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Notizie brevi 04/05/2021

Primario di Neurochirurgia ucciso da un’auto, «aveva operato, tornava a casa»: salvò la vita a Manuel Bortuzzo. «Buon viaggio Doc!»

Agazio Menniti, 46 anni, è morto giovedì scorso in un incidente sul Raccordo anulare sul quale indaga la Polstrada. Guidava la Neurochirurgia del San Camillo: aveva fatto parte dell’équipe che salvò la vita al nuotatore Manuel Bortuzzo
Agazio Menniti, scomparso a 46 anni in un incidente sul Raccordo anulare

La vita degli altri, anche nel suo ultimo giorno. Prima di morire sul Raccordo anulare, Agazio Menniti, primario di Neurochirurgia dell’ospedale San Camillo, ha salvato un paziente con un’emorragia cerebrale. Per lui non era mai routine, e alla luce di quello che è poi successo giovedì scorso, quell’intervento assume ora un valore particolare.

«Quel giovane chirurgo mi ha colpito fin dal primo momento: riservato, un po’ sulle sue, ma capace di grandi slanci di simpatia, soprattutto con i colleghi e gli infermieri con i quali aveva costruito una bella squadra. Ricordo quando, pochi giorni dopo essere entrato al San Camillo, mi disse di doversi assentare per riportare in Italia la salma del padre muratore, morto in Australia dopo essere caduto da un’impalcatura. Una settimana dopo Agazio era di nuovo fra di noi. Aveva molto carattere, una tempra molto forte». Il professor Alberto Delitala lo ha scelto per questo come suo successore nel febbraio 2020 alla guida della Neurochirurgia del grande ospedale al Gianicolense. Ed è il motivo per cui adesso il dolore del luminare, già presidente della Società italiana di neurochirurgia, è ancora più grande.

Menniti, 46 anni, è morto in un incidente stradale a pochi chilometri dalla sua abitazione alla Giustiniana: un’auto ha tamponato la sua moto facendo cadere il primario che, mentre stava cercando di rialzarsi, è stato travolto da una seconda vettura. Un urto che non gli ha lasciato scampo sul quale adesso indaga la Polstrada: i due automobilisti coinvolti sono indagati per omicidio stradale colposo. Ad attenderlo a casa c’erano la moglie Annamaria e i due figli, che avrebbe dovuto aiutare a fare i compiti.

Quell’essere così determinato e schivo non era solo conseguenza dell’aver frequentato da ragazzo la Scuola militare della Nunziatella, alla quale aveva fatto seguito la laurea e la specializzazione all’università di Tor Vergata, ma anche dell’aver affrontato «una carriera passo dopo passo, mantenendo sempre umiltà e rispetto nei confronti di chi aveva di fronte: si è saputo ritagliare il suo spazio in un ambiente come quello del San Camillo, che può essere coinvolgente, ma anche escludente», dice ancora Delitala. Al punto di entrare subito a far parte della sua équipe. La stessa che fra gli altri ha salvato la vita a Manuel Bortuzzo, il nuotatore del giro azzurro ferito a colpi di pistola nel febbraio 2019 a Casal Palocco per uno scambio di persona. Menniti, nato a Guardavalle (Catanzaro), aveva seguito anche l’iter post-operatorio dell’atleta. Che lunedì, nel giorno del suo compleanno ha inviato, per lui, i suoi genitori e i fratelli, un messaggio di condoglianze alla famiglia del medico: «Non potrò mai dimenticare quanto il professor Menniti abbia fatto per me e gli sarò grato sempre. Buon viaggio Doc, e grazie!».

Il suo campo però era la chirurgia dell’ipofisi, «nella quale si è specializzato a Napoli dal professor Paolo Cappabianca — ricorda ancora Delitala —. Aveva portato la tecnica endoscopica nasale anche al San Camillo». Voglia di apprendere, ma anche tanto sacrificio quotidiano, sottolineato dai numerosi ricordi sui social di colleghi medici e anche pazienti. Giovedì scorso, oltre all’emorragia cerebrale su un paziente sospetto Covid, poi escluso, Menniti aveva eseguito un drenaggio e si era occupato della gestione del reparto. La routine giornaliera del primario di un grande ospedale che, nel suo caso, nel 2018 aveva riorganizzato la Neurochirurgia del Santa Maria Gorelli di Latina in un momento complicato per il nosocomio pontino.

«Timbriamo il cartellino, è vero -— conclude Delitala — ma è solo una formalità. Non abbiamo orari, siamo sempre in servizio. Certo che siamo stanchi, ma non è questo il punto: quello che ci rende orgogliosi è stare sempre in prima linea».

di Rinaldo Frignani
da corriere.it


Una grave, gravissima perdita per la medicina della capitale. “Il dottor Menniti, 46 anni, è morto in un incidente stradale a pochi chilometri dalla sua abitazione,  un’auto ha tamponato la sua moto facendo cadere il primario che, mentre stava cercando di rialzarsi, è stato travolto da una seconda vettura. Un urto che non gli ha lasciato scampo sul quale adesso indaga la Polstrada: i due automobilisti coinvolti sono indagati per omicidio stradale colposo. Ad attenderlo a casa c’erano la moglie Annamaria e i due figli, che avrebbe dovuto aiutare a fare i compiti. “ La strada sa essere di una crudeltà sconfinata. (ASAPS)

Martedì, 04 Maggio 2021
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