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Notizie brevi 09/05/2025

Droga al volante e controlli: confermata la «tolleranza zero»

Il ministero delle Infrastrutture conferma la linea dura per chi viene trovato positivo ai controlli mentre è al volante. Stop all’uso dei test urine: validi solo quelli della saliva e sangue, con procedure rigide e scientifiche. Ma la Consulta è chiamata a esprimersi sulla legittimità della norma. Tutti i nodi
Nel riquadro, la direttiva operativa emanata dal ministero dell'Interno e della Salute su vanocome effettuare i controlli antidroga per i guidatori e sopra i controlli della polizia stradale

Nessuna retromarcia sulla «tolleranza zero». Ieri, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) lo ha messo nero su bianco: «Nessuna circolare contraddice le novità del Codice della strada in tema di droga zero». La questione è nata dopo la direttiva dell’11 aprile inviata agli organi di polizia stradale: un documento operativo che regola i controlli sui guidatori. Il principio — ribadisce il Mit — è chiaro: si punisce chi si mette al volante dopo aver fatto uso di droga, superando l’idea, ritenuta ormai inapplicabile, dello «stato di alterazione» da dimostrare. Tradotto: non conta come ci si sente, ma se la sostanza è ancora attiva nell’organismo.

Le nuove procedure

«È questa la novità più dirompente della riforma dell’articolo 187 del Codice, in vigore dal 14 dicembre 2024», spiega Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona e referente Anci in Viabilità Italia. «La direttiva emanata dal ministero dell'Interno e della Salute stabilisce che la violazione scatta se c’è una “correlazione temporale” tra l’assunzione e la guida, tale da far presumere un’influenza ancora attiva della droga sull’abilità al volante». Altamura precisa: «Basta anche una sola dose, senza limiti, se si dimostra che il principio attivo era presente nel sangue o nel fluido del cavo orale al momento del controllo. Le urine, invece, non sono più considerate attendibili a fini penali». Sono confermati i test salivari e del sangue, eseguiti secondo le linee guida forensi del 2022, in condizioni controllate, con catena di custodia criocontenuta a quattro gradi e doppio campione per eventuali controanalisi. Le forze dell’ordine dovranno usare kit omologati, avere personale formato e garantire tempi certi per il secondo livello: dieci giorni, massimo. Durante i quali la patente sarà sospesa in via cautelativa. Il Mit assicura che sarà avviato un monitoraggio per valutare l’impatto delle nuove regole sugli scontri legati all’uso di droga. L’obiettivo lo sintetizza il vicepremier Salvini: «L’assunzione di droga è ben diversa dall’uso di farmaci. Non vogliamo colpire chi è in cura, ma chi trasforma la strada in una roulette russa».

I nodi

Restano dei nodi. Il primo è che con una procedura così rigorosa e «scientifica» - a tutela del guidatore che rischia non solo sanzioni pecuniarie ma anche penali - si potrebbero aprire lunghi contenziosi sulla correttezza della formazione della prova. Il secondo è di tipo economico. Gli organi di polizia stradale dovranno investire ingenti risorse per comprare tutti gli strumenti per i controlli e per formare gli agenti che dovranno realizzarli. Per le polizie locali, lo dovranno fare i Comuni che, però, spesso hanno bilanci asfittici. Il terzo nodo è rappresentato dalla Corte costituzionale che si dovrà esprimere sulla legittimità dell’articolo 187. A sollevare il caso è stato il tribunale di Pordenone, dopo uno scontro causato da una donna risultata positiva agli oppiacei. Ma aveva detto di aver assunto ansiolitici e codeina. Intanto la norma è in vigore. I controlli continuano e chi verrà dichiarato positivo alla droga rischia fino a 18 anni in caso di omicidio stradale.

da corriere.it


Altamura precisa: «Basta anche una sola dose, senza limiti, se si dimostra che il principio attivo era presente nel sangue o nel fluido del cavo orale al momento del controllo. Le urine, invece, non sono più considerate attendibili a fini penali».

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Venerdì, 09 Maggio 2025
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