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di Giordano Biserni
ASAPS
30 anni spesi tutti per la sicurezza sulle strade

Trenta anni sono una fetta larga della vita di una persona. L’ASAPS è stata fondata nel 1991 e avere compiuto i trenta anni è per noi un traguardo veramente importante, soprattutto se si pensa che
proprio in quel 1991 qualche altolocato funzionario ci pronosticò 6 mesi di vita...
Invece eccoci ancora qua! Avremmo voluto festeggiare questo traguardo in modo diverso ma la pandemia ce lo impedisce, aspetteremo tempi migliori.

Eravamo 16 incoscienti appartenenti alla Polizia Stradale di varie Sezioni della Romagna, territorio ad altissima vocazione infortunistica segnato dagli anni ‘80 dal triste fenomeno delle cd “stragi del sabato sera” che hanno strappato alla vita centinaia di ragazzi spesso con una età media di 20 anni e comunque inferiore ai 30 anni. Un vero stragismo stradale che ogni anno tracciava oltre 1.000 croci per incidenti che avvenivano nelle sole 16 ore maledette che vanno dalle 22 alle 6 del venerdì sul sabato e del sabato sulla domenica. Nella sola Romagna perdevano la vita una quarantina di ragazzi l’anno! In quel periodo ci rendemmo conto che si doveva fare qualcosa in più. Il contrasto all’alcol era in pratica inesistente, la parola etilometro ci faceva venire in mente più una attività da sommelier che di contrasto alla guida in stato di ebbrezza. Il Caps di Cesena la prestigiosa (allora) università della Polizia Stradale aveva sospeso i corsi specialistici sostituiti dai corsi ordinari per allievi agenti.

La Specialità pativa una forte carenza di strutture adeguate di mezzi specialistici. Decidemmo di fare qualcosa, di impegnarci direttamente. Qualcuno suggeriva la creazione di un sindacato specifico della Stradale, idea che rifiutammo sul nascere perché di sindacati ce ne erano già allora fin troppi. No noi dovevamo impegnarci per offrire un servizio ai cittadini con una chiave di lettura da addetti ai lavori e nello stesso tempo pensavamo di fornire – come poi abbiamo fatto – strumenti professionali agli operatori della sicurezza stradale di qualsiasi corpo di polizia.
Grazie all’entusiasmo e alla fiducia che ci eravamo conquistati riuscimmo in una iniziale doppia impresa certamente non facile. Raccogliere il consenso di colleghi provenienti da sigle sindacali diverse e spesso in contrasto fra loro, ma avevamo la forza di noi fondatori di provenienza sindacale diversa ed eterogenea e poi, ma col tempo, riuscimmo a conquistare anche la stima e spesso l’adesione anche di appartenenti ad altre forze di polizia dello Stato e delle Polizie Locali, mica una roba semplice eh... ve lo assicuro.
Di lì fu un susseguirsi di iniziative, innanzi tutto capimmo subito che la sicurezza stradale si incrociava inevitabilmente col business economico delle discoteche, dei locali della notte in genere, dei rivenditori di alcolici, una montagna molto alta da scalare... Orari delle disco senza confini, vendita dei superalcolici vera fonte di guadagno (anche oggi) senza limiti di orario.

Piano piano entrammo nell’arena con precise analisi e proposte. Raccogliemmo molto consenso fra gli operatori di polizia ma ci facemmo un invidiabile numero di nemici che poi ci hanno sempre ostacolato.
Ma noi tosti andammo avanti a testa bassa. Cominciammo a conseguire i primi risultati col dibattito sulla limitazione degli orari delle discoteche e della vendita degli alcolici in genere. Galvanizzati anche dal fatto che il numero dei ragazzi morti sulle strade cominciava a diminuire.
Avanti poi con altre battaglie. Per esempio, avete in mente i cartelli di colore marrone con la numerazione dei cavalcavia sulle autostrade? Bene quella è stato uno dei primi risultati conseguiti da ASAPS. Era l’epoca del lancio dei sassi dai cavalcavia che avevano causato a metà degli anni ‘90 diverse vittime e feriti. Basti ricordare la tragedia del 27 dicembre 1996 sull’autostrada Torino – Piacenza nella quale perse la vita la giovane Maria Letizia Berdini di 31 anni ad opera di 3 giovani che volevano vincere la noia... e andavano a lanciare sassi dai cavalcavia. Per questa proposta fummo sbertucciati nella trasmissione Moby Dick dal conduttore televisivo dell’epoca. Ma l’abbiamo poi  avuta vinta. E possiamo aggiungere fra i nostri risultati anche la chiusura dei varchi autostradali che consentivano a qualche incosciente di fare folli inversioni di marcia e è stato nostro anche l’impegno per la collocazione di cartelli di divieti di accesso maggiorati a sfondo giallo per inibire ingressi in autostrada contromano.

Nel 1995 era poi nata la nostra rivista ufficiale il Centauro il magazine ufficiale dell’ASAPS che da un quarto di secolo racconta la strada e quanti si impegnano per renderla più sicura, fornendo anche strumenti di apprezzata lettura professionale col contributo di tanti autori e firme appartenenti ai vari corpi di polizia dello Stato e alle Polizie Locali. Rivista che è stampata e disponibile per tutti i soci on line ancora oggi.
Mentre la nostra rete di referenti (a cui va la mia gratitudine) si infittiva raggiungendo il numero di quasi 600, distribuiti  nei vari uffici della Stradale e delle altre forze di polizia noi andavamo avanti a testa bassa fornendo testi, sinossi prontuari, schede operative ai soci e rispondendo ai loro quesiti sulle regole spesso complesse del codice e sul trasporto merci.

Iniziò il nostro impegno anche sul versante della educazione stradale al fianco della Fondazione Unipolis prima col progetto Sicurstrada,  col quale abbiamo girato per 25 anni molte scuole superiori un po’ in tutta Italia per parlare ai ragazzi, per portare la nostra esperienza, per raccontare a loro cosa voleva dire suonare un campanello alle 5 del mattino per dire a un papà e a una mamma che un loro figlio non sarebbe mai  più tornato a casa a causa di uno schianto! Eravamo stanchi di queste tragedie. Partirono le nostre campagne per la sicurezza stradale fra le quali una delle più apprezzate e condivise fu quella che diceva: “E’ meglio che torni a casa un figlio senza patente, che una patente senza tuo figlio...!”

Negli anni scorsi proprio la carenza di etilometri fermi per troppo tempo per  le revisioni portò l’ASAPS ad una denuncia pubblica e documentata della situazione. Se ne occupò anche Striscia la notizia con Valerio Staffelli che consegnò un tapiro all’allora ministro dei Trasporti  Graziano Delrio.
Quanti incontri felici in quegli anni, penso al prof. Franco Taggi dell’ISS grande esperto dell’epidemiologia della sinistrosità stradale. Quante cose ci ha insegnato sul rischio velocità e alcol! Ma tanti altri amici ci hanno aiutato e sostenuto.

Poi cominciammo ad avere spazi in molte trasmissioni radiofoniche come Italia Istruzioni per l’uso... su Rai Radio 1 al mattino all’alba e dopo anche su Isoradio con interventi informativi sui temi della sicurezza stradale.
Di seguito cominciammo a dare vita ad una serie di Osservatori sulla sinistrosità per fornire dati in tempo reale, senza attendere, oltre un anno dopo, quelli ufficiali. Da principio realizzammo gli Osservatori sulla Pirateria stradale, sui Contromano, sugli Sbirri Pikkiati (le aggressioni alle divise mentre operano su strada), incidenti con bambini, Stragi del sabato sera, poi se ne sono aggiunti molti altri: gli incidenti con animali, gli Osservatori degli incidenti plurimortali, e da ultimo quelli con pedoni, quelli con monopattini e ciclisti. In totale 21 Osservatori targati ASAPS, dai quali la stampa nazionale e a volte anche quella estera prendono spunto.

Il nostro impegno non ha conosciuto soste. Negli anni l’ASAPS è stata convocata più volte per audizioni parlamentari presso la Commissione Trasporti della Camera sui temi della riforma del Codice della strada e della sicurezza stradale.
Ma la battaglia con il connotato più evidente nello scorso decennio per l’ASAPS è stata quella a favore della legge sull’Omicidio stradale e il nostro cammino si è incrociato con Stefania e Stefano Guarnieri che dopo aver perso il loro Lorenzo in un tragico incidente stradale causato da un ubriaco alla guida si sono impegnati con determinazione, capacità e generosità per arrivare al traguardo di questa legge, con loro ASAPS e l’associazione Gabriele Borgogni di Firenze. Un impegno durato 4 anni. Nessuno credeva che avessimo potuto raggiungere questo risultato, sappiamo come è finita.
L’ASAPS si è sempre caratterizzata come voce libera e autonoma sul terreno della sicurezza stradale e nonostante che abbia occupato uno spazio di forte credibilità nell’opinione pubblica e nel mondo della comunicazione, voi non avete mai visto la sigla ASAPS affiancata in iniziative ed eventi connessi con la sicurezza stradale organizzati dai grandi marchi istituzionali ed economicamente  potenti. Sapete bene a quali mi riferisco. Neppure le Istituzioni hanno gradito il nostro ruolo perché avevamo il difetto congenito di non essere omologabili o gestibili e avevamo la forza di produrre dati indiscutibili che a molti davano e danno fastidio. Non dimenticherò mai quando come soci fondatori andammo nel 1991 a presentare l’ASAPS a un prefetto del Ministero responsabile delle Specialità il quale di fronte ai dati che fornivamo e alla nostra preoccupazione ci disse “quei dati li conosciamo bene ma conta più un ferito in una piazza che 100 morti sulle strade”. Io rimasi personalmente sconvolto ed ebbi solo la forza di balbettare che le famiglie di quelle vittime della strada forse non erano d’accordo. Decidemmo proprio per questo di andare avanti a testa bassa. Da allora con la mia squadra spesi sicuramente le mie migliori energie con la connotazione della forte determinazione e grande passione che -  credo -  mi siano riconosciute da molti.
Non posso neanche dimenticare i numerosi aiuti che abbiamo inviato negli anni nelle zone terremotate d’Italia con vere piccole colonne mobili con l’insegna ASAPS (ne parliamo in apposito articolo su questo stesso numero a pag. 18) e l’aiuto dato alle famiglie dei numerosi caduti della forze di polizia.

Lasciatemi dire un grazie particolare ai 16 soci fondatori di ASAPS e in particolare al vice presidente Franco Corvino e ad Ernesto Forino che ci ha accompagnato negli anni, e un grazie alla squadra forlivese che tiene in piedi la sigla col suo quotidiano impegno. Un grazie di cuore a tutti i consiglieri nazionali per il loro sostegno. Grande gratitudine anche ai nuovi amici che ci affiancano oggi nel prezioso lavoro di raccolta dei dati, di notizie, nell’organizzazione dei webinar e nella elaborazione del materiale professionale per i soci.

Se dicessimo 30 anni e non sentirli mentiremmo, ma andiamo ancora avanti incoraggiati dal nostro socio e grande amico Mario Nocciolini quasi 88 anni, del primo corso della Polizia Stradale del 1957, che ogni mattina viene ad aprire la sede dell’associazione alle 8. E finché è così presente Mario noi come facciamo a mollare?
Ci rimane la soddisfazione di sapere che quando siamo nati nel 1991 si contavano quasi 8.000 morti sulle strade, nel 2019 sono stati 3.173. Le stragi del sabato sera causavano oltre 1.000 vittime l’anno, oggi poco più di 200. In quella forbice di oltre 4.000 morti in meno c’è sicuramente un piccolo contributo anche dell’ASAPS questa voce  libera e autonoma della sicurezza stradale.

*Presidente ASAPS
 

Da il Centauro n.237


L’ASAPS compie 30 anni, un lungo cammino con un unico obiettivo: maggior sicurezza sulle strade. Qui il rewind di come è nata l’associazione in quel lontano 1991.

 

Martedì, 23 Marzo 2021
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