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Articoli 29/08/2005

CALIFORNIA,AVEVA PROVOCATO UN TERRIBILE INCIDENTE CON 11 VITTIME: LA PROCURA VUOLE LA CONDANNA A MORTE

CALIFORNIA, AVEVA PROVOCATO UN TERRIBILE INCIDENTE CON 11 VITTIME: LA PROCURA VUOLE LA CONDANNA A MORTE

di Lorenzo Borselli


Juan Manuel Alvarez: il procuratore
di Los Angeles vuole la sua testa

Los Angeles: nella foto AP,
il luogo della sciagura

(ASAPS) LOS ANGELES (CALIFORNIA, USA) – Comunque vada poi a finire, la vicenda di Juan Manuel Alvarez, un giovane ispanico di 25 anni, sarà ricordata come la prima vicenda processuale legata ad un incidente stradale, sebbene davvero cruento, per la quale il colpevole rischia addirittura il capestro. Sarebbe questa la prima volta, almeno secondo le informazioni in nostro possesso, che un tribunale sarà messo davanti ad una scelta così complessa. Ma vediamo la storia: tutto comincia all’alba del 26 gennaio di quest’anno, quando Juan decide di suicidarsi. È una decisione radicale, la sua, e si mette al volante della propria Jeep Cherokee, con l’intento di farla finita. Ha trascorso una notte terribile, affondando ripetutamente la lama di un pugnale sopra le arterie radiali, ma la paura lo blocca e i tagli restano superficiali. Arriva alla periferia di Los Angeles, nel quartiere di Glendale, dove un treno della Metrolink deve attraversare il passaggio tra San Fernando Road y ed il boulevard di Chevy Chase, alle 6 in punto. Si piazza in mezzo ai binari, mentre il convoglio ferroviario arriva a tutta velocità. Testimoni hanno più volte ripetuto in aula di quanto il macchinista avesse tentato una disperata manovra di arresto, tenendo tirata la catena della sirena. Il suono si interrompe bruscamente quando il locomotore centra il fuoristrada, un attimo dopo che Juan Manuel Alvarez – esattamente come poche ore prima, quando non era riuscito a recidersi le vene – salta terrorizzato dall’abitacolo, salvandosi la vita. La stessa possibilità non era toccata ai pendolari su quel treno e di un secondo convoglio: infatti, dopo aver investito la jeep, il rapido di Glendale è deragliato, finendo sul binario opposto proprio mentre sopraggiungeva un altro treno zeppo di passeggeri. Un disastro, aggravato dal coinvolgimento di alcuni vagoni commerciali della Pacific Union, pieni di gasolio, fermi su un binario morto. Per un soffio non è stata una catastrofe ancora maggiore, ma i soccorsi subirono ritardi fatali alla vita di alcuni sopravvissuti. Alla fine, i vigili del fuoco hanno contato 11 vittime e 238 feriti, tra i quali c’era anche Alvarez, considerato inizialmente un passeggero del treno. I testimoni che avevano assistito all’incidente, lo hanno poi riconosciuto, consentendo alle autorità di arrestarlo e metterlo a disposizione di una corte federale.


Alvarez, con i ferri delle manette che sfiorano quelli che curano le fratture, è alla sbarra davanti al giudice federale

Los Angeles: i resti di un vagone dopo l’impatto. Foto AP dal sito della CNN


Quando il giovane ispanico venne dimesso dall’ospedale, alcuni giorni dopo, tutte le accuse contro di lui erano già state formalizzate, ed ora – al termine della prima fase dibattimentale del processo – la procura distrettuale di Los Angeles ha chiesto la pena capitale. Una decisione inedita, che ha suscitato una ridda di polemiche contrarie, ma anche di apprezzamenti per la linea dura voluta dal procuratore ed imposta ai propri sostituti, che hanno cercato di convincere la giuria popolare che nessuno può permettersi condotte di questo tipo, nemmeno chi – in quel preciso momento – volesse togliersi la vita. Avrebbe potuto scegliere mille altri modi per farlo – si è detto in dibattimento – ma ha scelto di uccidere gli altri, pur consapevole di non avere alla fine il coraggio di uccidere proprio sé stesso. La sua condotta, gli è costata anche il diritto alla libertà su cauzione, e quindi dovrà attendere il verdetto nella propria cella. In questa lunga attesa, dovrà scegliere anche se – in caso di condanna – lo stato della California dovrà eseguire la sentenza con iniezione letale o camera a gas. Una tortura, sostengono gli oppositori. Vendetta, per alcuni parenti delle vittime. Le circostanze processuali, hanno obbligato il tribunale federale a nominare un comitato di 11 membri, ai quali sono state mostrate le prove a carico ed a discolpa dell’indagato. Nel caso in cui la giuria vera e propria decida per la colpevolezza, il comitato dovrà rispondere se il condannato dovrà seguire il destino delle sue incolpevoli vittime e trascorrere il resto dei suoi giorni nel braccio della morte, in attesa che una guardia, un giorno, gli dica che è giunta l’ora. La strategia della procura è stata assolutamente inedita, visto che per arrivare alla richiesta di condanna a morte si è servita di una rubrica di reati dolosi come strage e distruzione di convogli ferroviari, che nello stato di Terminator prevedono appunto l’intervento del boia. Il 31 di agosto, i giudici cominceranno ad emettere i primi verdetti, ma la strada della parola fine è ancora lunga. L’annuncio della procura ha colto tutti di sorpresa, avvocato difensore compreso, che si trova ancora fuori città per un periodo di vacanza. Della vicenda si occupa il quotidiano La Opinion, che esce in lingua spagnola in California. Il periodico ha chiesto ai propri lettori, sul proprio sito internet, di esprimere un giudizio circa la condanna da attribuire ad Alvarez. Nonostante l’episodio abbia letteralmente sconvolto l’america intera, il 45.4% pensa che la prigione sia la strada più giusta, mentre il restante 54,4% è equamente diviso in due tronconi da 27,2% per la pena capitale o l’ergastolo. Staremo a vedere. (ASAPS).



di Lorenzo Borselli

Lunedì, 29 Agosto 2005
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