La mamma di Lavinia, investita a 16 mesi fuori dall'asilo: "Racconteremo ai suoi fratelli che abbiamo lottato per lei"
"Sono a casa, sto guardando due dei miei figli correre in giardino e giocare. Lavinia invece è dietro di me, nella sua cameretta, a letto". Quel letto in cui giace ormai da quasi quattro anni, in coma e senza speranze di potersi risvegliare.
Lavinia è Lavinia Montebove, la bambina che il 7 agosto del 2018, ad appena 16 mesi, venne investita da un’auto nel parcheggio dell’asilo nido “La fattoria di Mamma Cocca” di Velletri. La voce all’altro capo del telefono è quella di Lara Liotta, la sua mamma. Con il marito Massimo è la persona che meglio conosce Lavinia, perché "stiamo con lei ogni giorno, anche di notte spesso, e vediamo con i nostri occhi ogni minima variazione del suo stato di salute". Ed è anche la persona che da ormai quattro anni lotta affinché vengano riconosciute e attribuite tutte le responsabilità di questa tragedia.
"Lavinia a 5 anni rischia la pubertà precoce per i danni riportati nell'incidente"
Per l’incidente sono a processo la maestra e allora titolare del nido, Francesca Rocca, e Chiara Colonnelli, la mamma che guidava l’auto che ha investito la bambina. Colonnelli è accusata di lesioni gravissime, Rocca invece di abbandono di minore: per la procura quella mattina di agosto non ha vigilato sulla piccola Lavinia, che gattonando è riuscita a uscire dalla struttura e a raggiungere il parcheggio dove è stata investita. Il processo è iniziato a marzo e il tempo stringe: il timore di Lara e Massimo è che intervenga la prescrizione, anche se "stiamo procedendo piuttosto velocemente, abbiamo forse anche recuperato qualcosa, e questo ci rassicura".
Lara ci racconta che nelle settimane in cui si passa al microscopio la vita di Lavinia prima e dopo l’incidente, e in cui si torna ancora e ancora su quel giorno maledetto in cui è stata investita, la bambina è dovuta tornare in ospedale: "Abbiamo fatto un primo controllo dopo due anni di stop a causa del Covid, siamo stati in ricovero per una settimana - spiega - Sono rimasta con lei per tutto il tempo come prevede la procedura in questi casi. D’altronde siamo le persone che, pur non essendo medici, la conoscono meglio. I medici hanno tanti pazienti, noi ne abbiamo una sola".
Il check-up ha dato esiti preoccupanti: "Abbiamo purtroppo scoperto che a causa dei danni che ha riportato all’ipotalamo, Lavinia è a rischio pubertà precoce: è possibile che a poco più di 5 anni abbia il ciclo - riferisce Liotta - la tac ha confermato gli enormi danni cerebrali riportati dalla bambina e il fatto che il cervello tenda sempre di più a ridimensionarsi e adeguarsi alla struttura del cranio. Questo processo non è chiaramente reversibile, e lo sapevamo. Quella della pubertà precoce è però una notizia che ci ha demoralizzati. Speravamo che non si aggiungessero altri problemi e disagi a quelli che Lavinia già sta vivendo, sono farmaci che si aggiungono ad altri farmaci, una medicalizzazione estrema".
"Portare la bambina in ospedale un gesto eroico? Piuttosto avventato"
La voce di Liotta, mentre riferisce il quadro clinico della sua bambina, è ferma. È abituata a mantenere il sangue freddo e a prendere decisioni in situazioni di emergenza, un’esperienza che deriva dalla sua professione, vigile del fuoco. E che la spinge a un’amara riflessione: "Una cosa fastidiosissima che abbiamo sentito in aula è il tentativo di dipingere come eroico il gesto della maestra di avere portato Lavinia all’ospedale - commenta - La bambina era gravissima, la maestra non può non avere notato che poteva essere in coma, eppure l’ha sollevata, presa in braccio e messa in macchina in quel modo avventato, senza alcun tipo di certezza sulla correttezza della procedura. Ha rischiato di ucciderla sul colpo, se avesse avuto un trauma spinale l’avrebbe uccisa. In questi casi serve il soccorso avanzato, che va avvisato subito. Inoltre così facendo i soccorsi sono stati rallentati, dalla macchina al pronto soccorso, dal campo sportivo all’elicottero. Se avessero chiamato subito il soccorso avanzato avrebbero avuto istruzioni precise su come agire".
Per Liotta e Montebove il processo serve proprio ad accertare tutte le responsabilità: "La donna che ha investito Lavinia ha sempre avuto una posizione chiara - spiega - si è sempre messa a disposizione per chiarire ogni dubbio, la prima versione l’abbiamo avuta da lei, l’abbiamo incontrata per caso in strada qualche giorno dopo l’incidente e ci ha raccontato lei per prima che Lavinia era da sola quando l’ha investita. Le posizioni sono assolutamente distinte e distanti per l’atteggiamento che le due imputate hanno avuto dall’inizio. La maestra si proclama innocente, ha sempre detto di non essersi distratta. Eppure Lavinia non era autonoma, era la bambina più piccola di tutto il gruppo, quella più fragile, che doveva essere tenuta per mano o presa in braccio, gattonava appena, ed è arrivata sin nel vialetto dell’asilo. La mamma che guidava la macchina che l’ha investita ha raccontato che nel momento in cui ha girato l’ha vista da sola, senza nessun adulto presente, e chissà da quanto tempo era da sola".
Attesa per l'udienza in cui verrà ascoltata la maestra
Nelle prossime settimane in tribunale si terranno le altre udienze del processo, calendarizzate in modo ravvicinato per accelerare il più possibile: "C’è stato un deciso cambio di passo rispetto all’inizio - conferma la mamma di Lavinia - ma il rischio prescrizione non è ancora scongiurato, stiamo correndo ma c’è una mannaia che nel 2025 si abbatterà sul processo". L’udienza più attesa è quella in cui verranno ascoltate le imputate: "La nostra speranza è che vengano chiarite nel merito tutte le responsabilità e non intervenga la prescrizione a raccontare che il reato si è estinto. Vogliamo un minimo di giustizia, per raccontare ai fratelli di Lavinia che papà e mamma hanno lottato perché credevano in una società civile e giusta".
Anche questa piccolina è in coma irreversibile da quasi 4 anni, travolta da una vettura poco fuori dell’asilo, quando aveva solo 16 mesi. Un’altra tragedia sconfinata. (ASAPS)