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Rassgna stampa Alcol e guida del 6 aprile 2006

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

SAMBENEDETTO 

Alcol e salute, aprile è il mese della prevenzione

di Redazione 31 marzo 2006

Venerdì 21 aprile il Servizio Risposte Alcologiche allestirà un gazebo, in viale Secondo Moretti, per permettere a tutti i cittadini di accedere a materiale informativo sui problemi derivanti dal consumo di bevanda alcoliche

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Il Servizio Risposte Alcologiche, Settore attività sociali ed educative, per sensibilizzare i cittadini che bere è un comportamento a rischio, ha aderito ad Aprile, mese nazionale di prevenzione alcologica, promosso dalla Società Italiana di Alcologia (S.I.A.) e dall´Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento (A.I.C.A.T). L´alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute e, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, non è possibile identificare quantità di consumo alcolico "sicure" per la salute.

Nel corso di questo mese, e precisamente venerdì 21 il Servizio Risposte Alcologiche allestirà un gazebo, in viale Secondo Moretti, per permettere a tutti i cittadini di accedere a materiale informativo sui problemi derivanti dal consumo di bevanda alcoliche, condivisi socialmente (alcol e guida; alcol e lavoro; alcol e giovani; alcol e gravidanza).


LA PROVINCIA DI LECCO

Valmadrera Giovani e problema alcol: si mobilita la parrocchia

Prosegue domani, 7 aprile, il mini ciclo di incontri sulla scottante e sempre attualissima tematica delle dipendenze. «Alcool, piacere di conoscerti» è il titolo della serie di serate su «giovani e sostanze alcoliche, un rapporto rischioso». Organizza la parrocchia in collaborazione con l’assessorato alle politiche minorili del Comune presso il centro Fatebenefratelli. Conduce Giorgio Mazzoleni, educatore della scuola alcologica territoriale e partecipano i club alcolisti in trattamento del territorio. L’appuntamento è dalle 20.30 alle 22.30 e l’invito è particolarmente rivolto proprio ai giovani, ai quali gli organizzatori intendono offrire un’occasione per riflettere sull’abuso - troppo spesso ampiamente tollerato e, anzi, incentivato dalla società – di birra, aperitivi, vino: gravi possono essere le loro conseguenze.


LA PROVINCIA DI LECCO

Al cenacolo francescano Problema alcolismo: un concerto per riflettere

(d. bon.) La musica e i canti del «Coro Grigna» saranno la colonna sonora dell’incontro contro l’abuso di alcol organizzato dall’Asl, che andrà in scena domani sera alle 20.45 al Cenacolo francescano di viale Turati. L’appuntamento, organizzato nell’ambito del mese per la prevenzione alcologica proposto dall’azienda sanitaria di Lecco, verrà infatti aperto dal concerto del coro diretto dal maestro Giuseppe Scaioli, che introdurrà il tema dell’alcol attraverso una serie di canzoni tratte dalla tradizione popolare. Brani che metteranno in rilievo la valenza giocosa che spesso viene accostata all’alcol, e che offriranno uno spunto di riflessione per la serata. Obiettivo dell’iniziativa, che si inserisce nel programma di incontri proposti dai responsabili del servizio di alcologia dell’azienda sanitaria, è infatti quello di sensibilizzare i lecchesi, e in particolare i giovani, sulle problematiche legate all’abuso di alcolici. «Problematiche che spesso hanno origine da una cultura del bere che tende a ridurre le conseguenze negative dell’alcol - ha sottolineato la responsabile del servizio alcologia, dottoressa Damaris Rovida - e che contribuiscono alla diffusione delle bevande alcoliche soprattutto tra i giovani». Ragazzi tra i quali sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti il fenomeno della dipendenza dall’alcol, sui cui effetti e sulle cui conseguenze per la salute verrà fatta chiarezza domani sera. Dopo un’introduzione musicale da parte del «Coro Grigna», la serata al Cenacolo francescano proseguirà infatti con la testimonianza di un volontario dell’associazione Alcolisti anonimi sulla propria dipendenza, per poi lasciare spazio alla lettura del racconto «La voce nel bicchiere», dello scrittore Massimo Trifirò. Un racconto nel quale la drammaticità della situazione che colpisce chi cade nella dipendenza dall’alcol viene descritta molto efficacemente, e al termine del quale ci sarà di nuovo spazio per la musica, i canti e l’allegria del coro diretto dal maestro Scaioli. Una partecipazione, quella del gruppo, «che ha anche l’intenzione di sfatare il mito che associa gli alpini all’alcol - ha sottolineato Scaioli - dando un’immagine falsata di ciò che le penne nere sono nella realtà».


II GAZZETTINO (Belluno)

FALCADE Un ciclo di incontri su "Protezione e promozione alla salute" è indetto dagli alcolisti in trattamento 

Alcol, abuso specie tra le ragazze 

Davare: «In Valle del Biois operano tre club, pochi rispetto a quanti dipendono dal bere»

Falcade

I nostri giovani sono sempre più a rischio alcol. Infatti, tra le nostre comunità la percentuale dei ragazzi che fanno uso o abuso di sostanze alcoliche è in aumento. Basta andare a qualche sagra paesana o a qualche festa pubblica per avere una chiara visione di come stanno le cose. Lo conferma Gian Battista Davare, che opera come insegnate "servitore", cioè un ex bevitore che in un club di alcolisti in trattamento aiuta gli aderenti a uscire dal tunnel, sottolinea come questo problema sia purtroppo serpeggiante in Agordino. Intanto, per sensibilizzare di più l’opinione pubblica verso questo problema, il club dove opera Davare ha organizzato, oltre a quello di ieri sera, nella sala consigliare del municipio di Falcade, altri due incontri su "Protezione e promozione alla salute" nel quale si tratteranno questi specifici temi.
«L’aspetto più preoccupante - riferisce Davare - è proprio quello legato ai giovani. L’abuso di alcol tra le fasce di età adolescenziali è in crescita, ed il fenomeno è diffuso maggiormente tra le ragazze. Pensi che un Comune dell’Agodino aveva proposto ad un gruppo di giovani di svolgere le loro feste senza l’uso della birra. Hanno fatto due feste, poi questi ragazzi hanno detto che rinunciavano perchè senza birra non si divertivano. Voglio aggiungere che questo fenomeno, che coinvolge specialmente gli adolescenti, non è spesso correlato alle compagnie che questi frequentano, come si è portati a pensare, ma è legato in gran parte allo stile di vita degli adulti di cui il ragazzo prende a modello. Solo cambiando lo stile di vita di adulti e genitori si può sperare in un lento cambiamento di questa mentalità ancora diffusissima nei nostri paesi perché "bere è bello, ci fa sentire grandi e ci fa sentire bene».Una realtà questa alla quale non sfugge la valle del Biois, dove sono operativi ben tre club di alcolisti in trattamento: a Falcade, a Caviola e a Cencenighe. Un numero questo che però non rispecchia pienamente la realtà delle cose, come conferma lo stesso Gian Battista Davare: «Se ci riferiamo al numero delle domande di adesione, tre club operativi sono sufficienti in valle del Biois, in quanto ognuno di essi può trattare fino a 12 famiglie. Se guardiamo però alla realtà nuda e cruda, forse questi club dovrebbero almeno essere moltiplicati. È chiaro che la realtà che si presenta nelle nostre zone ben si plasma o è anche superiore a quanto rilevato a livello di regione del Veneto. Risulta infatti che l’11 per cento dei cittadini veneti, circa 470 mila persone, chiede una consulenza medica al medico di base per problemi correlati all’uso di sostanze alcoliche. Inoltre da quando in famiglia ci si accorge che uno dei componenti ha problemi legati all’alcol, passano anche 10 anni prima che ci si decida di far entrare questa persona in un club di alcolisti in trattamento. Un tempo molto lungo che spesso crea danni gravi non solo al soggetto alcolista ma all’intero suo nucleo famigliare. Voglio aggiungere che anche i medici di base non sempre sono preparati ad affrontare problematiche legate all’alcol. Secondo uno studio redatto dal Servizio di alcologia di Verona, il 21,9 per cento delle persone con problemi alcol correlati ha cercato una soluzione con il medico di base e ben il 42,7 per cento ha dichiarato di non aver ricevuto consiglio o incoraggiamenti a cambiare».
Dario Fontanive


LIBERTA’

Rivergaro, ragazzi delle medie studiano i rischi dell’alcol

Orlando: «Nel 2004 poco più di 200mila controlli sugli automobilisti, in Spagna 190mila in cinque giorni»

Alcol e adolescenti, per un approccio più consapevole ed informato sui rischi di abuso di bevande alcoliche e sui corretti stili di vita da adottare è partito, nelle scuole medie (terze classi) di Rivergaro e di Gossolengo, il progetto "E sai cosa bevi". Progetto redatto dal Sert dell’Ausl di Piacenza e dal suo responsabile, lo psichiatra Antonio Mosti, ed accolto dall’istituto comprensivo di Rivergaro diretto da Marica Draghi all’interno del piano di offerta formativa 2005-2006. Sabato scorso i ragazzi della media Alfieri di Rivergaro (dopo i loro colleghi di Gossolengo) sono stati protagonisti di un incontro a scuola con il dottor Sergio Orlando, primario ospedaliero piacentino del Reparto di medicina - area critica ma per diversi anni a capo del pronto soccorso cittadino, e quindi impegnato in prima linea a confrontarsi, purtroppo, con i danni arrecati dall’alcol ad automobilisti spesso di giovane età, vittime di incidenti sulla strada. La fase conclusiva del progetto vedrà prossimamente l’intervento in aula di educatori del Sert. «Il progetto - ha spiegato la dirigente scolastica Marica Draghi - riveste carattere interdisciplinare, e, prima dell’incontro con il medico, gli studenti sono stati autori in questi mesi insieme agli insegnanti di diversi lavori di approfondimento, sui temi di cosa è l’alcol, e sull’uso ma anche sull’abuso di bevande alcoliche». «Il progetto continuerà - ha affermato la dirigente scolastica - sia con verifiche sui risultati per valutare eventuali aree di miglioramento del progetto stesso, sia con altri incontri destinati a far riflettere gli studenti non solo sull’aspetto medico riferito all’assunzione di sostanze alcoliche ma anche sulle conseguenze psico-sociali da essa derivanti». Testimonial d’eccezione per l’incontro di sabato coi ragazzi rivergaresi, il dottor Sergio Orlando, impegnato in cattedra ad illustrare le correlazioni esistenti tra abuso di sostanze alcoliche al volante e rischio di incidentalità. «In Italia - ha focalizzato l’argomento Orlando - l’introduzione della patente a punti ha prodotto risultati migliorativi nel contenimento della velocità, ma sull’alcol il problema rimane ancora aperto, e molti incidenti, soprattutto nelle notti del fine settimana, sono riconducibili a casi di abuso». Emergenza a più facce, quella che unisce giovani e alcol, perché, nel loro caso, spesso si tratterebbe di "bevitori problematici", come li ha definiti Orlando, ovvero non assuntori cronici ma bensì sporadici, e quindi esposti maggiormente ai danni acuti dell’abuso di sostanze alcoliche. Emergenza affrontabile anche a valle, con azioni di contrasto, ma sul punto l’Italia dovrebbe ancora lavorare: «Nel nostro paese - ha detto infatti il primario piacentino - nel corso del 2004 sono stati compiuti poco più di 200mila controlli alcolemici sugli automobilisti, in Spagna, nel ponte dell’Immacolata, ovvero in 5 giorni, ne sono avvenuti 190mila».
Simona Segalini


 

L’ADIGE

BRENTONICO/Dopo la giornata di informazione, questa sera l’incontro pubblico
Alcol e salute, stili di vita

BRENTONICO - Alcol, no grazie. E’ questo il messaggio divulgato dalle associazioni di volontariato che da domenica stanno lavorando per promuovere il messaggio «Liberi da?Liberi di?». Insomma un invito a tutti a scegliere uno stile di vita senza alcol per essere liberi di vivere liberamente nel proprio contesto sociale. Successo dell’iniziativa domenica mattina con la distribuzione di aperitivi analcolici nei gazebo posizionati a fianco della parrocchiale. E questa sera il tema sarà di nuovo affrontato, e in maniera per così dire medico scientifica, nell’ambito di un incontro presso la saletta della cooperazione al quale parteciperà l’operatore sanitario Franco Baldo; seguiranno poi testimonianze e dibattito. L’iniziativa ha soprattutto lo scopo di sensibilizzare e arriva dopo un monitoraggio effettuato dalle associazioni di volontariato circa l’allarme alcool a Brentonico. Hanno collaborato: Comune; Unità Pastorale Altopiano; Istituto Comprensivo; Club delle famiglie con problemi alcolcorrelati «Arrivare insieme» e la «La Strada» di Brentonico; Gruppo Alcolisti Anonimi - Trentino; O.d.V. «0 gradi»; Servizio Alcologia del distretto Sanitario Vallagarina; Gruppo Caritas. Arci, Cri e Gruppo Giovani dell’altopiano.


TARGATOCN

Stragi del sabato sera. Costa: distribuiamo gli "alcoltest"

CUNEO - Con una lettera ai presidenti delle società autostradali del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, il presidente della Provincia di Cuneo, Raffaele Costa, propone di estendere anche a queste regioni l’iniziativa promossa dalla società Autostrade per l’Italia di distribuire gratuitamente, tutti i venerdì e sabato da mezzanotte alle cinque, presso le aree di servizio delle autostrade, un milione di “alcotest”, un kit con il quale l’automobilista potrà in modo facile misurare il proprio tasso alcolemico ed acquisire immediatamente consapevolezza del proprio stato psicofisico per proseguire il viaggio in sicurezza.
“E’ ormai ampiamente accertato – scrive Costa - che oltre il 90% degli incidenti stradali mortali è dovuto a errati comportamenti non solo di guida ma anche personali, come quello di mettersi al volante dopo aver bevuto alcolici: è altrettanto noto come la fine della settimana rappresenti il momento di maggior rischio per gli incidenti stradali correlati all’abuso di alcol, incidenti che coinvolgono soprattutto i giovani tra i 18 e i 32 anni. Ritengo, prima come cittadino poi come Presidente della Provincia di Cuneo (che ha purtroppo un alto tasso di mortalità sulle strade, anche se il fenomeno è in diminuzione), che sia indispensabile intensificare le campagne di sensibilizzazione sui comportamenti di guida più corretti”.
Costa ha inviato la lettera ai presidenti delle autostrade Torino Savona (A6); Ativa spa (A5 Torino – Aosta), Salt spa Società Autostrada Ligure Toscana A11 e A12, Sitaf spa (A32 Torino Bardonecchia), Satap spa (A4 Torino Milano e A21 Torino Piacenza) e autostrada dei Fiori spa (A 10 Savona Ventimiglia).
Redazione tcn


LA PADANIA

Test alcolico gratis in autostrada

La vita può essere un soffio, soprattutto a bordo di un autoveicolo. E, allora, conviene attrezzarsi quando si è al volante. È così che dal al 7 aprile al 30 settembre, tutti i venerdì e sabato da mezzanotte alle cinque, Autostrade per l’Italia e i suoi partner commerciali distribuiranno gratuitamente nei punti ristoro circa 1 milione di alcotest per misurare i tassi alcolemici. La nuova campagna per la sicurezza stradale si chiama proprio "La vita è un soffio” mentre il test sarà disponibile nei diversi punti ristoro ristoro denominati Autogrill piuttosto che Camst, D’Ambrosio, Festival, FiniFast, Miramare, Moto, My Chef, On the Run Cafè, Ristop, Sarni). Semplice richiederlo: basterà farne richiesta alle casse dei punti ristoro delle 207 Aree di Servizio della rete di Autostrade per l’Italia.
«Grazie alla distribuzione gratuita di circa 1 milione di alcotest – si fa sapere dal quartier generale di Autostrade per l’Italia - i guidatori potranno misurare il loro tasso alcolemico, acquisire consapevolezza del proprio stato psicofisico e proseguire il viaggio in sicurezza». In particolare, Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia dichiara: «E’ ormai un dato acclarato che oltre il 90% degli incidenti mortali è dovuto ad errati comportamenti di guida. Per continuare a ridurre il tasso di mortalità sulla nostra rete, riteniamo che sia pertanto indispensabile sensibilizzare i viaggiatori sui comportamenti di guida più corretti. Dopo il successo dell’iniziativa “Caffè gratis di notte” contro il colpo di sonno notturno con oltre 1 milione di caffè offerti, lanciamo questa nuova campagna. Grazie a questa nuova iniziativa ci aspettiamo un aumento consistente del grado di consapevolezza sui rischi della guida in autostrada quando si è bevuto qualche bicchiere di troppo” . Secondo i dati della Polizia Stradale il fine settimana è il momento di maggiore rischio per gli incidenti stradali correlati all’abuso di alcol. Sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 32 anni i più esposti a questo rischio a causa dell’inesperienza alla guida e all’abuso occasionale di alcol. Secondo quanto previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada, il tasso alcolemico dei conducenti non dovrebbe superare i 0,5gr/litro. Chi guida sotto l’effetto dell’alcol, oltre a mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri rischia anche una sanzione di 285 euro e la detrazione di 10 punti patente. Il limite di 0,5gr/l di alcol non può tuttavia essere considerato un “valore soglia” al di sotto del quale si è sicuri che l’alcol non provochi alcun effetto. Anche chi guida dopo aver bevuto una modesta quantità di alcol (circa una lattina di birra da 330 ml o un bicchiere di vino da 125 ml) è più esposto al rischio di incidente rispetto a chi non ha bevuto. Perchè i pericoli non vengono avvertiti se non in ritardo rispetto ad una condizione psicofisica lucida.
«L’invito a fare una sosta e testare in modo facile e veloce il proprio livello di sobrietà in aree di servizio sempre più moderne grazie ad un piano di investimenti già avviato di 1 miliardo di euro (da realizzarsi entro il 2009 e ripartito tra Autostrade per l’Italia ed i partner - si aggiunge da Autostrade - vuol essere un modo per rendere i viaggiatori sempre più responsabili e attenti alla sicurezza per se e per gli altri. Il costante impegno di Autostrade per l’Italia e dei suoi partner ristoro sul fronte della sicurezza ha portato, dal 1999 al 2005, ad una riduzione del tasso di mortalità di circa il 50%, un risultato che anticipa l’obiettivo di riduzione della mortalità definito nei piani nazionali e comunitari per la sicurezza stradale per il decennio 1999-2009».
Fla.Ma.


AGENFAX
ISTITUTO DELL’AUTODISCIPLINA PUBBLICITARIA E ISTITUTO CUNIOLO UNITI CONTRO LA DRIVE BEER
“La birra in regola con il codice della strada” (almeno così diceva lo slogan della Drive Beer che aveva come testimonial Giancarlo Fisichella) è risultata non in regola con le norme dello IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria), organo costituito da enti e professionisti del mondo della pubblicità, che ha lo scopo di monitorare le iniziative promozionali e il loro impatto sul consumatore.
La denuncia di Efrem Bovo, presidente onorario dell’Istituto di ricerca sociale Pier Paolo Cuniolo di Alessandria e dell’Osservatorio Omnes dell’Università IULM è valsa a far chiedere, anche da parte dei pubblicitari, la cessazione del messaggio in questione, che invita i guidatori all’utilizzo di alcool, contro ogni regola del buon senso.
La polemica è scattata circa tre mesi fa, quando i cartelloni della Drive Beer avevano invaso le autostrade italiane. In quella occasione, Efrem Bovo aveva tempestivamente segnalato l’insensatezza della campagna promozionale a diverse autorità (come il Vice Presidente Trasporti della Commissione Europea Jacques Barrot; l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Antonio Catricalà e appunto Umberto Loi, Presidente del Giurì dello IAP). La prima risposta è arrivata oggi, 4 aprile: “Pubblicità ingannevole, non conforme all’articolo 22 del codice di autodisciplina pubblicitaria”: ecco cosa recita la sentenza del Giurì. “Sono contento che il mondo dei pubblicitari condivida i valori portati avanti dall’Istituto Cuniolo – commenta Efrem Bovo - Una cultura della sicurezza non può che passare da messaggi che siano esattamente il contrario di quello che promuove la Drive Beer.

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GUIDA IN STATO D’EBBREZZA: GLI UBRIACHI NON SONO COME I DROGATI, E IL GIUDICE MANDA TUTTO ALLA CORTE COSTITUZIONALE

Di Lorenzo Borselli

Ebbri di alcol o di droga: la strada non è mai dritta

ROMA – L’articolo 3 della Costituzione italiana recita: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ebbene, il Codice della Strada violerebbe proprio questo fondamento di uguaglianza, sancito tra i principi fondamentali della nostra carta costituzionale, quando prevede una punizione diversa tra chi guida un veicolo in stato di ebbrezza alcolica (articolo 186) e chi invece si mette al volante sotto l’effetto di sostanze stupefacenti (articolo 187). O almeno questo è il parere di un giudice del Tribunale di Roma – Albina Fiordalisi – che ha sospeso un processo per una presunta “disparità di trattamento” inviando tutti gli atti alla Consulta. La quaestio verte infatti sulla tesi avanzata dall’avvocato Francesco Romeo, del Foro di Roma, che difende un cittadino cubano dall’imputazione di guida in stato di ebbrezza alcolica, definita “non manifestamente infondata” dalla dottoressa Fiordalisi. L’extracomunitario, venne denunciato a piede libero nel gennaio 2004, dopo essere finito con la propria auto contro una recinzione: quando la polizia municipale giunse sul posto, ne accertò lo stato di ebbrezza alcolica. In ogni caso, l’avvocato ha presentato una memoria difensiva all’inizio del dibattimento, all’interno della quale mette in discussione l’intero impianto del codice, ipotizzando la violazione del principio di uguaglianza in ordine ai due disposti, dei quali uno – la guida in stato di ebbrezza alcolica, l’articolo 186 appunto – prevede la competenza del giudice monocratico per l’irrogazione della pena, mentre il secondo – l’articolo 187, in materia di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope – prevede la competenza del giudice di pace. E come se non bastasse, l’avvocato Romeo ha trovato un’altra falla – strettamente correlata alla presunta incostituzionalità – andando oltre. Il decreto che regola i procedimenti innanzi al giudice di pace ( D.Lgs. 274/2000), prevede infatti – e ne abbiamo parlato in chiave critica più di una volta – che qualora l’imputato sia chiamato a rispondere di fatti che abbiano comportato conseguenze di “particolare tenuità” o provocato danni esigui, possa beneficiare della dichiarazione di improcedibilità. Ci eravamo assolutamente dichiarati contrari ad alcune sentenze di assoluzione, nei confronti di conducenti ubriachi, spiegando che la guida in stato di ebbrezza è spesso più un reato di pericolo che di danno, nel senso che non sempre gli agenti accertatori entrano in azione successivamente ad eventi già consumati. Anzi, proprio grazie all’accertamento sono state evitate conseguenze, ma la risposta fornita al trasgressore – che ha in effetti violato la norma – non può essere quella di una semplice pacca sulla spalla come se si trattasse di un semplice rimbrotto ad un’ancor più semplice marachella. Ma non è finita qui. Il difensore dell’imputato ha anche messo in luce che “la pena congiunta dell’ammenda e dell’arresto prevista dall’art. 187 del Codice della Strada non sarà mai applicata perché – sempre secondo il decreto legislativo 274/2000 – dovrà essere sostituita dal giudice di pace con la pena pecuniaria, con la permanenza domiciliare o con la pena del lavoro di pubblica utilità”.
Disparità su tutta la linea, dunque, tra l’ebbro di alcol e l’ebbro di droga, anche sul fronte della possibilità di evitare il decreto penale di condanna con l’oblazione, possibile fino a qualche tempo fa anche per gli imputati dal gomito troppo alto, che oggi viene normalmente condannato con pena cumulativa di arresto e ammenda, oltre che per i guidatori con spinelli e “roba” varia, che ancora beneficiano del trattamento più morbido. Letta la memoria, il giudice Fiordalisi ha evidentemente condiviso, quantomeno in parte, l’arringa dattiloscritta del difensore, scrivendo nella trasmissione atti alla Consulta che “…la legge non deve porre discriminazioni tra situazioni similari, salvo che vi siano motivazioni ragionevoli […] le due fattispecie incriminatrici (guida in stato di ebbrezza da alcol e guida in stato di ebbrezza da droghe o sostanze psicotrope) hanno il medesimo bene giuridico che è quello dell’ordine pubblico, il medesimo oggetto giuridico in quanto la condotta consiste nel guidare in stato di alterazione psico-fisica a causa dell’assunzione di sostanze che menomano la concentrazione e prontezza di riflessi, e il medesimo elemento soggettivo che è la consapevolezza e la volontà di mettersi alla guida di un veicolo in tale stato”.
In tutto questo, però, ci sembra che sia sfuggito un elemento essenziale: la ragionevole certezza che l’ebbro alla guida – sia esso ubriaco o drogato – incorra in un sinistro stradale. Siccome è proprio questo il caso, visto che l’imputato si era schiantato su una recinzione, avremmo voluto che venisse citato anche il pericolo per l’imputato stesso o per terzi estranei che condotte del genere comportano.
È un dato di fatto, però, che il quesito è estremamente interessante e posto, comunque, con grande cognizione di causa. Siccome siamo democratici (e curiosi) attenderemo con ansia il responso della Corte Costituzionale.


DIRITTO E DIRITTI

Anche il tossicodipendente ha diritto all’amministratore di sostegno

La legge n° 6 del 9 gennaio 2004, emanata a conclusione dell’Anno Europeo per le persone disabili, ha introdotto nel nostro ordinamento l’istituto dell’amministrazione di sostegno in applicazione del principio ispiratore della nuova normativa laddove enuncia che "La legge ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente,” 
L’amministrazione di sostegno è un istituto evoluto e duttile, immaginato per fornire aiuto a chiunque si trovi in difficoltà nell’esercizio dei propri diritti.

Sino alla promulgazione della Legge 6/2004, infatti, per affrontare le primarie necessità di vita di un anziano colpito da ictus o affetto da morbo di Alzheimer, di un tossicodipendente o di un alcolizzato, di un portatore di handicap sensoriale, di una persona immobilizzata o di un malato terminale, l’ordinamento non prevedeva alcuno strumento giuridico efficace ed al contempo flessibile
La legge, modificando il titolo XII del codice civile ed introducendo una graduazione degli strumenti giuridici di tutela delle persone disabili ed un sistema più flessibile di riduzione della capacità d’ agire, si è proposta l’ obiettivo di aggirare gli inconvenienti, tuttora contenuti nella disciplina vigente a tutela delle persone incapaci di agire, e cioè l’interdizione e l’inabilitazione spesso sproporzionati rispetto alle reali necessità di protezione del soggetto e con il limite evidente di non tenere in alcun conto il vasto spettro di casi di persone disabili che non presentano un livello di compromissione così severo come quello prescritto dall’art. 414 c. c.:” l’infermità deve essere tale da rendere la persona “incapace di provvedere ai propri interessi”.
La maggior parte delle persone disabili, infatti, non versa in condizioni così gravi e comunque non in modo permanente.
Con l’introduzione dell’ “amministrazione di sostegno” è stato apportato un efficace rimedio a questi inconvenienti, ribaltando la direzione della tutela il cui oggetto primario non è più il patrimonio ma i bisogni e le necessità della persona disabile che riacquistano centralità, aprendo il campo alla tutela non solo degli infermi di mente ma di chiunque si trovi in una situazione momentanea di difficoltà nell’esercizio dei suoi diritti (art. 1; art. 404 c.c.): alcolisti; tossicodipendenti; disabili sensoriali, soggetti colpiti da ictus,etc (2).

L’amministratore di sostegno, in base alla nuova legge, interviene in qualità di rappresentante negli atti giuridici di straordinaria amministrazione (es. compravendita immobili) o si affianca al beneficiario in quelli di ordinaria amministrazione (es. locazioni), seguendo le prescrizioni del Giudice indicate nel decreto di nomina.
L’ufficio di amministratore di sostegno, in ogni caso, non estingue la capacità del beneficiario di compiere da solo tutti gli atti “necessari a soddisfare le esigenze della propria vita quotidiana” (per esempio: acquistare beni di uso personale, come cibo e vestiti, riscuotere la pensione,etc.).
L’istituto in parola,così come delineato dal Legislatore, rappresenta, dunque, una forma di protezione più riguardosa della dignità della persona in difficoltà rispetto all’antiquato e rigido strumento dell’interdizione (3).
Va segnalato, ancora, che i poteri dell’amministratore di sostegno sono annotati a margine dei registri di stato civile al fine di garantire una più intensa tutela non solo della persona disagiata ma anche dei terzi.
In tale ottica assume rilievo una importante decisione del Tribunale di Modena (4), che ha riconosciuto che anche la tossicodipendenza è una forma di disabilità che comporta la mancata possibilità di attendere autonomamente ai propri interessi ed ha disposto la nomina di un amministratore di sostegno, al quale può essere altresì demandato l’incarico di reperire al beneficiario un posto di lavoro dignitoso, remunerativo e consono alla sua professionalità.
Due nonni di una ragazza tossicodipendente, rimasta orfana e madre di due figli, hanno promosso ricorso al fine di chiedere un amministratore di sostegno per questa ragazza.
Nella specie, i due anziani nonni avevano richiesto la nomina di un amministratore di sostegno per la propria nipote trentaseienne, tossicodipendente, lavoratrice part-time dal modestissimo stipendio e madre di due figli minori, nonché nuda proprietaria di un consistente patrimonio immobiliare che la stessa aveva ereditato dai genitori, entrambi recentemente scomparsi
I ricorrenti,dopo aver chiarito che la nipote era divorziata con due figli rispettivamente di sedici e dodici anni affidati al padre e con lo stesso conviventi,hanno motivato la propria richiesta a causa del comportamento della nipote e del suo stile di vita precisando che il precoce suo matrimonio sarebbe fallito per la coltivazione di relazioni extraconiugali con uomini inaffidabili e talora occasionali ed a causa dell’uso abituale di sostanze stupefacenti.
Su queste basi e sottolineato che l’improvvisa morte di entrambi i genitori della stessa avrebbe fatto venire improvvisamente e traumaticamente meno il pur fragile equilibrio di una situazione peraltro strutturalmente instabile e pregiudicata, i ricorrenti hanno portato all’attenzione del Giudice Tutelare l’assunto stato di impossibilità parziale, ma attualmente stabile, della persona di provvedere ai propri interessi e, per l’effetto, la necessità di suo sostegno per affiancarla e/o sostituirla nel compimento di atti essenziali per il suo equilibrio esistenziale e per una oculata gestione di un patrimonio destinato ad un significativo rilievo anche per la vita dei due figli minori della persona.
Di qui le istanze dei ricorrenti di utilizzazione del nuovo strumento offerto dall’ordinamento per l’assunzione di ogni e più opportuna iniziativa per la tutela della salute della persona e delle sue esigenze nonché per la miglior gestione del patrimonio ereditato in virtù di una successione legittima che non ha visto, ad oggi, l’attuazione di alcun incombente da parte dell’interessata.
Il Tribunale, rilevato che, a seguito dell’ esame della beneficiaria del provvedimento, è emerso che la stessa, pur apparentemente orientata nel tempo e nello spazio, si trova, a causa delle motivate e constatate, anomalie comportamentali patologiche,in uno stato di difficoltà grave e concreta, di compiere in modo autonomo gli atti di cui in premessa ha ravvisato i presupposti di legge per l’accoglimento del ricorso e per la nomina di un amministratore di sostegno con obbligatoria assistenza di essa (la situazione attuale esclude l’attribuzione di funzioni sostitutive) nel compimento degli atti di individuati nella parte dispositiva del provvedimento stesso.
A conforto della decisione, il Giudice modenese ha ritenuto che l’applicazione della nuova disciplina di cui alla legge n. 6 del 2004 fosse, più che opportuna, indispensabile per sostenere una persona che probabili debolezze caratteriali, presumibili errori nelle scelte di vita e, forse, sfortunati incontri hanno trascinato su un piano il cui abbandono è reso arduo dalla attuale tossicodipendenza
Inoltre, Il valente Magistrato ha affermato che la nomina di un amministratore di sostegno, fosse individuabile, necessariamente e a fronte della palese inesistenza di parenti idonei (troppo anziani i ricorrenti e non affidabile il compagno attuale della beneficiaria),nella figura di un professionista di fiducia del Giudice Tutelare al fine di predisporre e realizzare un progetto di sostegno a tutela della salute e degli interessi esistenziali della persona, prima ancora che del suo patrimonio (per certo non insignificante) e della tranquillità economica di un percorso vita che è, allo stato, di prevedibile lunga durata.
In base alla decisione, quindi, una spiccata propensione per il consumo di sostanze stupefacenti può costituire, pertanto, una disabilità tale da escludere una equilibrata possibilità di attendere autonoma mente ai propri interessi con conseguente opportunità della nomina di un amministratore di sostegno, al quale può essere altresì demandato l’incarico di reperire un posto di lavoro dignitoso, remunerativo e consono alla professionalità del beneficiario

Ostuni, Marzo 2006 


REDATTORESOCIALE

ALCOLISMO/1 - Giovani, bevete il "vero spritz"

Una "carta della qualità" concordata tra Comune ed esercenti di Padova definirà il "vero spritz", il tipico aperitivo molto diffuso tra i giovani padovani, regolamentandone preparazione, vendita e consumo. L’iniziativa si inserisce tra le azioni della campagna di prevenzione alcologica "Alza la testa, non il gomito", che gli esercenti si sono impegnati a diffondere (*).

 
(*) Nota: pensare che i problemi correlati al consumo di alcolici possano essere affrontati certificando la qualità delle bevande denota, nella migliore delle ipotesi, una scarsa conoscenza del fenomeno. Per come è stata impostata viene da credere che l’obbiettivo non sia la promozione della salute, ma la promozione dei locali che somministrano gli spritz.


ALCOLISMO/2 - Americani, datevi una calmata

I locali fiorentini contro l’abuso d’alcool degli studenti americani, circa 10mila all’anno: gli "smart bar" aboliranno le promozioni e chiameranno taxi per chi ha bisogno. Accordo tra un gruppo di discoteche e le università americane del capoluogo toscano.


LA STAMPA

Studente in gita cade dal cornicione e muore

Due classi di un ITG di Correggio alloggiavano in un hotel di San Salvario. I ragazzi: scherzavamo, avevamo bevuto qualche limoncello

(...) nessuno di loro pensava di andare a dormire presto e così dopo la mezzanotte ancora scherzavano, scorrazzando da una camera all’altra. Erano tutti alloggiati al quinto piano dell’albergo, le cui camere dispari si affacciano su un ampio cornicione, largo 85 centimetri, percorribile senza troppi problemi e “ingabbiato” da una leggera rete-antipiccione. Proprio questa abbiettiva modesta pericolosità ha fatto credere ad Emanuele di poterlo percorrere senza problemi. Invece è precipitato nel vuoto, infrangendo la copertura plastica del lucernaio sovrastante la sala ristorante. Un volo di una decina di metri. I soccorsi sono arrivati subito, ma per lui non c’è stato niente da fare.
Ma perchè Emanuele è caduto? Raccontano i compagni: “si avevamo bevuto qualche bicchiere di limoncello. Eravamo allegri, come sempre. Ad un certo punto, quasi per scherzo abbiamo chiuso la porta della nostra stanza. Emanuele voleva venire da noi, allora è uscito dalla finestra della sua stanza e ha cercato di entrare dalla nostra. Ma deve essere successo qualcosa perchè è caduto all’indietro”. Cosa sia esattamente successo non si sa. Forse Emanuele si è semplicemente sbilanciato nel tentativo di aprire la finestra a ribaltino della stanza. (...)


L’ADIGE

Chiusa l’inchiesta sulla tragedia di Arcade, dove morì la piccola Melania Grassedonio
Uccise una bimba in auto, a processo

Il 6 agosto scorso, Melania Grassedonio, un’allegra bimbetta di 10 anni, venne travolta e uccisa da una macchina impazzita ad Arcade, nella Marca trevigiana. La piccola - nativa di Rovereto e residente ad Ala fino al trasferimento, lo scorso anno, della mamma in Veneto - ora riposa nel cimitero di San Marco a Rovereto. Quell’immane tragedia, però, la scorsa estate aveva fatto il giro d’Italia. Per la morte di una piccola innocente, per il ferimento di altre cinque persone ma anche per la dinamica dell’assurdo incidente. Orbene, dopo otto mesi di indagine la procura di Treviso ha raccolto tutti gli elementi - la ricostruzione del folle scontro, l’esito delle analisi del sangue sul conducente del mezzo assassino e le testimonianze dei passanti - ed ora ha chiuso ufficialmente l’inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio dell’indagato Stefano Girardi. Le accuse mosse dal sostituto procuratore Francesca Torri nei suoi confronti sono quelle di omicidio colposo, lesioni personali colpose e guida in stato di ebbrezza. L’automobilista, tra l’altro, si era già giocato la patente per ubriachezza in una precedente occasione quando, sotto i fumi dell’alcol, si era messo al volante della sua macchina uccidendo un passante. L’uomo, comunque, da parte sua ha mostrato segni di pentimento assai marcati. Continua a ripetere che vuole ammazzarsi e, come capita quasi sempre in questi casi, l’essersi reso conto di cos’ha fatto è un rimorso che sembra troppo grande da sopportare. Girardi era tornato in libertà dopo 24 giorni di arresti domiciliari. Il tribunale del riesame di Treviso aveva infatti accolto la richiesta dell’avvocato difensore Pietro Barolo e a nulla è poi valsa l’impugnazione da parte della procura che insisteva per una misura restrittiva. Quell’assurdo incidente estivo, infatti, come detto ha creato non poco clamore. A tal punto che lo stesso automobilista ha rischiato il linciaggio in piazza dopo aver travolto con la sua Bmw impazzita l’intera famiglia lagarina che stava passeggiando per la sagra di Arcade. Stefano Girardi, 32 anni di Volpago di Montello, era finito ai domiciliari tre giorni dopo l’incidente. Il provvedimento era nell’aria già dalle prime ore dopo il grave fatto, soprattutto in virtù del precedente, una condanna di sette anni fa per omicidio colposo in seguito ad un altro scontro stradale. La tragedia dello scorso agosto, ovviamente, ha suscitato grande scalpore in Trentino, dove la famiglia di Rita Allegro viveva fino a pochi giorni prima, quando la donna aveva deciso di rifarsi una vita ad Arcade. Ha pure sollevato grandi polemiche nel Trevigiano per l’assurdità della dinamica e le gravi conseguenze di un gesto che sembra frutto di semplice sconsideratezza. Girardi, poi risultato positivo al test alcolimetrico, ha falciato con la sua Bmw sei persone: Rita Allegro, la figlia Melania di 10 anni poi spirata all’ospedale di Treviso, il nuovo compagno di Rita Fabrizio Musa, ricoverato con una duplice frattura alle gambe, e altri tre figli della donna siciliana d’origine e trentina d’adozione. La parola, comunque, ora passa al giudice per l’udienza preliminare.
N. G.


CORRIERE ADRIATICO

Una sbronza prima di uccidere Anna Maria
Il poliziotto era ubriaco. Arresto convalidato, Tiziano Gentile resta in carcere

ANCONA - Chissà quante volte, durante gli anni di servizio alle Volanti, il poliziotto Tiziano Gentile aveva bloccato un delinquente a terra salendogli sulla schiena. E certo nei momenti critici, quando fermava un tipo pericoloso, maneggiava la pistola d’ordinanza. Difficile immaginare però, che in quelle situazioni d’emergenza, il poliziotto fosse ubriaco al punto di rischiare il coma etilico. Ecco forse la chiave di lettura del delitto di Posatora, svelata dagli esami del sangue sull’arrestato. Era imbottito d’alcol l’assistente capo della questura dorica quando sabato mattina ha ucciso con due colpi alla testa la sua convivente, Anna Maria Fracassa, 39 anni, infermiera del Cardiologico Lancisi. Il responso delle analisi sul tasso alcolemico presentato da Gentile poco dopo il delitto è impietoso: 3,71 milligrammi di alcol per litro, un valore da sbronza pesante, considerato che a 0,5 ti ritirano la patente per guida in stato d’ebbrezza e a 5 si sprofonda in coma etilico. Era annebbiato dopo un tour mattutino per i bar cittadini, almeno dieci tappe per scolarsi Campari allungati col vino. Era ubriaco fradicio quando è saltato addosso ad Anna Maria, l’ha stesa sul pavimento e da dietro, come in un’esecuzione, l’ha trafitta alla testa con due colpi della sua pistola d’ordinanza, una Beretta Calibro 9. Ieri, nell’udienza di convalida tenuta in carcere dal gip Alberto Pallucchini, il poliziotto arrestato con l’accusa di omicidio volontario ha continuato a difendersi parlando di una disgrazia. All’interrogatorio era presente anche il pm Rosario Lioniello, che ha chiesto al giudice di tenere in carcere Gentile perché gli arresti domiciliari non sembrano una misura cautelare adeguata a scongiurare il pericolo che l’indagato fugga, tenti di contattare possibili testimoni per inquinare le prove o addirittura si renda di nuovo responsabile di fatti di sangue. Non è per nulla convincente, secondo il magistrato dell’accusa, la tesi del colpo partito accidentalmente, a cui ne sarebbe seguito un altro in una sorta di eutanasia, per far cessare la sofferenza della poveretta in agonia. Perché questo racconta Gentile: “L’ho vista con la mia pistola in mano, ho temuto che potesse usarla, le sono saltato addosso e l’ho bloccata da dietro”.
Una ricostruzione che sembrava la scena dell’arresto di un pericoloso rapinatore, non quella di un tentativo di salvare la donna che si ama. Gentile giura che il primo colpo, quello che ha raggiunto Anna Maria sulla parte sinistra della nuca, è partito per disgrazia, mentre lui impugnava la pistola appena tolta dalla mano della sua convivente. E l’altro, quello alla tempia destra? “Ho sparato ancora per non farla soffrire”, è la versione con cui l’arrestato ha cercato di convincere il giudice proponendo l’irreale versione di un estremo atto d’amore, come se il primo istinto non fosse quello di chiamare i soccorsi per cercare di salvare la propria convivente. Tiziano Gentile, durante l’interrogatorio, è parso prostrato, forse anche per la terapia di psicofarmaci con cui lo stanno trattando in carcere per evitare sfoghi e pericolose sbandate. Ha ammesso che quella mattina, fino alle 10 e 50, quando ha ucciso Anna Maria, l’aveva trascorsa quasi tutta girando per i bar. “Cinque, sei?”; gli hanno domandato. “No - ha risposto - almeno una decina”. Il gip Alberto Pallucchini ha convalidato l’arresto. Ieri fino a tarda sera i legali del poliziotto, gli avvocati Marta Balestra e Gianluca Campodonico, non avevano ricevuto notizie ufficiali sul provvedimento cautelare deciso dal giudice. La difesa aveva chiesto per Gentile i domiciliari, ma è scontato che il poliziotto almeno per ora resterà nel carcere di Montacuto. Intanto ieri ad Alba Adriatica, sua città d’origine, si sono svolti i funerali di Anna Maria Fracassa.


LA NAZIONE

SENZA PATENTE 

Rumeno guida ubriaco e provoca incidente 

E’ stato coinvolto in un incidente stradale a bordo di un’auto rubata ed è fuggito dall’ospedale dove era stato accompagnato per essere medicato. Si tratta di un minorenne cittadino rumeno che è stato rintracciato dalla Polizia Municipale e denunciato insieme al padre 

FIRENZE, 4 APRILE 2006 - E’ stato coinvolto in un incidente stradale a bordo di un’ auto rubata ed è fuggito dall’ospedale dove era stato accompagnato per essere medicato. Si tratta di un minorenne cittadino rumeno che è stato rintracciato dalla Polizia Municipale e denunciato insieme al padre.
L’episodio è accaduto lunedì notte: erano le 1.50 quando un’auto, una Fiat Stilo, ha urtato il guard rail sul Viadotto dell’Indiano proseguendo la sua corsa senza una ruota fino a via Simone Martini. Il conducente, in stato di ebbrezza, è stato accompagnato in ospedale da dove si è allontanato prima di essere curato.
Da accertamenti successivi è emerso che l’auto era stata rubata: il proprietario, una volta avvisato dalla Polizia Municipale dell’accaduto, ha infatti presentato la denuncia di furto accusando una coppia di rumeni, padre e figlio, inquilini in un appartamento dell’uomo.
Gli agenti della Polizia Municipale hanno rintracciato prima il padre, 44 anni, che ha spiegato di non sapere niente, e poi il figlio. Quest’ultimo, diciassettenne, ha ammesso di essersi trovato alla guida del veicolo in stato di ebbrezza.
La Polizia Municipale ha quindi denunciato i due cittadini rumeni perché privi di permesso di soggiorno, per il figlio è scattata anche la denuncia per ricettazione, per mancanza di requisiti per la guida e guida senza patente. L’auto, risultata priva di copertura assicurativa, è stata sequestrata.


SABAUDIA NEWS

04/04/2006 - Latina - Il tutto è cominciato in tempi non sospetti, ed esattamente dieci mesi fa, nel giugno del 2005, quando un comitato spontaneo, animato da Franca Sammaciccia, alcuni commercianti e residenti di via Cicerone, fecero appello alle Forze dell´Ordine ed alle parti politiche per riportare l´ordine nella loro zona, completamente in balia di persone in stato di ebbrezza, che nottetempo prendevano di mira portoni ed autovettura. Si mossero tutti, dal Prefetto ai Consiglieri di Circoscrizione che in poco tempo riportano alla normalità il quartiere ed iniziarono una serie di interventi di recupero e decoro urbano.
Lunedì pomeriggio, l´Assessore Maurizio Guercio, accompagnato dai rappresentanti di Circoscrizione, Iavarone, Gatto e Caldacin, hanno incontrato i residenti di via Cicerone e zone limitrofe per rinnovare il loro personale impegno nel progetto di riqualificazione di tutto il quartiere. Gli intervenuti, soprattutto persone della Terza età, hanno manifestato il loro apprezzamento per l´impegno preso dall´Amministrazione ed hanno rinnovato le loro richieste. Creare una zona a loro dimensione, con panchine e sentieri per persone diversamente abili e mamme con carrozzine, dossi agli incroci, che ogni giorno sono teatro di incidenti stradali, ed opportuna segnaletica stradale. L´Assessore Guercio, con Iavarone, Gatto e Caldacin, si sono impegnati in prima persona, a portare a termine il progetto di riqualificazione urbana iniziato dall´Amministrazione e che prevede l´impegno di 800.000,00 euro, in tempi brevi, ma nel frattempo saranno apportate le iniziative urgenti e necessarie, come la potatura delle piante e la disinfestazione del territorio, e tante iniziative ricreative-culturali durante l´estate. Inoltre entro pochi giorni sarà affidata ad una cooperativa di giovani il controllo dei giardini, che permetterà ai residenti di avere un punto di riferimento giornaliero per ogni eventuale problema.
Un´ora insieme ai cittadini e presenza di tutti sul proprio territorio; un modo opportuno di fare politica, dove il `laboratorio Cicerone´ ha già prodotto dei lusinghieri risultati e può servire come esempio anche per altri quartieri.


IL MATTINO (AREA METROPOLITANA)

LA LITE PER MOTIVI DI PARCHEGGIO. CHIESTI MAGGIORI CONTROLLI NELLLA ZONA 

Finisce in cella l’aggressore del by night 
Ha 26 anni. Si è costituito ai carabinieri quaranta giorni dopo aver ferito un giovane

MARCO DI CATERINO Frattamaggiore. Balordi, pistole e movida. La sera del 19 febbraio scorso, in via Roma a Frattamaggiore, nel pieno della movida, infastidito per essere stato rimproverato davanti ad alcune ragazze, sparò un colpo di pistola contro Angelo Buonomo, 26 anni, di Cardito, ferendolo alla pancia. Buonomo stava protestando perché non poteva spostare la sua auto, bloccata dallo scooter del «pistolero». Dopo due mesi di latitanza, ieri pomeriggio è stato arrestato Antonio Paciolla, 26 anni, incensurato di Grumo Nevano, a cui i carabinieri della caserma di Frattamaggiore hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio e porto e detenezione illegale di arma da sparo, disposta dal Gip Lucio Aschettino, su richiesta del pubblico ministero Francesco Valutini. Il bullo di Grumo Nevano, che era scomparso dalla circolazione già da quella sera stessa,

Venerdì, 07 Aprile 2006
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