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Notizie brevi 06/06/2025

da il Corriere della sera
Caos autovelox, due sentenze della Cassazione in 24 ore: in una basta la mancata omologazione per bocciare le multe, nell’altra no.
«Serve pure la querela di falso contro chi le ha inviate»

Il professor Mauro Renna (Università Cattolica): « Dalla seconda sentenza aggravi sproporzionati per i cittadini a causa di una mancanza dello Stato e non fermerà i ricorsi». Giordano Biserni (Asaps): «Meglio spegnere tutto». Il comandante Luigi Altamura (Anci): «Siamo stanchi di attendere da 33 anni»

Due ordinanze, firmate nello stesso giorno, dalla stessa sezione della Cassazione e con lo stesso relatore. Una stabilisce che le multe elevate tramite autovelox sono tutte da annullare, perché gli strumenti sono stati approvati ma non omologati. L’altra conferma questo orientamento, ma alza l’asticella per gli automobilisti e aggiunge che, per ottenere l’annullamento delle sanzioni, serve anche una querela di falso contro chi ha redatto il verbale. Il caso sui misuratori di velocità era esploso il 18 aprile del 2024 quando proprio la Suprema Corte aveva «certificato» in una sentenza aveva stabilito che omologazione e approvazione non sono sinonimi ma due procedimenti diversi e, mancando la prima, le multe erano da cancellare. Da quel momento in poi, la stessa Corte ha confermato questo orientamento in numerose pronunce. Anzi, a maggio, una nuova sentenza degli Ermellini non solo aveva bocciato le multe, ma aveva anche disposto la restituzione dei punti sottratti dalla patente dell’automobilista.

Asticella alzata

L'automobilista rischia di non comprendere. «In effetti, che gli autovelox in Italia non siano stati omologati secondo quanto previsto dagli articoli 45, comma 6, e 142, comma 6, del Codice della Strada è un fatto notorio e incontrovertibile», spiega Mauro Renna, professore ordinario di diritto amministrativo all’Università Cattolica di Milano. Il punto è proprio questo: il decreto ministeriale che dovrebbe stabilire i criteri per l’omologazione non è mai stato adottato. Quindi nessun autovelox è formalmente omologato in Italia. Con la sentenza 13997/2025, per ottenere l’annullamento della multa «la Corte, da un lato, ribadisce che serve non solo l’approvazione, ma anche l’omologazione degli autovelox ai fini della validità delle sanzioni», sottolinea Renna. «Tuttavia, in presenza di verbali con false attestazioni, costringe i sanzionati a proporre ben due giudizi, peraltro dall’esito positivo sicuro, dato che – come detto – è falso che gli autovelox possano essere stati omologati secondo quanto previsto dalla legge». Un'aggiunta che non c'era nella sentenza 13996, emessa lo stesso giorno e sullo stesso tema. In quel caso, la stessa Corte ha annullato una multa rilevata da un autovelox non omologato, senza pretendere la querela di falso. 

I ricorsi 

Peraltro, l’asticella alzata dagli Ermellini potrebbe non disincentivare i ricorsi, anzi. «Quand’anche l’orientamento di cui alla sentenza n. 13997, iniquo da un punto di vista sostanziale, non restasse isolato – avverte Renna – questo, in caso di false attestazioni, non potrebbe comunque valere ad arginare i contenziosi contro le sanzioni. Solo li moltiplicherebbe inutilmente, stante l’esito scontato anche dei giudizi per le querele di falso». E non si tratta più solo di ipotesi accademiche. Un Comune di una grande città italiana è già stato condannato, in primo grado, per questo motivo. Una pronuncia che conferma quanto la questione sia tutt’altro che formale. Anche sul fronte pratico, le implicazioni sono enormi. Per l'ultima sentenza della Cassazione, il verbale redatto e consegnato all'automobilista dalla polizia municipale o stradale ha fede privilegiata: quindi, se dichiara che l’autovelox è omologato, quella dichiarazione fa piena prova finché non viene smentita con una querela di falso, un’azione legale complessa e onerosa.

L'aggravio

 «È un aggravio sproporzionato – commenta Renna – che va a colpire il cittadino per un’inadempienza originata dallo Stato stesso, che non ha mai varato il decreto tecnico attuativo». Il vuoto normativo, in effetti, è noto da 33 anni. E, come ricordato in precedenza, anche la stessa Cassazione, a partire da aprile 2024, ha più volte affermato che l’assenza di omologazione rende la sanzione illegittima. Ma ora, con quest’ultima sentenza, la situazione si fa più complessa. 

Le reazioni

Le conseguenze hanno ricadute su tutti: sui cittadini, ma anche sui comandi di polizia. «Se è così, basta. Spegniamo tutto», dice provocatoriamente Giordano Biserni, presidente dell’associazione amici della polizia stradale (Asaps). «Non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca un decreto ministeriale. Alle volte mi viene il dubbio che in Italia alla fine non si vogliano i controlli sulla velocità. Vorrei ricordare che lo scorso week end si è concluso con 37 vittime sulle strade italiane e questo rappresenta il record negativo del 2025. Si vuole continuare così? Resta l'amaro in bocca». In questo scenario, ogni multa da autovelox diventa un azzardo su cui potrebbe anche intervenire la Corte dei Conti. Se il verbale consegnato al cittadino non contiene la parola «omologato», la sanzione può cadere con una semplice opposizione. Se invece c’è, il cittadino dovrà lanciare due azioni legali, sapendo che alla fine il giudice gli darà ragione. Ma a che prezzo? «Io ho già fatto eliminare dai nostri verbali la dizione “omologato” – afferma Luigi Altamura, comandante della Polizia Locale di Verona e referente Anci in Viabilità Italia – ma siamo tutti sospesi perché continua a mancare il decreto ministeriale da 33 anni e così ogni nostra multa può essere sconfessata dai giudici. Siamo davvero stanchi perché l’obiettivo dell’autovelox non è multare, ma salvare vite evitando che si vada oltre i limiti di velocità». Nei mesi scorsi, il governo aveva inviato a Bruxelles una bozza di decreto sul tema autovelox ma, dopo l’anticipazione del Corriere e le polemiche sorte, è stata ritirata dal Ministero delle Infrastrutture.  «Non si può più attendere la regolamentazione per l'utilizzo degli autovelox» afferma la senatrice Raffaella Paita (Italia Vivia) che sul tema ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro dei Trasporti. «Da oltre due anni si susseguono annunci sull’adozione dei decreti attuativi in materia. L’ultimo dopo essere stato trasmesso alla Commissione europea per la notifica, è stato ritirato dopo pochi giorni, determinando ulteriore incertezza sull’indirizzo del Governo. Una situazione paradossale, visto che il tema è allo studio del MIT da almeno due anni e che una disciplina avrebbe potuto trovare spazio nel nuovo Codice della Strada, entrato in vigore nel 2024». Paita denuncia il rischio di una vacatio legis che ha già prodotto conseguenze concrete: «Molti comuni si trovano costretti a spegnere dispositivi» e il quadro giurisprudenziale, aggiunge, «può generare nei cittadini uno scoramento verso la giustizia italiana e questo non possiamo proprio permetterlo». Anche il Codacons ha preso posizione:  «L’inadempienza dello Stato Italiano, che non ha ancora varato l’atteso decreto sull’omologazione degli autovelox, rischia di portare ad una situazione paradossale: i cittadini che per contestare la sanzione dovranno affrontare spese di giudizio, potranno rivalersi sulla pubblica amministrazione e chiedere il rimborso dei costi sostenuti, essendo evidente l’omissione in materia da parte dello Stato». Poi il presidente Carlo Rienzi aggiunge: «Ciò generebbe danni erariali enormi e aprirebbe la strada all’intervento della Corte dei Conti ma chi viola la legge e supera i limiti di velocità deve essere sanzionato con la massima severità, perché mette a rischio la vita altrui, ma le multe devono essere elevate nel rispetto della normativa e lo Stato in tal senso deve dare il buon esempio. Arrivati a questo punto, e considerata la situazione di grave caos attuale, crediamo sia doveroso spegnere gli autovelox in tutta Italia in attesa del decreto del Mit sull’omologazione degli apparecchi».

Intanto, le multe restano, i ricorsi proliferano e gli introiti messi a bilancio potrebbero non solo diventare sempre più chimere, ma addirittura perdite secche, perché le spese sostenute per redigere e inviare le multe saltano per via delle pronunce dei giudici. Ma la legalità – ricorda il professore Mauro Renna – vale per tutti. Anche per lo Stato.

da corriere.it


«Se è così, basta. Spegniamo tutto», dice provocatoriamente Giordano  Biserni, presidente dell'Asaps. «Non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca  un decreto ministeriale. Alle volte mi viene il dubbio che in Italia alla fine non si vogliano i controlli sulla velocità. Vorrei ricordare che lo scorso week end si è concluso con 37 vittime sulle strade italiane e questo rappresenta il record negativo del 2025. Si vuole continuare così? Resta l'amaro in bocca».

 

 


 

 

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Venerdì, 06 Giugno 2025
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