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Articoli 05/09/2005

RIFORMA DEL CDS, POLEMICA TRA I CENTAURI: "ENTRA IN VIGORE UNA NORMA INGIUSTA", MENTRE CONTINUA LA MATTANZA SULLE STRADE. ALCUNI PREVISIONI DI CONFISCA FANNO SORGERE DUBBI E IN ALCUNI CASI APPAIONO ESAGERATE

RIFORMA DEL CDS, POLEMICA TRA I CENTAURI: "ENTRA IN VIGORE UNA NORMA INGIUSTA", MENTRE CONTINUA LA MATTANZA SULLE STRADE.
ALCUNI PREVISIONI DI CONFISCA FANNO SORGERE DUBBI E IN ALCUNI CASI APPAIONO ESAGERATE

di Lorenzo Borselli

Mentre i motociclisti continuano a morire, e sulle cause non sarebbe nemmeno troppo complesso lavorare, su di loro si è appena abbattuto un nuovo ciclone. Il governo ha infatti varato – con blitz estivo – una serie di norme che prevedono, anche per infrazioni che ci sembrano piuttosto lievi, la perdita di proprietà del veicolo.
Non è uno scoop, quello che diamo, ma abbiamo impiegato alcuni giorni per verificare come le forze di polizia abbiano accolto la modifica normativa, e come questa possa influire sulla sicurezza della categoria alla quale guarda con grande, a nostro giudizio forse troppa, severità. Ma partiamo con un evento, che ci orripila, l’ultimo di una lunga serie: a Forgiano (Perugia) un motociclista era in sella alla sua Honda, quando ne ha perso il controllo, la caduta si sarebbe risolta con qualche abrasione sulla carena e sulla tuta del centauro, ma la piantana di un segnale stradale – evidentemente posta sulla via di fuga – gli ha amputato di netto la gamba sinistra. La conclusione, senza girarci troppo intorno, è che un giovane di nemmeno 30 anni non sarà mai più quello di prima, semplicemente perché colpevole di aver commesso quello che per un pedone sarebbe stato definito “passo falso”: aldilà del danno biologico, resta la perdita che la società deve registrare, e che dovrebbe indurre qualcuno a fare qualche considerazione. Una fra tutte: le strade sono trappole mortali ed ogni arteria è come un campo minato.
Questo articolo è solo l’ultimo di una lunga serie di riflessioni che l’Asaps ha iniziato da molti anni, con le prime inchieste sui guardrail: nel corso del tempo abbiamo parlato con tecnici i quali hanno dimostrato di aver saputo creare contromisure, e ascoltato proclami di politici pronti a giurare di essere sul punto di risolvere la situazione. Al tempo stesso, continuiamo a vedere segnaletica abbandonata e inutile, guardrail arrugginiti o piazzati con modalità tali da sembrare lame di pugnale rivolte verso la strada, asfalti vecchi e sconnessi con voragini capaci di inghiottire utilitarie, pali di lampioni, segnali pubblicitari, semafori dismessi, paracarri in legno o pietre miliari in pietra piazzati sempre e inspiegabilmente, come se fosse seguita una logica in questo, sulle vie di fuga.
Un bello smacco per la sicurezza stradale, bisogna dirlo, e per l’impegno che molte forze di polizia ed associazioni profondono per salvare anche una sola vita.
Uno smacco che sa di amaro, perché al centro di una continua carneficina continuamente ignorata e che ora assume per molti i toni di una beffa, o nel migliore dei casi, di una vera e propria prepotenza, destinata secondo noi a ripercuotersi contro gli stessi operatori di polizia che dovranno farla rispettare.
Bisogna riconoscere che lo spirito con cui il pacchetto 168/2005 è andato in aula per l’approvazione, ci era sembrato davvero eccezionale.
In effetti, quando la norma è stata approvata, organi di stampa ed opinione pubblica – motociclisti compresi – hanno dato il loro immediato consenso, credendo che l’impegno del parlamento avesse finalmente deciso di passare alla linea dura per contrastare i fenomeni del mancato uso del casco e del passeggero sui ciclomotori, spesso fattori letali o fortemente invalidanti in caso di sinistro stradale.
Quando la legge è stata letta con maggior attenzione, però, sono sorti i primi dubbi, soprattutto sulla sanzione accessoria prevista, la confisca del veicolo.
È ovvio, che in un paese come il nostro, nel quale ampi territori sfuggono ancora al rispetto di questo tipo di legalità, questo giro di vite appare esagerato, per il fatto che sarà molto difficile applicare la norma con severità. Insomma, in alcune regioni la legge resterà inapplicata, salvo le incursioni della prima ora, mentre in altre i motociclisti dovranno stare attenti a non alzarsi mai la visiera del casco o a salutarsi tra loro, come è nelle loro abitudini, pena il rischio di perdere la proprietà del veicolo.
È evidente, questo lo possiamo affermare senza dubbio, che chi ha votato questa legge non è mai stato in sella ad una moto, e soprattutto non ha mai indossato un casco, oggetto di grandissima utilità sul fronte della protezione individuale, ma estremamente soggetto ai capricci del tempo. Con il caldo si deve poter dosare il flusso d’aria all’interno della calotta, esattamente come un conducente di un auto aziona il climatizzatore, o si deve aprire la visiera per contrastare l’inevitabile appannamento interno, come una persona al volante apre il finestrino. In altre occasioni, il conducente di un’auto deve azionare il deviatore sullo specchio retrovisore, per evitare di restare abbagliato da chi lo segue magari con i fari alti o malregolati, mentre il centauro deve spostarne due.
Ma possono capitare tante altre cose, come dover azionare un comando non necessariamente posizionato sul manubrio (ad esempio una regolazione delle sospensioni), o verificare la stabilità di una borsa bagaglio, visto che ogni suppellettile non assicurata a regola d’arte, secondo la legge comporterà l’applicazione della medesima sanzione: confisca del mezzo che finirà all’asta ed il ricavato sarà incassato dalla Pubblica Amministrazione.
Concedeteci, su questo giro di vite, di esprimere le nostre due principali perplessità: la prima, di carattere generale, la seconda più specifica.
Veniamo alla prima: se passa il concetto che nella guida del motociclo servono le due mani sempre poggiate sul manubrio, ecco che allora ci viene da chiedersi il perché la stessa cosa non debba valere per le auto o per gli altri veicoli: pare molto più pericoloso, per esempio, che un autista possa frugare nel portaoggetti, accendersi una sigaretta o comporre un numero di telefono, piuttosto che staccare la mano sinistra dal manubrio di una moto.
Che poi entrambi siano atteggiamenti che comportino una perdita di sicurezza, possiamo comunque accettarlo, ma la sanzione ci sembra assolutamente spropositata, e comunque anche discutibile da un punto di vista procedurale. Concordiamo, infatti, con la tesi del nostro Giovanni Fontana, che sostiene di interpretare la confisca del ciclomotore/motociclo come “una mera misura di prevenzione, dunque, di polizia, che esula dalle finalità del nuovo codice della strada”, che dovrebbe – appunto – pensare più alla sicurezza della circolazione piuttosto che alla drasticità della sanzione, che potrebbe avere effetti diametralmente opposti.
Il primo, quello dello sconcerto, si è già manifestato quando l’utenza ha realizzato, in ritardo, i contenuti della nuova legge, in larga parte passati inosservati, per colpa dell’evidente mancanza di informazione.
Pochi sanno infatti che ciclomotori o motoveicoli saranno confiscati quando il conducente, come già detto, non abbia il libero uso di mani, braccia e delle gambe, o quando vi sieda in posizione non corretta. Negata, pena la perdita della proprietà, anche l’impennata, il trasporto di pedone (che anche questo deve sedere in maniera corretta), o quando il centauro si faccia trainare (magari perché ha finito la benzina), trasporti oggetti o animali mal sistemati, o che comunque sporgano dalla sagoma di oltre 50 centimetri. Ovviamente, tutti devono indossare caschi omologati (giusto!), e non dovremmo teoricamente più assistere a spettacoli desolanti e irriverenti per chi invece la legge la rispetta, di motorini caricati fino a 3 o 4 passeggeri, tutti rigorosamente senza casco.
Concedeteci, in questo, il beneficio del dubbio: potremmo essere d’accordo sul fatto che il motoveicolo debba essere confiscato in caso di commissione di reati (scippi o rapine, sì, ma anche stati di ebbrezza), ma allora questo dovrebbe valere per tutti: come metterla poi, con autisti di camion che fanno manovre allucinanti o con automobilisti folli, capaci di sfrecciare a 200 orari in centri abitati o di mettersi alla guida ubriachi? Dov’è l’equità delle sanzioni fra conducenti di veicoli diversi? Come metterla con i disgraziati che arrivano con auto stracariche all’inverosimile, cariche di bagagli e materiale di ogni tipo, al casello in occasione di ogni esodo?
L’impressione è che, come al solito, si giochi a fare i duri con chi non ha colpa, ma che resta – nonostante i numeri prodotti in termini di affezione e di Pil – il più maltrattato, che in sella ad una 350cc deve pagare il biglietto autostradale come un SUV di 6mila centimetri cubici.
E quello che più ci disturba, è che la gran parte della norma sembra fondarsi sulla discrezionalità degli operatori di polizia, come se fossero tutti animati da una coscienza collettiva. Così, non è, e siamo pronti a scommettere che vedremo le solite ingiustizie alimentare il risentimento nei nostri confronti, proprio noi che in moto ci andiamo tutti i giorni. È del resto la coscienza collettiva, che ha verso questa categoria debole una sorta di complesso: quando qualcuno muore, in moto, si parla sempre di “moto di grossa cilindrata”, di “bolide”, di “potente motociclo”. Mai nessuno punta invece il dito sulle migliaia di esempi di incuria, nemmeno punibili, che rendono il sistema viario spesso del tutto privo di credibilità.
A pesare ci sono poi i giudizi di colossi come la Federazione Motociclistica Italiana e l’associazione nazionale costruttori (ANCMA), che hanno già levato gli scudi contro la riforma, giudicata lesiva del settore, oltre che iniqua, con la previsione che l’intero indotto, finalmente in crescita del 10%, ne risentirà: “provvedimenti di questo tipo – ha detto Claudio De Viti, responsabile settore moto dell’Ancma – si usano per i mafiosi”. Nessuno, FMI in testa, considera sbagliato far rispettare le regole, ma la riforma “…presente un livello di severità assolutamente sorprendente e sostanzialmente inaccettabile”. Ma le forze di Polizia come hanno reagito? A Bolzano, i Carabinieri hanno iniziato la pratica di confisca di una moto sequestrata ad un giovane che aveva ingaggiato una gara con un altro centauro, mentre a Trento un ciclomotore è finito in depositeria dopo che il suo padrone ci stava circolando senza casco, violazione che è costata la proprietà ad altre quattro persone tra Ancona ed Jesi. A Firenze la Polizia Municipale ha applicato la nuova norma nei confronti di due motociclisti sorpresi in stato di ebbrezza – e questo potrebbe anche trovarci d’accordo – mentre a Napoli quasi 200 scooter sono stati confiscati: nella maggior parte dei casi – riferisce Roma One – c’erano sopra intere famiglie, tutti senza casco.
E anche in questo caso…


Gli esempi di incuria che uccidono i motociclisti: in questi casi, nessuna sanzione…



di Lorenzo Borselli

Lunedì, 05 Settembre 2005
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