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Rassegna stampa Alcol e guida del 15 aprile 2007

A cura di Alesandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

A fine rassegna potete trovare la mia lettera a proposito del primo torneo di “enodama”, di cui si è parlato nella rassegna stampa dello scorso 12 aprile.
Chi lo desidera, può esprimere la propria opinione per contrastare questa iniziativa.
Al sindaco 
sindaco@comune.padova.it,
All’assessore al commercio 
pieruzr@comune.padova.it,
All’assessore alle politiche giovanili: 
pironc@comune.padova.it,
Alla redazione di Padova de IL GAZZETTINO, andando alla pagina 
http://gazzettino.quinordest.it/Email.php3 e scegliendo come destinatario “redazioni locali” Padova
Se invierete copia del vostro messaggio a 
a.sbarbada1@tin.it e a robargen@libero.it la pubblicheremo nella nostra rassegna stampa.


GAZZETTA DI MANTOVA
Viadana, polemiche sulle feste
Contin Galli difende il lambrusco

VIADANA

“Abuso di alcolici: Carla Mariani Portioli sbaglia bersaglio”. L’assessore Maria Contin Galli e la gestione dell’Arena replicano alla rappresentante dell’associazione Vittime della strada. “Il Festival del lambrusco – spiega la Contin Galli – promuove un’attività produttiva tipica del territorio, che dà lavoro a molte famiglie. Altre sono le istituzioni, famiglie in primis, che devono educare all’uso consapevole dei prodotti, alcolici compresi, ed al rispetto delle regole. Da notare che la produzione del vino viene sostenuta da fondi europei, regionali e provinciali: sbagliano tutti? (*) Dobbiamo eliminare le aziende che producono auto, perché abusandone si potrebbero provocare danni a sé stesso o agli altri? E’ un ragionamento che lascia quantomeno perplessi”. (**)
La Mariani aveva criticato anche l’annuncio di una Festa della birra in Arena. “Rispettiamo l’impegno della Mariani, ma non condividiamo questa presa di posizione. Il nostro obiettivo – replica Massimo Flisi, dello staff Arena – è offrire un momento di aggregazione ed allegria per giovani e famiglie, non un’occasione perché la gente si ubriachi. Un appuntamento del genere manca in città; genitori e figli potranno venire a piedi in Arena: o si preferisce non organizzare niente, e lasciare che i ragazzi facciano centinaia di chilometri in auto per andare a bere? (***) ”, (r.n.)

(*) Nota: sì, sbagliano tutti. L’Italia ha aderito all’importante progetto OMS “SALUTE 21”, e in questo ambito si è impegnata a perseguire l’obiettivo di ridurre i consumi delle bevande alcoliche. Investire denaro pubblico per ridurre i consumi - per motivi di salute e benessere - e contemporaneamente investire altro denaro pubblico per promuovere i consumi - per motivi commerciali - è sicuramente un errore.

(**) Nota: l’Assessore non capisce o finge di non capire.
Carla Mariani Portioli non ha proposto di eliminare la produzione di vino e di birra, ha chiesto che una pubblica amministrazione non sostenga feste organizzate nel nome dell’alcol: è un cambiamento culturale, per contrastare l’associazione divertimento uguale alcol.

(***) Nota: tra non organizzare niente e organizzare feste nel nome dell’alcol ci sono anche delle alternative, mi pare. Se si promuove una Festa della Birra si deve mettere nel conto qualcuno si ubriacherà.

Ribadisco l’invito ad intervenire e dire la vostra su questo importante dibattito, scrivendo una mail a lettere.mn@gazzettadimantova.it , e naturalmente per conoscenza a a.sbarbada1@tin.it e robargen@libero.it se volete che il vostro scritto sia pubblicato in rassegna stampa.


IL TIRRENO

Uccide ciclista, perde la targa e scappa
La tragedia a Migliarino. Rintracciato a Viareggio dai carabinieri

 PISA. Investito a 32 anni, mentre torna a casa in bicicletta, di notte, sull’Aurelia. Investito da un giovane che aveva più o meno la sua età, che ha sbandato invadendo la corsia opposta e scardinando una serie di pali e segnali lungo il ciglio della strada e poi ha travolto anche anche lui, senza fermarsi a soccorrerlo. «Avevo bevuto, non so nemmeno cosa ho urtato»: si è giustificato dopo. Fatto sta che ha proseguito spedito il suo viaggio, mentre, se si fosse fermato a guardare, avrebbe potuto constatare se quel ragazzo in bicicletta era già morto o se si poteva fare ancora qualcosa per salvarlo. Nel botto l’investitore ha perso tutto il paraurti del furgone che guidava, un Nissan Vanette, con tanto di targa attaccata. Così ieri mattina, chiamato dal suo datore di lavoro a cui si erano rivolti i carabinieri, si è diretto verso la caserma. «Con quel furgone - avevano detto i carabinieri - è stato ucciso vicino a Migliarino, poco prima dell’alba, alle 4.30 di ieri, un ciclista pisano». «Alla guida del furgone c’ero io»: ha ammesso l’autista. La vittima è Simone Fabrizi, 32 anni: abitava a Migliarino. In bicicletta, l’altra notte, percorreva l’Aurelia, vicino a casa. All’altezza del numero civico 284 il botto che ha scritto la parola fine alla sua vita. A travolgerlo, Alessandro Padoan, 35 anni, di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone: ora abita a Viareggio, dove lavora per una ditta ligure di falegnameria navale. È stato denunciato per fuga con omissione di soccorso e omicidio colposo. Ieri mattina alle 11.30 si è presentato ai carabinieri viareggini, mentre il suo furgone, senza il paraurti e la targa anteriore rimasti a terra, ad Albavola, era già stato ritrovato in largo Risorgimento, a Viareggio. Ha aiutato gli inquirenti a ricostruire la contorta dinamica di quell’incidente. «Avevo fatto un giro nei locali della zona - ha raccontato - avevo bevuto e mi ricordo poco. Non conosco la zona e devo aver sbagliato strada, invece di tornare verso Viareggio, andavo verso Pisa. Dopo la botta ho vagato a lungo prima di trovare la strada per Viareggio». Prima di parcheggiare in largo Risorgimento finisce anche contro un muretto. Ad Albavola Padoan ha perso il controllo del furgone, ha invaso la corsia opposta, urtando una serie di pali e travolgendo poi la bici di Simone, che tornava a casa, da Pisa verso Migliarino. «Ho sentito un botto - ha aggiunto - ma non ho capito cosa fosse accaduto». Ma l’incidente, su cui proseguono le indagini dei carabinieri di Pisa (a coordinare l’inchiesta è il pm Flavia Alemi), presenta alcuni interrogativi. La bici era nel fossato, le cose che c’erano nel cestino sparse sul ciglio dell’Aurelia, le borse laterali nel giardino della casa davanti a cui è avvenuta la tragedia. Il corpo, fatalmente, si era incastrato per metà nella canaletta sotto il terrapieno che permette l’accesso al giardino della villa che si trova al numero 284. L’impatto risale alle 4 e mezzo del mattino, quando il proprietario della casa sente un colpo fortissimo. Pensa al peggio e si affaccia, crede ad un incidente, ma la strada è calma e silenziosa, avvolta nel buio come sempre. E torna a dormire. Sarà lui alle 7.30, uscendo di casa, a scoprire le borse in giardino, la bici blu accartocciata nel fossato, e più avanti, quasi infilato nella canaletta, il corpo di una persona. Chiede aiuto e quando arrivano i volontari della Pubblica assistenza fanno un debole tentativo di rianimazione. Ma il giovane sconosciuto è già morto. Non si sa da quanto. Non si sa se nel fosso sia rimasto agonizzante o se sia spirato subito nell’impatto.


IL GAZZETTINO (Padova)

UN CONVEGNO PROMOSSO DALL’ASSESSORATO ALLA POLITICHE SOCIALI DELLA REGIONE 

«È devastante il consumo di alcol durante la gravidanza»

.I problemi legati al consumo di alcol durante la gravidanza, le conseguenze dell’alcolismo dei genitori sui figli, il rapporto tra violenza sulle donne e i minori e alcolismo sono stati i temi al centro della seconda e conclusiva giornata di lavori della Quarta Conferenza Regionale sull’Alcol - "Meno Alcol Più Vita" tenutasi al Centro Congressi "Papa Luciani". La Conferenza regionale, aperta da un intervento dell’Assessore regionale alle Politiche sociali, è stata dedicata in particolare al tema "Donna e alcol". L’iniziativa è stata realizzata dalla Regione Veneto - Assessorato alle politiche sociali in collaborazione con l’Arcat Veneto, gli Alcolisti Anonimi e i gruppi familiari, il Covest e i Dipartimenti per le Dipendenze delle Aziende ULSS n° 1, 4 e 13. In particolare per quanto riguarda il tema dell’alcol e della maternità, Renata Bortoluz ha sintetizzato la questione sottolineando come le ricerche mediche internazionali abbiano oramai acclarato in modo definitivo i danni conseguenti all’uso di sostanze alcoliche durante la gravidanza. Nei paesi europei, si intraprendono campagne informative ad hoc su questi aspetti, sia verso le utenti che nei confronti degli operatori, perché il consumo di alcol non è percepito ancora come un fattore di rischio. Invece è un problema di salute pubblica, e anche in Italia bisogna realizzare queste campagne informative sull’esigenza di non bere durante la gravidanza (neanche quantità di alcol che possono sembrare modeste) per evitare malformazioni al feto.
«I lavori di questa quarta conferenza regionale - sottolinea l’Assessore veneto alle politiche sociali - hanno evidenziato come il problema dell’alcodipendenza sia una questione che riveste importanti conseguenze di politica sanitaria anche per i costi conseguenti all’abuso di alcol (cure ospedaliere per cirrosi e altre patologie) ma anche per gli incidenti stradali con esiti spesso letali che riguardano giovani che abusano di alcol e poi si mettono alla guida. La questione oggi necessita di approcci integrati psicologici, sociali e culturali. La rete di assistenza messa in piedi dal Veneto in questi anni - conclude - e i cui capisaldi sono rappresentanti dalle associazioni degli utenti e dei familiari, dai medici di medicina generale e dai dipartimenti per le dipendenze delle Ullss, ha funzionato egregiamente e rappresentato, in concreto, una politica di realizzazione del principio di sussidiarietà».


L’ARENA di Verona

Conferenza regionale a Padova
Quando l’abuso di alcol diventa anche un dramma sociale
Violenza, incidenti, rischi in gravidanza

I problemi legati al consumo di alcol durante la gravidanza, le conseguenze dell’alcolismo dei genitori sui figli, il rapporto tra violenza sulle donne e i minori e alcolismo sono stati i temi al centro della seconda e conclusiva giornata di lavori della quarta conferenza regionale sull’alcol «Meno Alcol Più Vita» tenutasi ieri a Padova al centro congressi «Papa Luciani».
La Conferenza regionale, iniziata l’altro ieri e aperta da un intervento dell’assessore regionale alle Politiche sociali, Stefano Valdegamberi, è stata dedicata in particolare al tema «Donna e alcol». L’iniziativa è stata realizzata dalla Regione Veneto - assessorato alle Politiche sociali in collaborazione con l’Arcat Veneto, gli Alcolisti Anonimi e i gruppi familiari, il Covest e i dipartimenti per le Dipendenze delle aziende Ulss 1, 4 e 13. In particolare per quanto riguarda il tema dell’alcol e della maternità, Renata Bortoluz ha sintetizzato la questione sottolineando come le ricerche mediche internazionali abbiano oramai acclarato in modo definitivo i danni conseguenti all’uso di sostanze alcoliche durante la gravidanza.
Nei Paesi europei, si intraprendono campagne informative ad hoc su questi aspetti, sia verso le utenti che nei confronti degli operatori, perché il consumo di alcol non è percepito ancora come un fattore di rischio. Invece è un problema di salute pubblica, e anche in Italia bisogna realizzare queste campagne informative sull’esigenza di non bere durante la gravidanza (neanche quantità di alcol che possono sembrare modeste) per evitare malformazioni al feto.
«I lavori di questa quarta conferenza regionale», sottolinea l’assessore veneto alle Politiche sociali, «hanno evidenziato come il problema dell’alcoldipendenza sia una questione che riveste importanti conseguenze di politica sanitaria anche per i costi conseguenti all’abuso di alcol (cure ospedaliere per cirrosi e altre patologie) ma anche per gli incidenti stradali con esiti spesso letali che riguardano giovani che abusano di alcol e poi si mettono alla guida. La questione oggi necessita di approcci integrati psicologici, sociali e culturali. La rete di assistenza messa in piedi dal Veneto in questi anni - conclude - e i cui capisaldi sono rappresentanti dalle associazioni degli utenti e dei familiari, dai medici di medicina generale e dai dipartimenti per le dipendenze delle Ulss, ha funzionato egregiamente e rappresentato, in concreto, una politica di realizzazione del principio di sussidiarietà. Oggi si richiede uno sforzo in più, una collaborazione ancora più stretta tra pubblico e privato, anche per lavorare assieme a favore di un modello familiare e sociale sano, e di stili di vita corretti».


L’ADIGE

Cade dalla finestra, arrestato il compagno
Barista rumena ricoverata in rianimazione Il fidanzato è accusato di tentato omicidio

di MARICA VIGANÒ

La donna immobile sull’asfalto, con il viso a terra; accanto il suo uomo, stravolto, che per la disperazione si strappava i capelli. Lei, barista rumena di 29 anni, ora è gravissima nel reparto di rianimazione del Santa Chiara; lui, un tunisino di 35 anni disoccupato, noto per l’indole violenta, è in carcere con l’accusa di tentato omicidio: l’avrebbe spinta dalla finestra di casa, al primo piano del residence Port’Aquila, dopo una lite. Un salto di quasi quattro metri. L’episodio accaduto ieri pomeriggio in piazza Venezia, al civico 12, è il culmine di una serie di violenze domestiche taciute, è l’ultimo di estremi tentativi di copertura di una situazione che prima o poi sarebbe comunque degenerata. Raccontano i vicini di liti furibonde scoppiate nel cuore della notte, ma anche in pieno giorno per motivi non chiari. In pochi conoscono la coppia, che dallo scorso autunno vive in un appartamento del residence. Le altre persone - molti sono gli stranieri - che abitano nello stesso stabile ricordano i due più per le numerose liti che per i loro nomi. Alle 16.15 di ieri è accaduto il dramma: la donna, Angelica Alina Calus, è caduta dalla finestra, sbattendo violentemente con il viso sulla strada. Per un soffio non è stata investita da un’auto in transito. La botta è stata fortissima, nonostante la tenda «a capote» della sartoria abbia «spezzato» il volo, attutendo in parte l’impatto con l’asfalto. L’ipotesi di un gesto disperato è presto sfumata; non si sarebbe neppure trattato di una caduta accidentale. L’immagine apparsa ai primi soccorritori è quella della rumena ferita e del compagno, Hatem Messaoudi, che la prende fra le sue braccia per soccorrerla. «Cosa ho fatto, amore, cosa ho fatto. È colpa mia», continuava a ripetere l’uomo. Si è strappato i capelli, ha dato la testa contro il muro. «Era così agitato che, mentre soccorreva la donna, il corpo di lei quasi gli cadeva dalle braccia», spiegava un testimone. Due le macchie di sangue a terra: una sull’asfalto, nel punto in cui è precipitata, l’altra sul marciapiede, dove il corpo della donna è stato posato dal compagno. A terra sono rimaste le ciabatte che indossava la rumena al momento dell’incidente. Il tunisino, che pare sia fuggito in casa alla vista della polizia, appariva prostrato, in stato confusionale per lo shock, ma anche per l’alcol bevuto. La coppia, stando alle dichiarazioni dell’uomo, si sarebbe scolata in poche ore quattro bottiglie di birra da sei decimi. Ed infatti l’uomo è stato trovato positivo all’alcoltest. Mentre Angelica Calus veniva stabilizzata dal medico rianimatore e trasferita al pronto soccorso dell’ospedale, i poliziotti della volante, coordinati dal commissario capo Salvatore Ascione, e gli uomini della squadra mobile del vicequestore Giacomelli hanno raggiunto Messaoudi nell’appartamento e lo hanno accompagnato in questura, dove nella serata di ieri è stato sentito dal pm Giuseppe De Benedetto. L’uomo ha negato di aver spinto la donna; si è difeso spiegando che, quando ha sentito le urla, era in un’altra stanza. «Angelica stava chiudendo la finestra. Forse si è fermata a fumare, è scivolata», ha ipotizzato. All’interno dell’appartamento c’è stato un sopralluogo della scientifica della polizia, al fine di acquisire ogni elemento utile per la ricostruzione dell’accaduto. L’appartamento è stato posto sotto sequestro. Nella tarda serata di ieri l’uomo è stato arrestato in flagranza di reato con l’accusa di tentato omicidio. La sua fidanzata rimane in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione. Angelica Calus era stata ricoverata in ospedale a fine febbraio: aveva raccontato di essere stata picchiata da sconosciuti un paio di giorni prima. Nessuna accusa al compagno tunisino, che tra l’altro aveva chiamato l’ambulanza, ma la polizia sta indagando anche su quell’episodio.


LA PROVINCIA DI SONDRIO

il dossier
Meno dolci e alcol, più pasta e cereali: le abitudini degli italiani cambiate in meglio

ROMA Gli italiani si confermano primi consumatori al mondo di pasta e cereali, con 28 kg di pasta e 122 kg di cereali complessivi a testa contro una media europea di 89 kg. E se negli anni Ottanta mangiavano meno di 13 kg di pesce a testa in un anno, oggi sono arrivati, complice anche il ruolo dell’industria della surgelazione che mette sul mercato oltre 90.000 tonnellate di pesce, a una media quasi raddoppiata di 21 kg. E per quanto concerne il consumo di frutta e verdura? L’ Italia è seconda in Europa soltanto alla Grecia con 360 kg pro capite annui, una quota che si è praticamente triplicata rispetto agli anni Cinquanta. A mettere in luce il nuovo stile di alimentazione degli italiani è il dossier "La via italiana alla prevenzione all’obesità", elaborato dal Centro studi di Federalimentare e presentato in occasione dell’apertura di Cibus, rassegna dedicata alle aziende e ai prodotti del Made in Italy alimentare. Dal dossier emerge un altro dato curioso: gli italiani sono agli ultimi posti in Europa nel consumo di dolci, con soli 25,5 kg annui a testa, contro i 58,5 kg, ad esempio, della Gran Bretagna. Fa ben sperare l’evoluzione storica del consumo di bevande alcoliche: in 30 anni il consumo di alcol puro si è dimezzato in Italia, passando da 16 litri pro capite agli attuali 6,9 litri a testa. Gli italiani risultano invece in coda alla classifica europea per il consumo di latte, con 57 litri pro capite l’anno (il 70% del quale totalmente o parzialmente scremato), rispetto ai 93 litri della media dei Paesi Europei. In compenso, però, gli ultimi anni hanno decretato il successo di un alimento relativamente nuovo per le tavole italiane come lo yogurt, che nel 2006 ha raggiunto la quasi totalità (94%) delle famiglie italiane: fenomeno confermato anche dall’aumento delle vendite di oltre il 30%, lo scorso anno, che ha interessato il comparto di yogurt e latte fermentato salutista. Si tratta del prodotto alimentare che lo scorso anno ha registrato nel mondo il maggior livello di crescita. In crescita anche il gradimento degli italiani per i cereali (specialmente quelli integrali), da consumare durante la prima colazione: ben 14 milioni di famiglie li abbinano già regolarmente a latte, yogurt o succhi di frutta.


LA PROVINCIA DI SONDRIO

L’intervento
Una contropubblicità per evitare che i giovani si rovinino con l’alcol

di Guglielmo Giumelli sociologo

«Il fenomeno dell’alcolismo in Valtellina come in altre zone settentrionali - dice Chiara Marolla, Prefetto di Sondrio - è abbastanza diffuso e a volte è anche sottovalutato (...). E’ necessario capire quali siano le cause dell’uso e dell’abuso di alcol, specie tra i giovani». Ragiona correttamente il Prefetto. Il fenomeno, infatti, assume sempre più consistente. Circa la metà dei ragazzi tra 11-15 anni beve abitualmente. Il 74% dei giovani beve nel fine settimana e il 19% si ubriaca. Il 70% dei ragazzi oltre 11 anni ha provato almeno una volta bevande alcoliche. Tra i ragazzi di età 11-17 anni prevale la birra, seguita da aperitivi, superalcolici, amari. Meno richiesto è il vino. Aumentano anche le ragazze che fanno uso di bevande alcoliche. I numeri allarmano sempre e fanno partire proposte di grandi campagne. Lo ha fatto anche il ministro Ferrero, proponendosi di presentare un disegno di legge con cui intende vietare la pubblicità degli alcolici che - sono sue parole - «fa riferimento al legame tra uso di sostanze alcoliche e successo della persona». E’ encomiabile. Ci sembra, però, che sia una proposta che ha le gambe corte. Le esperienze passate ci hanno ammaestrato. Non si può, infatti, ignorare che dietro il consumo di alcol ci sono interessi economici forti. I produttori di vino e di bevande alcoliche non si ammansiscono con una legge, la loro reazione sarà sicuramente di sbarramento elastico. Probabilmente, si mostreranno disponibili anche a campagne informative purché queste non intacchino sostanzialmente i loro profitti. Si deve ricordare che costoro per vendere fanno investimenti pubblicitari elevati. Ricorrono a sportivi, uomini e donne di spettacoli. Valentino Rossi fa l’uomo-immagine per una marca di birra, Gorge Clooney mostra come una bottiglia di una nota bevanda alcolica possa evitare di essere esclusi dalla festa, Alessandro Gassman propone una nota marca di whisky, giovani donne bellissime associano l’alcol al piacere. E’ necessaria una contro-pubblicità che informi. Conoscere le caratteristiche organolettiche del prodotto e i suoi effetti sulla salute, riportare sulle etichette scritte che segnalino i rischi dell’abuso di alcol sono cose utili. Non basta. L’informazione aiuta. Incide, però, molto poco sugli stili di vita e le abitudini che vi sono legate, sulle modalità di divertimento. Si deve incidere sulle cause più profonde che danno corpo a questo fenomeno. Si deve educare i giovani al bere. Non si tratta di proibire. La proibizione non produce risultati duraturi, anzi spesso ne crea contrari. Si deve educare a una alimentazione corretta e che dia anche piacere, e il vino fa parte dell’alimentazione. E’ giusto divertirsi. Si deve, però, educare a divertirsi correttamente, e una bevanda alcolica, se presa in giuste dosi, può starci. (*) Si deve educare gli adulti che, spesso, abusano di sostanze alcoliche togliendo cosi forza persuasiva alle argomentazioni circa la pericolosità dell’abuso.

(*) Nota: il problema è che ciascuno è convinto che il proprio bere sia il giusto bere.
Educare al bere significa dire “fate come faccio io”.
Nel caso di una droga, in grado di indurre dipendenza, vi è poi il rischio di aumentare poi progressivamente la dose, quasi senza accorgersene.
E poi un approccio di questo tipo non andrebbe ad intaccare i problemi alcolcorrelati conseguenti ad un bere cosiddetto “moderato”,che, ci insegna l’OMS, sono il maggior numero di problemi.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

DOPPIA ORDINANZA Il primo per problemi legati alla sicurezza, il secondo perchè venivano serviti alcolici a minorenni 
Sequestro preventivo per Totem e Smallville

Due locali notturni, due sequestri preventivi. Nei guai, per motivi tra loro diversi, sono finiti il Totem di via Ferriera vecchia e lo Smallville di via Zamenhof.
Il primo è stato posto sotto sequestro per ragioni legate alla sicurezza. Un controllo della polizia aveva accertato la presenza di 748 persone invece delle 400 previste dalle autorizzazioni. Non solo. Il palco, secondo gli inquirenti, era semplicemente appoggiato su alcuni bidoni, quindi in una situazione di potenziale instabilità, mentre dalla postazione del dj pendevano fili elettrici che potevano essere sfiorati o toccati dalle persone presenti.
Altra situazione preoccupante, quella delle uscite di sicurezza. Una di queste, invece di dare direttamente all’esterno, portava in una stanza aperta solo nella parte alta ma completamente chiusa da alte paratie. Era destinata ai fumatori, ma non sarebbe servita alla fuga in caso di necessità. Inoltre è stato rilevato che, visto che la stessa porta di sicurezza restava aperta, il fumo delle sigarette defluiva all’interno del locale.
Il sequestro preventivo dello Smallville è invece legato al fatto che gli investigatori hanno accertato che al suo interno venivano serviti alcolici a minorenni: si parla di sedicenni ma anche di quattordicenni.



LA PROVINCIA PAVESE

I controlli dei carabinieri: ubriaco un automobilista su 3 

VIGEVANO

Ritirate il 35% delle patenti. E’ il bilancio dei controlli svolti dai carabinieri tra la mezzanotte e le sei di ieri per prevenire le cosiddette stragi del fine settimana. I militari hanno fermato venti auto nella zona dei locali in riva al Ticino. Sette di quei 20 guidatori avevano una concentrazione di alcol superiore al limite di legge, pari a 0,5. I carabinieri hanno ritirato la patente a: un 27enne di Gambolò su una Mini Cooper (tasso alcolemico 1,03), un 26enne vigevanese su una Suzuki Swift (1,01), una 32enne gambolese su una Mini One (0,8), una 32enne novarese su una Volkswagen Polo (1,24), un tromellese di 19 anni su una Fiat Punto (0,8), un abbiatense 37enne su un Alfa 147 (1,1) e un vigevanese 24enne su una Volkswagen Golf (0,7).


L’ARENA di Verona

Continuano i controlli agli automobilisti

Ubriachi alla guida, quattro su 15 erano già stati fermati

Su 15 persone denunciate la notte tra venerdì e sabato dalla polizia stradale quattro sono recidive. Si tratta, in tre casi di automobilisti con un’età inferiore ai 35 anni, e uno appunto di 35.
Sia la polstrada che i carabinieri di Peschiera sono stati impegnati nei controlli l’altra notte. Tutte le stazioni sul lago di Garda erano fuori a pattugliare le strade, soprattutto quelle che portano sul Garda, in questa stagione meta preferita anche dei giovani cittadini.
Le auto fermate sono decine, così come sono decine le persone sanzionate a cui è stata tolta la patente. In un caso la polizia stradale di Bardolino ha arrestato per resistenza a pubblico ufficiale l’ubriaco che era in sella a uno scooter e di lasciare fermo il mezzo non ne voleva sapere. Così è scaturita una colluttazione con gli agenti e l’uomo è stato arrestato.
I controlli sono continuati anche questa notte, in strada c’erano anche le pattuglie della polizia municipale con un nuovo dosatore di tasso alcolemico in grado di rilevare la traccia di alcol solamente con l’alito, senza necessità di insufflare nell’ormai noto beccuccio. (a.v.)


LA SICILIA

Alcol: visite gratuite da domani al 20 

Da domani lunedì fino a venerdì prossimo, in occasione dell’Alcohol prevention day, l’Asl 3 ha organizzato la prima "Settimana della prevenzione alcologica", per informare sui rischi legati al consumo di bevande alcoliche, fornire consulenze specialistiche gratuite ed effettuare gratuitamente il test alcolimetrico.
Per tutta la settimana, dalle ore 9 alle 13, nel poliambulatorio del distretto Ct2, in via S. M. La Grande 3, saranno presenti operatori del centro alcologico dei Servizi tossicodipendenze dell’Asl 3 (Sert), personale dell’unità operativa educazione alla salute e volontari dell’Associazione provinciale club degli alcolisti in trattamento (Apcat), che forniranno informazioni e distribuiranno gratuitamente brochure e materiale informativo. Saranno inoltre proiettati video sul tema della prevenzione alcologica. Per informazioni è possibile contattare il numero verde 800218140.
«I dati forniti nei giorni scorsi dall’Istat e dall’Organizzazione mondiale della sanità - ha detto il direttore generale dell’Asl 3 Antonio Scavone - fanno emergere il quadro preoccupante dell’abbassamento dell’età media in cui si inizia a consumare alcol. I ragazzi iniziano a bere già tra gli 11 e i 15 anni, un’età fortemente a rischio perché prima dei 15 anni l’organismo non è in grado di metabolizzare l’alcol e i suoi effetti tossici vengono dunque ulteriormente amplificati. Ma il pericolo maggiore, secondo i dati dei nostri Sert, arriva dal recente fenomeno dell’alcolpop, cioè delle bevande con gradazione alcolica compresa tra 5 e 6 gradi, che sembrano comuni succhi di frutta e sono destinate al mercato dei giovanissimi per creare assuefazione e "iniziarli" a bere alcol. In particolare, nei ragazzi di età compresa fra i 15 e i 17 anni, si evidenzia una preoccupante diffusione del ricorso agli alcolici fuori pasto e alle bevande ad elevato contenuto alcolico.
«Per questo, come azienda territoriale che ha tra gli obiettivi della propria mission la prevenzione, abbiamo deciso di organizzare quest’anno la prima Settimana della prevenzione alcologica, in coincidenza con l’Alcohol prevention day. Da lunedì (domani, ndr) a venerdì prossimo tutti i cittadini potranno recarsi al poliambulatorio del distretto Ct2 per chiedere informazioni, consulenze gratuite per sé o per i propri familiari e per effettuare gratuitamente il test alcolimetrico. Saranno inoltre distribuiti opuscoli informativi, brochure e un fumetto "I giovani e l’alcol: istruzioni per l’uso", con un decalogo di consigli per i genitori. Tutto a costo zero per l’Asl 3, che, in occasione di questo evento, ha richiesto per tempo il materiale informativo al Ministero della Salute.
Scavone ha voluto ricordare che in provincia di Catania, riguardo all’abuso alcolico, giungono «segnali inquietanti dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Azienda Usl 3», che si occupa attivamente, tramite i dieci Servizi tossicodipendenze presenti nel territorio, della prevenzione e della riabilitazione. I problemi alcolcorrelati, che sono sempre più in aumento tra i giovani, per i quali l’alcol costituisce la prima e più reperibile sostanza d’abuso nel gruppo, ricalcano modelli di consumo dei paesi centro e nord europei.
«Oltre ai danni diretti sulla salute - ha proseguito Scavone - ci sono anche i problemi correlati al consumo di sostanze alcoliche, basti pensare che sono attribuibili all’alcol circa il 9% del carico globale di malattie a livello mondiale e quasi il 40% degli incidenti stradali. Le problematiche legate all’uso di sostanze alcoliche e le patologie ad esso connesse rappresentano uno degli oneri socio-sanitari più pesanti per le comunità e per le Aziende sanitarie pubbliche. Sono stati stimati, per ogni alcolista, almeno 15 anni di disabilità nel periodo della vita che potrebbe essere il più produttivo sia in termini socio-economici che relazionali. Inoltre sono elevatissimi i costi relativi all’assistenza sanitaria, ai ricoveri, ai farmaci, agli incidenti stradali o sul lavoro, ma sono immensamente più elevati e non quantificabili - ha concluso Scavone - i "costi" per le famiglie in termini di sofferenze, violenze, disagi di ogni genere».


LA SICILIA

Audit, un test per scoprire se si è alcol-dipendente 

Roma. Con quale frequenza consumi bevande alcoliche? Hai mai avuto bisogno di bere di prima mattina? E ancora: nei giorni in cui fai uso di alcol, quanti bicchieri assumi in media? Più o meno di sei? Sono, queste, solo alcune delle domande contenute in un questionario Audit (utilizzato da Iss, Oms e Simg) che fa da appendice al volume “Alcol e fegato, un connubio difficile”, scritto da Carmela Loguercio e Gaetano Cotticelli della Università di Napoli.
Dieci semplici quesiti per stabilire se il consumo di alcol crea dipendenza. «Studi recenti - spiega la prof. Loguercio - hanno dimostrato, con chiarezza, che superare la soglia di venticinque grammi di etanolo al giorno aumenta la probabilità di contrarre un serio danno epatico. Si inizia dalla steatosi, il cosiddetto "fegato grasso". Se non si interviene in tempo, si potrebbe andare incontro a problemi ancora più gravi come la cirrosi e l’epatocarcinoma. Da qui l’importanza di un test che accerti, con rapidità, se vi è o meno alcol-dipendenza».
A ogni domanda viene abbinato un punteggio, da zero a quattro, per arrivare ad una valutazione finale. «Il test - afferma ancora la professoressa Loguercio - punta a valutare la quantità di alcol assunto e la frequenza con cui si beve, ma non solo. Si analizzano anche i comportamenti tenuti, i sensi di colpa provati ed eventuali atteggiamenti aggressivi o violenti. Si tratta, insomma, di un’indagine a ampio raggio che permette di avere una visione, diciamo così, complessiva del soggetto preso in esame».
Con un punteggio da 0 ad 8 punti, il risultato è negativo; da 8 a 14, il paziente ha un consumo a rischio ma, con molta probabilità, non si tratta di persona alcol-dipendente; invece , con un punteggio pari o superiore a 16, vuol dire che il soggetto è alcol-dipendente e non è più in grado di sottrarsi al desiderio di bere alcol.
«Esistono poi - dice la prof. Loguercio - altri indizi inequivocabili per capire se una persona è alcol-dipendente. Ad esempio i sintomi di astinenza: tremori, sudorazione, ansia, allucinazioni ed insonnia. Ma non solo: l’alcol-dipendenza si accerta anche attraverso l’interruzione o la riduzione di attività sociali e lavorative, il tempo perso per procurarsi da bere e i ripetuti insuccessi nei tentativi volti a non concedersi più al vizio. Sono, questi, campanelli di allarme che non vanno sottovalutati, ma che, invece, devono contribuire ad una diagnosi certa. L’alcol-dipendenza è un grave problema individuale familiare e sociale che compromette il buon funzionamento del fegato fino ad arrivare alla cirrosi e all’epatocarcinoma».
Cosa fare, dunque? Bisogna, innanzitutto, aiutare il paziente a smettere di bere: la sopravvivenza a cinque anni delle persone, affette da cirrosi, è del 90 per cento ma scende al 70 per cento se il paziente continua a assumere alcol e, addirittura, al 30 per cento se il soggetto risulta scompensato.
“Segnali, per fortuna, molto incoraggianti - conclude la Loguercio - giungono dalle risposte che sta offrendo, nella lotta contro la steatosi epatica, l’impiego di silibina, fosfolipidi e vitamina E. Esso svolge, secondo quanto accertato, una forte azione antiossidante neutralizzando i radicali liberi in eccesso, principale causa dei danni provocati dall’assunzione di alcol e di farmaci, ma anche da virus, agenti tossici ambientali e diete non bilanciate”.

ANGELO TORRISI


DROGAONLINE.IT

ALCOL/ Ecco come si beve in discoteca 

Secondo la ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità il 20% dei giovani si ubriaca il fine settimana, più della metà dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni beve il sabato sera.
Il 74% dei giovani, e nello specifico il 67% dei 13-15enni, beve il sabato sera. Di questi il 20% si ubriaca nel fine settimana. Sempre più diffuso tra i teen agers il fenomeno del binge drinking (bere per ubriacarsi 6 o più bicchieri in un’unica occasione) che "snobbano" il consumo mediterraneo preferendo i consumi fuori pasto. Un’abitudine negativa per la salute e la sicurezza: l’abuso fuori pasto e le happy hours incrementano del 70% il rischio del ricorso dei giovani al pronto soccorso. I dati vengono fuori dalle ricerche finanziate dal Ministero della Salute e condotte nelle discoteche dal Centro Collaboratore dell’OMS per la Promozione della Salute e la Ricerca sull’Alcol, presentati oggi in occasione dell’ "Alcol Prevention Day 2007".
"Sappiano dai dati più recenti che circa 700 mila tra ragazzi e ragazze al di sotto dei 16 anni consumano alcol nel nostro Paese e il trend è, purtroppo, in forte crescita nel cosro degli ultimi anni. A preoccupare sono soprattutto le adolescenti, più vulnerabili, fisiologicamente parlando, agli effetti negativi dell’alcol. Ma anche la constatazione che il modello mediterraneo del bere, improntato alla moderazione e all’associazione del consumo di vino ai pasti viene abbandonato anche dagli adulti, soprattutto uomini - dichiara Emanuele Scafato, direttore del Centro OMS per la ricerca sull’Alcol e dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS - Nella ricerca nelle discoteche, abbiamo indagato sui fattori di rischio determinanti del binge drinking e ne abbiamo individuati tre: il bere fuori pasto, allontanandosi sempre più dal modello del bere mediterraneo, l’abitudine al fumo e il frequentare locali quali "open bar", "happy hour" e discoteche dove alcolpops e stuzzichini sono d’obbligo. Purtroppo, va avanti il ricercatore "la tv non aiuta: fiction e pubblicità mostrano il bere in un contesto di normalità e sempre più spesso lo associano ad immagini di successo, anche attraverso il ricorso a testimonial d’eccezione che tanta influenza hanno sui giovani.
Modelli di promozione del bere che focalizzano più sulle persone, sui sentimenti che sulle qualità del prodotto e che dovrebbero, comunque, proporre stili di consumo che sollecitino moderazione per poter dare ai ragazzi la corretta informazione ed evitare di costruire immaginari ingannevoli".


"IL PILOTA": I GIOVANI NEL MIRINO DELL’ISS

I giovani sono stati "studiati" da vicino nell’ambito del progetto "Il Pilota" coordinato dal Centro OMS per la Ricerca sull’Alcol in collaborazione con il Progetto "Divertimento sicuro" realizzato in Toscana: un’iniziativa che ha portato gli esperti direttamente nei luoghi deputati al divertimento giovanile, ossia nelle discoteche, per spiegare ai giovani, con un linguaggio pensato appositamente per loro, perché è opportuno non bere prima di mettersi al volante. Il "Pilota" era, in altre parole, il guidatore designato, colui che si prendeva l’impegno di non bere e di rimanere sobrio nel corso della serata in discoteca; un "pilota" che non legittimava, comunque, l’abuso da parte degli accompagnati. Ogni sera venivano selezionati 300 candidati piloti: di questi, 20 venivano invitati a registrare in un video-box predisposto nella discoteca, un videoclip di 100 secondi pubblicata sul sito web www.ilpilota.it e votata nel corso della settimana successiva tramite SMS eleggendo il Pilota della settimana.
Dall’indagine è venuto fuori che è il sabato sera il momento "dedicato" dai giovani all’alcol. In discoteca o nei pub, in questo giorno bevono il 74% dei ragazzi e precisamente: 1-2 bicchieri nel 35,7% dei casi; 3-5 bicchieri nel 27,8%; oltre 6 bicchieri il 19% delle volte.
Scendendo più nel dettaglio, il sabato bevono l’83,4% dei giovani tra i 16 e i 18 anni; il 67% tra i 13 e i 15; il 66,7% tra i 19 e i 24 anni; il 64,2% dai 25 anni in su. Anche di venerdì e di domenica i consumi, se pure inferiori rispetto al sabato, non sono certo bassi: di venerdì bevono il 34,6% dei ragazzi e il 19,2% delle ragazzine, mentre per la domenica è stata rilevata tra i teenager una frequenza del 19,8% e del 14,6% di consumatori , rispettivamente per i due sessi.
Alla domanda "Pensi che qualche amico possa avere problemi legati all’alcol ?", poco meno della metà ha risposto affermativamente e, tra questi, il 56,3% ha dichiarato di averlo capito dal comportamento dell’amico, il 22% lo ha intuito perché conosceva già questo tipo di problemi, il 19,4% ne ha parlato tra amici, il 14,2% lo ha capito in seguito a un incidente. "Solo" l’11 % dei giovani ha ricevuto direttamente da un amico una richiesta d’aiuto.
Tuttavia, un dato positivo è emerso: all’80 % dei circa 600 giovani intervistati il progetto del "Pilota" è piaciuto e pensa che l’iniziativa promossa dal Ministero della Salute sia adatta a promuovere la sicurezza alla guida tra i giovani anche se meno del 50% gradirebbe essere scelto dagli amici come "Pilota" e accettare di non bere. Così ha detto il 47,4% dei maschi e circa il 40% delle ragazze.

LA MORTALITÀ ALCOL-CORRELATA

Ogni anno in Italia circa 25.000 decessi sono associati all’alcol e riguardano più di 17.000 uomini e circa 7.000 le donne. La stima della mortalità alcolcorrelata prodotta nell’ambito delle progettualità internazionali dell’OMS coordinate dal Prof. Jurgen Rehm dell’Università di Toronto e realizzata per l’Italia in collaborazione con il Centro OMS per la Ricerca sull’Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità evidenzia un tasso di mortalità di 35 decessi su 100.000 abitanti per i maschi e di 8,4 decessi su 100.000 abitanti per le donne attribuibili all’alcol. A tali decessi occorre aggiungere la quota relativa ai più giovani (circa 2000 quella a noi nota per gli incidenti stradali, prima causa di morte per i ragazzi).
Circa il 10% di tutti i decessi registrati nel corso di un anno (il 2002 preso come riferimento, considerati tutti i decessi di individui di età superiore ai 20 anni) sono da ritenersi, secondo gli esperti, decessi prematuri causati dall’alcol (l’11% di tutti i decessi tra i maschi e il 5,2% tra le donne): decessi evitabili parzialmente o totalmente a fronte di un corretto atteggiamento nel bere. Il numero dei decessi alcol-attribuibili è calcolata al netto dei possibili "guadagni" dell’effetto protettivo associato a bassi consumi di alcol (meno di un bicchiere al giorno).
Le condizioni che presentano la più elevata frequenza di mortalità alcol-attribuibile sono la cirrosi epatica e gli incidenti. Per i decessi da cirrosi epatica, il 47,7 % per i maschi e il 40,7% per le donne sono attribuibili all’alcol; analogamente, il 26,35% e l’11,4 % di tutti i decessi che riconoscono la causa di morte in un incidente sono alcorrelati. Il 5,31 % di tutti i tumori maligni maschili ed il 3,01 % di quelli femminili è attribuibile all’alcol.

ADDIO STILE MEDITERRANEO

Meno del 50% dei maschi adulti italiani beve secondo lo stile mediterraneo, "salvato" invece dalle donne e dagli anziani. Il bere lontano dai pasti e secondo criteri di moderazione sembra così essere diventato un tratto culturale che caratterizza il comportamento maschile in generale e non solo le nuove generazioni. Monitorando tutta la popolazione italiana, infatti, l’ISS ha evidenziato attraverso analisi retrospettive come tra i consumatori di vino (55,8% di cui 69,5% uomini e 43% donne), la bevanda tradizionale per eccellenza, meno della metà degli uomini (47%) possano essere considerati consumatori tradizionali. I consumatori non mediterranei di 25-64 anni di età presentano prevalenze mediamente superiori a quelle registrate per i maschi della stessa età che consumano moderatamente il vino ai pasti; una tendenza simile a quella registrata anche per i 18-24enni (probabilmente segnando un tratto culturale del modello di trasmissione del bere tipicamente ispirato al bere maschile). L’inversione di tendenza si riscontra negli ultra65enni che difendono la tradizione. Il 70% delle donne, invece, assume a modello del bere quello tradizionale, legato ai pasti. Per tutte le donne al di sopra dei 25 anni, infatti, la prevalenza delle consumatrici mediterranee è significativamente superiore a quello delle donne che consumano il vino secondo standard non mediterranei.

Fonte: Istituto Superiore di Sanità


IL GAZZETTINO (Vicenza)

Festa del vino doc con una proposta: turismo integrato tra religione, terme e gastronomia

Montebello

Un progetto di turismo integrato che coinvolga tutti i comuni della zona, tra religione (Chiampo), terme (Recoaro) ed enogastronomia (Gambellara e dintorni). È la proposta lanciata dal sindaco di Montebello, Fabio Cisco, in apertura del convegno "La cucina mangia la cantina. Il territorio sia nel piatto che nel bicchiere", che ha concluso ieri all’azienda vinicola Sordato di Selva la 38. Festa del Vino Doc di Gambellara. «Nel momento in cui un’azienda come la Montebello si accinge a lasciare a casa 300 dipendenti - la sua sottolineatura -, è importante soffermarsi sulla valenza economica di questo settore, che oltre a salvaguardare le conoscenze offre nuove possibilità di lavoro». Gli ha fatto eco la presidente della Provincia, Manuela Dal Lago, che ha parlato di un «nuovo modo di fare economia, a supporto di altri settori in difficoltà, elogiando la continuità dell’azienda Sordato, giunta ormai alla terza generazione. «Le vecchie realtà di paese si sono trasformate per dare qualità e arrivare così a queste eccellenze», la precisazione del presidente della Strada del Recioto, Giuseppe Zonin, mentre il collega del Consorzio di Tutela dei Vini Gambellara Doc, Silvano Conte, ha assicurato che«l’ottenimento della denominazione Docg è ormai in dirittura d’arrivo dopo l’ok della Regione». Appassionante l’intervento dell’accademico della cucina Alfredo Pelle, che è partito dalle tre t (terra, tempo, tradizione) necessarie per fare una buona cucina: «Ne servono altre due, la tecnica e il talento, e una sesta, la tenacia, che molti ristoratori non hanno più, essendo diventati personaggi pubblici e televisivi». A seguire, la consegna del premio giornalistico «La Strada del Recioto e dei vini di Gambellara Doc: un itinerario non solo "Di-vino" ma anche di cultura e di vita», assegnato dalla giuria presieduta da Giancarlo Roversi alla veronese Elisabetta Tosi (che ha ricevuto un Bacco d’argento con il Picaio del Recioto dorato) e il pranzo al ristorante "La Marescialla" con le proposte degli chef della Strada del Recioto, tra le quali spiccava l’abbinamento tra Gambellara, capretto ed asparagi. Nel pomeriggio, infine, a palazzo Cera di Gambellara, la degustazione di prodotti creati mediante una originale simbiosi con il Recioto, come la sopressa del salumificio dei Castelli, il formaggio ubriaco de La Casearia, i cioccolatini "ChocoAmour" dei maestri pasticceri Emiliano e Oliviero, e la Grappa al Recioto di Vignato, ovviamente accoppiati ai migliori recioti passiti delle aziende vinicole locali.

Andrea Lazzari


IL GIORNALE DI BRESCIA (Lettere)

Vendita di alcolici

Spero mi sia concesso un piccolo spazio nella rubrica per esporre due quesiti sul fenomeno delle stragi del sabato sera e non solo. Il primo è sulla legge in vigore da circa un anno riguardante il divieto di vendita al banco in autogrill di bevande alcoliche dopo le 22. - Mi sono sentito rifiutare un caffé corretto, chiesto dopo l’orario proibito, ma subito dopo lo stesso barista mi ha consigliato l’acquisto di una bottiglia della correzione, in quanto la vendita a scaffale non è proibita, «lo fanno in tanti». (*) Il secondo quesito è sulla velocità degli autoveicoli. Mi domando: se il limite massimo consentito è di 130 km orari sulle autostrade e inferiore su tutto il resto della rete stradale, perché non limitare tutte le auto a questa velocità massima? Se qualcuno sa rispondermi seriamente gliene sarò grato.

- MARCO BRIVIO - Poncarale -

(*) Nota: certe disposizioni, prima che un’offesa alla sicurezza delle persone, sono un insulto al buon senso e all’intelligenza.


Lunedì, 16 Aprile 2007

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