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Sbirri Pikkiati 17/11/2007

Firenze, ancora divise nel mirino
Pattuglia di finanzieri in borghese, ma col lampeggiante in azione, inseguita ed aggredita in autostrada: arrestati padre e figlio, che hanno assalito anche i poliziotti intervenuti in ausilio



(ASAPS) FIRENZE, 17.11.2007 – Dopo l’aggressione alla Polizia Municipale di cui abbiamo dato notizia nei giorni scorsi, Firenze vede ancora un’aggressione alle divise. Una pattuglia in borghese di quattro militari della Guardia di Finanza, era in transito in autostrada: si trattava di uno spostamento di servizio, in relazione ad attività di polizia giudiziaria in atto. La Toscana è stata infatti teatro dell’operazione Waterloo, che ha condotto all’arresto di 22 trafficanti di droga, colpevoli anche di omicidi, al sequestro di oltre 2 quintali di cocaina, ed allo smantellamento di una colossale organizzazione transnazionale. L’auto civetta aveva il lampeggiante acceso e marciava attorno ai 150 orari, quando da dietro è arrivata un’auto che – incurante dell’inconfondibile dispositivo di colore blu posizionato a calamita sul tetto – ha rifilato possenti sciabolate coi fari. Il militare alla guida ha dato strada, ma solo per far cenno al velocista di turno (ce ne sono tanti che si accodano addirittura alle pattuglie nel corso di interventi pur di correre, facendo poi ricorso quando arrivano le multe) di moderare la velocità. Per tutta risposta, gli increduli finanzieri, due sottufficiali e due graduati, si sono prima visti e sentiti mandare a quel paese e poi hanno ricevuto l’invito di fermarsi per farsi fare – a suon di dichiarate mazzate – “…un c...o così”. Gli uomini delle Fiamme Gialle si sono fermati sul serio, e l’uomo, un 50enne pregiudicato in compagnia del figlio, poco più che ventenne, si è scagliato loro addosso. Aiutati da una pattuglia della Stradale di Firenze Nord, hanno accompagnato i due in Sottosezione, dove – dopo altre minacce e reiterate ingiurie – il 50enne è stato dichiarato in arresto. Qui, l’uomo ha aggredito anche un agente della Specialità, che pure aveva cercato di ricondurlo alla ragione, e quando sono scattate le manette le divise hanno dovuto fronteggiare anche il figlio, arrestatato a sua volta. L’unica parola ripetibile, in questa sede, è stata “assassini”. (ASAPS)


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Sabato, 17 Novembre 2007
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