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Articoli 07/10/2003

"Quelli che l’autovelox e quelli che...prima ti avvisano"

"Quelli che l’autovelox e quelli che...prima ti avvisano"

L’innovativa esperienza della Polizia Municipale di Sesto Fiorentino.
Anche Firenze si incammina su questo versante

 

di Lorenzo Borselli

Fare una multa in Italia è forse la cosa più facile del mondo. Non devi far altro che piazzarti a un bell’incrocio e aspettare. Non dovrà passare un minuto e sarà sufficiente aspettare il passaggio della prima macchina per avere forti possibilità di "macchiare" il verbale. Sfruttando questo alto indice di trasgressività, è fuori discussione che un certo numero di enti locali abbia investito in dispositivi di rilevamento della velocità per rimpinguare, con pochi sforzi, casse sempre più vuote.
È altrettanto vero però che queste amministrazioni hanno trovato un punto debole nel contribuente forzato e di conseguenza ne abbiano approfittato: parliamo dell’italica abitudine a trasgredire, ovvero di quel costume diffuso a non considerare il dettame del codice della strada una regola alla quale attenersi, altrimenti non sarebbe spiegabile che nei rullini degli autovelox cittadini vi siano impresse sovente le targhe di chi percorre quella strada mille volte, che magari ha già versato buona parte dei suoi introiti per riparare le violazioni.
Ciò è un fatto oggettivo, ma avventurarsi su tale argomento è fuorviante e non ci compete.
Vi sono però amministrazioni locali che si impegnano davvero allo stremo per rendere le proprie strade sicure e dare un forte contributo al conseguimento di uno standard di sicurezza stradale degno di un paese civile.
Molto più di quanto facciano gli stessi organismi centrali, che ancora non sono stati in grado di portare l’educazione stradale in classe.
È il caso di Sesto Fiorentino, il cui corpo di Polizia Municipale è stato in grado di istituire uno dei primi servizi interattivi di sicurezza stradale, mettendo in rete i vari sistemi di rilevazione e avvertendo addirittura gli scalmanati del volante della propria eccessiva velocità prima di assicurare agli introiti locali il dazio della trasgressione.
Come dire: "uomo avvisato, mezzo salvato".

Per arrivare ad un risultato come questo ci sono voluti anni di studi e di polemiche, purtroppo indispensabili, ancora ai tempi nostri, ad innescare il meccanismo di autodifesa costituito da una sorta di "anticorpo" per farti rallentare: incidenti spettacolari, morti e feriti conteggiati in un macabro bilancio buono solo per incitare le cronache locali.
Ecco l’allarme e finalmente il vaccino repressivo è pronto.
La strada killer di Sesto Fiorentino si chiama via dell’Osmannoro, un gigante d’asfalto lungo svariati chilometri, ma con cinquecento metri da brivido, adagiato parallelo alla pista del vicino aeroporto a tagliare perpendicolarmente la linea dell’autostrada Firenze Mare, perfettamente al centro di quell’immenso agglomerato urbano costituito dall’area metropolitana di Firenze, Prato e Pistoia.
Traffico infernale durante il giorno, su un sentiero indispensabile alle centinaia di società di logistica e del terziario per movimentare milioni di tonnellate di merce all’anno, che di notte si trasformava in un tracciato da gran premio plebeo, terreno ideale per bookmakers clandestini e giovani scapestrati in cerca di farsi un nome. Poi sono arrivati i morti, i feriti gravi, gli incidenti spettacolari. Nelle strade del circondario anche episodi di pirateria, che hanno alzato il livello di attenzione e convinto gli uomini della Polizia Municipale di Sesto Fiorentino - uno dei pochi comandi locali ad aver intrapreso la difficile strada della Polizia di Prossimità - che quella strada andava riportata a livelli accettabili di "percorribilità sostenibile" e restituita sicura al cittadino.

Controlli serrati, patenti ritirate, corse interrotte, multe su multe; ma la velocità media restava più alta che mai e mantenere operativa la repressione, alla lunga, costa caro.
Così la Municipale tenta la carta del dialogo e un bel giorno entra in funzione Sicurvelox, un sofisticato sistema di rilevazione della velocità e del traffico che ha la peculiarità di avvertire l’utente di passaggio della velocità con cui si muove, sparandogli la verità in faccia con un pannello sul quale viene riportata la velocità di ogni veicolo in transito.
Contestualmente il sistema integrato permette di conoscere il traffico su quella arteria sempre più importante, quantificarlo, caratterizzarlo, prendere contromisure adeguate e individuare così anche soluzioni diverse.
Con la sola sistemazione del pannello il comando della Municipale di Sesto Fiorentino aveva potuto verificare che l’effetto psicologico di tale richiamo aveva prodotto una diminuzione effettiva del 20% della velocità media sul tratto e soprattutto i veicoli che superavano il limite di velocità prescritto (50 km/h) era passato dal 70,5% all’8,4%. Il sistema è quello in funzione anche all’interno del Monte Bianco, di cui si è già parlato in precedenti articoli del Centauro.

Sicurvelox funziona, ma ci sono ancora troppi Niki Lauda e così, nel giro di pochi giorni, i 12mila veicoli giornalieri in transito su quella strada devono vedersela anche con un moderno autovelox, il modello 105, sistemato un centinaio di metri più avanti rispetto al Sicurvelox e collegato via internet al comando che riceve così i fotogrammi direttamente alla postazione dell’ufficio verbali: qui le foto utili vengono spillate ai verbali redatti istantaneamente e inviati in automatico alla residenza del proprietario in solido del veicolo, mentre l’intera centrale operativa ha fatto sua la tecnologia del sistema inaugurando uno dei primi esperimenti di videosorveglianza interattiva del territorio, con sensori di sosta vietata e postazioni citofoniche sparse nel comune.
Il risultato è sorprendente ed oggi quelle strade sono le più sicure del circondario. Si pensi che nel 2001 in via dell’Osmannoro si erano verificati, secondo una consolidata media, 14 incidenti gravi, di cui uno mortale. L’anno successivo, nel 2002, prende vita il sistema Sicurvelox e si verificano solo 4 sinistri, con due feriti, occorsi però in un periodo in cui il sistema era stato disattivato per aggiornamento del programma.

Oggi l’incidentalità in quella strada è ridotta a zero assoluto: un risultato ancora più importante se si considera che in concomitanza al Sicurvelox è stato inaugurato, proprio a fianco di via dell’Osmannoro, il nuovo Polo Scientifico Universitario, che chiama a raccolta ogni giorno migliaia di studenti, con i loro scooter e con le biciclette. Ma quello che più è importante che l’esperienza di Sesto Fiorentino non è isolata. Solo con questi risultati in mano, il capo della Polizia Municipale di Sesto Fiorentino, Maurizio Andorlini, ha ottenuto che entro la fine di quest’anno saranno sistemati altri due Sicurvelox, abbinati ad altrettante postazioni fisse (autobox) di rilevazione della velocità, ma con un solo autovelox (quindi con un notevole risparmio), installati ciclicamente tra i vari punti all’insaputa degli utenti, "proprio per amplificarne la portata preventiva - dice Andorlini - rispetto all’effettiva potenzialità accertativa".

Ben consci che la maggior parte degli incidenti, con conseguenze letali, si verifica in aree urbane, gli uomini della Polizia Municipale di Firenze hanno dato esecuzione ad una massiccia controffensiva della giunta del sindaco Leonardo Domenici, alle prese con la mortalità impressionante sulle strade di una Firenze vicina al collasso viario, con una viabilità al limite della sopravvivenza e salva solo grazie ai viali di circonvallazione, il viadotto dell’Indiano e l’autostrada A/1 tra Calenzano e Firenze Sud. Così, dopo notti di inseguimenti, di Telelaser ed Autovelox appostati ovunque, sulla scorta di dati che indicavano l’assoluta necessità di intraprendere altre strade, viene presa la decisione di piazzare un congruo numero di postazioni fisse per il rilevamento della velocità, perfettamente visibili ai conducenti in transito, sistemati ove il sangue scorreva copioso.

I risultati, come a Sesto Fiorentino, sono stati impressionanti e non solo la mortalità, ma anche l’incidentalità, sono state praticamente debellate. Esempio pratico è la via Sestese, ove nel 1998 - nel suo tratto più critico - vennero registrate 2 vittime e un notevole numero di feriti gravi: l’anno successivo niente morti ma 5 sinistri con lesioni mentre nel 2000 ancora 2 morti. Nel 2001 viene installata la postazione autovelox e da allora né più morti o feriti. Lo stesso vale anche per le altre 10 postazioni fisse, che nel solo 2001, con l’installazione dei sistemi, hanno permesso di eliminare la mortalità: il tutto "dialogando" con l’utente, avvertendolo che esiste un vigile elettronico, in perenne servizio di sorveglianza e con un taccuino sempre pronto e implacabile. La novità di Sesto Fiorentino è che non c’è necessità di cambiare rullino e che quindi non vi è interruzione nell’attività di rilevazione e contestazione delle infrazioni. Un analogo sistema è stato adottato anche dalla Polizia Stradale di Firenze, con una rete di telecamere estremamente sofisticate e installate in collaborazione con la Società Autostrade del 4° Tronco per contrastare il fenomeno dei sorpassi tra veicoli pesanti. Anche in questo caso, ovviamente, le telecamere sono state sistemate su indicazione degli stessi agenti in servizio sul tratto, ove il livello di incidentalità aveva raggiunto livelli allarmanti: una telecamera ad alta definizione è in panoramica sulla carreggiata e riprende l’infrazione da lontano, mentre un sistema integrato avverte una seconda videocamera del transito di un veicolo pesante sulla corsia di sorpasso, che grazie ad un sensore scatta quando al centro dell’obiettivo c’è la targa. In occasione dei servizi specifici coordinati dal Coa l’operatore avverte direttamente le pattuglie dell’infrazione, che provvedono a contestazione e verbalizzazione: la prova, impressionata immediatamente su carta, resta agli atti. Che dire? Di certo esperienze come questa dimostrano che la sicurezza stradale non è un concetto astratto: è lì, poco distante, è oggetto di studi e ricerche, ma è di semplice realizzazione, con risorse tutto sommato limitate.
Certo che se trasformiamo la strada in caselli con il pedaggio non faremo altro che allontanare l’utente dal concetto di sicurezza. È più probabile anzi che dopo la curva, ci mandi a quel paese sgommando per la rabbia.



di Lorenzo Borselli

da "Il Centauro" n.81
Martedì, 07 Ottobre 2003
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