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Notizie brevi 20/02/2004

"Non finite come noi su una sedia a rotelle" Incontro e testimonianze sugli incidenti stradali

Da "L’Arena"
"Non finite come noi su una sedia a rotelle"
Incontro e testimonianze sugli incidenti stradali

"Stavo aspettando notizie di mio f iglio nel corridoio del reparto di Rianimazione, all’ospedale di Borgo Trento e ho letto il manifesto di questo convegno. Per questo sono venuto qui. Sono il comandante dei vigili del fuoco di Torbole-Nago e Riva del Garda. Domenica ho raccolto mio figlio gravemente ferito dopo un incidente. è volato fuori dall’auto e un’altra macchina gli è passata sopra. Adesso Stefano, che ha solo 24 anni, è gravissimo, con la schiena distrutta. Ragazzi, sono venuto qui apposta a dirvelo. Non correte, usate la testa quando siete in strada, in moto o in auto. Ci vuole niente a giocarsi la vita o a rovinarsela per sempre". Una testimonianza imprevista e commovente, che ha impietrito la platea e poi suscitato un caloroso applauso quella di Sergio Galas, intervenuto ieri al convegno organizzato dall’Aci nella sala convegni di Unicredit Banca d’Impresa Spa, con il patrocinio del Comune, assessorato alle Politiche giovanili, e de L’Arena. All’iniziativa hanno partecipato gli istituti Campostrini, Ferraris, Fracastoro, Mondin, San Zeno e Seghetti.
Dopo i saluti del presidente Aci Giuseppe Arcaroli e dell’assessore comunale Giancarlo Montagnoli, ha preso la parola il comandante della polizia stradale Vincenzo Diaferia il quale ha sottolineato il tema dell’"assurdità" delle morti sulla strada, inteso come "qualcosa di contrario alla logica, al buon senso". Il comandante Diaferia ha voluto lasciare subito spazio ai contributi di due tecnici della polizia stradale, l’ispettore Andrea Scamperle, responsabile dell’Ufficio infortunistica della Stradale, e l’assistente Antonio Benedetti, che lavora nell’analogo ufficio della sottosezione della polstrada di Verona sud. A turno hanno presentato filmati e foto, tratti da incidenti reali, con vittime, evidenziando i motivi per cui quegli episodi erano accaduti e come si sarebbero potuti evitare.
Subito dopo è stata la volta di Fase Tre, di cui è presidente Margherita Pozzani, associazione di volontariato che segue le persone, e in particolare i giovani, sopravvissuti a gravi incidenti della strada e rimasti invalidi. Uno di questi giovani, Francesca, da anni è una testimonial del gruppo e ha raccontato come la sua vita, da giovane spensierata, che studiava e aveva il suo giro di amicizie, sia radicalmente cambiata dopo l’incidente che le ha causato serie lesioni alla schiena, costringendola a vivere su una sedia a rotelle: "Ero andata a una cena con amici e mi trovavo come passeggera su un’auto. Ci fu uno schianto e restai gravemente ferita. Dopo 55 giorni di coma mi sono svegliata e mi sono trovata a vivere una vita diversa. I miei vecchi amici li ho persi tutti, non ho potuto finire la scuola e non posso più fare quello che facevo prima. Muoversi su una sedia a rotelle vuol dire trovare ostacoli continui. Ragazzi, pensate a me, qualche volta, quando guidate o siete per strada con i vostri amici".
L’avvocato Nicoletta Manzione, comandante della polizia municipale ha centrato il suo intervento sul patentino per i motorini e la patente a punti: "La gente percepisce queste innovazioni del codice, che in Europa siamo stati tra gli ultimi ad adottare, come un fattore punitivo. Invece si tratta di un importante incentivo alla sicurezza". E ha elencato alcuni dati. Nel 2003 i vigili urbani hanno rilevato in ambito urbano 2.389 incidenti che hanno coinvolto 4.379 veicoli. I feriti sono stati 1.950, di cui 47 in prognosi riservata e i morti 27, per un totale di 2.474 violazioni.
L’ingegnere Guido Sommella, comandante dei vigili del fuoco, ha sviscerato il concetto di rischio, ricordando che uno degli obiettivi del codice della strada è far diminuire il rischio, incidendo sia sulla probabilità di fare incidenti che sulla gravità degli eventi. E ha ribadito che il più subdolo dei pericoli è l’eccesso di velocità, soprattutto quando è provocato da alcol e stupefacenti. I lavori sono stati conclusi dal pilota di rally Vanni Pasquali, che ha suggerito ai ragazzi in platea di scegliere dove correre: "Se volete fare delle gare, scegliete dei circuiti abilitati, con veicoli da guidare in piena sicurezza. Ma per strada dar sfoggio di certe abilità è semplicemente assurdo e pericoloso, per sé e per gli altri. E correre a tutti i costi non è certo un segnale d’intelligenza".

di Elena Cardinali

Venerdì, 20 Febbraio 2004
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