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Articoli 04/09/2003

Conferenza del traffico di Riva del Garda Gli infortuni della strada in dettaglio

Conferenza del traffico di Riva del Garda
Gli infortuni della strada in dettaglio


di Roberto Rocchi 

"La mobilità delle cose tra ritardi strutturali e competitività del sistema dei trasporti". E’ stato questo il tema portante della 59esima conferenza del traffico e della circolazione, organizzata dall’Automobil Club d’Italia, che si è svolta come di consueto a Riva del Garda ed ha visto la partecipazione di tutti i soggetti, istituzionali e non, che nel nostro Paese si occupano di circolazione e di sicurezza stradale. Il calendario degli eventi, ricco e di ottimo livello, si è concentrato attorno ad una serie di dibattiti che hanno toccato i temi di più stretta attualità nel settore dei trasporti: la mobilità delle cose, il trasporto delle merci pericolose, la diversione modale, i nuovi percorsi di educazione stradale, la prevenzione nel settore del trasporto merci, il mobility manager e naturalmente il monitoraggio dell’incidentalità stradale.
Data la rilevanza dell’evento, non poteva di certo mancare l’A.S.A.P.S., accreditata all’importante manifestazione attraverso la testata "Il Centauro" e rappresentata nella fattispecie da Giordano Biserni, in veste di direttore responsabile, e da Roberto Rocchi quale redattore.
Naturalmente, il momento apicale e da tutti atteso si è realizzato in occasione della presentazione dei dati ufficiali dell’Istat, che hanno riccamente illustrato l’incidentalità stradale dell’anno 2001 e che subito sono stati posti a confronto con i medesimi indicatori dell’anno 2000. Purtroppo, la situazione infortunistica del nostro Paese non è affatto migliorata, anzi, rispetto all’oramai irraggiungibile obiettivo del dimezzamento dei sinistri stradali entro l’anno 2010, la strada intrapresa dall’Italia pare proprio andare nell’opposta direzione.

 

Basti pensare che nel corso del 2001 gli incidenti stradali sono stati complessivamente 235.142, oltre 6.000 in più dell’anno precedente, pari ad un incremento percentuale del 2,7 per cento. Anche il numero di vittime mortali è salito a 6.682 (+ 0,5 per cento), mentre quello dei feriti ha raggiunto quota 334.679, che rappresenta una percentuale superiore al 4 per cento. Di nuovo si sono dimostrate le strade urbane quelle più pericolose (sulle stesse si è verificato il 76 per cento dei sinistri stradali), seguite dalle strade provinciali (17,7 per cento) e dalle autostrade (5,8 per cento).
I mesi più pericolosi, invece, sono stati giugno e luglio, tanto che da soli hanno fatto registrare rispettivamente 22.522 e 22.645 incidenti stradali. Il maggior numero di vittime mortali, però, è stato rilevato nei mesi di luglio ed agosto (680 morti nel primo e 647 nel secondo), segno inequivocabile di come i periodi che coincidono con le ferie estive rimangono i più pericolosi (conviene pertanto non sottovalutare quanto avviene lungo le autostrade, anche in relazione a determinate scelte di prossima definizione normativa…)
Fra le principali cause degli incidenti stradali, poi, ben 143.061 di questi sono stati addebitati al conducente secondo la seguente ripartizione: mancata distanza di sicurezza, guida distratta, eccesso di velocità, mancata precedenza, mancato rispetto della segnaletica e contromano. Oltre 4 mila sinistri, invece, sono scaturiti dalle precarie condizioni psico-fisiche dei conducenti ( guida in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’influenza di sostanze stupefacenti), mentre un residuo numero (310) si sono verificati a causa di difetti o avarie del veicolo. Anche nel 2001 il pedone è risultato come l’entità più debole tra gli utenti coinvolti in incidenti stradali: 929 sono stati coloro che hanno perso la vita sulle strade italiane e di questi ben 427 avevano un’età superiore ai 65 anni.

 

 

La coscienza comune (e le strategie politiche), pertanto, dovrebbero comprendere in questo modo come occorra stimolare da subito l’adozione di efficaci misure di protezione, che in primo luogo potrebbero concretizzarsi nella realizzazione di infrastrutture e di servizi riservati all’utenza debole. Non a caso, è il commento dell’Istat, il processo di invecchiamento comporta spesso una riduzione delle capacità uditive, visive e motorie, che rende così l’anziano più a rischio rispetto agli altri utenti della strada.
Altrettanto importante e significativa è l’analisi che riguarda la distribuzione degli incidenti stradali verificatisi nella fascia oraria compresa tra le ore 22 del venerdì e le ore 6 del sabato e tra le ore 22 dello stesso giorno e le 6 della domenica, fenomeno ovviamente riassumibile alle cosiddette "stragi del sabato sera".
Nel corso del 2001 si sono verificati nella suddetta fascia 17.713 sinistri, che hanno comportato la morte di 909 persone e 31.093 feriti. Rapportando poi i soli dati del venerdì e del sabato notte sul totale degli incidenti che riguardano le notti di tutta la settimana, è possibile notare come questi siano pari al 45,4 per cento del totale dei sinistri notturni; analogamente, raffrontando i morti e feriti del venerdì e del sabato notte, si evince come questi siano rispettivamente il 47 e 48 per cento di quelli registrati in tutte le notti della settimana. Il fenomeno delle "stragi del sabato sera", dunque, esiste, sopravvive e purtroppo aumenta di anno in anno…!

 

 

Esaminando il dato assoluto degli incidenti con quello che riguarda tutte le ore del giorno, invece, è l’intervallo a cavallo tra le 17 e le 19 a registrare il maggior numero di sinistri stradali (oltre 18.000), mentre dalle ore 7 del mattino la percentuale cresce costantemente (naturalmente ciò è dovuto al maggior numero di vicoli in circolazione nelle ore diurne ed in particolare nelle ore in cui la maggior parte degli italiani si recano al lavoro). Per questo motivo, una più incisiva e convinta politica del trasporto collettivo, apparirebbe tanto auspicabile quanto dovuta.

Considerando invece le principali festività dell’anno, eccezion fatta per le domeniche, è interessante notare come l’indice di mortalità sia pari al 4,7 per cento contro la media nazionale del 2,8 per cento; ciò dimostra la più elevata pericolosità degli incidenti che avvengono nei giorni di festa (Capodanno, Epifania, Pasqua, Ferragosto, ecc…). Un’ultima considerazione ci pare opportuno sottolinearla sulla qualità dei dati raccolti. Grazie ad un’intesa tra Aci ed Istat, è stato avviato un programma informativo di monitoraggio, con l’intento di attuare ogni possibile iniziativa volta al recupero sistematico delle informazioni ritenute mancanti o soggette ad errore. Tale programma, avviato lo scorso anno, ha avuto i primi risultati proprio in occasione della rilevazione degli incidenti stradali dell’anno 2001.

In particolare, è stato rilevato come la più attenta raccolta delle informazioni abbia messo a fuoco alcune gravi lacune, che fino ad oggi comportavano una sottostima dei sinistri stradali di almeno il 10 per cento (dunque negli anni passati sono giunti dati imprecisi per difetto).

Le città di Modena e Genova si sono rivelate maggiormente precise nell’invio delle informazioni (circa il 70 per cento dei records trasmessi erano privi di errore). A metà strada, con una percentuale del 50 per cento di records esatti, sono state le province di Trapani, Ravenna, Palermo, Biella, Cagliari, Catania e Bologna. Le città con la più alta percentuale di informazioni errate, invece, sono state Enna, Ragusa, Reggio Calabria ed Arezzo.

In questo contesto, lo diciamo con profonda amarezza, la Polizia Stradale ne è uscita alquanto malconcia. Esaminando i dati inviati da ciascun organo di polizia, infatti, oltre il 50 per cento delle informazioni trasmesse dalle polizie municipali erano prive di errore. Fra i modelli inviati dalla Polizia Stradale, invece, circa il 29 per cento degli stessi è risultato afflitto da una media di due correzioni.

Ma da informazioni assunte da Asaps sembra che questa elevata percentuale non sia dovuta agli estensori ma ai meccanismi del doppio passaggio dei dati raccolti prima al Ced di Settebagni poi, successivamente passati, all’ISTAT. Mentre le amministrazioni locali, seppure con qualche ritardo, trasmettono i dati direttamente all’ISTAT.



di Roberto Rocchi

da "Il Centauro" n. 79
Giovedì, 04 Settembre 2003
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