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Notizie brevi 21/11/2022

Zona 30, tutor, autovelox. La strage silenziosa può essere fermata
di Luca Valdiserri
L’Asaps: in Italia un morto ogni tre ore per incidenti. Si tratta della principale causa di morte per bambini e ragazzi

L’unica battaglia persa in partenza è quella che hai deciso di non combattere. La terza domenica di novembre, dal 2005, è la Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada, istituita dall’Onu per non spegnere mai la luce sulle tragedie ma soprattutto per capire cosa si può fare per ridurle in futuro, con l’obiettivo ambiziosissimo di azzerarle nel 2050. È possibile? La domanda parte da questo dato di Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite: «Ogni anno 1,3 milioni di persone perdono la vita in incidenti stradali e 50 milioni sono ferite. Si tratta della principale causa di morte per bambini e ragazzi».

Gaia, Camilla, Elena, Luca, Jessy, Wibe, Francesco: sono soltanto gli ultimi nomi della Spoon River dei giovani uccisi sulla strada. La vita spezzata a un ragazzo ci colpisce di più perché è contro il normale scorrere del tempo, ma quanto dolore e quanto orrore c’è nella storia, di ieri, della donna di 81 anni uccisa vicino a Senigallia e trascinata per 8 chilometri. Una delle ipotesi è che sia stata travolta da un furgone che pensava di avere investito «solo» un cane. Ci si può fermare e dare la colpa al destino. Oppure chiedere vendetta. O semplicemente chiudersi nel dolore muto di chi l’ha subito e nel pensiero empatico ma per forza di cose frettoloso di chi non l’ha mai incrociato. La via giusta, però, è studiare il problema, il più possibile, perché il sentimento diventa potente solo se è accompagnato da dati e decisioni.

Così, come ha scritto Famiglia Cristiana in un suo recente reportage, impariamo che l’8,6% degli incidenti avviene in autostrada, dove tutti «corrono», ma il 47,5% nelle strade urbane. E che è vero che alcol e droga sono potentissimi alleati della morte da strada — chi non è presente a se stesso può essere pericoloso anche a 10 km all’ora — ma il primo incide nel 9,7% degli incidenti con lesioni, la seconda del 3,2% (sicuramente controlli più frequenti alzerebbero la percentuale). Il 50% degli incidenti avviene per eccesso di velocità, distrazione, mancata precedenza o distanza di sicurezza. L’uso del cellulare al volante è considerato lecito dalla maggioranza delle persone e invece, nel momento in cui ci concentriamo sullo schermo e non sulla strada, è come guidare bendati. «Sulle strade italiane — dice Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, Associazione amici sostenitori polizia stradale — muoiono otto persone al giorno, una ogni tre ore. Una strage silenziosa che va fermata con ogni mezzo. Le ultime statistiche, diffuse da Aci e Istat, sono preoccupanti: +24,7% di incidenti, +25,7% di feriti e +15,3% di vittime nei primi sei mesi dell’anno. Fanno 81.437 incidenti, 108.996 feriti e 1.450 morti».
C’è una responsabilità «larga», che deve rafforzare gli effetti della patente a punti e del reato di omicidio stradale che vanno scemando. È in mano alle autorità preposte e passa da «tutor», autovelox, zone a 30 km/h, dissuasori, rotatorie, un’Autorità unica interministeriale responsabile della gestione della sicurezza stradale munita di poteri e di mezzi. Misure che sono indispensabili ma richiedono soldi e tempo. C’è poi una responsabilità personale, che può farci diventare protagonisti di questa battaglia per la civiltà: controllo della velocità, uso solo del viva voce alla guida, una «rotazione» nei gruppi che tiene sempre un guidatore sobrio per accompagnare poi a casa tutti quelli che hanno bevuto, oppure chiamare un taxi (a prezzi ridotti) come già sperimentato nelle ore notturne per donne o disabili. David Bowie, il musicista preferito di mio figlio Francesco, canta «we can be heroes, just for one day». E con la giusta educazione, dalle scuole dell’obbligo fino all’Università, si può davvero diventare eroi. Come dice Antonella Polimeni, rettrice della Sapienza che insieme al Corriere della Sera organizzerà il 30 novembre un evento sul tema: «Bisogna sensibilizzare i ragazzi sul tema della sicurezza stradale. Come docenti dobbiamo trasmettere conoscenze ma anche accendere emozioni che indirizzeranno le loro scelte». Sono loro, il futuro, la vera forza e la speranza.

da corriere.it


L’articolo è di Luca Valdisserri  papà di Francesco il ragazzo ucciso sul marciapiede a Roma il 19 ottobre scorso.

Lunedì, 21 Novembre 2022
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