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Articoli 23/02/2021

di Lorenzo Borselli*
Congo, imboscata fatale per l’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Caduti anche l’uomo di scorta, il Carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista dell’ONU Mustapha Milambo.
I tre erano in missione per il World Food Programme
Un’imboscata dai contorni oscuri, una perdita evitabile.

(ASAPS) – La domanda che molti si pongono è: cosa ci faceva uno dei più brillanti diplomatici italiani in uno sperduto angolo del Congo? Perché la sua sicurezza era garantita da un solo Carabiniere che, per quando appartenente al 13° Reggimento “Friuli Venezia Giulia”, reparto inquadrato nella 2ª Brigata Mobile (da cui dipendono altre élite dell’Arma come il GIS o il Tuscania), era un uomo solo, a bordo di un veicolo privo di blindature?
La risposta non è certamente facile, ma una cosa è certa: stavano tutti facendo del bene.

Luca Attanasio, ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, e la sua “tutela”, il carabiniere Vittorio Iacovacci, stavano percorrendo una delle strade più pericolose del mondo, tra Goma e Rutshuru, provincia del Kivu del Nord, per conto dell’agenzia dell’ONU che si occupa di distribuzione di cibo, la WFP (World Food Programme).
Alla guida della loro Toyota bianca c’era Mustapha Milambo, un dipendente congolese del programma.
Uomo fidato e prova ne è che il commando assalitore lo abbia ucciso subito, trasformando il veicolo in una trappola per tutti gli occupanti: tecniche basilari per un attacco finalizzato alla soppressione o al rapimento di chi si trova in auto.

Secondo le prime ricostruzioni, che il ROS dei Carabinieri inviato sul posto cercherà di verificare fin da subito, il dottor Attanasio e il Carabiniere Iacovacci sarebbero stati fatti scendere dal veicolo e portati, insieme ad altri quattro occupanti di una seconda jeep, nella foresta dove, ma qui le notizie sono contrastanti, sarebbero stati ingaggiati dai Ranger armati che da anni sorvegliano il Parco nazionale del Virunga, quello reso celebre dai grandi gorilla di montagna, e nel conflitto a fuoco che ne sarebbe seguito, il diplomatico e il militare sarebbero stati colpiti a morte.

Comunque siano andate le cose, è evidente che l’ipotesi di un’azione finalizzata ad un sequestro con finalità estorsive sia naturalmente quella più accreditata al momento e anche se nel comunicato ufficiale del WFP è chiaramente indicato che la strada percorsa dal convoglio del nostro ambasciatore “era stata precedentemente dichiarata sicura per viaggi senza scorte di sicurezza”, i dubbi circa l’insussistenza di adeguate misure ci paiono legittimi: le autorità congolesi hanno infatti subito chiarito di non essere a conoscenza della missione del nostro ambasciatore nell’area, da loro considerata fortemente instabile.
Ora: è comprensibile che una persona preparata e attenta come Luca Attanasio, che dal 2017 ricopriva a Kinshasa l’incarico di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario, impegnato da tempo in attività umanitarie, ritenesse che la natura pacifica e caritatevole della sua ultima missione fosse una garanzia più che sufficiente a garantirgli un viaggio sicuro, lungo una direttrice ritenuta protetta, ma pensare che un così alto rappresentante di una potenza mondiale come l’Italia potesse viaggiare – privo di protezioni e, sostanzialmente, anche di scorta – in uno dei luoghi più pericolosi del pianeta, senza rischi, ci sembra un’enorme leggerezza.
Perché il Congo è il terreno in cui l’ex segretaria di Stato americana Madeleine Albright, e con lei una miriade di storici e cronisti, avevano preconizzato il verificarsi della “prima guerra mondiale africana” e dove, per spartirsi le immense risorse naturali, arrivarono a scontrarsi contemporaneamente, nel decennio 1994-2003, gli eserciti di Burundi, Ruanda, Uganda, Zimbabwe e Angola, come ricordato ieri dall’agenzia AGI.

Un conflitto che è costato più di cinque milioni di morti e che nonostante sia stato dichiarato concluso, si porta dietro una scia infinita di violenze perpetrate da una galassia armata di minuscole bande, che mettono a quotidiana prova il più grande contingente militare dell’ONU mai dispiegato, composto da quasi ventimila uomini. La contesa è tuttora motivata dal tentativo di assumere il controllo sui giacimenti di oro, cobalto, nichel, diamanti e coltan: è qui, al confine col Ruanda, che se ne estrae quasi tutto quello che serve al pianeta per fabbricare gli schermi dei nostri smartphone,
Il governo di Kinshasa ritiene che dietro l’uccisione dei nostri connazionali ci siano i ribelli Hutu, costituiti nella Forza democratica per la liberazione del Ruanda (FdlR), qui riparati dalla madrepatria dopo il sanguinoso conflitto con l’altra fazione etnica, quella degli Hutsi, vittima del genocidio portato a sistematico compimento nei primi mesi del 1994.
Niente di più facile, perché oggi la FdlR avrebbe bisogno di denari per finanziare il rovesciamento dell’attuale regime ruandese, oppure, come sostengono le autorità congolesi, per finanziare il califfato che oggi gli Hutu sembrerebbero voler instaurare dopo la caduta dello Stato Islamico.

Le indagini dei Carabinieri del Ros proveranno a ricostruire almeno il movente, ma che l’imboscata in cui Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, potesse essere evitata, è un’idea che nessuno potrà toglierci.
Così come nessuno potrà negare che mentre le grandi potenze del mondo brigano per mettere le mani sulle ricchezze del paese, sistematicamente depredato dal 1884, da quando cioè, a Berlino, la conferenza dell’Africa Occidentale spartì il commercio europeo sul Congo, due Servitori dello Stato italiani sono morti per portare il cibo ai bambini. (ASAPS)

(*) Ispettore della Polizia di Stato, Responsabile della comunicazione di ASAPS


Cerchiamo di capire cosà è accaduto nella tragedia del Congo in una analisi del nostro Lorenzo Borselli " ... nessuno potrà negare che mentre le grandi potenze del mondo brigano per mettere le mani sulle ricchezze del paese, sistematicamente depredato dal 1884, da quando cioè, a Berlino, la conferenza dell’Africa Occidentale spartì il commercio europeo sul Congo, due Servitori dello Stato italiani sono morti per portare il cibo ai bambini." (ASAPS)

 

Martedì, 23 Febbraio 2021
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