La guerra dei prezzi: non sappiamo se vincerà l’ISTAT o l’EURISPES.Di certo sappiamo chi perde (e tanto): IL CITTADINO
di Gianluca Galeotti |
Vogliamo
innanzitutto tranquillizzare il lettore sul contenuto delle righe che,
bontà sua, andrà a leggere. Non vuole essere una semplice
presa di posizione a favore di un colore o di un altro, come non vuole
essere un dito puntato verso il metodo di elaborazione dei dati presentato
da un Istituto di Statistica o da un altro.
Rimane
in noi il disorientamento determinato dalla consapevolezza (amara) che
tutto è cresciuto in modo palesemente e paurosamente maggiore
rispetto alle previsioni che l’avvento dell’euro ci avevano presentato. E
questo il semplice cittadino, il consumatore che esce dal supermercato,
lo sente nelle sue tasche, dove sempre più spesso si infila la
mano per cercare il portafogli che, di conseguenza, diventa sempre più
leggero. I prelievi al bancomat si fanno sempre più fitti e la
storica frase di Battisti "Al ventuno del mese i nostri soldi
erano già finiti" diventa, per alcuni, un ottimistico
traguardo da raggiungere. E questo, dicevamo, è il prezzo che
abbiamo pagato per l’avvento della moneta unica, di per sé tanto
forte (quasi inaspettatamente) di fronte al Dollaro, ma tanto debole
nelle nostre tasche e nei nostri conti correnti. Sì perché
buona parte delle colpe (se di colpe vogliamo parlare) sono da imputare
al passaggio dalla lira all’euro, con tutti i contraccolpi psicologici
che ne sono conseguiti. Prendiamo alcuni esempi di vita pratica per
capire in cosa siamo stati "indotti all’errore" e abbiamo
pagato: COS’E’ IL PANIERE? Il paniere, così chiamato, è l’insieme dei prodotti e dei servizi su cui l’ISTAT rileva la variazione dei prezzi. Non è sempre uguale, anche lui si adegua alla evoluzione del costume di vita e delle esigenze del consumatore. Infatti da gennaio il paniere è stato rivoluzionato, con l’entrata di 36 nuove voci, l’uscita di 21, la modifica di 50 e l’inserimento di nuove città campione, per un totale di 80 capoluoghi di provincia. Alcune novità riguardano l’uscita di prodotti difficilmente reperibili (ad esempio alcuni tipi di pesce surgelato), a favore di prodotti largamente più fruibili dal consumatore, come il petto di pollo o il pesce d’allevamento. Anche questo senza lesinare polemiche fra ISTAT, EURISPES ed Associazioni di consumatori, sempre pronte ad analizzare se le cifre conferiscono al problema il giusto peso o siano in qualche modo lavate e pulite per renderle presentabili ad una utenza ormai satura, non disponibile ad ulteriori sacrifici. Non vogliamo addentrarci in discorsi di economia, di politica o di pura statistica. Come avevamo detto ad inizio articolo, il nostro è stato un seguire la donna che si reca al mercato per verificare quanto spende, come spende, se ci sono abusi e se è il caso di protestare. Ci siamo accorti di essere in presenza di una "macedonia" composta da tutti questi "frutti" raccolti dalla pianta della moneta unica, che apprezziamo per la sua importanza e per la sua forza, ma che ha indotto ad errori di valutazione, facili guadagni e disoneste "combine" . Noi però non siamo andati per strada ad intervistare. Ci è bastato vedere "certi" telegiornali che, a fronte di documentate crisi dei consumi, determinate anche dall’aumento dei prezzi, hanno ostinatamente "cercato" e "trovato" chi gli ha fornito le risposte di giusta euforia per un mercato all’insegna dello "spendiamo tutto". Noi non crediamo ai venti troppo forti che portano quasi sempre tempesta e gelo. Ci limitiamo a seguire le brezze che quotidianamente investono i cittadini che, ancora una volta, sono i terminali di tutti i mali. "E io pago!!!" diceva il comico. E non aveva torto! |