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Angelika Hutter, una vita allo sbando: il viaggio in Italia, la denuncia e la strage a Santo Stefano di Cadore
da corrieredelveneto.corriere.it

La donna che ha travolto una famiglia veneziana era già stata fermata a Bolzano. Nella sua auto coperte e generi alimentari

da corrieredelveneto.corriere.it

Angelika che viene descritta come una mezza sbandata, che da settimane gira per i paesi di montagna in una macchina che le fa anche da cucina e da camera da letto. Angelika che litiga con gli sconosciuti e che tiene un martello nascosto nello zainetto. Angelika che non piange, non si dispera. Neppure quando investe e uccide il piccolo Mattia Antoniello, suo papà Marco e la nonna Mariagrazia Zuin. Neppure quando i carabinieri le dicono che è in stato d’arresto e verrà trasferita nel carcere della Giudecca, a Venezia.

«Giro per i paese di montagna»
Angelika Hutter, 31 anni, è la cittadina tedesca (risulta risiedere a Deggendorf, in Baviera) che giovedì si trovava alla guida dell'auto nera che a Santo Stefano di Cadore, in provincia di Belluno, ha travolto una famiglia veneziana ammazzando tre persone e ferendo Elena Potente, la mamma di Mattia. Arrestata per omicidio stradale, forse già lunedì comparirà davanti al giudice per l’udienza di convalida. Dopo l’incidente, con l’ausilio di una traduttrice, ha detto di essere in Italia «per farsi un giro» e di aver perso il controllo dell’auto finendo contro il gruppetto di turisti che camminava sul marciapiede. Di sicuro c’è che stava guidando a forte velocità nel pieno centro di Santo Stefano di Cadore. Nella relazione consegnata venerdì alla procura di Belluno, che ha aperto un’inchiesta coordinata dal procuratore capo Paolo Luca, i carabinieri scrivono che la vettura si muoveva a «non meno di 70 chilometri orari», ma è una prima stima, ancora tutta da verificare, e qui giocheranno un ruolo-chiave le immagini delle telecamere di sorveglianza sparse nella zona.

L'auto che sbanda
Nessuna avrebbe ripreso l’istante dell’incidente, ma in alcuni frame – già a disposizione degli inquirenti - si scorge l’auto scura guidata dalla donna sfrecciare lungo un tratto di strada che precede di poco quello nel quale si è verificato lo schianto. I carabinieri stanno lavorando per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto intorno alle 15 di giovedì lungo via Udine, la strada che dal centro del paese conduce verso San Pietro di Cadore e Sappada. Hutter avrebbe sbandato improvvisamente finendo con l'auto sopra il marciapiede proprio mentre la famiglia veneziana stava passeggiando. Nessun segno di frenata. La vettura avrebbe prima sfiorato Lucio Potente, il nonno del piccolo Mattia, e poi colpito di striscio Elena, fratturandole un piede. Subito dopo ha centrato in pieno Mariagrazia Zuin, 64 anni, e il genero, Marco Antoniello, di 47 anni. Pare fosse lui a spingere il passeggino sul quale si trovava il figlioletto. L’impatto è stato tremendo e i tre sono stati sbalzati a una trentina di metri di distanza, mentre l’auto ha proseguito la corsa colpendo un pilone per poi «rimbalzare» e finire nuovamente sulla carreggiata. Il papà e la nonna sono morti sul colpo, il piccolo Mattia poco dopo, in ospedale.

Abiti sporchi, coperte e l'auto come casa

Cosa abbia fatto perdere alla guidatrice il controllo della vettura è uno dei punti ancora oscuri. Le analisi del sangue hanno dato esito negativo: non era né ubriaca né sotto l’effetto di droghe. E allora si fanno largo due ipotesi: un colpo di sonno (o magari un lieve malore), oppure la donna potrebbe essersi distratta utilizzando il telefonino. Per questo l’apparecchio è stato sequestrato e ora verrà sottoposto ad accertamenti. Quando sono arrivati i soccorritori, la guidatrice era seduta sul marciapiede, in stato di choc. Chi ha potuto avvicinare Angelika Hutter, racconta di averne ricavato l’impressione di una sbandata senza fissa dimora, abituata a vivere di espedienti. Nella sua auto i militari hanno trovato abiti sporchi, coperte, bottiglie d’acqua e persino verdure. Tutto lascia pensare che quell'auto fosse diventata la sua casa.

«Sono disoccupata» e la rissa
«Sono disoccupata, mi trovo qui perché sto facendo un giro in Italia…», è stata una delle poche spiegazioni fornite ai carabinieri. Di certo c’è che il suo viaggio durava già da alcune settimane. A fine maggio, infatti, era entrata nel centro commerciale «Twenty» di Bolzano, per comprare un telefonino. Lì, si era messa a litigare con un commesso con una foga tale che i colleghi, preoccupati, avevano chiamato la polizia. Quando gli agenti sono intervenuti, si sono accorti che dal suo zainetto spuntava un martello: quanto basta perché fosse denunciata per «porto di oggetti atti a offendere».
Venerdi, in carcere a Venezia, ha incontrato il suo avvocato Giuseppe Triolo, in vista dell’udienza di convalida. Un primo passo per comprendere la gravità della situazione in cui si è cacciata.
 



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“Chi ha potuto avvicinare Angelika Hutter, racconta di averne ricavato l’impressione di una sbandata senza fissa dimora, abituata a vivere di espedienti. Nella sua auto i militari hanno trovato abiti sporchi, coperte, bottiglie d’acqua e persino verdure. Tutto lascia pensare che quell’Audi fosse diventata la sua casa.” Era già stata controllata alla fine di maggio dalla Polizia di Bolzano dopo una lite in un negozio perché  “dal suo zainetto spuntava un martello: quanto basta perché fosse denunciata per «porto di oggetti atti a offendere”. (ASAPS)

 

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Lunedì, 10 Luglio 2023
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