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Articoli 12/02/2003

Ecologia Dal petrolio all’idrogeno: scenari dilatati

Ecologia
Dal petrolio all’idrogeno: scenari dilatati 


di Michele Leoni *

Alcuni anni fa, in uno dei suoi spettacoli itineranti, parlando di ecologia e ambiente, Beppe Grillo si presentò con un’auto dotata di carburatore all’idrogeno, ovviamente magnificando questo nuovo tipo di automezzo, futuribile, che avrebbe risolto gran parte di problemi legati all’inquinamento. Grillo, chinandosi con un asciugamano attorno al collo sul tubo di scappamento che emetteva vapore, diceva anche che con questo tipo di auto si potevano fare le inalazioni. Chi aveva disturbi respiratori se ne poteva servire doppiamente. La prima volta che si sentì parlare di carburatori a idrogeno, a livello di scoperta, fu nel 1974 (ventisette anni fa). Poi gli anni seguitarono a trascorrere e nessuno mai faceva riferimento a questa sensazionale novità. Però si continuava a inveire sull’inquinamento atmosferico da strada e sull’atroce futuro che a causa delle esalazioni di idrocarburi si annunciava per il pianeta. Dopo la distruzione delle Twin Towers l’argomento è tornato prepotentemente di attualità e si è cominciato a parlarne sul serio, in maniera massiva e non solo fra iniziati. Si sono chiarite alcune cose. Innanzitutto, non è ancora stato trovato un modo per ricavare l’idrogeno (dall’acqua?) in quantità industriale. Attualmente, produrre idrogeno come propellente costa circa trenta volte di più rispetto alla benzina. Assurdo che si possa pensare di fabbricare auto a idrogeno. E’ chiaro quindi perché in questi ventisette anno si sia continuato a spendere nel petrolio, fonte energetica a portata di mano (?), il cui prezzo è legato solo alle oscillazioni del mercato e a tutte le variabili che generano tali oscillazioni (guerre, attentati, bisogno da parte di paesi islamici di acquistare armi dell’Occidente, o altro di simile).Dopo le Twin Towers, si è detto, quando è apparso chiaro che i rapporti fra Islam e Occidente erano giunti a una svolta e che nulla era più come prima, si è dato impulso ala ricerca, e anche l’Europa, per merito di Carlo Rubbia e pochi altri, ha elaborato un progetto per iniziare con ricerche serie (negli USA e in Giappone sono più avanti) per estrarre idrogeno su scala industriale. Perché altro futuro non c’è.Dunque, fra alcuni decenni, avremo un traffico non inquinante e strade non inquinate?Immaginiamo come potrebbero andare le cose.Fra trenta, quarant’anni le riserve di petrolio dovrebbero cominciare ad esaurirsi. A quel tempo, però, le ricerche sull’idrogeno industriale dovrebbero essere già completate (si spera) e l’auto non inquinante dovrebbe essere pronta a subentrare. Cambieranno, però, anche altre cose. I paesi ricchi non saranno più quelli che hanno (avevano) il petrolio, ma quelli che hanno l’acqua. E dato che grandi aree mediorientali e nordafricane sono desertiche, i paesi (islamici) che adesso producono petrolio (e per questo sono ricchi) non lo saranno più. I rapporti di forza fra Islam e Occidente cambieranno (quanto meno dovrebbero progressivamente estinguersi le figure dei miliardari arabi arricchiti). Forse finirà anche quella fase di contrapposizione fra Occidente e Islam profetizzata da Samuel Huntington pochi anni dopo la caduta del Muro, per lasciare posto a una fase ulteriore e diversa, ricca di incognite. Forse avremo paesi ancora più poveri, le cui popolazioni migreranno sempre di più verso il ricco Occidente (il quale, oltre ad avere più acqua, sarà in grado, con la propria tecnologia, di affrontare altri scenari necessari, quali la desalinizzazione dell’acqua del mare). Vi sarà un terrificante impatto sulle città, orde migratorie si aggregheranno alle metropoli, vi saranno megalopoli popolate da un vecchio nucleo di ricchi e nuovi poveri immigrati (come oggi già succede, ad esempio, in certe città la cui popolazione in pochi decenni è vertiginosamente aumentata, come, ad esempio, San Paolo o Karachi). Città di venti milioni di abitanti e oltre. Aumenterà il caos urbanistico, vi saranno problemi di parcheggi, viabilità, convivenza. E poi, gli aggregati immigrati, i nuovi poveri, proprio in quanto poveri, forse, per un lungo periodo non potranno dotarsi di auto all’idrogeno, ma seguiteranno a girare con vecchie auto a benzina (allo stesso modo in cui, per un lungo periodo, ad esempio, dischi in vinile e CD sono stati compresenti sul mercato).Risultato: un nuovo urbanesimo dove a lungo ancora persisterà l’inquinamento da benzina, e le strade diventeranno una babele labirintica e sterminata. Città meno inquinate ma soffocanti.E poi non dimentichiamo che noi, in Italia, abbiamo poca acqua. Soprattutto al Sud. La nuova ricchezza, l’idrogeno, da noi si potrà produrre solo al Nord, e la questione meridionale diventerà ancora più drammatica.



* Gip presso il Tribunale di Forlì
 

 



di Michele Leoni

Mercoledì, 12 Febbraio 2003
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