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Rassegna stampa alcol e guida del 16 ottobre 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


LA PROVINCIA DI SONDRIO
Notte in strada, dove una strage non cambia nulla
A una settimana esatta dall’incidente di Albosaggia abbiamo seguito le pattuglie impegnate nel controllo del territorio E abbiamo scoperto che nemmeno le sanzioni delle forze dell’ordine bastano a fermare chi è in cerca di trasgressione
«Perché tutta questa polizia? Ah, per i ragazzi morti venerdì scorso? Giusto, fanno bene a fare i controlli. Due di quei ragazzi li conoscevo anche» Poi se ne va. Completamente ubriaco.
  

Le incredibili testimonianze dei forzati del divertimento: «Certo, forse se fossi innamorato o se avessi un figlio sarebbe diverso»
«Lavoro sempre ma il venerdì spendo anche 130 euro in alcolici»
(r.c.) «Lavoro tutta la settimana, ma quando arriva il venerdì sera mi lascio andare. Questa sera ho speso 70 euro in alcolici, e bisogna aggiungere il fustino da cinque litri di Ronco che mi sono bevuto con gli amici. Certe volte però arrivo a spendere anche 130 euro in una sera». Sono le quattro e la discoteca ormai è chiusa, il ragazzo - dice di avere trent’anni, anche se ne dimostra qualcuno di meno - è uno dei pochi rimasti sul piazzale. Si vede subito che ha bevuto parecchio. «Ma hashish no, non ne ho preso. Lo giuro». Alcuni poliziotti, vedendolo in quello stato, lo stanno convincendo a lasciare l’auto nel parcheggio e a farsi accompagnare a casa. Più del giornalista, sono proprio loro a fargli delle domande, a farlo parlare per capirne di più, per vedere che cosa c’è dietro un giovane che non trova di meglio di ridursi in quello stato rischiando consapevolmente la propria vita. Gli fanno anche la prova del palloncino. Il risultato è 2.25, il limite consentito 0.50. «Ho battuto il mio record che era di 2.21 ma conosco gente che di pomeriggio supera quota tre». Quando ti parla ti guarda un po’ di traverso, a metà tra il convincente e il minaccioso. Parla in modo sconnesso e ti viene da ridere, almeno finché non capisci che quelle frasi strampalate hanno un unico filo conduttore: una disperata solitudine. È lui stesso ad ammetterlo: «Sai, sei solo e bevi per sentirti forte. Un consiglio alle persone come me? Innamorarsi. Ecco forse se avessi un figlio non farei più così». Inutile chiedergli il perché. «Se tu avessi un figlio faresti ancora domande così stupide?». Gli manca tanto una ragazza, qualcuno a cui voler bene, anche se almeno nella famiglia dice di trovare un grosso appoggio. «Grazie al loro aiuto anche con il mio stipendio da operaio ho potuto permettermi di comprare una casa», racconta con orgoglio. Ma la ragazza no, quella non ce l’ha. «Ne ho avute tante - giura - ma mi hanno lasciato tutte». Tre anni fa, proprio per ubriachezza, gli hanno già tolto la patente. Ed è rimasto coinvolto in due incidenti stradali, per fortuna senza grosse conseguenze. «Se mi è servito di lezione? Sì, adesso prendo le strade secondarie dove c’è meno polizia». E in attesa del grande amore e dall’arrivo di un bambino continua a passare i fine settimana in discoteca ubriaco fradicio. Ma che ne pensi dei quattro ragazzi morti venerdì scorso? «Ci vorrebbero più controlli».

il bilancio della serata
Quattro patenti sono state ritirate in poche ore.

(r.c.) Il bilancio della serata di controlli parla di 47 veicoli controllati, 89 persone identificate e 4 patenti ritirate. «Sono cifre in linea con quelle di quasi tutte le serate nelle quali escono le pattuglie», fanno sapere dalla questura. Soltanto lo scorso sabato sera, le patenti ritirate erano state 15. D’altra parte il movimento di venerdì era decisamente inferiore a quello di sei giorni prima. Risultare positivi al controllo dell’alcoltest non è molto difficile. Se i due bicchieri di vino a pasto o un paio di birrette non creano problemi (*), andare oltre significa molto probabilmente superare la soglia dello 0.50 di alcol nel sangue che fa scattare la sanzione. Ed è bene non fidarsi troppo delle proprie sensazioni. «Sono state fatte delle prove - racconta un agente -. Capita che l’astemio, dopo un bicchiere, si senta girare la testa mentre la persona abituata a bere non accusi nessun sintomo anche dopo aver bevuto di più. Eppure il primo risulta a posto e il secondo fuori da parametri ammessi dalla legge». «Ma con i controlli possiamo arrivare soltanto fino a un certo punto, non risolvere del tutto il problema - dice uno dei poliziotti impegnati nelle pattuglie -. Sabato scorso ho visto dei ragazzi, tutti dai 15 ai 18 anni, vomitare nel piazzale di una discoteca. Erano le quattro passate. Mi chiedo come sia possibile che i loro genitori permettano una cosa del genere».
 
(*) Nota: quello che certamente non crea problemi, prima di guidare, è bere esclusivamente bevande analcoliche.

IL GIORNALE DI VICENZA
L’alcol al volante: una piaga Causa uno schianto su cinque
Il caso
Tutti i dati della polstrada relativi al 2004
Per guida in stato di ebbrezza sono state ritirate l’anno scorso 706 patenti, il 24 per cento in più in tre anni. E sempre maggiore è il numero di conducenti risultati positivi all’alcoltest dopo incidenti.

(d. n.) Un incidente su cinque è provocato dall’alcol. È quanto emerge da uno studio compiuto dalla polizia stradale di Vicenza, che ha analizzato i dati raccolti dalle proprie pattuglie nel corso del 2004. E il fenomeno della guida in stato di ebbrezza ancora una volta risulta in aumento.
I numeri. Nei dodici mesi dell’anno scorso, gli agenti del vicequestore Antonio Macagnino hanno rilevato 1.083 incidenti stradali, con un calo del 5 per cento rispetto al 2003. Nello stesso periodo, sono stati sottoposti all’alcoltest 2.836 automobilisti, dei quali uno su quattro (706) è risultato positivo. Un dato in aumento di quasi il quattro per cento in un anno, del 24 nell’ultimo triennio.
Ubriachi: giorni, mesi, ore, tasso alcolimetrico. Quasi tutti gli ubriachi al volante sono uomini. Il mese dei beoni è marzo, il più sobrio settembre. Dati particolari sono nei giorni in cui la polstrada ha ritirato più patenti: svetta la domenica (28 per cento), seguita dal sabato (25) e dal venerdì (12). Le ore in cui fioccano le denunce sono quelle notturne, in particolare dalle 22 alle 6 (84 per cento). La considerazione che emerge dai dati è purtroppo già nota: le guide in stato di ebbrezza sono direttamente collegate alle feste notturne del fine settimana. In merito al tasso alcolimetro, va detto che l’abbassamento della soglia effettuato negli anni passati da 0.8 a 0.5 milligrammi di alcol consentiti per litro di sangue non ha cambiato lo stato delle cose, dacché le patenti ritirate a persone che hanno un tasso compreso fra questi due livelli è molto basso. Il 56 per cento dei denunciati ferma infatti il display fra il doppio e il quadruplo del consentito.
Chi beve. L’età dei trasgressori è molto bassa. Un ubriaco su tre ha fra i 18 e i 25 anni, uno su cinque fra i 26 e i 30. Si tratta in gran parte di persone non sposate, per la maggior parte con un titolo di licenza media inferiore. Gli operai sono il 32 per cento, gli impiegati il 7, gli artigiani il 6, i liberi professionisti il 5, gli autisti il 4.
Incidenti e alcol. Il dato più significato dell’analisi della polstrada berica è quello del legame fra le guide in stato di ebbrezza e gli incidenti stradali. Nonostante il calo di scontri rilevato dalla polizia, è in aumento (dal 13 al 20 per cento) quello degli urti provocati dall’alcol, spesso in concorso con comportamenti non rispettosi del codice della strada. Il dato acquista un significato quanto mai palese se si analizza nel fine settimana: quasi il 25 per cento degli incidenti che avvengono fra sabato e domenica sono causati dall’eccesso di birre o superalcolici. Uno su quattro. Se si considera l’intera settimana, il dato si attesta sul 20 per cento. Questo vuol dire che il mix fra divertimento notturno del week-end, alcol e scontri il legame è purtroppo molto stretto.
Scontri e tasso alcolimetrico. «La fascia maggiormente rappresentata negli incidenti stradali - scrive la polstrada - è quella fra 1 e 1.50, con il 27 per cento degli incidenti stradali che hanno visti coinvolti ubriachi». Gli agenti ricordano come nelle fasce più alte (chi ha bevuto di più) sia progressivamente sempre più elevato il rapporto fra denunce e scontri. Il che significa che più si beve più è facile - e dimostrato - andare a sbattere. Gli orari sono sempre quelli notturni, l’età è sempre molto giovane.
Considerazioni. Dalla mole di dati analizzati dagli uffici di via Muggia emerge quindi come un fenomeno di cui si parla da anni sia in progressiva crescita, solo in parte giustificata dal fatto che negli ultimi anni il numero di alcoltest si è via via sempre più diffuso. Il pericolo maggiore viene dai neopatentati, che usano la vettura nelle serate e nelle nottate del venerdì e del sabato e che bevono troppo, senza poi riuscire a governare il volante in maniera appropriata. Sono loro fra i pericoli maggiori sulle strade del Vicentino.

IL GIORNALE DI VICENZA
«Ecco come uscire dall’auto ribaltata»
Prove Aci in Campo Marzo con test di tolleranza all’alcol
di Sandro Sandoli .

Chi ne ha approfittato (fino a sera una quarantina di persone, delle quali cinque erano donne) adesso sa quali sono le conseguenze dell’alcol sulle sue prestazioni di conducente se si mette alla guida subito dopo essersi alzato da tavola o dopo che è passato per il bar. In Campo Marzo infatti l’Aci ieri ha celebrato la sua giornata dedicata annualmente alla sicurezza stradale con test specifici e scientifici (gli stessi usati dai costruttori di auto di Formula 1 per ottimizzare la guida dei loro piloti) i quali stabiliscono come si abbassa il livello di attenzione e crollano i riflessi quando ci si mette al volante con qualche goccio di più in corpo.
Nel presentare nei giorni scorsi la “chiamata” dell’Aci il sindaco Hüllweck aveva definito “il grande imbroglio” la convinzione molto diffusa di poter bere senza dovere pagare dazio. Ai fumi di qualche bicchiere di vino o di una pinta di birra invece non si sfugge: l’unica variabile è il “quanto”. Che è stato rigorosamente misurato con la telemetria, ovvero con un’apparecchiatura piazzata sul tetto del caffè Moresco e collegata con l’auto con la quale l’“esaminando” stava eseguendo una serie di prove di guida.
E alla tentazione di mettersi alla prova non sfugge l’assessore comunale alla mobilità Claudio Cicero, giunto con il sindaco a “benedire” la manifestazione dell’Automobile club berico. Appena arrivato si sottopone alla prova di ribaltamento, cioè si introduce in una Mercedes al cui cappottamento bisogna riuscire a slacciarsi la cintura di sicurezza uscendo dall’abitacolo senza danni. Un tecnico insegna come ci si deve muovere: bisogna piazzare i piedi sul parabrezza e spingere con il corpo sul sedile per allentare la cintura quel tanto che basta per riuscire a slacciarla.
Un’operazione non facile e non istintiva, per cui a volte chi si rovescia viene preso dal panico e resta intrappolato. Dice il vicecomandante dei vigili urbani maggiore Franco Costa: «Bisognerebbe insegnare come si esce da una vettura rovesciata a tutti i neopatenti». L’assessore si spinge oltre: «Disponibilità economiche permettendo, occorrerebbe comprare duecento di queste auto e distribuirle a tutte le scuole guida».
I tecnici dell’Aci di Bolzano, cui è affidata la regia della giornata, spiegano che da due anni in Austria è obbligatorio insegnare come si evitano le conseguenze (a volte tragiche) del ribaltamento.
Ma la prova che entusiasma il responsabile della mobilità comunale, fino a trasformare metà mattinata in un “Cicero day”, è il test di guida da sobrio e dopo aver assunto alcol. Il sindaco Hüllweck osserva e commenta, ma non si sottopone a nessuna prova: si è laureato con una tesi sul consumo di vino nell’infanzia, per cui gli effetti negativi dell’alcol li conosce. Anzi dà anche un consiglio: «Quando ci si mette al volante dopo aver bevuto, per far passare un po’ la sbornia non bisogna cantare, perché si abbassa il livello di attenzione, si aumenta la pressione e si provoca un’euforia negativa».
Prima dell’assessore c’è un ragazzo di Arzignano, che dopo essersi sottoposto al primo test alcolometrico mangia tre panini e beve tre bicchieri di vino, i quali nel giro di venti minuti alzano a 0,31 grammi il tasso di alcol in un litro di sangue: il massimo consentito dal codice della strada è 0,50, oltre il quale ci sono la multa, la perdita di punti con ritiro della patente e l’affidamento del mezzo ad altra persona, ma i tecnici dell’Aci precisano che le legislazioni di tutti gli stati membri dell’unione europea ormai stanno andando verso la “tolleranza zero”. Cicero invece dopo il primo test beve due bicchierini di limoncello: ha fatto colazione con cappuccino e brioches ed è quindi quasi a stomaco vuoto, ma rassicura chi scherza su una sua supposta aumentata loquacità raccontando di essersi ubriacato una volta sola nella vita, esattamente quand’era ancora studente e frequentava il Rossi.
Ed ecco i risultati delle doppie prove su strada ovvero le misurazioni dell’intensità di frenata, di accelerazione, di beccheggio e di velocità. Il ragazzo. Uno dei tecnici altoatesini che leggono i grafici spiega che il ragazzo da sobrio si è dimostrato un buon pilota, mentre dopo aver bevuto, pur mantenendo sempre un’ottima frenata, comincia ad aumentare le accelerazioni ed è un po’ più scomposto ed irregolare nel beccheggio.
Precisa il tecnico: «Quando beve si controlla, ma il grafico dell’accelerazione lo tradisce». Anche l’assessore supera l’esame a pieni voti. Da sobrio con l’acceleratore ci dà dentro e la frenata è ottima: in sostanza guida bene e lo sa. Dopo i due limoncelli è andata fuori scala (di parecchio) la curva dell’accelerata ed è aumentata anche quella della frenata, ma i due dati hanno mantenuto l’equilibro, il che è giudicato positivo. Il giudizio finale: un goccetto lo rende più allegro, ma resta un buon pilota.

IL TEMPO
SCAURI
di GIANNI CIUFO.

SCAURI — Finisce con l’auto contro l’ufficio della Soes (vale a dire la società che gestisce i parcheggi nel Comune di Minturno), che poi devasta, portandosi via una sedia ed i blocchetti per i verbali. Protagonista della movimentata notte scaurese è stato Antonio Silverio Di Vito. Si tratta di un pregiudicato di 34 anni di Scauri, arrestato dai carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Formia per furto, danni ad edifici pubblici, resistenza e minacce a P.U.. Ingenti i danni procurati, che, ad una prima stima, ammonterebbero a circa diecimila euro. L’uomo, sottoposto alla sorveglianza speciale, non avrebbe potuto uscire di casa prima delle sei di ieri mattina. Ed invece, secondo quanto accertato dai carabinieri, l’uomo dopo aver scorazzato a bordo della sua auto, si è schiantato contro l’ufficio della Soes, ubicato a Scauri, nel piazzale della stazione ferroviaria. Non contento, l’uomo è entrato all’interno dei locali (di proprietà del Comune) infrangendo vetri, rovesciando mobili e distruggendo il bagno, con frammenti di sanitari gettati anche fuori dal locale. Un vero e proprio raid vandalico, che si è concluso dopo qualche minuto. Poi l’uomo si è allontanato, ma è stato subito rintracciato dai carabinieri guidati dal tenente Giuseppe Melis, che notavano anche lo stato di ebbrezza in cui si trovava il Di Vito. Lo hanno portato in ospedale ed anche qui ha minacciato e creato "problemi" sia ai carabinieri che ad un infermiere. I militari dell’Arma, coordinati dal capitano Roberto Cardinali, quindi, dopo gli accertamenti del caso, lo hanno tratto in arresto. Un’operazione che si è conclusa subito, grazie al pronto intervento dei carabinieri, che hanno rintracciato immediatamente l’autore dei danneggiamenti, che creeranno disagi alla Soes (che ha un altro ufficio a Minturno centro) e ai cittadini.

IL GAZZETTINO (Venezia)
Folle fuga per le strade del Sandonatese dopo aver provocato due incidenti
Eraclea.

Incredibile fuga di un extracomunitario ieri pomeriggio sulle strade del Veneto Orientale. Protagonista un uomo che a bordo di un’Opel Kadett ha provocato due incidenti e dandosi subito alla fuga. Alle 17 la Kadett stava transitando sulla strada che collega Torre di Fine a Brian di Eraclea. Nel tragitto l’auto ha tamponato una Opel Corsa condotta da un uomo di Caorle che ha rischiato di finire nel canale Brian. Dopo essere riuscito a mantenere l’auto in carreggiata, l’automobilista si è messo all’inseguimento dell’investitore ma La Kadett ha accelerato verso il mare, facendo perdere le proprie tracce. Nel frattempo la vittima aveva segnalato il fatto alla Polizia locale del proprio comune, comunicando la targa dell’auto fuggitiva. Gli agenti alle 17.30 hanno ricevuto una seconda chiamata. Ancora un incidente provocato da una Opel Kadett che si è data alla fuga. Questa volta è successo in piazza Sant’Antonio a Caorle. L’Opel non aveva rispettato la precedenza finendo la propria corsa violentemente contro una Wolksvagen Golf di un uomo di Caorle. L’extracomunitario si era messo alla fuga con l’auto semidistrutta, mentre tutti i comandi delle forze di Polizia del Veneto Orientale avevano ricevuto la segnalazione di ricerca. La centrale operativa dei Carabinieri di Portogruaro aveva provveduto a segnalare l’auto anche ai colleghi di San Donà. Per più di un’ora e mezza non si hanno avuto più notizie dell’auto. Alle 19 a Cortellazzo di Jesolo si stava tenendo una esercitazione della Protezione civile del Basso Piave. Gli operatori stavano lavorando nel centro della località quando improvvisamente è sbucata una Opel Kadett che a folle velocità cercava di farsi strada. Immediatamente la Polizia locale di Jesolo, presente sul posto, ha bloccato l’extracomunitario. L’uomo di nazionalità marocchina è stato sottoposto alla prova dell’alcol test, che è risultato positivo. È stato denunciato dagli agenti di Jesolo, in attesa delle verifiche dei colleghi, per guida in stato di ebrezza. La patente gli è stata ritirata. I due automobilisti hanno fatto sapere che si sarebbero recati al Pronto soccorso per accertare le proprie condizioni. M.Cor.

LA SICILIA (Catania)
Conclusa la terza edizione del congresso organizzato dal Centro catanese di Oncologia
Dieta mediterranea, ginnastica e prevenzione per «battere» il cancro del colon retto.

E’ ormai documentato ampiamente: un’alimentazione sana quanto meno ricca di grassi e di alcolici riduce notevolmente il rischio di un cancro del colon retto. Altre precauzioni un’adeguata attività fisica, l’abolizione del fumo e soprattutto l’attenzione massima verso taluni sintomi che possono destare il sospetto della presenza di una tale neoplasia: con attuazione di tutti i controlli clinici e strumentali del caso (tra cui essenziale la rettocolonscopia (meglio attuarla in ogni caso dopo i 45 anni ogni anno) con l’aggiunta della ricerca di eventuale sangue occulto nelle feci. A avallare la validità della dieta è un dato incontrovertibile: da noi, in Sicilia, l’avanzata epidemiologica di tale carcinoma fa registrare un certo freno e ciò per via – com’è lecito arguire - della dieta mediterranea che è più diffusa. La chirurgia da parte sua ha compiuto e continua a compiere notevoli progressi in questo campo: accanto alla metodica di resezione a cielo aperto che rappresenta lo standard nel settore c’è la laparoscopia che offre anch’essa notevoli vantaggi mentre taluni accorgimenti di chirurgia mininvasiva consentono in molti casi la conservazione dell’ano e dello sfintere evitando la fastidiosa stomia che comporta l’impiego del sacchetto.E è stato appunto questo tipo di tumore al centro della 3a edizione del Congresso di Oncologia organizzato dal Centro Catanese di Oncologia si è svolto nell’arco di due giornate a cura del dott. Sebastiano Mongiovì, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia addominale della medesima struttura , e dal dott. Andrea Girlando responsabile della Radioterapia – e con la partecipazione di alcuni tra i più importanti quotati specialisti di livello nazionale e internazionale. Tra questi ultimi il prof. Frank Lazorthes da Tolosa, punto di riferimento mondiale nella chirurgia colon-rettale, che ha tenuto una lettura magistrale sullo stato dell’arte nel trattamento del carcinoma del retto e ha condiviso i risultati raggiunti nella appena conclusa Conferenza di Consenso di Parigi, di cui è stato presidente. E, insieme con lui il prof. Richard Devine della Mayo Clinic e gli esperti italiani Gianni Ravasi direttore scientifico del Centro Catanese di Oncologia Riccardo Rosati, Roberto Doci, Romano Lutman dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, Vincenzo Valentini dell’Università Cattolica di Roma, e Evaristo Maiello dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo, che si sono alternati agli specialisti catanesi. L’ampia trattazione ha consentito anche la descrizione della terapia combinata tra chirurgia e radioterapia specie in fase preoperatoria e degli interventi da attuare nei casi di metastasi del fegato
Angelo Torrisi.

CORRIERE DELLA SERA (Roma)
«Io, aggredita in piazza Mancini, da vandali extracomunitari».

Gentile Corsera, parcheggio spesso in piazza Mancini: specie la domenica mattina, noto decine di vuoti di bottiglie di birra, spesso in frantumi, e immondizie di ogni genere. Qualche domenica fa, alle 10, lascio lì la mia auto: in pieno piazzale un uomo, con un gruppo di extracomunitari, espleta platealmente i propri bisogni fisiologici. Costretta a passargli davanti non riesco a glissare e gli faccio notare l’inopportunità del gesto, e anche la presenza a 2 metri di un wc pubblico. Vengo presa a parolacce e schernita con oscenità irripetibili. Chiamo il 113 che interviene, un’ora dopo mi reco nuovamente all’auto. Mi aspetta una coppia di extracomunitari. La donna tra gli insulti mi apostrofa: «La piazza non è casa tua e qui facciamo quello che vogliamo», poi mi spintona violentemente gettandomi a terra e scappa. Chiamo di nuovo il 113, tra le invettive degli altri immigrati, aspetto 10 minuti e poi vado via. Mi richiama l’operatore 113 che mi dice di conoscere perfettamente la situazione della piazza e che mi è «andata bene» perché altre donne sono state aggredite. Chiedo alle autorità competenti: la vera integrazione non è insegnare e in ogni caso far rispettare almeno le regole di base del convivere civile? Dobbiamo aspettare aggressioni più violente prima di sanare una situazione ormai già così radicata?
Lettera firmata.

Il Municipio: «Risse e pestaggi, è un problema di ordine pubblico».

Gentile signora, «sono d’accordo con Lei, nella piazza c’è un problema di ordine pubblico molto serio: sto facendo di tutto per ottenere un presidio stabile della polizia, ho scritto invano più volte al sindaco e al prefetto, ma anche ai parlamentari Publio Fiori e Domenico Fisichella, eletti in questo collegio». A risponderLe, gentile lettrice, è il presidente del II Municipio Antonio Saccone, che spiega: «I gruppi di extracomunitari hanno pieno diritto di riunirsi, per carità, ma spesso tali incontri degenerano in risse, liti, ubriachezza, e la piazza diventa off-limits. L’estate scorsa - aggiunge - è stata organizzata da An e dai comitati di quartiere una fiaccolata, proprio per denunciare il degrado della piazza. Io ho richiesto fino a pochi mesi fa la convocazione del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. Serve una roulotte della polizia. I vigili non bastano più: quando sono intervenuti per questioni come commercio abusivo - spiega Saccone - sono stati respinti con coltelli e lanci di bottiglie e il comandante avrebbe deciso di non rischiare più l’incolumità dei suoi uomini senza l’appoggio della polizia. "Non si vuole colpevolizzare l’incontro di queste persone, ma è necessaria anche imparzialità nel rispetto delle regole: perché un bar sulla piazza deve pagare le tasse, e loro sono liberi di vendere ciò che vogliono per strada?". Intanto la questura, da noi contattata, dichiara di non volere, per ora, replicare alla Sua lettera. Saccone riporta infine che in più di un’occasione all’intervento della polizia sono seguiti atti di rappresaglia sulle auto dei denuncianti: "E’ ormai una questione di ordine pubblico", ribadisce.
Gabriele Santoro.

CORRIERE DELLA SERA
Romanzi
Carriera, lusso e belle donne
Ma i successi di un manager celano il dramma dell’alcol
di FRANCO CORDELLI
.

In Sotto l’ala dell’angelo forte , Jerzy Pilch non fa che esibire la sua inclinazione alcolica e i suoi santi protettori, soprattutto l’Erofeev di Mosca sulla vodka . Ma in sostanza l’esibizione, in Pilch, è tutto, o quasi tutto. Come bevitore, Pilch farà sul serio, non abbiamo motivi per dubitare. Ma come scrittore scherza, si diletta. Chi invece fa sul serio come scrittore, nel settore alcol, è il poeta scozzese Ron Butlin. Il suo romanzo Il suono della mia voce risale al remoto 1987 ed è stato tradotto da Silvana Vitale per un coraggioso editore romano, Socrates. Non so se sia un «grande libro», come dice Irvine Welsh. Ma che sia un libro bello e vero non ho dubbi. Lascio a Welsh l’onere di riassumere la vicenda narrata da Butlin. «Il protagonista Moris Magellan è dirigente in un’azienda scozzese che produce biscotti. Egli sembra incarnare la gretta immagine del successo in pieno stile anni Ottanta: un buon lavoro, una casa in un quartiere residenziale, una bella moglie, due figli, uno stile di vita conformista. In breve, esteriormente Morris sembra la perfetta incarnazione dei valori thatcheriani. Tuttavia, ha un grave problema: è un alcolizzato cronico». Aggiungo che nel libro non accade nulla. I due eventi di maggior rilievo sono (in una scena stupenda) la morte del padre, più tardi rievocata; o meglio la reazione di Magellan alla notizia di questo decesso mentre lui è a una festa intento a sedurre una fanciulla. Naturalmente è sbronzo e non lo ferma neppure una così drammatica notizia. La seconda scena chiave è un altro tentativo di seduzione, della propria segretaria, da cui discende l’apocalisse della presa di coscienza.
Ma il senso del romanzo, io credo, non è nella critica sociale, che pure vi è contenuta, e su cui Welsh insiste come se non fosse, in fondo, qualcosa di ovvio. Il senso è nello stile vertiginoso, precipitante e nel ribaltamento strutturale che Butlin ricava dall’uso della seconda persona. Si pensa a esempi illustri d’uso della seconda persona singolare, il «tu» di Michel Butor nel suo romanzo La modificazione ; quello di Georges Perec in Un uomo che dorme ; quello di Jay McInerney in Le mille luci di New York . Ma la perplessità deriva dall’uso particolare di questo «tu». Perché Butlin ricorre ad un simile espediente? E poi: sarà proprio un espediente? Avremo una risposta, una rivelazione, nel finale, quando il «tu» diventerà un «io», quello che compare nel titolo. La risposta è un’altra domanda: a chi appartiene la voce che per tutto il libro parla al protagonista Magellan?
Il libro : Ron Butlin, «Il suono della mia voce», prefazione di Irvine Welsh, trad. di Silvana Vitale, Edizioni Socrates, pagine 122, 10.



Sabato, 17 Settembre 2005
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