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Notizie brevi 08/01/2020

Valle Aurina, la tragedia di Janine: aveva sconfitto il cancro, è morta investita

È una delle sette vittime, aveva 22 anni e nel 2015 aveva raccontato su un blog la sua battaglia contro il linfoma. Dopo le chemio si era lanciata con il paracadute

Janine Rita Benecke aveva 22 anni. È morta nella notte fra sabato e domenica sulla strada di Lutago, nel gelo della Valle Aurina (Bolzano). Era una studentessa di ingegneria a Bochum, Nord Est della Germania. Era anche una giocatrice della German Eagles, squadra nazionale femminile di football australiano che a ottobre del 2019 ha partecipato ai campionati europei al Wimbledon Park di Londra accaparrandosi il secondo posto. Diligente, sportiva, tenace, viaggiatrice. Janine era di tutto questo un po’. Ma soprattutto era una ragazza che aveva imparato ad amare la vita e a non avere mai paura di affrontare i giorni bui. E ne aveva avuti, sì, di giorni bui.

«Più forte»
Un cancro l’aveva costretta a sei cicli di chemioterapia, l’adolescenza passata a contare le speranze di farcela, periodi di una stanchezza indicibile. Il suo motto era: «Comincia la giornata con un sorriso perché non puoi mai sapere quando finirà». E aveva scritto su Instagram che «nel 2015 ho vinto la mia battaglia contro il cancro. Sono diventata più forte e ho cambiato la mia visione della vita». Quando ancora lottava per sopravvivere, Janine Aveva aperto un blog anticancro, se si può definirlo così: un piccolo spazio nel mare del Web per «motivare alla lotta altre persone che condividono il mio destino», scriveva.

Il blog
Si chiamava «cancerdontcare», quella specie di diario online della sua malattia. «Ciao, mi chiamo Janne e ho 17 anni» racconta il messaggio di presentazione. «Vivo a Wuppertal. Amo il basket ma a settembre del 2014 mi sono ammalata di cancro, linfoma di Hodgkin». Da lì in poi la descrizione delle sue giornate, della sua lotta, del coraggio di fare e di mostrarsi, nonostante tutto. Ultimo messaggio: a marzo 2015, quando ha finito l’ultimo ciclo di chemioterapia e ha potuto dichiarare sconfitta la sua nemica, la malattia. «Mio Dio, Mio Dio», ha scritto. «Oggi è il giorno dell’ultima chemio. Non vedo l’ora di mangiare di nuovo l’insalata. Ho dovuto rinunciare a così tante cose....».

Il paracadute
Ogni tanto ricordava a se stessa che la vita è bella e l’aveva fatto perfino in un lancio con il paracadute: lei in volo che mostrava le mani. Sul palmo aveva scritto con un pennarello: «Sto bene, amo la vita». Amava ogni istante dei suoi giorni, Janine. Il suo tempo è finito di notte, fra il buio e il freddo, fra i campi gelati e il sangue sulla strada. A Lutago, Valle Aurina

di Giusi Fasano
da corriere.it


“Era una ragazza che aveva imparato ad amare la vita e a non avere mai paura di affrontare i giorni bui. E ne aveva avuti, sì, di giorni bui.
Un cancro l’aveva costretta a sei cicli di chemioterapia, l’adolescenza passata a contare le speranze di farcela, periodi di una stanchezza indicibile. Il suo motto era: «Comincia la giornata con un sorriso perché non puoi mai sapere quando finirà». “ (ASAPS)

Mercoledì, 08 Gennaio 2020
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