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Articoli 14/02/2003

Ecologia I girasoli di Van Gogh nel serbatoio dell’auto. I biocarburanti contro l’inquinamento

Ecologia
I girasoli di Van Gogh nel serbatoio dell’auto.
I biocarburanti contro l’inquinamento


di Giorgia Biserni

Le nostre orecchie sono ormai abituate a sentire parlare di bioalimentazione, bioarchitettura, bioenergia. Il prefisso "bio" fino a qualche decennio fa era prerogativa solo del vocabolario di qualche animo particolarmente sensibile all’equilibrio natura-uomo. Oggi, invece, il bio- non può più essere una scelta custodita esclusivamente negli scrigni di qualche nicchia new age.La società sta finalmente diventando consapevole della necessità di inserire il prefisso salutista tra le pagine del vocabolario dell’intera comunità mondiale. Questa svolta non è promossa solo da un’idea filantropica o naturalista. E’ piuttosto il vecchio spirito di conservazione che pretende di "dire la sua" e spinge ognuno di noi a proteggere da avversari subdoli la propria bìos (vita).I sentieri percorsi dall’ecologia per curare le ferite che l’uomo ha assestato a Gaia si muovono su diverse vie. Una in particolare corre su strade concrete: la diffusione del biodiesel. L’Unione europea si è mostrata sensibile a quest’iniziativa e ha varato un progetto di direttiva che prevede di incrementare progressivamente l’uso dei biocarburanti (combustibili derivati da prodotti naturali come l’olio di colza, di soia e di girasole) fino a raggiungere nel 2010 il 5,75% sul totale della benzina e del diesel venduti per l’autotrazione.Aldo Lucchesi, professore del dipartimento di Ingegneria chimica dell’Università di Pisa e membro italiano del gruppo di studio dedicato al tema dall’Unione europea, manifesta il suo entusiasmo: "Il biodiesel presenta almeno due aspetti particolarmente interessanti: il primo è che produce anidride carbonica rinnovabile; in altre parole non aggiunge gas all’atmosfera, perché nel bilancio totale l’anidride carbonica rilasciata dalla sua combustione viene annullata da quella fissata dalla fotosintesi delle piante da cui si ricava l’olio. I nostri esperimenti sembrano poi dimostrare che i gas di scarico di motori alimentati a biodiesel non sono cancerogeni".L’analisi di Lucchesi incuriosisce facilmente. Ad attrarre, poi, anche i più scettici, si aggiunge che a tutte le doti del biodiesel sottolineate dal professore universitario, si accompagna una riduzione del 50% di particolato solido e polveri fini, cioè la coltre di sostanze inquinanti che annebbia i centri urbani.A chi, ora, preso dall’entusiasmo, si è precipitato in auto verso il più vicino benzinaio per fare un pieno di biodiesel, dobbiamo, amaramente, intimare l’alt. Le stazioni di servizio, infatti, sono ancora sprovviste delle colonnine necessarie. La legislazione italiana determina quest’assenza.Claudio Rocchietta, presidente di Assobiodiesel afferma allora: "Guardiamo con grande attenzione al progetto di direttiva europea, che dovrebbe andare in porto nei prossimi 6-9 mesi creando finalmente una base omogenea di mercato".C’è qualcuno, però, che già si muove a passo di biodiesel: quattromila automezzi, i camion dell’Amsa, l’Azienda milanese per i servizi ambientali.Apprezzando i buoni risultati di quest’esperienza ci si chiede se il nuovo carburante potrà sostituire in futuro quelli vecchi, più inquinanti.Rocchietta esclude questa possibilità. "Per produrre quantità sufficienti al fabbisogno totale, infatti, sarebbe necessario coltivare estensioni immense a colza e girasole. I costi del biodiesel sarebbero comunque sempre più elevati di quelli del carburante derivato dal petrolio: circa 2,5 volte al litro in più senza incentivi fiscali, che, attualmente, rendono il suo prezzo equivalente a quello del gasolio. Questo rimane un altro grosso limite alla sua diffusione".L’esclusione di un impiego totalizzante di questo carburante non sbiadisce, tuttavia, le sue doti che sembrano rubate alle pagine di una favola: "L’auto che va a girasoli". A spingere questa vettura dal "magico" carburante e ad incrementare i consumi di biodiesel del 50% in un anno daranno un tocco di bacchetta magica anche il trattamento fiscale agevolato e la ricaduta positiva sul settore agricolo che fornisce la materia prima.



di Giorgia Biserni

da "Il Centauro" n. 73
Venerdì, 14 Febbraio 2003
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