina. Il primo fondo socialmente responsabile è stato introdotto nel 1997: questo incremento di offerta è stato più che salutare per la «bontà» della Borsa; ha però inevitabilmente creato difficoltà in chi desidera capire le differenze, o le somiglianze, che esistono tra un prodotto e l’altro. E anche oggi non è poi così chiaro cosa significhi essere etico per un fondo, e questa etichetta si è tradotta come una forma di marketing capace di portare al ben poco sensibile ambito della finanza valori capaci di convincere nuove tipologie di risparmiatori.
La finanza etica. Secondo Assogestioni le nuove sottoscrizioni di fondi etici italiani, al netto dei riscatti, hanno raggiunto nel 2005 i 144,4 milioni. A inizio 2006 la situazione è in leggera flessione: il patrimonio passa da 2.645 mln in gennaio a 2.574 mln a febbraio, con una raccolta netta pari a -47,1 mln in gennaio e -66,6 milioni in febbraio. Etica quindi non fa rima con profitto e questo va contro ogni abitudine dell’investitore medio, che punta a un ritorno monetario. Ma è anche vero che in un’epoca in cui gli scandali finanziari fanno paura, l’eticità è diventata la risposta al rischio e all’investimento in aziende soggette a bolle speculative, che in questi ultimi anni hanno condizionato la percezione del mercato da parte di molti risparmiatori. In Italia, per esempio, Sanpaolo Imi ha deciso di avvalersi della garanzia del cardinale Ersilio Tonini, presidente dell’associazione Ethica, per la gestione dei suoi fondi etici.
Performance. L’etico non va un granché in termini di performance. In Italia si va da performance annuali del 22% a risultati inferiori all’1%, ma con una media che si avvicina molto di più a questo secondo dato. Nella performance sui tre anni si va dal 34% al 7%. Piuttosto variabili anche i costi di commissione di gestione annuale che vedono una media dell’1,4%, mentre i fondi azionari stanno sull’1,5%, gli obbligazionari all’1% e i fondi azionari Italia all’1,7%. E se i principali indici mondiali dell’investimento socialmente responsabile (Sri) come il Dow Jones sustainability index world tentano di avvicinarsi agli altri indici di mercato ma molto spesso ne rimangono al di sotto. Basta confrontare il Ftse4Good global index (che contiene solo società etiche) con il Ftse world index e verificare come dal 2003 l’indice etico abbia sempre ottenuto risultati inferiori. Ma c’è anche chi invece ce la fa a superare la barriera come l’Ave Maria mutual fund che nel Michigan inseguendo gli insegnamenti della Chiesa cattolica ha raggiunto una performance sui tre anni del 22,85%. Lì a decidere è il cardinale di Detroit che sceglie quali titoli inserire nei fondi insieme a un comitato che ha il compito di valutare i criteri etici da tenere da conto.
I fondi dei vizi. Ma se l’etica non paga forse lo fa il vizio. Deve essere quanto hanno pensato i gestori di Mutuals.com di Dallas, Texas, che nel 2002 hanno introdotto un vero investimento alternativo, il fondo dei vizi, che investe nell’industria dell’alcool, delle armi, del tabacco e del gioco d’azzardo. Il fondo scommette che a prescindere dall’andamento dei mercati l’uomo ha una debolezza ricorrente per il male, una scelta che ha permesso al Vice fund di ottenere da settembre 2003 a settembre 2005 un andamento sempre superiore a quello dell’S&P 500 index e un rendimento triennale pari al 20,08%.

IL GIORNO (Legnano)

Stuprata da convivente e amico Ubriachi, pretendevano soldi. Subito presi e richiusi in carcere

Il Tirreno

picchia il barista e un poliziotto ubriaco finisce la serata in carcere

ubriaco alla guida patente ritirata

L’UNIONE SARDA

cuglieri Ubriaco in Comune con l’accetta in auto

LA REPUBBLICA

rousseau annegò nell’alcol il mito del buon selvaggio - massimo donà

 


© asaps.it
Lunedì, 27 Marzo 2006
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