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Rassegna alcol e guida del 20 gennaio 2010

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

VENERDI’ DI REPUBBLICA


Mappe globali. È una dipendenza che nel mondo coinvolge 76 milioni di persone (1,5 in Italia). In testa la Russia, Argentina e Messico. Ma forse, un rimedio ci sarebbe…
Per far scendere l’alcolismo l’Oms invita ad alzare le tasse
Esiste una sostanza che, da sola, fa registrare 76 milioni di tossicodipendenze, contro i 15 milioni di tutte le altre droghe messe insieme, e crea tante disabilità e patologie da costare l’un per cento del Pil mondiale. Stiamo parlando dell’alcol etilico, del quale una mappa dell’Organizzazione mondiale della sanità, svela ora le impressionanti conseguenze.
Nel mondo, quasi il cinque per cento delle malattie è legato all0assunzione di alcol, con una punta del dodici per cento in Europa. Sono 2,3 milioni le morti annue per l’effetto diretto dell’alcol, e chissà quante altre per gli effetti indiretti, ossia incidenti stradali, omicidi e altro. Fra le nazioni più colpite ci sono Russia, Argentina, Messico e Brasile, subito dopo Europa e Nord America. Molto meno Asia e Africa, anche per effetto dei precetti dell’Islam, che proibisce l’alcol.
L’Italia, che pure ha 1,5 milioni di alcolisti, non è fra i maggiori consumatori: 9,1 litri procapite contro gli oltre 13 della Francia e i 16 della Repubblica Ceca. Cosa Fare? L’Oms, più che inutili proibizioni, propone di aumentare le tasse: l’efficacia è stata provata da Alex Wagenaar, dell’Università della Florida: ad ogni dieci centesimi di aumento del prezzo nel pub del campus, calavano del trenta per cento gli studenti ubriachi. (*)
(al.sa)

(*) Nota: affermare che dieci centesimi di aumento del prezzo degli alcolici riducono del trenta per cento gli ubriachi mi sembra una eccessiva semplificazione. Tuttavia, anche se non esistesse una relazione così stretta, l’aumento dei prezzi come misura preventiva ha notevoli vantaggi: non suscita lo spauracchio del proibizionismo; non ha costi economici, anzi; può essere applicato facilmente e in modo uniforme a livello nazionale; mette in discussione il comportamento del bere alcolici senza eccessive implicazioni emotive.



LA TRIBUNA DI TREVISO del 19/01/2010
Alcol, è bufera sul sindaco di Tarzo
TARZO. Bere o non bere due bicchieri al giorno, questo è il problema. Tutti contro il sindaco di Tarzo Gianangelo Bof per i manifesti che invitano a consumare più vino. «Messaggio censurabile», tuona il primario del Sert, Marco Capuani. Lo specialista spiega che un bicchiere a pasto non fa male ma che «un invito indistinto come quello del sindaco è pericoloso, bisognerebbe almeno indicare a quali categorie può recare danno, a partire dai minori». «Nemmeno un bicchiere», rilanciano gli alcolisti in trattamento dell’Acat. L’uscita di Bof è diventata un caso politico. «La Lega svende la sicurezza», attacca De Poli (Udc). «E tu svendi la verità», replica Zaia. Sondaggio su www.tribunatreviso.it : Bof ha torto o ragione?


LA TRIBUNA DI TREVISO del 19/01/2010
Manifesti sul vino, tutti contro il sindaco
TARZO. «Il sindaco Bof non è censurabile solo se nei manifesti dei 2 bicchieri spiegherà a chi il vino potrà far male». Così Marco Capuani, primario del Sert, allarmato del «messaggio culturale» che rischia di passare. Così come lo sono numerosi sindaci, in testa Cristina Pin di Cison. Mobilitazione, dunque, contro l’iniziativa del sindaco Gianangelo Bof che intende promuovere il mercato del vino con manifesti che invitano a bere 2 bicchieri al giorno. «Nemmeno un bicchiere», lanciano la sfida i numerosi gruppi dell’Acat, gli alcolisti in trattamento, il cui fondatore, Vladimir Hudolin, teorizzava 30 anni fa che anche una goccia di vino era pericolosa. «Non disponiamo di evidenze scientifiche per sostenere un tanto, però - spiega Marco Capuani, primario del Sert, dove si affacciano tra le 500 e le 600 persone l’anno con problematiche di alcol, in molti casi associato ad altre dipendenze - è sicuro, dati alla mano, che più di un bicchiere al pasto fa male. E che un invito indistinto alla compatibilità con 2 bicchieri al giorno è pericoloso, quindi censurabile». Capuani e gli altri medici preferirebbero che non si ricorresse a forme pubblicitarie come quelle che il sindaco di Tarzo ha allo studio. «Quel manifesto sarà al limite accettabile - insiste Capuani - solo a condizione che il sindaco pubblichi tutte le necessarie informazioni affinché determinate categorie, a partire dai minori, non assumano neppure un bicchiere, in quanto potrebbe diventare pericoloso per la propria salute». Non solo, il manifesto inviti esplicitamente - fa pressing il primario del Sert - a non bere neppure una goccia fuori dei pasti e metta in guardia dalle conseguenze che potrebbe avere l’abuso, cioè andare oltre i due bicchieri. Capuani puntualizza di non credere né al proibizionismo né, tantomeno, alla demonizzazione del vino, anche perché fa parte di una tradizione produttiva e culturale radicata da secoli. «E’ importante, però, che si conosca puntualmente ciò che significa bere e sapere che ogni mille persone, ben 10-15, in base alle statistiche, possono sviluppare problematiche pesanti». E’ pertanto discutibile un manifesto che, senza riportare le necessarie avvertenze sulla pericolosità, inciti al bere, magari assicurando che la comunità scientifica accondiscende ai due bicchieri, quindi alla fatidica soglia dello 0,5. Nel territorio dell’Ulss 7 le problematiche più gravi indotte dall’abuso sono presenti nelle persone tra i 30 ed i 60 anni. «La Lega svende la sicurezza dei nostri giovani per un voto? Pur di fare campagna elettorale si arriva a dire che bere due bicchieri di vino fa bene», è il commento dell’on. Antonio De Poli (Udc). «Basta aprire le pagine dei giornali - rileva in una nota De Poli - per leggere quello che accade sulle nostre strade. Si spieghi piuttosto che non ci si mette alla guida dopo aver bevuto. Uno o due bicchieri fa poca differenza, non si può fare un calcolo esatto». «A me sembra piuttosto che sia De Poli a svendere qualcosa, la verità, pur di fare campagna elettorale», replica Zaia.
(Francesco Dal Mas)


LA TRIBUNA DI TREVISO del 19/01/2010
Il dibattito s’infiamma sul nostro sito
TARZO. Il popolo del web si mobilita sulle pagine de La tribuna online contro la promozione dei 2 bicchieri di vino da parte del sindaco Bof di Tarzo. Da oggi sullo stesso sito sarà possibile votare un sondaggio. (*) «Quando cominceremo ad avere un approccio scientifico alle sostanze stupefacenti? - si chiede Guru 960 – L’alcol è una droga pesante, infatti genera dipendenza tolleranza e assuefazione. I danni della marijuana confrontati con quelli generati dall’alcol sono ridicoli. Ma in nome del guadagno sia dell’erario che dei produttori si può anche fare finta che la verità sia un’altra». «Squinz» si dice in disaccordo col ministro Zaia che ha dato il suo appoggio all’iniziativa di Bof. E sempre all’indirizzo di Zaia, «Sgrullato 01» obietta: «Non cerchiamo il male minore, è chiaro che anche gli psicofarmaci fanno male e bisognerebbe fare campagne di sensibilizzazione anche su quelli ma da qualche parte dobbiamo cominciare». Matteo invia un promemoria al ministro: «L’alcol è causa del 25% delle morti che avvengono nei soggetti tra 14 e 29 anni. I decessi alcol-correlati, in Italia, sono nell’ordine di 30.000 all’anno».
(f.d.m.)

(*) Nota: al momento dell’invio di questa rassegna stampa, il risultato del sondaggio era: 70% favorevoli all’iniziativa e 30% contrari. Per chi volesse votare: http://temi.repubblica.it/tribunatreviso-sondaggio/?pollId=1836,


LA TRIBUNA DI TREVISO del 19/01/2010
LETTERE
BERE PIÙ VINO
Caro sindaco Bof perché dissento da lei

Gentile Sindaco Bof, leggo sulla stampa di una campagna da lei lanciata per invitare i cittadini a bere vino (con moderazione) perché farebbe bene alla salute. Lei dice che l’80% dei cittadini la pensa come lei ma non ha il coraggio di dirlo. Sicuramente vero, visto che in tutt’Italia l’80% della popolazione maschile beve regolarmente vino, ma chi si occupa di salute pubblica, come noi, le dirà che il problema è stabilire il rapporto tra i benefici che un bicchiere di rosso può fornire, e i suoi costi, in materia di danni sanitari, sociali ed economici. L’alcol è in primis un pericolo, di gran lunga prevalente sui tanto decantati (ma modesti) effetti benefici. Lei ricorda inoltre che il vino è parte della nostra tradizione e del territorio. Ma nessuna tradizione può indurre un buon governo della salute pubblica ad auspicare un ritorno dei consumi di vino ai 110 litri procapite degli anni ‘60 (oggi sono 48). Allora, il vino faceva decine di migliaia di morti, e proprio nella civiltà contadina, quella delle osterie e del bere quotidiano. Solo che non se ne parlava. Se oggi i morti per bevande alcoliche in Italia sono scesi a circa 25.000 all’anno, è perché il consumo di vino si è dimezzato rispetto agli anni ‘50 ‘60 e di questo dobbiamo essere felici, ma i morti sono ancora troppi e dobbiamo continuare nella direzione di una ulteriore riduzione degli attuali consumi, che sono ancora superiori alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non c’è altra strada. Noto inoltre che il suo slogan, del bere consapevole, è preso tale e quale dalle attuali campagne dei produttori di vino. Temo quindi che lei si sia fatto influenzare dalla posizione dei produttori. Resto a disposizione, se necessario, per fornirle i documenti ufficiali che si sono occupati di recente di questi problemi.
Ennio Palmesino (Forum Europeo Alcol e Salute)

(*) Nota: visto che la lettera di Palmesino non è stata riportata integralmente, riproponiamo la versione originale inviataci per conoscenza.

Gentile Sindaco, leggo sulla stampa di una campagna da lei lanciata per invitare i cittadini a bere vino (con moderazione) perchè farebbe bene alla salute.
Lei dice che l’80% dei cittadini la pensa come lei ma non ha il coraggio di dirlo. Sicuramente vero, visto che in tutt’Italia l’80% della popolazione maschile beve regolarmente vino, ma chi si occupa di Salute pubblica, come noi, le dirà che il problema è stabilire il rapporto tra i benefici che un bicchiere di rosso può fornire, e i suoi costi, in materia di danni sanitari, sociali ed economici. L’alcol è in primis un pericolo, di gran lunga prevalente sui tanto decantati (ma modesti) effetti benefici.
Lei ricorda inoltre che il vino è parte della nostra tradizione e del territorio. Ma nessuna tradizione può indurre un buon governo della Salute pubblica ad auspicare un ritorno dei consumi di vino ai 110 litri procapite degli anni ‘60 (oggi sono 48). Allora, il vino faceva diecine di migliaia di morti, e proprio nella civiltà contadina, quella delle osterie e del bere quotidiano. Solo che non se ne parlava. Se oggi i morti per bevande alcoliche in Italia sono scesi a circa 25.000 all’anno, è perché il consumo di vino si è dimezzato rispetto agli anni ’50-’60 e di questo dobbiamo essere felici, ma i morti sono ancora troppi e dobbiamo continuare nella direzione di una ulteriore riduzione degli attuali consumi, che sono ancora superiori alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non c’è altra strada.
Noto inoltre che il suo slogan, del bere consapevole, è preso tale e quale dalle attuali campagne dei produttori di vino. Temo quindi che lei si sia fatto influenzare dalla posizione dei produttori. Ma chi è che ha titoli per insegnare a bere con meno rischi? I produttori? Chi lavora nella ristorazione ? Sono categorie professionali che hanno una percentuale di persone con problemi alcolcorrelati superiore alla media. Con tutte le persone che hanno competenza in fatto di alcol, è meglio non affidare la prevenzione a chi ha interesse a vendere di più. Non saranno certo loro a consigliare di bere meno.
Allora, gentile Sindaco, ricordi che le posizioni ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dicono di tenere la popolazione al riparo dalle pressioni al bere e dalla pubblicità delle bevande alcoliche, e raccomandano anche di tener fuori i produttori dalle campagne di prevenzione. Infatti, quando si coinvolgono i produttori nella prevenzione, succede come in Inghilterra, dove, in seguito all’accordo fra governo laburista e Gruppo Portman, i consumi di bevande alcoliche nella popolazione sono saliti, ed in particolare i casi di cirrosi epatica sono aumentati del 600% dal 2003 ad oggi.
Resto a disposizione, se necessario, per fornirle i documenti ufficiali che si sono occupati di recente di questi problemi (O.M.S. - Carta Europea sull’Alcol 1995; O.M.S. -Framework for an Alcohol Policy 2005; Dichiarazione della Commissione Europea sui determinanti della salute 2006; Rapporto Alcol in Europa 2006; Bozza di Strategia Globale sull’alcol dell’O.M.S., da essere approvata alla prossima Assemblea 2010).
Cordialmente

Ennio Palmesino

L’ADIGE
Lettere
Troppi divieti per l’alcol Noi gestori ci rimettiamo
Salve signor Mengon, ho letto la sua lettera sull’Adige di domenica 17 gennaio, e riguardo alla sua affermazione secondo la quale il divieto di vendita di alcolici non danneggia i locali, le domando: lei va nei locali? Ha amici gestori di locali? Io ho un pubblico esercizio da 10 anni e le posso dire che fino a 4 anni fa consumavo di media per la mia tipologia di locale 3 fusti di birra in settimana, ora da quando c’è la patente a punti e i vari divieti (giusti ma comunque insensati, perché ricordo che noi baristi non siamo baby sitter dei figli di genitori altrui incapaci di educare i propri ragazzi) si consumano a stento 2 fusti in un mese. E ora le do alcune cifre, così può da solo farci i conti in tasca e calcolare il danno economico non indifferente. Un fusto di birra di buona qualità costa di media 75 euro e permette di fare 145 birre piccole al costo medio di 2 euro, quindi 290 euro di incasso. Vien da sé che 3 fusti a settimana per 4 settimane facevano un totale di 3.480 euro di incasso, mentre 2 fusti al mese fanno solo 580 euro. E oltre la birra non si vendo più nemmeno alcolici e superalcolici, in compenso vanno ettolitri di acqua. Prima di parlare e dire cose insensate si informi bene.
Mauro Depaoli

LA REPUBBLICA
Milano, il simulatore di ubriacatura per insegnare l’educazione stradale
19 gennaio 2010 - Il simulatore - spiegano gli ideatori - "permette di vedere come un ubriaco e mostra come anche le più normali azioni risultano confuse e difficili. Se hai difficoltà nell’inserire la chiave nella serratura, come credi di poter affrontare una curva o un sorpasso, o la comparsa di un ostacolo imprevisto?
Un simulatore online di ubriacatura per educare i giovani alla sicurezza stradale. A realizzarlo sono stati gli studenti di tre istituti lombardi - l’Artemisia Gentileschi, l’Ipsia di Monza e l’Itsos Albe Steiner di Milano, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale - che hanno partecipato alla prima fase del progetto Braindrive (www.braindrive.it, ).
Due spot (già in onda), un sito con giochi, test, il simulatore di ubriacatura che proponiamo in questa pagina, un counter con il numero di incidenti che viene aggiornato in tempo reale e una pagina su Facebook sono gli elementi principali della campagna che in futuro si dovrebbe allargare a prove di guida sicura, a documentari e a una minifiction, tutto realizzato con il contributo dei ragazzi. (*)
"Siamo stanchi di andare ai funerali dei nostri studenti, o a trovarli in ospedale o a seguirli a scuola con la carrozzella", ha detto alla presentazione dell’iniziativa Giuseppe Colosio, il direttore dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia. E per questo, ha spiegato, è stato deciso "un salto di qualità" coinvolgendo direttamente i ragazzi, visto che la maggior parte degli incidenti riguardano proprio persone fra i 19 e i 30 anni.
Il simulatore - spiegano gli ideatori - "permette di vedere come un ubriaco e mostra come anche le più normali azioni risultano confuse e difficili. Se hai difficoltà nell’inserire la chiave nella serratura, come credi di poter affrontare una curva o un sorpasso, o la comparsa di un ostacolo imprevisto? Ricordati che chi guida, non beve".

(*) Nota: se vuoi smettere di bere osserva attentamente, da sobrio, il comportamento di un ubriaco. (proverbio cinese)

CORRIERE DELLA SERA
«Rischi troppo alti i rischi di complicazioni»
Fecondazione assistita: « No alle donne obese o fumatrici»
La Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre) invita i medici a negarla a meno di decisi cambiamenti nello stile di vita
ROMA - Il ricorso alla fecondazione assistita dovrebbe essere proibito alle donne che bevono, fumano o soffrono di obesità anche moderata, a meno che non decidano di cambiare il proprio stile di vita. Lo afferma la Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre) in una dichiarazione pubblicata dalla rivista Human Reproduction.
LE «LINEE-GUIDA» - Le raccomandazioni seguono la pubblicazione di uno studio che dimostra, sulla base di ricerche precedenti, che stili di vita impropri hanno un effetto negativo sui risultati delle procedure di fecondazione assistita. Secondo le linee-guida pubblicate, che non sono vincolanti, i medici della fertilità «dovrebbero rifiutare i trattamenti alle donne che hanno un consumo di alcol superiore a "moderato", a meno che queste non dimostrino la volontà di ridurlo. Anche le pazienti sovrappeso dovrebbero, secondo il documento, prima dimagrire: il rischio di complicazioni come il diabete gestazionale può aumentare fino a otto volte. Lo stesso discorso vale per le fumatrici, che in caso di fecondazione assistita vanno incontro a rischi maggiori di complicazioni. «Ci rendiamo conto che si tratta di argomenti delicati, in cui bisogna bilanciare il diritto alle cure con la salute della mamma e del bambino - conclude il documento - ma l’autonomia della paziente deve essere confrontata dalla responsabilità nei confronti della società e del futuro bambino».

IL GAZZETTINO (Treviso)
«Il vino: bene dell’umanità» (*)
SAN FIOR. Mercoledì 20 Gennaio 2010 - Il vino bene culturale dell’umanità. Quinta Giornata del ringraziamento per il settore vitivinicolo oggi a San Fior promossa dall’Associazione "Club internazionale". Alle 19 è previsto l’incontro alla chiesa parrocchiale di San Fior; alle 20 nella sala polivalente del municipio conferenza sul tema Progetto europeo Veneto-Romania vitivinicole. Alle 21.30 un brindisi augurale.

(*) Nota: pur considerando la complessità del rapporto dell’uomo con gli alcolici, c’è un punto fermo dal quale non si può abdicare: senza il vino l’umanità sarebbe stata, sarebbe oggi e potrebbe essere domani, migliore.


TARGATOCN
Bra: carabinieri arrestano 33enne all’interno dell’ospedale
I militari del Nucleo radiomobile della Compagnia Carabinieri di Bra, alle 15 di oggi, hanno tratto in arresto, all’interno dell’ospedale civile di Bra, un 33enne originario del Marocco senza fissa dimora e con numerosi precedenti penali che si è reso responsabile di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Inviata una pattuglia per verificare una segnalazione che indicava la presenza all’interno dell’Ospedale di un extracomunitario in evidente stato d’ebbrezza alcolica che infastidiva con insistenza le persone chiedendo loro anche dei soldi, i militari mentre procedevano ad identificare l’uomo venivano da lui minacciati e violentemente aggrediti.
Il 33enne è stato successivamente accompagnato presso la locale Compagnia Carabinieri per procedere al suo arresto. Lo stesso è stato anche sanzionato in base al ’divieto di accattonaggio molesto nel territorio comunale e di commercio itinerante all’interno dei cimiteri’. L’arrestato è stato associato presso la casa circondariale di Alba a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


CORRIERE DI VITERBO
Rissa in carcere, doppia pena.
Detenuti italiani fanno a botte in cella con due stranieri: decide il giudice.
VITERBO, 20.01.2010 - (GAn) - Rissa in cella due italiani condannati e un polacco assolto. Dovevano socializzare, questo l’intento della convivenza di quattro detenuti nel carcere di Mammagialla, invece sono finiti sotto processo per lesioni dopo una fuoribonda rissa. Ovviamente futili i motivi del litigio che però ha portato in poco tempo ad un vero “far west”. I due italiani e il polacco sono venuti alle mani, mentre il secondo straniero ha tentato di sedare la rissa. In fase d’indagine la posizione del quarto straniero è stata stralciata, mentre sono finiti sotto processo il polacco e i due italiani. Ieri mettere l’ultima parola sulla vicenda è stato il giudice viterese, Eugenio Turco, il quale sentendo in fase di discussione le istanze del Pm, Filippo Nisi, e le risposte degli avvocati difensori, ha inteso condannare entrambi gli italiani (rispettivamente un anno e sei mesi e nove mesi) e assolvere il polacco. Dal confronto tra accusa e difesa è infatti emerso che il polacco era stato sostanzialmente aggredito dai due italiani. Ad emergere anche lo stato di ebbrezza delle persone coinvolte nella rissa che in realtà non dovrebbero avere in cella notevoli quantitativi di alcol

(*) Nota: se consideriamo che circa la metà dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza, è veramente incredibile come molte carceri continuino a tollerare la presenza di alcolici al loro interno. Nelle carceri in cui hanno tolto gli alcolici l’esperienze è stata considerata, detenuti compresi, unanimemente positiva.


CORRIERE ADRIATICO
Ubriaco al volante scatta la denuncia
Civitanova
I carabinieri della stazione di Civitanova Alta nel corso di servizio di pattuglia per il controllo della circolazione stradale, hanno sottoposto a controllo un automobilista di 29 anni, del luogo, che presentava i classici sintomi dello stato di ebbrezza: per tale motivo è stato sottoposto all’esame mediante apparecchio etilometro, che ha evidenziato il superamento della soglia limite di oltre il triplo. L’uomo, peraltro recidivo per la stessa infrazione, ha evitato il sequestro dell’ autovettura, perché di proprietà di un familiare, ma non il ritiro della patente e la denuncia in stato di libertà per guida in stato di ebbrezza.


SANREMONEWS
Sanremo: con l’auto sfonda l’edicola, conducente ubriaco
Mercoledì 20 Gennaio 2010 - E’ un 20enne di Bordighera, Carlo A., il giovane che era alla guida della Wolkswagen Golf che, ieri sera poco dopo le 22.30, è andata a sbattere violentemente contro l’edicola di rondò Francia a Sanremo, dopo aver divelto anche un segnale stradale in via San Francesco.
Il 20enne, portato dagli agenti del Commissariato al Comando dei Vigili Urbani, è stato sottoposto all’alcol test, evidenziando un tasso alcolemico di 1,37 al primo esame e di 1,58 al secondo. Quindi ben oltre lo 0,50 previsto dalla Legge ed anche oltre l’1,50, oltre il quale scatta la confisca dell’auto.
La vettura, di proprietà dei genitori della fidanzata del conducente, è stata condotta prima in via San Francesco, dove ha divelto un paletto con un cartello stradale. Poi è salita in via Roglio ed ha concluso la sua corsa contro l’edicola.
Sul posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato, i Carabinieri ed i Vigili Urbani. In un primo momento la fidanzata del giovane ha detto agli agenti di essere lei la conducente ma, dopo le prime dichiarazioni è emerso che non era vero.
Carlo Alessi


CRONACAQUI
La piccola è stata lasciata al freddo
Chiude la figlia di 3 anni in auto e va al night. Denunciato un uomo
PESARO, 20/01/2010 - Ha chiuso la figlia di tre anni nel Suv, ed è andato al night, a divertirsi. È successo la notte scorsa a Montecchio di Sant’Angelo in Lizzola (Pesaro Urbino). Protagonista dell’episodio un padre italiano di 47 anni, pregiudicato per piccoli reati, che di mestiere fa il meccanico. Una pattuglia dei carabinieri di Mombaroccio, impegnata in un servizio di perlustrazione, ha notato il fuoristrada parcheggiato nei pressi del locale, e dentro la bambina, al freddo, che cercava in qualche modo di attirare l’attenzione. Il padre è stato rintracciato nel night, completamente ubriaco. Rifocillata e tranquillizzata la piccola, i militari l’hanno riaccompagnata a casa insieme al genitore, che verrà denunciato per abbandono di minore e violazione degli obblighi di assistenza.


CORRIERE DEL VENETO
Nudo e brillo in auto dopo party hard
Scappa all’alt e si schianta: nei guai. 36enne fermato per guida in stato di ebbrezza e droga
GODEGA - Pareva il solito automobilista ubriaco che non si ferma all’alt. In effetti decisamente alticcio, e pure drogato, lo era. Ma mai i poliziotti del commissariato di Conegliano avrebbero immaginato di sentirsi dire, dal giovane sceso dalla macchina andata a schiantarsi contro un palo ed un muretto, l’altra sera a Godega di Sant’Urbano: «Scusate, scappavo da un gioco erotico». Giustificazione che non ha lasciato spazio a troppi dubbi, considerato il look del suo autore, un 36enne di Codognè. Agli esterrefatti agenti della squadra volanti, che fino a qualche istante prima l’avevano inseguito dal capoluogo alla frazione di Pianzano, l’automobilista s’è presentato infatti (s)vestito con pochi e bizzarri indumenti: un paio di mutande, gonfiate sul davanti da un vistoso strato di carta, ed una maglietta arrotolata verso il petto, anch’esso ingrossato artificiosamente con due sfere cartacee.
Nient’altro che potesse rendere meno surreale la scena, avvolta dal buio che alle 23.30 di domenica gravava su via San Biagio. Al momento rimangono misteriosi i motivi che avrebbero spinto il focoso ragazzo, che ha alle spalle qualche piccolo precedente legato al consumo di stupefacenti, ad abbandonare il festino hard a cui stava partecipando e a mettersi di gran carriera al volante della propria Lancia Y. Forse la situazione aveva raggiunto temperature troppo elevate, seppur nel gelo della notte, o forse l’incontro a luci rosse era stato interrotto da qualche imprevisto. Di sicuro il 36enne non ha potuto evitare la denuncia per guida sotto l’effetto dell’alcol e della cocaina, che avrebbe ammesso di aver rispettivamente bevuto e sniffato durante la serata hot. Il conducente ha scampato solo la confisca della vettura, visto che il tasso alcolemico s’è fermato ad 1,47.


TGCOM
Le maggiorate non pagano da bere
L’iniziativa di un bar Singapore
Il club Overeasy lancia una campagna di marketing che per riconquistare il pubblico femminile che, secondo la direzione del locale, frequenta sempre meno il noto ritrovo cittadino. Al coro di polemiche si unisce anche la voce di donne divertite che si dicono entusiaste.
L’idea nasce da una serata di disco dance che ha visto, impegnato alla console, il DJ DCUP, il cui nome (“cup” significa anche coppa di reggiseno) ha suggerito ai proprietari del locale di proporre questa offerta alcolica, soprannominata “Booze for Boobs” (letteralmente “acquavite in cambio del seno”). Si è levato uno strascico di polemiche, sostenute da una parte da movimenti femministi, dall’altra da quelle organizzazioni che combattono l’abuso di alcolici ma l’iniziativa ha riscosso un discreto successo, stando almeno a quanto riporta la PR del locale Cheryl Ho.
Il meccanismo è semplice: più è grande la coppa del reggiseno, più coppe gratis si ricevono. Una coppa A vale un bicchiere omaggio, una B ne vale due, tre per una coppa C e, infine, alle supermaggiorate viene offerta una bottiglia intera di Vodka. Il quotidiano locale “The New Paper” ha assistito alla serata, raccogliendo le dichiarazioni delle donne che si dividono in parti uguali, tra quelle che sostengono di non volere cedere ad un simile gioco sessista e quelle, un po’ brille, che si sono dette entusiaste di potere bere senza mettere mano al portafoglio. Dana Lam, presidentessa di un movimento femminile, commenta così l’iniziativa “le donne dovrebbero pensarci due volte prima di frequentare l’Overeasy. In questo modo sicurezza e dignità vengono messe in discussione”. (*)
Giuditta Mosca

(*) Nota: non solo dignità e sicurezza sono in pericolo. Visto il rapporto di causa effetto tra il consumo, anche moderato di alcolici, e cancro al seno, con questa iniziativa alcune frequentatrici del locale rischiano letteralmente di restare prive dell loro “lasciapassare”.

© asaps.it
Giovedì, 21 Gennaio 2010
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