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Rassegna stampa Alcol e guida del 15 luglio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

CORRIERE.IT – “ITALIANS”
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/07-07-15/dodicesima.shtml  (*)

 
(*) Nota: una foto ancora più significativa alla luce degli altri articoli oggi in rassegna.
Il musicista sul palco è Franco Mussida della PFM, la bimba è mia figlia Silvia.
Mi ha fatto piacere che proprio oggi Beppe Severgnini abbia deciso di pubblicarla su “Italians”.


ANSA

STRAGI SABATO SERA: UBRIACO TRAVOLGE 16/ENNE FUORI DISCOTECA

TORINO - Tragedia del sabato sera nel torinese. Una ragazza di 16 anni, Claudia Muro, è stata travolta e uccisa da un auto guidata da un giovane ubriaco all’uscita da una discoteca. E’ accaduto intorno alle ore 4 a San Secondo di Pinerolo, sulla strada provinciale 161. La ragazza, che aveva trascorso la serata nella discoteca Villa Glicine in compagnia del fidanzato e degli amici, stava attraversando la strada per raggiungere l’auto che doveva riaccompagnarla a casa quando è stata travolta dalla Rover 200 di Corrado Avaro, di 20 anni.

L’urto è stato violentissimo e il corpo della giovane vittima, che è morta sul colpo, è stato trascinato sull’asfalto per una trentina di metri. L’incidente è avvenuto sotto lo sguardo di una pattuglia dei carabinieri, che hanno subito provveduto a bloccare l’autista, salvandolo dal linciaggio dei ragazzi che avevano assistito alla scena. Trasportato in ospedale, gli è stato riscontrato nel sangue un elevato tasso di alcool ed è stato quindi arrestato per omicidio colposo.

ALLA GUIDA DOPO 3 RITIRI PATENTE

Le forze dell’ordine avevano già ritirato tre volte la patente a Corrado Avaro, il ragazzo che questa notte ha travolto e ucciso la sedicenne Claudia Muro, e sempre per guida in stato di ebbrezza. L’ultima volta era accaduto pochi mesi fa e la patente gli era appena stata restituita. Il giovane non si è accorto di avere investito una persona. E quando i carabinieri lo hanno fermato, riferiscono alcuni testimoni, è sceso dall’auto e si è messo a fumare una sigaretta come se nulla fosse. Nel sangue aveva un tasso alcolemico tre volte superiore ai limiti previsti dalla legge. I genitori della giovane vittima hanno appreso della tragedia mentre si trovavano in vacanza a Potenza e sono ora in viaggio verso la loro abitazione di Rivalta Torinese. Ad attenderli ci sono i quattro fratelli di Claudia, che frequentava l’istituto tecnico per ragionieri e geometri di Pinerolo ’Buniva’.


LA STAMPA

CRONACA

Aveva nel sangue quattro volte l’alcol permesso dal codice della strada La gente voleva linciarlo. Un amico testimone: "Ho visto Claudia volare via"

Pinerolo, guida ubriaco Uccide 17enne, arrestato

Dopo tre sospensioni, aveva riavuto la patente pochi mesi fa

Il ministro dei Trasporti: "Pene più severe e arresto obbligatorio"

(15 luglio 2007) PINEROLO - Ubriaco, investe e uccide una ragazza di diciassette anni davanti a una discoteca di Pinerolo. Corrado Avaro, artigiano edile trentenne di Venaria, aveva nel sangue quattro volte l’alcol consentito dal codice della strada: da poco gli avevano riconsegnato la patente dopo la terza sospensione per guida in stato di ebbrezza. La folla voleva linciarlo; è stato arrestato per omicidio colposo. Venerdì sera, sulla Caserta-Salerno, un altro automobilista che si era messo al volante in stato di ebbrezza aveva tamponato un’auto provocando la morte tre bambini. Episodi di fronte ai quali il ministro dei Trasporti invoca pene più severe e arresto obbligatorio.

"La gente voleva linciarlo". Claudia Muro, studentessa di Rivalta di Torino, stava attraversando la strada. I suoi amici avevano già raggiunto l’altro lato del rettilineo. Avaro non si è nemmeno accorto di averla investita. I carabinieri di Pinerolo dicono che l’ha scaraventata a parecchi metri di distanza. Era l’1.50 e una pattuglia era in servizio a un posto di controllo a una cinquantina di metri dall’uscita della discoteca. "Abbiamo sentito il colpo - ricorda il brigadiere intervenuto sul luogo dell’incidente - e siamo corsi verso la ragazza. Lei era già morta. L’automobilista si comportava come non avesse capito cosa avesse fatto. L’abbiamo portato via prima che la gente lo linciasse".

Positivo al test alcolometrico. In ospedale, Avaro è stato sottoposto a un esame del sangue: contro un limite massimo di 0,50 milligrammi di alcol per litro di sangue, i medici del pronto soccorso hanno riscontrato nel campione esaminato 1,92 milligrammi per litro, praticamente quattro volte il valore massimo fissato dal codice.

"Ho visto Claudia volare via". "Claudia era sulle strisce pedonali - ha raccontato alle forze dell’ordine un testimone - e la strada, in quel punto, è bene illuminata. Io stavo chiacchierando con un amico, poco lontano, e all’improvviso ho sentito quell’auto arrivare a forte velocità". Il ragazzo non ha avuto neppure il tempo di lanciare un urlo, per avvertire l’amica del pericolo: "Ho visto Claudia volare via". L’uomo che l’ha investita ha alcuni precedenti penali per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. "Non si è accorto di nulla - ha riferito un altro testimone - e quando i carabinieri lo hanno fermato ha pure cercato di giustificarsi dicendo che andava pianissimo".

La tragedia dei tre bambini. Venerdì sera, in una galleria sulla A30 Caserta-Salerno, un altro automobilista in strato di ebbrezza aveva tamponato un’auto sulla quale sono morti tre bambini di Mercato San Severino. Michele Landi aveva appena sei anni; i suoi cuginetti Gerardo e Sabatino Molinari ne avevano dieci e undici. Al test alcolometrico, Stefano Conte, 24enne di Napoli, ha mostrato un tasso pari allo 0,7%. Dalla polizia è stato denunciato a piede libero per omicidio plurimo colposo.

Bianchi: "Pene più severe e arresto obbligatorio". Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi è promotore di un provvedimento che dovrebbe inasprire le pene agli automobilisti che si mettono al volante in stato di ebbrezza. "Chi sarà sorpreso in auto ubriaco - spiega il ministro - rischierà multe dai 500 ai 2.000 euro, sospensione della patente da tre mesi ad un anno, arresto e carcere se provoca un incidente". "Con il collega agli Interni - annuncia Bianchi - concorderemo un rafforzamento dei controlli. Entro dicembre dovremmo arrivare a un milione di test alcolometrici. Anche se saranno comunque 4-5 volte inferiori rispetto agli altri Paesi europei, con il nuovo piano i controlli saranno raddoppiati".


IL TIRRENO

Ubriaco uccide 3 bambini

Tamponamento di notte sull’autostrada Caserta-Salerno

Famiglia distrutta mentre andava a prendere un gelato

Barbara Cangiano

SALERNO. Tre bambini di 6, 10 ed 11 anni sono morti, venerdì notte, sulla Caserta-Salerno, nel tratto compreso tra Castel San Giorgio e Nocera-Pagani. I fratellini Gerardo e Sabatino Molinari ed il cuginetto Michele Landi sono deceduti dopo un tamponamento.

 L’Alfa 166 a bordo della quale viaggiavano i tre bambini e altre 4 persone è stata colpita da un’Audi A3, guidata da un ventiquattrenne che guidava ubriaco ed è risultato positivo al test etilico. Stefano Conte, originario di Casalnuovo, in provincia di Napoli, dovrà ora rispondere di omicidio colposo plurimo. Sarà il pubblico ministero della procura di Nocera, Giovanni Paternoster, a chiarire, dopo gli accertamenti di rito, se a causare la strage che ha distrutto due famiglie di Mercato San Severino, sia stato l’abuso di alcol unito all’alta velocità ed al mancato rispetto delle distanze di sicurezza. Gerardo e Sabatino - 11 e 10 anni - viaggiavano con i genitori Aniello ed Anna Molinari, con i cugini Michele e Annamaria Landi - 6 e 7 anni - e con la mamma di questi ultimi, Antonietta Vassallo, sorella di Anna Molinari. Erano in sette in quell’Alfa 166 che avrebbe dovuto accompagnarli a Sarno, per gustare un gelato dopo la partita a calcetto nel campetto sportivo di Spiano, tra le più antiche frazioni di Mercato San Severino, a una manciata di passi da quella chiesa di Santa Croce dove oggi saranno officiati i loro funerali. In gelateria non ci sono mai arrivati. Il tamponamento violentissimo con l’Audi ha spezzato le loro vite sotto una galleria, tra lamiere e fiamme. Gerardo Molinari e Michele Landi sono giunti già privi di vita all’ospedale di Nocera Inferiore, mentre Sabatino Molinari, che era stato inizialmente trasferito al Santobono di Napoli, è deceduto qualche ora dopo. Michele era partito da Milano da pochi giorni, con la mamma - ricoverata in prognosi riservata - e la sorellina - ferita lievemente - per trascorrere le vacanze con i cuginetti, a Spiano. Il papà avrebbe dovuto raggiungerli il prossimo week end.

 A Spiano nessuno sa darsi pace per quanto accaduto: nella piccola frazione dove le 1500 anime si conoscono tutte e sono legate da vincoli di parentela, il dolore sembra aver spento ogni volto. Aniello Molinari, 45 anni, è un imprenditore molto stimato nella Valle dell’Irno. Sua moglie Anna, e la sorella Antonietta Vassallo, sono conosciutissime in zona. «Un destino atroce, una tragedia inspiegabile (*) - dice con la voce rotta dai singhiozzi lo zio, Giuseppe Vassallo - Erano tre angioletti allevati con tanto amore da una famiglia unita». Il sindaco di Mercato San Severino, Rocco D’Auria, ha proclamato il lutto cittadino, sospendendo tutte le iniziative previste nel cartellone estivo. Aniello Molinari è ricoverato in prognosi riservata. Sua moglie Anna - in stato di choc - ancora non sa della morte dei suoi due bambini.

 Dunque ancora sangue sulle strade delle vacanze: il miniesodo di metà luglio, con circa sette milioni di italiani in movimento per trascorrere fuori città il fine settimana o raggiungere le località di villeggiatura, è stato funestato da diversi incidenti stradali. Così, dopo i 57 morti del week end a cavallo tra giugno e luglio e i 40 registrati tra venerdì e domenica scorsi, anche il bilancio dell’ultimo fine settimana rischia di essere molto pesante: 10 vittime venerdì, almeno 15 ieri.

(*) Nota: eh, no, tutto si può dire su questa tragedia, ma non che sia “inspiegabile”.

Quando si viaggia in sette su un’auto, senza allacciare le cinture nemmeno ai bambini, e quando per le strade continuano a viaggiare milioni di automobilisti che si mettono al volante dopo aver consumato vino, birra e/o altri alcolici, con una probabilità ogni 176 anni di essere sottoposti ad un controllo con etilometro, va messo nel conto che queste spiegabilissime stragi accadano.

Chi da una parte si mette al volante in stato di ebbrezza, chi dall’altra parte non allaccia le cinture di sicurezza a un bambino (www.asaps.it/filmati/dgt_cinturon_baja.mpg ) in quel momento assume la responsabilità del rischio che sta correndo, e facendo correre agli altri, con il suo comportamento stupido ed illegale.

Questi tre bambini morti dovranno pesare per sempre sulla coscienza dell’investitore ubriaco, ma anche su quella degli adulti che li accompagnavano.


IL GIORNALE

Campania: ammazza tre bambini in automobile, resta libero

Aveva bevuto un bicchiere di troppo ma, due notti fa, Stefano Conte, 24 anni, correva lo stesso come un pazzo, con la sua potente Audi A3. Nella galleria Castello, sull’autostrada A30, Salerno-Caserta, lo schianto: la sua auto ha tamponato violentemente un’Alfa 166 che la precedeva. Il bilancio à gravissimo: tre bambini, i fratellini Gerardo e Sabatino Molinari, 11 e 10 anni, e il loro cuginetto, Michele Landi, 6 anni, sono morti. Gerardo e Michele sono morti sul colpo mentre, per qualche ora, si era sperato che almeno Sabatino potesse farcela. Invece, all’alba, in ospedale, ha smesso di respirare anche lui.

Nell’Alfa 166 viaggiavano 7 persone, tre adulti e quattro bambini, praticamente due famiglie: i Molinari, con il papà, Aniello, imprenditore, la moglie, Anna Vassallo, i figlioletti Gerardo e Sabatino e la loro sorellina, Annamaria, rimasta lievemente ferita, Antonietta Vassallo (sorella di Anna) e il suo povero bambino, Michele Landi.

Poco dopo la tragedia polizia stradale, vigili del fuoco, ambulanze, sono arrivate nella galleria Castello. Una corsa disperata verso gli ospedali per portare i feriti più gravi. Aniello Molinari è in prognosi riservata, ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Nocera Inferiore. La moglie, Anna, è stata portata all’ospedale di San Severino: i familiari le hanno taciuto la notizia della morte dei tre bambini. Lei se la caverà. Anche la sorella Antonietta non è grave ma è stata ricoverata per il forte choc in ospedale. Ironia della sorte, proprio l’artefice di questa strage autostradale, Conte, è rimasto praticamente illeso: per lui soltanto 5 giorni di prognosi. Dopo i rilievi della polizia è stato denunciato per omicidio colposo plurimo e guida in stato di ebbrezza. Conte aveva in corpo un tasso d’alcol pari allo 0,7 per cento, superiore al massimo consentito dello 0,5 per cento. Troppo poco, evidentemente, per indurre un magistrato a far scattare le manette. (*)

La tragedia è avvenuta tra Castel San Giorgio e il casello di uscita Nocera-Pagani. I Molinari e i Landi avevano lasciato la loro tranquilla Spiano di Mercato San Severino (Salerno) per andare a prendere un gelato a Sarno. Venerdì era stato un giorno di festa per le due famiglie: Antonietta Vassallo e Michele erano arrivati da Milano, dove vivono, per trascorrere le vacanze con i familiari. Nel pomeriggio, i tre bambini avevano dato sfogo alla loro grande passione: il calcio. A Mercato San Severino avevano giocato una partita con altri bambini. Il più festeggiato era stato Gerardo, il più grandicello delle tre giovani vittime: il suo sogno era quello di diventare un calciatore famoso. Invece, per i 2 fratellini e il loro cuginetto quella è stata l’ultima partita.

Appena a Mercato San Severino la notizia del tragico incidente si è diffusa, l’ospedale è diventato meta di un ininterrotto pellegrinaggio di parenti, amici, cittadini. Il sindaco Giovanni Romano ha annullato tutte le manifestazioni estive previste in questi giorni. Annullata anche la finale di un torneo di calcetto. «Non ci saranno feste, premiazioni, ora il nostro pensiero è solo rivolto alle due famiglie che piangono i loro figli», ha detto Romano.

Nel Salernitano ieri sono morti altri due giovanissimi, un ragazzo di 20 anni, andato a sbattere con l’auto contro un muro a Casal Velino, e un uomo di 28 a Battipaglia. A Sant’Antimo, nel Napoletano, Ferdinando Maiello, si trovava a bordo di un motorino quando è stato sbalzato da un’auto contro una vettura che stava arrivando dalla corsia opposta.

Un altro bambino, 11 anni, di Pordenone ha perso la vita in un incidente avvenuto a Codroipo, in Friuli: l’auto guidata dal padre è finita contro un albero.

(*) Nota: la rilevazione dell’alcolemia è stata presumibilmente fatta molto tempo dopo l’incidente, il tasso d’alcol al momento dello scontro era ben superiore al valore 0,7.


L’INCIDENTE DI SALERNO

Lo scenario è sempre lo stesso: guida in stato di ebbrezza, velocità elevata, vittime innocenti e famiglie distrutte.

Per quanto tempo ancora dobbiamo continuare a vedere questo film?

OGNUNO DI NOI HA IL DOVERE DI FARE LA SUA PARTE PER METTERE UN FRENO A TUTTO QUESTO.

Questo sarà l’ennesimo week end con un bilancio pesantissimo in termini di perdita di vite umane sulle strade e ci ritroveremo a sentire tante chiacchiere come al solito.

E’ preoccupante vedere come gli italiani sono lontani anni luce come mentalità e cultura rispetto a tanti altri popoli europei, sul concetto di sicurezza stradale.

Gran parte degli italiani non ha la percezione della gravità del fenomeno relativo all’incidentalità stradale; e come fanno ad averla se le grida allarmanti e le segnalazioni piene di rabbia di chi si occupa di questa piaga non trovano il giusto risalto.

I TG nazionali si limitano a dare brevissime notizie sugli incidenti stradali ( magari dando più spazio alle vicende di Fabrizio Corona ) basandosi solamente su immagini ed interviste “ad effetto”, cercando di cogliere il particolare di una mano che fuoriesce dal lenzuolo steso sull’asfalto, oppure chiedendo ad amici o familiari delle vittime cosa stanno provando: ma cosa pensano che provino dopo avere perso un figlio od un fratello, questa non è sensibilizzazione verso gli utenti ma solamente scena che così come viene presentata non serve.

La quasi totalità degli incidenti stradali è causata dal comportamento scorretto di chi guida, dietro la fatalità della morte di un innocente c’è quasi sempre l’imprudenza di un’altra persona: è giunta l’ora di dare più spazio a chi lavora per fermare il sangue sulle strade; aiutarli nel trasmettere ai guidatori di oggi ed a quelli di domani la loro opera di sensibilizzazione verso una guida consapevole, nel rispetto delle regole e della vita propria ed altrui.

I politici la smettano di parlare ed approvino nuove leggi con la stessa velocità con la quale approvano i loro aumenti di stipendio.

Nessuno si illude che in breve tempo cambieranno le cose, ma almeno che si cominci TUTTI a prendere la cosa sul serio.

Fabbri Aldo

Presidente Fede per la Vita


IL GAZZETTINO (Belluno)

La conducente positiva all’alcoltest

Pediatra in bici ucciso da un’auto

Due ciclisti travolti da un’auto, uno muore l’altro è in prognosi riservata. La vittima è il noto medico pediatra Dante Scorrano, 56 anni, salernitano di origine ma a Belluno da quasi trenta anni. L’altro è un amico, Luigi Buin, 54 anni, bellunese, con cui era uscito per un giro in mountain bike. I due stavano pedalando sulla strada provinciale 1 della Sinistra Piave in direzione Trichiana quando, ieri mattina poco dopo le 7.30, alla Cal di Limana, sono stati centrati da una Peugeot 206 che viaggiava nella stessa direzione. Alla guida dell’auto Tahyluma Avila Mesa, una 23enne cubana, ma da anni residente con la famiglia nel Bellunese, che stava riaccompagnando a casa due amici dopo una nottata di festa. La ragazza, che potrebbe avere avuto un colpo di sonno che le ha impedito di vedere i due ciclisti, aveva un alto tasso alcolemico. Sul posto sono intervenute due ambulanze dall’ospedale di Belluno, una delle quali con medico a bordo, Vigili del fuoco e polizia stradale. Per Scorrano non c’era più niente da fare. Centrato in pieno dall’auto, che si è puntata contro il guardrail sbattendo impazzita a destra e a sinistra, il professionista è morto sul colpo. Grave ma non in pericolo di vita l’amico, ora ricoverato in prognosi riservata nel reparto di ortopedia del San Martino con diversi traumi e fratture.

«È morto Scorrano». La notizia trafigge l’ospedale 

Il pediatra, che lascia due figli, era a Belluno da 30 anni.

Il ricordo commosso dei colleghi: «Sempre gentile e disponibile»

La notizia della morte del pediatra Dante Scorrano, travolto da un’auto mentre pedalava sulla sua mountain bike sulla provinciale della sinistra Piave all’inizio del comune di Limana, al km 11,300 all’altezza del distributore Tamoil, ha attraversato Belluno come un fulmine. La sorte ha voluto che, ad accorrere fra i soccorritori ieri mattina alle 7.41, ci fosse proprio un’infermiera pediatrica che ha riconosciuto immediatamente l’uomo, dirigente nel reparto di pediatria dove lavorava dal 1979.

Insieme a Scorrano un amico, Luigi Buin, 54 anni, che è rimasto gravemente ferito ma non è in pericolo di vita.

Alla guida dell’auto una ragazza cubana di 23 anni, Tahyluma Avila Mesa, originaria dell’Avana, immigrata regolarmente in Italia con la famiglia che vive nel Feltrino, mentre lei da qualche anno vive a Belluno, dove lavora come barista in un locale della Veneggia.

La giovane stava accompagnando a casa due amici, un uomo e una donna, titolari della Peugeot 206. I tre erano probabilmente reduci da una notte di festeggiamenti. Il tasso alcolemico riscontrato nel sangue della ragazza sembra essere stato molto alto. È stato probabilmente a causa di un colpo di sonno, dovuto all’alcol e alla stanchezza, che la ragazza ha perso il controllo dell’auto investendo i due ciclisti che viaggiavano verso Trichiana, nella sua stessa direzione.

La macchina si è quindi puntata sul guard rail, distruggendone una buona fetta, e ha sbandato violentemente a destra e a sinistra. Nessuno degli occupanti dell’auto risulta aver riportato ferite. Solo la guidatrice è stata portata in ospedale in stato di choc. La ragazza, resasi conto della gravità di quanto successo, si è disperata ed ha pianto per ore al pronto soccorso, mentre i sanitari la sottoponevano agli esami del caso. All’etilometro eseguito sul posto dagli ispettori della Polizia stradale di Belluno ha fatto seguito l’analisi del laboratorio dell’ospedale il cui risultato sarà trasmesso in Procura dove verrà inevitabilmente aperto un fascicolo. La giovane, che sarà indagata per omicidio colposo e per guida in stato di ebbrezza, ha già nominato un difensore, l’avvocato Stefano Bettiol, in compagnia del quale si recherà domani a rendere le proprie dichiarazioni alla polizia.

La giovane cubana era stata poco tempo fa al centro di un processo nel quale è stata assolta dall’accusa di simulazione di reato per non aver comunicato il ritrovamento di un telefonino di cui aveva denunciato il furto. I mezzi sono stati messi sotto sequestro e consegnati all’autocarrozzeria Armando De Bona di via Montegrappa. Sul posto il traffico, a senso unico alternato finché non è stata completata la rimozione dei mezzi, ha subito dei rallentamenti.

Sul posto il comandante della polizia stradale Pasquale Fratepietro e l’ispettore Loretta Chenetti dell’ufficio incidenti.Dante Scorrano era giunto a Belluno nel 1979 fresco di laurea ed aveva iniziato a lavorare in pediatria. «Fu un caso - ricorda il fratello Alberto, primario di ortopedia ad Agordo - perché un medico che conosceva nostro zio, parlando sul lungomare di Gallipoli, gli disse che l’amministrazione di Belluno aveva bisogno di medici. Lui decise di venire su e poco dopo lo seguii anch’io, anche se già lavoravo, perché eravamo molto legati».Dante, nato il 7 settembre 1951 a Casal Velino, nel Salernitano, si era laureato a Napoli il 31 luglio 1978, per specializzarsi in seguito a Verona in pediatria e in nefrologia. A Belluno, dove lavorava da quasi trent’anni, era ormai il medico più anziano in pediatria, dove ricopriva il ruolo di dirigente di primo livello. Era anche consigliere dell’ordine dei medici e, alla carriera ospedaliera, alternava quella professionale nello studio di Nogarè. Lascia due figli, Sara di 21 anni e Gianluca di 16, e la moglie. «Aveva solo amici» ricorda il fratello affranto.

Simona Pacini


CORRIERE.IT

Bianchi: pene più severe e arresto obbligatorio 

MILANO — Un provvedimento in corso di approvazione. Con pene più severe e arresto obbligatorio per chi causa incidenti in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Ma basteranno a fermare le stragi sull’asfalto? Punta molto sulla normativa in arrivo ilministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. «Le statistiche ci dicono che sono queste le cause principali degli incidenti: alterazione per droghe e alcol, oppure eccesso di velocità. Che spesso si accompagnano. Sanzioni e timore del carcere faranno da deterrenti ».

È una speranza o una previsione?

«So che stiamo andando nella giusta direzione. Ma ci muoviamo su due fronti. Da un lato la questione legislativa, che per le mie competenze si fermano al codice della strada. Chi si mette alla guida dopo aver bevuto troppo rischierà multe dai 500 ai 2.000 euro, sospensione della patente da tre mesi a un anno, arresto e carcere se provoca un incidente».

L’altro fronte?

«Quello dei controlli. Il piano concordato con il ministro Amato prevede di raddoppiarli. Entro dicembre dovremmo arrivare a un milione di vetture i cui guidatori verranno sottoposti al test per verificare il tasso alcolemico. È solo un primo passo, però, i controlli saranno comunque 4-5 volte in meno rispetto agli altri Paesi europei».

C’è ancora da fare dunque?

«Credo che il punto sia anche un altro. Va bene inasprire le pene, fare prevenzione, ma non basta cambiare il codice della strada. Se mi metto nei panni del cittadino comune che perde genitori, figli, o anche solo degli amici in un incidente stradale, mi aspetterei molto, ma molto di più dalla giustizia».

Vale a dire?

«Nel caso dei bambini uccisi sulla Caserta-Salerno, sapere che chi ne ha causato la morte ha potuto tornarsene a casa, così, è assurdo. Sinceramente credo che in un caso tanto eclatante, se si è accertato che il guidatore era in stato di ebbrezza, avrebbero dovuto arrestarlo».

Parla di arresto obbligatorio?

«Dico che ci sono episodi in cui non dovrebbero esserci dubbi né discrezionalità. Se c’è da cambiare il codice penale, lo si faccia, soprattutto quando il sentire comune va in questa direzione. Vorrei comunque fare un appello».

Dica.

«Chiedo al Senato che approvi al più presto le nuove norme del codice della strada. A fronte delle 14-15 vittime al giorno causate da incidenti, se solo esiste una minima possibilità di salvare qualche vita umana, penso che ogni giorno di ritardo potrebbe essere un’occasione perduta».

Grazia Maria Mottola


IL GAZZETTINO - IL MESSAGGERO

Troppo alcol, nessuna severità

di PAOLO POMBENI

L’ALLARME sociale che suscitano i continui episodi di gravissimi incidenti stradali provocati da guidatori in preda ad ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti non è affatto ingiustificato. E’ infatti difficile spiegare alla gente perché non trovino sanzione adeguata nel nostro sistema giuridico comportamenti contrari alle regole della convivenza civile che sono all’origine di autentiche tragedie per le persone coinvolte e per le loro famiglie.

I tecnici del diritto, siano essi magistrati o avvocati, fanno presto a spiegarci che, grosso modo, per il nostro codice penale alla radice di un fatto sanzionato dall’ordinamento stanno due fattispecie: o il “dolo”, cioè in parole povere l’intenzione consapevole di giungere a quel certo risultato, o la colpa, cioè, sempre semplificando, l’omissione di precauzioni opportune perché il fatto non accada. Nel primo caso si ha un vero è proprio “crimine” (un atto contro cui si rivolge appieno la capacità punitiva dello stato), nel secondo si ha un comportamento deviante, però meno grave perché il risultato che altrimenti sarebbe “criminoso” avviene per così dire accidentalmente.

La gente comune non può però essere soddisfatta dalla sproporzione e dalla sostanziale infondatezza della seconda fattispecie in presenza di fatti che vedono la morte di bambini, giovani, persone comunque del tutto innocenti nei loro comportamenti.

Persone che perdono la vita non per un accidente relativamente imprevedibile, ma a seguito di comportamenti che a priori mettono i conducenti di autovetture nelle condizioni di creare disastri.

Per dirla con un esempio: se mentre guido mi si rompono i freni della macchina che tecnicamente risultava a posto e investo un altro veicolo o un passante, ciò può essere imputato alla “sfortuna”; se guido ubriaco o sotto l’effetto di droghe è un miracolo se non creo danni a nessuno.

Le cronache sono piene di fatti che gettano nello sconcerto i cittadini. Non solo persone che hanno ammazzato in queste condizioni e che se la cavano, magari dopo anni di intervallo dovuti alle inefficienze del nostro sistema giudiziario, con sei mesi o un anno di condanna a cui si applica quasi sempre la sospensione condizionale della pena. Ci si aggiunge che questi non sono nemmeno stati immediatamente sanzionati (l’arresto non è previsto e le denuncie sono a piede libero) e che persino le sanzioni amministrative estreme, come la sospensione della patente, si aggirano tranquillamente perché basta rifare l’esame di guida e se ne ottiene una nuova.

Le associazioni che si occupano di questo triste fenomeno e le forze di polizia non fanno fatica a ricordare i numerosissimi casi di recidiva, cioè di persone più volte condannate per lo stesso reato di guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di droghe, quasi sempre con incidenti in cui ci sono feriti gravi e spesso morti.

Bisogna dire con forza, seppur senza estremismi e isterie che non servono, che la situazione è seria e va affrontata per quel che è. Innanzitutto non si può fingere che le persone che si mettono alla guida di un automezzo facendo violenza su di sé con l’uso di droga o di alcool siano persone “normali” a cui capitano incidenti solo per sfortunate circostanze. La nostra società deve avere il coraggio di dire che chi si comporta in questo modo è un soggetto che rompe le regole del patto sociale e che dunque deve rispondere fino in fondo della conseguenza delle azioni che compie in questo stato di anormalità. Se le leggi non ci sono, se i giudici non vogliono assumersi l’onere di usare strumenti che pure esistono (si chiama in termine tecnico “dolo eventuale”, ed è quello di chi con un certo comportamento deve sapere a priori che può commettere un crimine), si facciano nuove leggi: la classe politica non può lasciare che l’impunità in terreni così delicati distrugga la fiducia dei cittadini nella capacità dello Stato di garantire la giustizia.

Perché questo avvenga non è necessario immaginare pene draconiane: basta che ci siano pene effettive, non eludibili ed erogate a poca distanza dai fatti. La legge penale ha un valore sia dissuasivo (non mi comporto in un certo modo perché so a che spiacevoli conseguenze vado incontro) che pedagogico (vedo che la società “condanna” determinati comportamenti). Si possono anche immaginare pene diverse dal carcere, visto che oggi la situazione delle carceri è tale che si tende a mandarci il meno persone possibile. Tuttavia devono essere pene che “danno il senso” della gravità del male che si è compiuto.

Per realismo un discorso va fatto anche sugli stranieri che incorrono in questo tipo di reati. Non c’è alcun razzismo nel sollevare il problema, ma solo una considerazione che deve valere per tutti: la pena come abbiamo detto deve essere effettiva e non eludibile. Ora tutti sanno che in molti casi gli stranieri responsabili di questi reati sono persone che vivono ai margini della società, in enclave in cui si penetra con difficoltà (persino in rapporto all’esigenza di stabilire la loro vera identità), spesso con opportunità di fuga momentanea nei loro Paesi d’origine. Anche questi sono fattori che un legislatore attento alla realtà dei nostri giorni, che è quella di una società con forti flussi migratori, deve valutare, non per una discriminazione, ma all’opposto per garantire parità vera di trattamento fra tutti i soggetti che commettono questi reati.

Fingere che qui non stia accadendo nulla, che siamo in presenza di spiacevoli ma poco significativi “reati minori”, significa non percepire lo scollamento che progressivamente prende la gente in rapporto alla capacità dello Stato di “rendere giustizia”. E quando si instaurano questi scollamenti non è un buon momento per i sistemi democratici.


APCOM

INCIDENTI STRADALI/ COTA: SENTENZE DURE PER UBRIACHI AUTORI STRAGI

"Vanno applicate le norme dell’omicidio con dolo eventuale"

Roma, 15 lug. (APCom) - "Dopo l’ennesima morte sulle strade causata da un’automobilista ubriaco, ci si aspetta dalla magistratura una sentenza che dia un vero segnale. Già oggi, dopotutto, ci sarebbe lo spazio per l’applicazione delle norme sull’omicidio con dolo eventuale, con tutte le conseguenze del caso". Lo afferma, in un comunicato, Roberto Cota, vice capogruppo alla Camera e segretario nazionale della Lega Nord Piemonte.

"Chi si mette alla guida ubriaco, infatti, accetta il rischio di uccidere, e questo si chiama dolo eventuale - continua nella nota il parlamentare della Lega - Un’interpretazione rigorosa delle leggi esistenti sarebbe dunque sufficiente ad inquadrare questi episodio in tutta la loro assurda gravità".


IL GIORNALE

Falciò 4 persone ed è gia libero Protesta a Cremona

«Certezza della pena oltre a più controlli sulle strade». È questo che l’altro ieri sera è stato chiesto nella fiaccolata che ha visto arrivare a Cremona oltre 2000 persone, nel ricordo dei quattro ragazzi morti nel recente incidente di Castelvetro Piacentino, travolti da un albanese ubriaco. In religioso silenzio, a sfilare c’erano sacerdoti, giovani, anziani, adulti, bambini. Tutti con fiaccole cartelli dai messaggi chiari: «È ora di reagire», «Vergogna», «Non c’è sicurezza». Poi interventi al gazebo allestito in piazza del comune. È qui che Elisa, che era fidanzata con una delle vittime, ha voluto dire a gran voce, riferendosi al responsabile della tragedia: «Possibile che il pm non abbia trovato i presupposti per un provvedimento di custodia cautelare?». Con lei Roberto Merli, papà bresciano che anni fa ha perso sulla strada suo figlio di 14 anni. Ha tuonato: «Alla persona che ha ucciso mio figlio hanno dato solo due mesi di sospensione della patente». L’albanese che ha ucciso i quattro amici a Castelvetro è già libero.

NOTA: alla fine di questo lungo elenco di articoli di cronaca e di commento, permettetemi una piccola considerazione.

Oggi i principali telegiornali nazionali hanno dato come prima notizia le notizie sulle stragi stradali provocate da conducenti ubriachi.

E’ stato riportato il dato che attesta in Italia la percentuale degli incidenti sulle strade legate al consumo di vino, birra e altri alcolici tra il 30 e il 50 per cento.

Un dato che dieci anni fa in Italia scriveva forse solo il mio amico Andrea Mattei, o qualche addetto ai lavori, come Andrea Noventa di Bergamo, che dovevano combattere contro statistiche ufficiali che parlavano dell’uno-due per cento, solo oggi viene finalmente ammesso e riconosciuto dai mass media.

Sembra ieri che il ministro Alemanno andava a Vinitaly ad annunciare che aveva fatto oscurare un opuscolo divulgativo sui rischi del bere dell’Istituto Superiore di Sanità (ed altri), perché metteva in cattiva luce le bevande alcoliche, rischiando di danneggiare gli affari di chi le produceva e commerciava.

In quell’occasione, il ministro Alemanno dichiarò ridendo, ad una platea di produttori di vino, che “non esiste la sbronza passiva”.

I 4 minorenni morti nelle ultime ore per “sbronza passiva” danno torto all’ex ministro.

A gridare queste cose con gli anni siamo diventati sempre più numerosi, e la cresciuta sensibilità dell’opinione pubblica, su questa strage continua, sta costringendo i politici ad attivarsi.

Ma c’è ancora molto lavoro da fare.

Alessandro Sbarbada


TRENTINO

Il nomade aveva cercato di evitare un posto di blocco e la macchina era capottata

Schianto: un anno e 10 mesi

In fuga dopo la rapina, finì fuori strada: morto l’amico 

IL DELITTO 

 TRENTO. L’incidente era stato drammatico. Prima c’era stata una rapina in via Suffragio (una catenina presa a forza di calci e pugni ad un marocchino), poi l’accelerata per superare il posto di blocco e quindi la ruota della macchina che tocca il cordolo dello spartitraffico di via Brennero e la Seat Ibizi si alza in volo per sbattere prima contro un lampione poi contro la vetrata della banca Fideuram. Era la notte fra il 9 e il 10 giugno dello scorso anno e nella Seat morì Alessandro Pasquale, 19 anni. Ora il giudice Pascucci con rito abbreviato ha condannato ad un anno e 10 mesi per omicidio colposo Sidney Broidic, 22 anni, nomade come la vittima. Nello scontro rimasero gravemente feriti ma poi si ripresero anche due fratelli, cugini di Pasquale.

 Ad un anno dalla tragedia che aveva scosso il campo nomadi di Ravina, arriva la prima sentenza. Sentenza pesante. Un anno e dieci mesi sono tanti e probabilmente sulla decisione del giudice deva aver pesato in qualche modo il fatto che Broidic fosse ubriaco al volante (aveva un tasso quasi tre volte superiore a quello consentito dalla legge) e anche il fatto che non si sia fermato al posto di blocco. (*) Nei giorni successivi all’incidente, mentre era ricoverato in ospedale, per Broidic arrivò la nuova imputazione, quella per rapina aggravata e lesioni personali in concorso. Contro di lui i carabinieri avevano raccolto molto materiale anche perché la notte della tragedia c’era un servizio coordinato con diversi controlli che avevano riguardato anche Broidic.

(*) Nota: un anno e dieci mesi “sentenza pesante”?

Fuggiva da una rapina, ad alta velocità, guidava ubriaco, non si è fermato al posto di blocco, ha provocato un morto e due feriti gravi e si scrive che “un anno e dieci mesi sono tanti”?


L’ADIGE

In 300 alla festa di chi ha smesso con l’alcol

L’Acat: «I ragazzi e i beveroni spacciati per succhi di frutta»

di CORONA PERER

Oggi sono felici: non bevono più. La famiglia in qualche caso si è sfasciata, in altri è rinata, in altri ancora è arrivata proprio con la scelta di dire no all’alcol. E la ritrovata serenità va festeggiata. Il gruppo Acat di Vallagarina e Montalbano ha quindi celebrato - sui prati di Anghebeni - una grande festa analcolica. Straordinaria la partecipazione di quest’anno. C’erano persino due pullmann venuti apposta da Schio per unirsi agli amici trentini e lanciare insieme un messaggio: l’alcol è uno stile di vita sbagliato che può essere corretto. Farne

Lunedì, 16 Luglio 2007
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