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"Ero nel panico, avevo assunto droga e alcol": la confessione del 25enne che ha investito e ucciso un uomo in monopattino

Il ragazzo aveva anche la patente di guida sospesa ed era in prova al servizio sociale

Lo scorso 10 marzo un 25enne ha investito un uomo di 33 anni in monopattino, provocandone il decesso. Ieri è stato sottoposto a interrogatorio in cui ha ammesso le proprie colpe, e il Gip ha convalidato l'arresto.

Ha investito e ucciso un uomo in monopattino

MILANO - Si chiama Giuseppe D'Amico il 25 enne che lo scorso 10 marzo ha travolto e ucciso il 33enne Juan Carlos Quinga Guevara in sella al suo monopattino.

Come riporta Prima Milano, nel corso dell'interrogatorio che si è tenuto ieri, il ragazzo ha ammesso di essersi messo al volante sotto l'effetto di droga e alcol, e di aver viaggiato nonostante avesse la patente di guida sospesa.

"Io prima dell'incidente avevo assunto sia alcool (birra) che cocaina (...) Ero ubriaco e quindi non vedevo lucidamente (...) Avevo la patente sospesa è vero. È una colpa che mi assumo".

La patente sospesa

"La prima volta me l'hanno sospesa per stato di ebbrezza. A maggio 2022 mi hanno sospeso la patente perché giravo con il permessino che era scaduto. Adesso è revocata.
Ero affidato in prova al servizio sociale con obbligo di dimora e divieto di uscire dalle 22 alle 6 del mattino".

Il collega che ha visto tutto

D'Amico è accusato di omicidio stradale, omissione di soccorso e guida sotto effetto di stupefacenti.

Un collega della vittima, anche lui in sella al proprio monopattino e che precedeva il 33enne, ha raccontato che quella macchina procedeva a velocità troppo elevata, e che girandosi ha visto il collega mentre veniva investito.

Nel panico per l'affidamento

In quel momento, in macchina con D'Amico c'era anche un'amica, che dopo l'impatto gli ha detto che si sarebbe presa la colpa, ma nessuno dei due pensava che la situazione fosse così grave:

"Ero in panico soprattutto per l'affidamento e soprattutto non credevo di avergli tolto la vita.
La ragazza mi ha detto che si sarebbe assunta lei la responsabilità perché sapeva che io ero in affidamento ma nessuno dei due in quel momento aveva compreso la gravità della situazione".

Convalidato l'arresto

Quando la ragazza lo ha chiamato prima dell'arresto e gli ha comunicato che l'uomo era deceduto, D'Amico le ha risposto che si sarebbe assunto tutta la responsabilità perché non era giusto che lei finisse nei guai.

A seguito di tale dichiarazioni, dunque, il Gip ha deciso di convalidare l'arresto e disporre la custodia cautelare in carcere.

da giornaledeinavigli.it


 

Nota di Roberto Argenta – AICAT: “dopo aver guidato in stato di ebbrezza, gli hanno concesso un “permessino”, non ha rispettato nemmeno questo violando anche le indicazioni dell’affidamento in prova. Tutto questo ha causato la morte di un trentatreenne. Come altro si può fermare se non mettendo in atto tutti gli strumenti possibili per impedirgli di bere? (ASAPS)

 

Martedì, 14 Marzo 2023
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