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Rassegna stampa alcol e guida del 29 marzo 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


GIORNALE DI BRESCIA
LETTERE AL DIRETTORE
A PROPOSITO DI UN ARTICOLO SUL MENSILE DELL’OSPEDALE CIVILE
Il vino «strumento» di salute?

L’Ospedale Civile di Brescia distribuisce in centinaia di copie un «mensile di informazione sanitaria» chiamato «Civile». Nel numero di febbraio di questa pubblicazione compare un articolo, di cui le alleghiamo copia, dal titolo «Il vino viene promosso strumento di salute». In questo articolo un medico dell’Unità operativa di Cardiologia presenta il vino «come strumento di salute, se usato nella giusta misura». Riferendosi «ad oltre 100 studi scientifici» l’autore impiega due intere pagine per illustrare gli effetti salutari del vino in particolare per le donne. Afferma poi che «i bevitori moderati di vino hanno in generale uno stile di vita più sano, fanno più attività fisica, livello culturale più elevato e maggiore attenzione al controllo dei fattori di rischio per l’arteriosclerosi». Per fortuna non dice che sono anche più buoni e più belli. Per ottenere tanti magnifici risultati consiglia, senza alcuna distinzione di sesso, da uno a quattro bicchieri di vino al giorno. L’articolo si conclude con una citazione pro-vino «sacro figlio del sole» di Charles Baudelaire, il poeta francese che, come il mensile del Civile non dice forse perché l’autore non lo sa, lottò tutta la vita contro le droghe, l’alcol e la conseguente depressione tanto da venire addirittura interdetto su richiesta di sua madre. Lo scopo della nostra associazione è far capire che l’alcolismo esiste ed è una vera malattia, provocata dall’alcol. Che «malattia» significa che, indipendentemente dal motivo per cui hai cominciato a bere, a un certo punto perdi il controllo di quello che assumi e non puoi riprenderlo senza una lunga terapia. Che non è possibile sapere prima chi diventerà alcolista e chi no e che nessuna delle persone che si rivolgono a noi pensava che sarebbe diventato alcolista, altrimenti non avrebbe mai bevuto. Che quando la malattia inizia, e cominci a bere di più, continui ad avere l’impressione di essere un bevitore moderato, e articoli come quello citato ti confermano nella tua pericolosa illusione. Che l’alcol produce almeno 30.000 morti all’anno, contro meno di mille per tutte le altre droghe insieme escluso il tabacco. Che molte di più sono le vite che distrugge rendendole invivibili. Che l’alcol alteri il giudizio e il comportamento e che ciò avviene anche con 2 o 3 bicchieri. Che è pericoloso per il feto in gravidanza, indipendentemente dalla dose. Che, anche in modiche quantità, e anche in bevitori occasionali, è responsabile di molti incidenti stradali e sul lavoro. Che se fosse un farmaco non verrebbe messo in commercio oppure starebbe nelle tabelle riservate alle droghe più pericolose. Che, non cento, ma migliaia di studi, anche su animali, dimostrano che l’alcol è una droga. Che, quindi, gli alcolisti non sono ubriaconi, viziosi, stupidi o pazzi ma sono persone malate di alcolismo. Recentemente una ditta produttrice di sigarette è stata condannata a risarcire i danni agli eredi di un tabagista morto per tumore. Non perché avesse nascosto il rapporto tra fumo e tumori, che è noto a tutti da molti anni. Ma perché aveva omesso di informare che il tabacco è una droga e quindi chi fuma dovrebbe essere messo in guardia sul fatto che, forse, non potrà decidere di fumare poco perché diventerà un tabagista. È mai possibile che una pubblicazione di tipo sanitario ometta queste informazioni sugli alcolici? Quali danni dovrebbe chiedere a un ospedale pubblico il ragazzo che dopo aver letto quell’articolo, si avvicinasse fiducioso al vino e diventasse alcolista? Noi troviamo che questo genere di informazione sia molto pericolosa e ci chiediamo: in una provincia come la nostra, dove l’alcolismo è una piaga sociale, come è possibile che si spenda denaro pubblico per propagandare la terapeuticità del vino e si investano solo le briciole sulla prevenzione e sulla terapia dell’alcolismo? Abbiamo lavorato in questi anni in collaborazione con il Nucleo operativo alcologia dell’Asl di Brescia e abbiamo visto ridursi sempre più le già scarse risorse a disposizione di questo servizio. Poca attenzione, pochi locali, pochi operatori, niente sostituzioni durante le ferie, addirittura periodi senza nemmeno un medico. Certo se il vino è considerato una terapia, tutto ciò si spiega benissimo: alle persone che ci chiedono disperatamente aiuto potremo sempre regalare una bottiglia di «rosso» e consigliare loro di berne solo 4 bicchieri al giorno…
GIOVANNI PULIERO Presidente Associazione Onlus No Alcol Brescia
 
Non sono medico e non mi intendo di medicina. Ma ho sentito troppe volte affermare che una modica quantità di alcol può giovare alla salute perché immagini che sia un’affermazione falsa. Anche il cibo, preso in quantità non modica, danneggia la salute anziché favorirla. Tuttavia, ripeto, non mi intendo di medicina e parlo da profano. Altri potrà scrivere assai meglio di me. Tenga presente che sono astemio. (*)
 
(*) Nota: mi pare che siano apprezzabile tanto la lettera quanto l’onesta risposta del Direttore del giornale.
La lettura di altri articoli pubblicati oggi sui giornali italiani, riportati in questa rassegna, potrebbe già essere una significativa risposta.
Una grande campagna di disinformazione mediatica sugli effetti per la salute del consumo delle bevande alcoliche venne programmata qualche anno fa a tavolino dai produttori di alcol, una campagna basata molte volte su bufale clamorose, prive di valore scientifico, così come denunciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: evidentemente questo lavoro ha ottenuto il risultato sperato, come testimonia la considerazione del Direttore di questo giornale.
Rimane l’episodio vergognoso di un ospedale che fa uscire, in maniera a dir poco irresponsabile, questa pubblicazione, con argomentazioni che vanno in spregio alle indicazioni ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Società Italiana di Alcologia e dei maggiori organismi  scientifici che si occupano di questo tema (vedi anche opuscolo ).
I gravi danni prodotti da questo tipo di cattiva “informazione sanitaria” verranno purtroppo pagati in sofferenza umana.
TGCOM
Sirchia: "Ragazzi, l’alcol uccide”
Parte campagna "non rovinatevi la vita”

E’ rivolto ai giovani l’appello del ministro della Salute, Girolamo Sirchia, contro l’abuso di alcol. "Ragazzi, fate attenzione, vi state rovinando la vita. L’alcol uccide", è l’avvertimento in vista del 21 aprile, giornata della lotta all’eccessivo consumo di alcolici (*). "Cresce l’uso di bibite a basso tenore alcolico nei giovanissimi - ha detto Sirchia per la prima campagna nazionale - e questo è preoccupante".
"Sappiamo bene che nei giovanissimi l’alcol è molto pericoloso perché non hanno un organismo pronto a ridurre la tossicità come l’adulto. Questo ovviamente è preoccupante. Non solo - ha aggiunto Sirchia - è preoccupante soprattutto il fatto che si dà ormai, da parte della pubblicità e dei media, una immagine di divertimento, di socializzazione, che quasi obbliga il giovane, il giovanissimo, a bere (**)".
Per questo la campagna nazionale mira soprattutto a far capire ai ragazzi che la vita va ben oltre un bicchiere. "L’importante è far capire ai giovani - ha proseguito Sirchia - che in primo luogo non c’è bisogno dell’alcol per divertirsi perche’ intere generazioni si sono divertite forse più di loro senza bere. Si può socializzare, stare insieme, anzi essendo presenti e senza essere obnubilati dall’alcol, ci si diverte di più".
 
(*) Nota: ancora una volta viene stravolto il nome di questa iniziativa, forse non a caso.
(**) Nota: la cultura che associa, quasi “obbligatoriamente” l’alcol alla festa, al divertimento, alle varie ricorrenze festive (dal matrimonio, alla vittoria sportiva, all’arrivo del nuovo anno, eccetera) non è stata trasmessa ai giovani solo dalla pubblicità.

CORRIERE.IT
Milano
Scontro all’incrocio Muore carabiniere
Un maresciallo dei carabinieri, Edmondo De Filippis, 61 anni, è morto domenica mattina in un incidente stradale all’incrocio tra viale Certosa e viale Monteceneri mentre era alla guida della sua Citroën. La disgrazia è stata causata da un furgone che non avrebbe rispettato la precedenza. A bordo del veicolo c’erano tre peruviani, due uomini e una donna, in stato di ebbrezza. Il conducente è stato denunciato  per omicidio colposo e omissione di soccorso.

CORRIERE.IT
Delitto a sfondo gay. L’uomo sospettato si difende: «È stato un altro ad accoltellarlo»
Ucciso in casa cantante lirico
Firenze, mistero sul corista assassinato: fermato l’amico marocchino

FIRENZE - Con la gola squarciata si è trascinato verso la porta della camera da letto e con la forza della disperazione è riuscito a gridare. Ha chiamato un vicino di casa, Rodolfo, lo stesso nome del protagonista dell’opera che lui, cantante lirico, amava di più: la Bohème di Puccini. «Rodolfo, Rodolfo, aiutami», le ultime parole. Poi è caduto a terra. Quando, pochi minuti più tardi i carabinieri hanno sfondato la porta, José Ignacio Ventura, 40 anni, argentino, basso del coro del Maggio musicale fiorentino, era già morto, disteso sul pavimento, addosso una maglietta e gli slip. Sul divano del salotto un marocchino di 24 anni, vestito, coperto da un lenzuolo, due ferite alla mano sinistra e alla gamba destra. Sembrava dormisse, era ubriaco. Accanto quattro bottiglie vuote di vodka. In cucina due lame spezzate di coltelli. Lo hanno fermato, dopo sette ore di interrogatorio. Al magistrato come un automa ha ripetuto di essere innocente, ha raccontato di aver conosciuto il cantante la sera prima, di aver accettato l’invito a casa, ma ha giurato di non avergli fatto del male. «E’ stato un altro ad ucciderlo, io stavo dormendo. Cercatelo è lui l’assassino», ha detto piangendo. Le ricerche sono proseguite per tutta la notte, senza esito, continueranno anche oggi. Ma gli investigatori sembrano aver pochi dubbi. I sospetti cadono tutti sull’extracomunitario, imbianchino, residente a Mirandola (Modena). Il movente? Passionale.
Il cantante lirico era dichiaratamente gay. Il delitto si è consumato ieri verso le 7, in una palazzina al Galluzzo, periferia di Firenze. Qui Ventura viveva da quattro anni da solo. «Una persona tranquilla, simpatica, gioviale - ricorda Giovanni Bini, un vicino -. L’unico problema lo avevamo avuto quando aveva subaffittato una stanza a un impresario edile con un cane. L’ultima volta lo avevo visto domenica mattina, stava revisionando il motorino». E proprio il ciclomotore della vittima, introvabile, potrebbe rivelare qualche particolare in più. Perché il marocchino non sa spiegare come è arrivato nell’appartamento del cantante, molto distante dal centro della città. Rodolfo Zanoboni, il vicino di casa che la vittima ha chiamato in soccorso, ha raccontato di aver sentito dei rumori intorno alle cinque. Ma non ha dato peso alla cosa, perché sapeva che Ventura il giorno dopo sarebbe partito per la Tunisia. Credeva festeggiasse con amici e preparasse le valige. Poi, alle 7, le grida: «Rodolfo, aiuto».
La notizia della morte di Ventura è arrivata subito ai colleghi dell’orchestra e del coro del Maggio. «Siamo sconvolti», ha detto il soprintendente Giorgio Van Straten. «Quando scompare un collega è sempre un grande dispiacere, in questo caso il dolore è ancora più forte per come sono avvenute le cose». Aggiunge Claudio Fantoni, baritono: «Era un ragazzo sempre disponibile, un bravo professionista arrivato in Italia nel ’96 da Buenos Aires. Aveva iniziato come solista, poi la decisione di fare una breve esperienza nel Maggio musicale. Firenze gli era piaciuta ed era rimasto». E ricorda: «Aveva cantato sabato a Palazzo Vecchio. Venerdì lo ricorderemo al Comunale dedicandogli la Petite Messe Solennelle di Rossini».
Marco Gasperetti.

REPUBBLICA.IT
Nella casa della vittima, bottiglie di vodka e due coltelli insanguinati
Cantava nel coro del Maggio Fiorentino e ha registrato con Bocelli
Firenze, baritono ucciso in casa
immigrato sotto inchiesta

I carabinieri hanno fermato un giovane che avrebbe trascorso la notte con lui
FIRENZE - Era disteso sul pavimento della camera da letto, seminudo, con la gola squarciata. Josè Ignacio Ventura, 40 anni, era baritono nel coro del Maggio Fiorentino, aveva pure registrato come solista una piccola parte della Tosca cantata da Bocelli. Stamane i vicini hanno sentito delle urla e hanno chiamato i carabinieri. Nella casa del cantante argentino c’erano bottiglie di vodka abbandonate negli angoli e sangue, tanto sangue nella camera da letto.
C’era pure, seduto su una poltrona in salotto, un uomo giovane, confuso dall’alcol, ferito alla mano sinistra e alla gamba destra. Si tratta di un marocchino di 24 anni, con regolare permesso di soggiorno, immigrato a Modena, imbianchino in vacanza a Firenze da qualche giorno. I carabinieri ne hanno disposto il fermo in quanto potrebbe essere lui l’assassino oppure potrebbe sapere chi è scappato da quella casa stamani all’alba.
Il giovane e il baritorno argentino si erano incontrati ieri sera in una pizzeria, hanno fatto amicizia e sono saliti insieme a casa. Di certo hanno bevuto, ma ciò che è successo dopo è ancora un punto interrogativo. Non è neppure escluso che insieme a loro ci fosse un terzo uomo che è riuscito a scappare.
La casa della vittima è nel quartiere del Galluzzo, sulle colline a sud della città, un po’ in perferia. Josè Ignacio Ventura ci abitava da solo in quella casa da almeno un paio d’anni, ma in Italia era arrivato parecchio tempo prima, almeno da nove anni. Il primo contratto che ha firmato con il coro del Maggio Fiorentino è datato 1996. Proprio in queste settimane, la direzione del teatro voleva tramutare il suo contratto di lavoro in un rapporto a tempo indefinito.
"Era un collega schivo e riservato", ricorda un corista suo amico. Dell’omosessualità del baritono i colleghi di lavoro ne parlano sottovoce: non vogliono che pregiudizi morali gettino ombre sulla figura dell’amico, "un tipo cordiale, benvoluto da tutti, un buon professionista".

IL MESSAGGERO (Umbria)
PATENTE ADDIO
Con l’auto contro i ragazzi all’uscita di scuola

Ubriaco, ha commesso otto infrazioni in dieci metri: preso da un agente in borghese
PERUGIA - Si mette alla guida completamente ubriaco, per uscire dal parcheggio danneggia due auto e poi finisce fuori strada da solo. Il tutto in pieno giorno, all’ora di pranzo e in concomitanza con l’uscita dei ragazzi dalla scuola. Ma per sua sfortuna ad annotare tutte le violazioni c’era un poliziotto fuori servizio; e così un perugino è finito in tribunale, difeso dall’avvocato Isabella Tonzani, con la patente ritirata.
Come in un cartone animato, l’uomo si era messo alla guida della propria vettura, ma per uscire dal parcheggio faceva avanti e indietro senza sterzare, cercando di allontanare le auto parcheggiate e poi uscire. Sbattendo avanti e indietro, alla fine ha accartocciato la propria macchina e ha forato uno pneumatico.
Una volta uscito dal parcheggio, però, non ha fatto molta strada. Avanzando a zig-zag, salendo e scendendo dal marciapiedi, infatti, l’uomo ha terminato la sua corsa prima contro un’aiuola, poi sbattendo contro un albero. E lì si è fermato. Tutto questo sotto gli occhi di un agente di polizia fuori servizio. Subito intervenuto, l’agente ha tirato fuori dall’abitacolo l’automobilista, lo ha steso per terra e ha cercato di farlo rinvenire. Ma l’uomo era così ubriaco che ha continuato a dormire anche quando lo hanno caricato sull’ambulanza che lo portava all’ospedale.
La vicenda però non è finita, perché la patente gli è subito stata ritirata, poi gli sono state contestate le violazioni per guida pericolosa e in stato di ebbrezza. Di questi reati ha dovuto rispondere davanti al giudice e, infine, è stato condannato a 600 euro di multa e alla sospensione del certificato di guida. C.Bia.

IL TEMPO
Si tuffa vestito nel lago da 15 metri denunciato

GUARDIALFIERA - Forse voleva mostrare alla ragazza le sue capacità natatorie anche in un caso estremo, al limite della sopravvivenza. E così, dopo aver bevuto d’un fiato l’ultimo bicchiere di vinello, si è tolto il maglione, è salito sul ponte e si è tuffato da 15 metri d’altezza nel lago di Guardialfiera. Dopo essere «atterrato» con i piedi nell’acqua gelida, è riuscito anche a nuotare variando gli stili mostrando così quasi in una sorta di sfida, le sue innate capacità di nuotare anche nelle situazioni più improbabili. Tra qualche risata ed un velo di preoccupazioni gli amici hanno applaudito l’impresa che non è sfuggita ai Carabinieri di Larino che hanno atteso M.S., 20 anni, di Campoasso sulle rive dell’invaso. E così all’uscita dall’acqua, con i vestiti gocciolanti, il ventenne è stato accompagnato in caserma dove è stato denunciato a piede libero per procurato allarme e ubriachezza, dopo un passaggio al pronto soccorso per essere medicato al San Timoteo di Termoli.

CORRIERE.IT
L’operaio pagava 250 euro d’affitto, senza luce e wc
Brucia il bungalow: morto carbonizzato.

Trevignano, il proprietario sott’accusa
Senza corrente elettrica nè servizi igienici. In uno stato ben oltre i limiti della decenza, per 250 euro d’affitto al mese. In queste condizioni, come molti suoi connazionali, viveva Josef Willeaw Niemira, polacco di 43 anni, morto carbonizzato la notte di Pasqua nell’incendio di un bungalow di legno a due chilometri dal centro di Trevignano, causato da una candela lasciata accesa prima di andare a dormire completamente ubriaco. I carabinieri stanno ultimando in queste ore il rapporto sull’accaduto da consegnare alla magistratura. Si vuole fare piena luce soprattutto sulle responsabilità del proprietario della costruzione, un italiano di 50 anni, che ora rischia una denuncia penale per aver affittato la casupola in nero al muratore polacco. Un’altra tragedia dell’abbandono e del degrado, dopo quella che qualche settimana fa, l’8 gennaio scorso, provocò la morte di un rumeno, Marcel Migur Celim, 35 anni, in via Casilina, alla borgata Finocchio. Anche allora a scatenare l’inferno fu una candela usata per illuminare la baracca fatiscente dove la vittima viveva insieme con un connazionale che riuscì a sfuggire alle fiamme.
Come Celim anche Josef, annebbiato dai fumi dell’alcol, non ce l’ha fatta. Il muratore viveva da dieci anni fra Trevignano, Bracciano ed Anguillara lavorando in piccoli cantieri edili della zona. A volte si spingeva fino a Roma per qualche ingaggio giornaliero. In tutto questo tempo, però, il polacco, «di indole tranquilla» secondo i carabinieri della stazione di Trevignano, non ha mai avuto problemi con la giustizia. L’unico suo neo era il vizio per l’alcol, comune a molti altri stranieri, polacchi e rumeni, costretti ad abitare nelle micro-comunità sul lago di Bracciano, spesso in piccole baraccopoli clandestine prive di qualsiasi servizio e di acqua corrente.
I primi ad accorrere in aiuto di Niemira, alle quattro di notte, sono stati proprio alcuni suoi amici che abitano in un altro bungalow poco distante, sempre in affitto, all’8° chilometro di via Settevene-Palo. «Abbiamo sentito lo scoppiettare del fuoco ma quando siamo arrivati il calore era insopportabile - hanno raccontato ai militari dell’Arma - non era possibile avvicinarsi, le fiamme erano già alte e uscivano dalla porta e dalle finestre...».
Una decina di immigrati dall’Est europeo, che poche ore prima avevano cenato con la vittima, si è radunata impotente davanti alla casupola piena di stracci e coperte che stava bruciando. I resti del muratore sono stati recuperati all’alba di domenica dai vigili del fuoco. Sarà l’autopsia, prevista per oggi, a fornire altri particolari sulla tragica fine di Josef, anche se a questo punto sembra confermato che si sia trattato di un incidente. Rinaldo Frignani.

CORRIERE.IT
Il precedente

Era già successo, in circostanze identiche, neanche tre mesi fa: in quel caso la vittima era un custode rumeno che, in preda ai fumi dell’alcol, si addormentò lasciando una candela accesa. L’allarme davanti alla baracca di via Casilina, alla borgata Finocchio, fu lanciato il 9 gennaio da alcuni operai: sulle prime si pensò che Marcel Migur Celim, 35 anni, fosse stato ucciso, ma i successivi rilievi della polizia conclusero per la natura accidentale della tragedia.

LA REPUBBLICA.IT
Un uomo litiga con la compagna e dà fuoco alle bombole del gas
l’edificio crolla, lui estratto vivo ma grave. 18 famiglie senza casa
Porto Torres, fa saltare in aria la casa dove si era barricato.

PORTO TORRES (Sassari) - Prima ha picchiato la convivente, poi si è barricato in casa e ha aperto le bombole del gas. Dopo ore di tensione, l’edificio evacuato e tentativi di ricondurlo alla ragione, Andrea Vacca, 49 anni, originario di Sorso, ha fatto saltare in aria la palazzina. Lo hanno tirato fuori dalle macerie che ancora respirava, ma le sue condizioni sono gravissime. E’ finito così questo giorno di follia a Porto Torres, in via Trento numero 3, a due passi dal porto e dal lungomare.
Tutto è incominciato nel primo pomeriggio quando Vacca, disoccupato e con problemi di alcol e droga, si barrica nel suo appartamento al terzo piano della palazzina e urla di aver aperto le bombole del gas pronto a farle esplodere.
Arrivano polizia e vigili del fuoco. Tra la gente sotto casa c’è anche la convivente di Vacca con una vistosa benda su un occhio, frutto delle percosse dell’uomo. Nell’edificio, una palazzina dello Iacp, abitano 18 famiglie. Immediatamente vengono fatte uscire e allontanare. Ancora non lo possono sapere, ma di lì a qualche ora perderanno la loro casa.
Intanto i vigili del fuoco constatano che il primo piano della palazzina è già saturo del gas delle bombole: una saturazione pari al 13 per cento, oltre la soglia di pericolo che si aggira intorno al 9-10 per cento. L’edificio può saltare in aria da un momento all’altro.
Si tenta anche di far ragionare l’uomo facendo arrivare l’anziana madre. Niente da fare. E mentre i pompieri accostano la scala alla palazzina per salire, l’uomo si affaccia per far cenno alle persone sotto di allontanarsi. Poi abbassa la serranda e arriva l’esplosione.
Nessun ferito, l’onda d’urto scaraventa contro un muro un vigile urbano, senza conseguenze, i detriti volano a decine di metri di distanza. La madre di Vacca ha un malore e si accascia.
Si comincia a cercare l’uomo tra quel che resta del suo appartamento. Lo trovano, è ancora vivo. Ha ustioni su tutto il corpo ed è politraumatizzato. Lo portano all’ospedale di Sassari.
"Mi hai distrutto la vita", ha urlato disperata la sua compagna con la quale conviveva da nove anni. Le 18 famiglie che stasera dovranno dormire nell’albergo messo a disposizione dal Comune pensano la stessa cosa.

AVANTI!
L’INDAGINE DELL’UFFICIO STUDI DI MEDIOBANCA HA PRESO IN CONSIDERAZIONE I DATI DELLE SETTANTUNO MAGGIORI SOCIETÀ
Consumi di vino in calo, frena il fatturato
La battuta d’arresto delle case vinicole segue lo stop degli investimenti, in discesa del 27 per cento rispetto al 2002 e al 2003.

MILANO - Frena il consumo di vino in Italia nel 2004, con un conseguente stallo nelle vendite. Le principali aziende vinicole nostrane hanno registrato infatti lo scorso anno una crescita del fatturato dello 0,2 per cento appena. è quanto emerge da un’indagine realizzata dall’Ufficio studi di Mediobanca, che ha preso in considerazione i dati delle settantuno maggiori società del comparto. Si tratta di aziende che da sole rappresentano il 34 per cento della produzione del Paese. In realtà, un trend calante dei consumi di vino pro-capite si registra da più tempo, ma il 2004 sembra segnare una cesura rispetto alla strategia delle aziende italiane di contrastare l’erosione dei ricavi con la riqualificazione dell’offerta, in progressivo miglioramento. Il quadro è però tutt’altro che cupo, dal momento che la gran parte delle aziende del comparto è convinta di registrare nel 2005 ricavi stazionari o in crescita. Solo una su sei prevede per quest’anno vendite in calo. La battuta d’arresto delle case vinicole italiane nel 2004 segue poi la netta frenata degli investimenti, che segnano un calo del 27 per cento rispetto ai massimi toccati nel 2002 e 2003 (anche grazie alla Tremonti bis). La redditività garantita dagli investimenti degli scorsi anni stenta ancora a farsi vedere, essendo strutturalmente differita nel tempo (occorrono dai quattro ai sei anni perché un nuovo vitigno entri in produzione). Rispetto al calo del fatturato in Italia (meno 1,4 per cento), sostanzialmente legato alla frenata dei consumi, cresce l’export (più 2,2 per cento). Più della metà delle esportazioni dei grandi gruppi vinicoli italiani (il 54 per cento) è diretta verso i Paesi Ue, con una crescita nel 2004 del 2 per cento. L’euro forte rende stazionario l’andamento delle esportazioni verso il Nord America, verso cui è diretto il 38 per cento del vino italiano esportato. Solo una piccola parte dell’export, il 5 per cento, si orienta verso Asia e Australia (per lo più Asia), dove pure si registra un boom della domanda (più 20 per cento). L’orientamento prevedibile nel settore è quello di un rafforzamento soprattutto dei gruppi presenti nella fascia alta del mercato, non solo a linee interne, anche con investimenti in aree non euro, come il Sud America e l’area Asia-Pacifico, dove ad esempio gli investimenti in terreni sono resi convenienti per le società dell’area euro. Resta ancora solida la struttura finanziaria delle aziende attive nella produzione del vino, con un patrimonio che generalmente copre il 48 per cento del capitale investito. La struttura patrimoniale delle aziende tende a variare a seconda dell’assetto societario, dove domina per altro la forma cooperativa (le venti aziende del settore generano il 39 per cento del fatturato, secondo dati del 2003). Le aziende a carattere cooperativo, infatti, tendono ad avere margini operativi netti rispetto al fatturato più bassi (il 2,8 per cento rispetto al 9,1 per cento segnato dalle quarantasette società per azioni o srl), con conseguenze anche per gli indici relativi al ritorno sul capitale investito (roi al 4,9 per cento, rispetto al 10,8 per cento di spa e srl), e a quelli relativi al ritorno sul capitale netto (il 3,2 per cento rispetto all’11,7 per cento di spa e srl). In percentuale i debiti finanziari sul capitale investito incidono per il 65,1 per cento nel caso delle cooperative, mentre spa e srl si attestano al 48,7 per cento. Il 62 per cento delle imprese del comparto sono a controllo familiare, per il 23 per cento sono cooperative e per il 15 per cento a controllo estero. Più o meno in linea con i dati che si registrano in generale tra le medie imprese italiane, la media di azionisti per società nelle aziende familiari a maggiori capitali è di circa cinque, mentre nelle aziende minori a controllo familiare i soci sono due o tre. Sulla base delle interviste condotte da Mediobanca tra le principali aziende vinicole italiane, emerge che il 45 per cento delle imprese produce in una sola regione, mentre la gran parte è diffusa sul territorio, con presenza in due (il 15 per cento) o in più regioni (il 40 per cento). L’8 per cento delle società è presente anche all’estero. Particolare attenzione viene data al marchio di produzione, che nel caso dei vini è rappresentato dalle etichette. Negli ultimi dieci anni sono aumentate di circa un migliaio (più 10 per cento), con una media oggi di novanta etichette per azienda. Cresce la spesa pubblicitaria, che sale del 17 per cento nel 2004 dopo il più 19 per cento segnato nel 2003. Quanto ai canali di vendita, la grande distribuzione fa la parte del leone (assorbe il 40 per cento delle vendite nazionali), seguita dal mondo alberghiero, della ristorazione e del catering (23), da enoteche e ‘wine bar’ (12) e vendite dirette al consumatore finale (6,5). Per quel che riguarda l’andamento in Borsa, l’indice mondiale del comparto vinicolo elaborato da Mediobanca segna una crescita del 58,9 per cento tra gli inizi del 2001 e la fine di febbraio di quest’anno, in una corsa guidata soprattutto da Canada (più 168,8 per cento) e Stati Uniti (più 159,8). Considerando solo la performance dall’inizio del 2004 sino a febbraio di quest’anno si registrano performance comprese tra il 18 e il 40 per cento, con punte del 40 per cento negli Usa (salvo in Spagna, più 1,9 per cento).

IL GIORNALE DI VICENZA
Chiampo
Ragazza ferita nello scontro tra auto e moto.

( m. p. ) Traffico bloccato ieri mattina a Chiampo sulla strada provinciale, all’altezza del ponte Filanda. A fermare i veicoli è stato l’incidente avvenuto intorno alle 12.30 tra un autoveicolo e un motociclo che si sono scontrati sull’incrocio che svolta all’interno del paese. G.A., 46 anni, residente a Vicenza in contrà Pescheria, stava percorrendo la Provinciale Valchiampo in direzione Arso a bordo di una Renault Clio. Probabilmente intenzionato a svoltare sul ponte Filanda non ha visto sopraggiungere dal lato opposto della carreggiata S.B., ragazza di 24 anni residente ad Altissimo, con il suo scooter Beta. L’uomo, fermato da alcuni cittadini, era in evidente stato di ubriachezza. Gli agenti del corpo di polizia intercomunale gli hanno riscontrato un tasso alcolimetrico di 3,20 punti. Oltre alla denuncia penale, è scattata la sospensione della patente di guida e la perdita di 10 punti. Per quanto riguarda la ragazza, una frattura alla gamba e lievi ferite.

LA PROVINCIA DI SONDRIO
Bellano Si è conclusa la seconda fase della ricerca sulla condizione giovanile effettuata dall’Asl
Alcol e armi: troppi ragazzi nel tunnel.

Il 10% porta con sé sempre un coltello, il 32.8% qualche volta beve e il 24.4% lo fa sempre
bellano Si è conclusa la seconda fase della ricerca sulla condizione giovanile a Bellano. I dati raccolti nella compilazione di 260 dei 545 questionari distribuiti sono stati elaborati. Ne emerge che il mondo giovanile è in continua trasformazione sociale ed i soggetti camminano in un labirinto pieno di insidie, rischi, bordi fatti di normalità e di devianza, di violenza ed estraniazione. Dati che anche a Bellano si allineano alla tendenza nazionale. Uno schema molto sintetico definisce il giovane all’interno di un benessere medio dal punto di vista economico, sociale e delle relazioni ma sottoposto al rischio devianza che si materializza nella litigiosità, nell’uso di sostanzee con reati contro il patrimonio pubblico. Il contesto familiare vede il giovane permanere a lungo e avere una sussidiarietà economica. Nella dimensione esistenziale invece ha buone capacità di risolvere i problemi immediati ma ha qualche problema a rapportarsi con l’esterno. «Nel privato – annota infatti lo psicologo e psicoterapeuta Enrico Magni che con la sua equipe ha analizzato i dati e steso la relazione – il giovane ha in media un buon benessere materiale e immateriale, si trova bene nei rapporti di vicinanza con genitori, amici e fratelli ma ha una grossa difficoltà verso l’esterno. C’è il concetto che l’estraneo fa paura. Spinello, alcool, un’arma hanno funzioni di mediatore come il bambino piccolo che ha bisogno dell’orsetto perché sostituisce l’immagine dei genitori. Sono elementi rassicurativi, fallaci, che sono funzionali perché servono per mettere a contatto con la realtà esterna». Le tabelle che raccolgono i risultati sul «rischio devianza» danno una cascata di dati. C’è nei giovani un basso livello di litigiosità fisica. Emerge però che il 10% ha detto di avere sempre con sé un’arma da taglio mentre il 7,2 e il 7,6% delle risposte positive hanno dichiarato armi da fuoco o altre armi. Risposte che al 5% riguardano anche le ragazze. Interessante anche il quadro dell’uso di sostanze. Solo il 15,6% non fa mai uso di alcool mentre qualche volta lo fa il 32,8%, in alcune occasioni il 18% e sempre il 24,4%. Più confortante, ma non troppo, l’uso degli spinelli: mai il 36%, qualche volta il 23,6%, in certe occasioni il 10,4%, sempre il 18,8%. Il consumo di eroina, sempre, è più alto tra le ragazze: 4,44% contro 1,87%. L’8,9% dei maschi e il 7,22 delle donne ha dichiarato di avere commesso qualche volta qualche reato, in prevalenza contro il patrimonio pubblico. Prossime tappe la pubblicazione dei dati che verranno presentati agli enti che hanno preso parte all’iniziativa: i questionari sono stati compilati in modo anonimo nei bar. Mario Vassena.

IL SECOLO XIX
Rissa a bottigliate in mezzo alla gente paura in piazza Sisto
Tra una dozzina di giovani albanesi.

Ancora un episodio di violenza, con protagonisti giovani immigrati di origine albanese, nel pieno centro della città. Dopo quanto accaduto nei giorni scorsi in piazza del Popolo, nel tardo pomeriggio della domenica di Pasqua due gruppi di giovani immigrati si sono affrontati nella centralissima piazza Sisto, a quell’ora ancora affollata da ragazzini e famiglie. I contendenti, in tutto una dozzina, alcuni dei quali avevano in mano bottiglie infrante, sono però riusciti a fuggire prima dell’arrivo dei carabinieri.
E sono proprio gli uomini del comando provinciale di corso Ricci dell’Arma che stanno effettuando indagini per cercare di individuare i responsabili di un episodio che per alcuni minuti ha gettato nel panico le persone, soprattutto famiglie savonesi con bambini in tenera età, che stavano affollando la piazza antistante il Municipio.
Tutto è cominciato una manciata di minuti dopo le diciannove del giorno di Pasqua. A quell’ora, in piazza Sisto, vi sono ancora numerose famiglie savonesi i cui figli stanno giocando. Alcuni a pallone, mentre i più piccoli sono impegnati nel mostrare ai coetanei le sorprese trovate all’interno delle uova di cioccolato ricevute per Pasqua.
Una atmosfera di assoluta tranquillità, rotta all’improvviso dall’irruzione nella piazza di una dozzina di giovani, tutti tra i diciotto e i vent’anni. Sono immigrati albanesi e, per il momento non si sa ancora per quale motivo, stanno litigando tra di loro.
All’improvviso nelle mani di alcuni di loro compaiono cocci di vetro, i resti di bottiglie di birra mandate in frantumi. Il clima si surriscalda e mentre i genitori impauriti da quanto sta accadendo richiamano i loro figli e si allontanano velocemente dalla piazza, qualcuno pensa bene di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
Nel giro di pochi minuti in piazza Sisto giungono un paio di pattuglie dei carabinieri, ma dei rissaioli non vi è più traccia. Sono riusciti a fuggire in direzione dei vicoli del centro storico, ascoltando prima in lontananza e poi sempre più vicine le sirene delle auto dei carabinieri. Immediatamente, dopo aver raccolto le deposizioni di alcune persone presenti all’accaduto, i militari cominciano a dar la caccia ai giovani immigrati protagonisti della rissa di Pasqua. Senza riuscire però ad ottenere alcun risultato.
Gli investigatori, comunque, sono in possesso di una serie di indicazioni che potrebbe consertire loro di identificare almeno alcuni dei protagonisti della rissa.

CORRIERE ROMAGNA (Rimini)
Niente spinte: il volo è per l’alcol
CATTOLICA - Precipitato dalla finestra sull’asfalto aveva raccontato di essere stato scagliato da due connazionali. Invece, la caduta era tutta opera sua. È stato denunciato il 33enne ucraino che sabato sera è volato giù dal primo piano di un residence di viale Venezia. Subito soccorso è stato accompagnato in ospedale dove gli hanno curato diverse escoriazioni all’inguine e alla coscia destra, una frattura all’indice della mano destra. I carabinieri, insospettiti da quel volo, hanno chiesto spiegazioni al giovane che ha raccontato di avere avuto una lite con due connazionali all’interno dell’appartamento e a loro ha dato la colpa del suo volo. I carabinieri non gli hanno creduto e ascoltati alcuni testimoni si sono convinti che il vero responsabile era solo e solamente l’alcol. L’ucraino aveva alzato troppo il gomito e perdendo l’equilibrio era rovinato a terra. È quindi scattata la denuncia per simulazione di reato e procurato allarme.
L’ARENA di Verona
BOVOLONE. Nuove iniziative
«La Sorgente» chiama gli scout per battere l’alcol.
Bovolone. Il gruppo alcolisti anonimi «La Sorgente», che ha sede in via Ospedale 13, ha programmato una serie di iniziative per sensibilizzare soprattutto i giovani sul rischio dell’abuso di alcol. «Assieme al gruppo scout - spiega uno dei responsabili - e alle altre associazioni sportive del paese abbiamo creato i presupposti per organizzare degli incontri formativi per informare la popolazione su un problema che si sta espandendo a macchia d’olio». Oltre alle riunioni che verranno organizzate, l’azione informativa del gruppo quest’anno ha cominciato a coinvolgere anche i canali di informazione. «A partire da febbraio - spiegano i volontari - abbiamo ottenuto che sul giornalino parrocchiale vengano pubblicate testimonianze di ex alcolisti». A dimostrare che l’abuso di sostanze alcoliche, spesso associato all’assunzione di stupefacenti, è un fenomeno tutt’altro che irrilevante nella società bovolonese lo dimostrano le cifre. Sono circa 1.300, infatti, gli alcolisti che nel corso di un anno partecipano alle attività del gruppo bovolonese: in questa cifra sono compresi anche altri gruppi della provincia assieme ai quali «La Sorgente» organizza le proprie attività. Nel corso del 2004 sono state circa 140 le riunioni che si sono tenute: attualmente gli incontri si svolgono il martedì ed il venerdì dalle 19.30 alle 21.30 ed una persona è reperibile per offrire informazioni al numero 045.71.00.349. Il gruppo di Bovolone è attivo da 17 anni e collabora con l’Ulss 21 ed il Sert di Zevio. Annualmente sono molti i partecipanti alla festa per l’anniversario della fondazione del gruppo, che si tiene in ottobre. In tale occasione vengono coinvolti festa oltre a coloro che frequentano le riunioni anche i familiari degli alcolisti.  (f.t.).
IL GAZZETTINO (Venezia)
CAORLE Nel convegno tenutosi pochi giorni fa
Il "turismo del vino" risorsa da sfruttare
Tutela delle produzioni vitivinicole del Veneto Orientale e promozione delle stesse per un nuovo turismo di qualità: questi sono stati i due temi trattati nel convegno "Lison Pramaggiore - territorio di vino e mare", che si è tenuto venerdì a Carole.
Il seminario è stato un momento di confronto tra i produttori del vino di qualità, davvero numerosi nell’area dell’entroterra di Venezia, ed istituzioni pubbliche. Ciò che si è voluto sottolineare non è esclusivamente legato all’apporto che gli enti locali possono dare alle aziende produttrici per ciò che riguarda la tutela dei prodotti vitivinicoli messa in pericolo da alcune recenti normative dell’Unione Europea, ma anche l’apporto che questi prodotti di qualità possono dare all’economia della Provincia e della Regione particolarmente in ambito turistico. La creazione di un vero e proprio "turismo del vino": è questo uno degli scopi della Venezia Wine Forum, società che dal 2003 riunisce, come strumento di coordinamento, le varie realtà economiche e sociali legate al mondo e alla tradizione culturale della produzione vitivinicola. "L’obbiettivo - spiega il presidente di Venezia Wine Forum Corrado Giacomini - è quello di far capire al turista, affascinato dalla magia di Venezia e dai nostri meravigliosi litorali, che non esistono solo Piazza San Marco o le spiagge di Caorle e Jesolo; intorno alla Serenissima c’è un patrimonio produttivo, già importante, che ha tutte le potenzialità, vinicole e gastronomiche, ma anche culturali ed artistiche, per diventare una meta di "viaggio" a sé stante e un’occasione per noi per promuovere i prodotti e le bellezze del nostro territorio".
Riccardo Coppo
CORRIERE ROMAGNA (Ravenna)
Rissa in strada, tre giovani arrestati
RAVENNA - Pasqua e Pasquetta in carcere per tre giovani arrestati sabato sera alle 19 dalla polizia di Ravenna con l’accusa di ubriachezza molesta, rissa e minacce. Il gruppetto di ragazzi era stato notato da un residente all’incrocio tra via Ravegnana e via Falconieri (non lontano dalla piscina comunale) mentre stavano litigando animatamente. I tre, non solo si stavano colpendo, ma lo facevano nel bel mezzo della strada, rischiando anche di finire investiti dalle auto in corsa e di provocare un incidente. Il motivo del loro litigio non è ancora stato chiarito, ma molto probabilmente si trattava di una ragione futile, “aggravata” da qualche bicchiere di troppo. Le volanti arrivate sul posto hanno subito provveduto a dividere i contendenti e a portarli in questura per identificarli.Si tratta di Christian Forchini, 32 anni, di Lovere (Bergamo), Sandro Trane, 30enne di Augusta (Siracusa) residente a Punta Marina e Salvatore Ruggiu, 29enne di Sassari residente a Marina Romea. I tre, forse per un eccesso di alcol, hanno reagito verbalmente alla polizia, esagerando nei toni. Uno dei ragazzi è stato anche trovato in possesso di un piccolo quantitativo di hashish detenuto per uso personale. Per questo è stato segnalato amministrativamente alla Prefettura come consumatore non terapeutico di sostanze stupefacenti. Una volta in questura due di loro hanno cominciato a inveire contro i poliziotti, minacciandoli di “farli saltare in aria” o millantando conoscenze con giudici e giornalisti. Medicati al pronto soccorso sono stati dimessi con prognosi di due o tre giorni. Il pm Vulpio ha disposto il trasferimento in carcere dei tre in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto prevista per questa mattina.
PUBBLICITAITALIA
Con Heineken Fresh is better
Il marchio di birra torna in tv con due nuovi soggetti ideati da Jwt. Sotto la direzione creativa esecutiva di Pietro Maestri hanno lavorato Bruno Bertelli (copy) e Cristiana Boccassini (art). I film da 30” e 15” saranno on air sulle reti Mediaset, Rai, Mtv e All Music.
Il primo soggetto è on air dal 27 marzo. L’azione si svolge durante un matrimonio. La mamma della sposa mostra orgogliosa alle amiche gli splendidi centrotavola di ghiaccio raffiguranti putti e composizioni classicheggianti. Dopo alcune creazioni perfette appare il mezzobusto degli sposi al quale mancano le braccia. Un attimo dopo si scopre che fine abbiano fatto i pezzi mancanti: servono a tenere fresca una Heineken. In dissolvenza appare il claim ’Yes. Fresh is Better’.
Il secondo spot sarà on air dal 17 aprile. Una ragazza apre la porta del suo appartamento a un giovane che le ha portato in dono un mazzo di margherite. Dopo aver sistemato i fiori nel vaso gli offre da bere, lui chiede una Heineken, lei la prende dal frigo, la stappa, gliela porge e lo invita a sedersi accanto a lei di fronte al camino acceso. Il giovane, senza esitazioni, prima spegne il fuoco del camino con l’acqua dei fiori e solo dopo si accomoda al fianco della ragazza sorseggiando con evidente piacere la sua Heineken ghiacciata.
La colonna sonora degli spot è di The Rentals. La regia è di John Immesoete per FilmMaster e la direzione della fotografia è di John Lindley.
Heineken Italia ha recentemente affidato a Barabino & Partners le proprie attività di comunicazione.
L’ECO DI BERGAMO
Caffetteria araba, il «no alcol» arriva prima di Sirchia
Se caffetteria araba dev’essere, che lo sia con tutti i crismi: così in via San Bernardino se un cliente del «Mille Notte e Notte» non sa che per le regole islamiche è vietato servire e bere alcolici (dalla birra al whisky passando per vino e aperitivi), rischia di fare una brutta figura presentandosi al banco e chiedendo un Prosecco. Non ci sono cartelli né avvertimenti: semplicemente, se la caffetteria è araba, lo si deve sapere, non si beve alcol, né lo si serve. E quindi, si accetti il diniego gentile, con sorriso quasi ironico, delle due ragazze marocchine che gestiscono il locale («è di proprietà di un egiziano», dicono in coro), Awatif, 22 anni, e Mina, 28 anni: «Niente alcol. Serviamo tè verde alla menta, bevande, spremute, caffè. Ma alcol no, qui non ce n’è». È un debutto, a Bergamo, di un locale per astemi (forzati e no), ma stando all’affluenza nella caffetteria di via San Bernardino il divieto di alcol (che arriva in anticipo rispetto alla già annunciata lotta all’alcol del ministro Sirchia, dopo la legge antifumo) non dispiace, né ai clienti italiani né agli stranieri. «Qui si possono fare spuntini con il kebab, mangiare i dolci tipici mediorientali, o quelli italiani - continua Awatif - . Ma non c’è l’alcol e nessuno se ne lamenta. D’altra parte in gran parte dei Paesi musulmani non si può bere alcol. Cosa dicono gli italiani? Nulla, cambiano l’ordinazione. E poi, anche con il fumo tutti si sono abituati». Può suonare strano, per noi occidentali che siamo abituati a entrare nei bar e pub e vedere banconi sfavillanti di bottiglie d’ogni genere: però, nella Bergamo che cambia, andava messo in conto che, prima o poi, sarebbe spuntato un locale «no alcol» secondo le regole islamiche. Peraltro, lo sanno già gli appassionati di kebab, che, anche a Bergamo, molti take away e fast food che servono questo tipo di carne grigliata affiggono i certificati di «macellazione secondo le regole islamiche, cioè halal, ovvero carne liberata dal sangue e non suina».
Ca. T.
LA PROVINCIA DI LECCO
Il comandante dimiccoli
«Tutti mobilitati durante le feste: il vero obiettivo è la prevenzione»
(p. gia.) Stupefacenti sequestrati, otto patenti ritirate per guida in stato d’ebbrezza. Due immigrati clandestini che venivano fatti lavorare in nero in una piccola azienda della Valsassina, denunciati insieme ai loro datori di lavoro. E ben 85 carabinieri della compagnia di Lecco impegnati fino all’alba nell’attività di prevenzione e di controllo del territorio. Un bilancio importante, quello dell’ultimo "pattuglione" effettuato dai militari. Un bilancio, per altro, in linea con gli ottimi risultati che i militari guidati dal capitano Pietro Dimiccoli ottengono abitualmente. Ma che, sotto Pasqua, fanno comunque un certo effetto. «I controlli sul territorio? Li facciamo tutti i giorni - pare schermirsi il capitano Dimiccoli -, ma è chiaro che nel fine settimana o durante le feste la nostra mobilitazione è maggiore. In questi giorni, ovviamente, il numero delle persone che si trova lungo le strade è sicuramente molto più alto del solito. E può capitare che tra i tanti turisti che arrivano in riva al lago ci sia anche qualcuno che voglia confondersi nella massa per commettere qualcosa di illecito». Ma come vengono effettuati i controlli? Si procede per zone, ci sono degli obiettivi mirati? «Non
Mercoledì, 30 Marzo 2005
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