Andate in macchina a Rimini? Attenzione, perché il rischio
di avere un incidente è più alto che in altre località.
Dal rapporto Asaps - "Quattroruote", infatti, emerge una
media di 10,08 sinistri ogni 1000 abitanti, la più alta d’Italia.
Un fatto che Biserni, presidente dell’associazione, spiega
con "la forte incidenza del traffico turistico, soprattutto
estivo, che porta a un momentaneo e considerevole aumento del parco
circolante". Se si esaminano le graduatorie relative ai decessi
per incidenti stradali, però, i dati più allarmanti
riguardano Terni, dove si contano 0,233 morti ogni 1000 abitanti,
Rovigo (0,228), Ferrara (0,220), Piacenza (0,219). E potremmo continuare
così, con Mantova e Latina, Cuneo e Vercelli, Reggio Emilia
e Cremona. Ma che fine hanno fatto le metropoli italiane? E come
mai si muore molto di più sulle strade di Teramo o Ravenna
che su quelle di Milano (al 78° posto in questa tragica classifica),
Roma (all’85°) e Napoli (al 101°, su 103 province)?
La spiegazione, molto probabilmente, è da cercare nella tipologia
delle strade che rientrano nel territorio delle diverse province
e del traffico che le interessa. Le città più piccole,
infatti, hanno un’area urbana meno estesa; ma è proprio
qui che il traffico risulta più denso e le velocità
più contenute, quindi gli incidenti sono meno gravi. Nei
centri minori, gran parte della circolazione finisce per svolgersi
su strade statali, provinciali o di scorrimento le cui caratteristiche
sono micidiali in caso d’impatto. A Terni, per esempio, si
registrano molti meno incidenti rispetto a Rimini, ma con conseguenze
più gravi: la località romagnola, prima per la sinistrosità,
scende al 24° posto nella graduatoria stilata in base al numero
di morti ogni 1000 abitanti. Dalla ricerca esce sfatato un altro
luogo comune: molte delle città del Sud risultano tra le
più sicure d’Italia. Agli ultimi posti troviamo infatti,
a parte La Spezia, Trapani, Napoli, Potenza, Agrigento.
“UTENTI
DEBOLI” DELLA STRADA
Dai dati emerge che le città più rischiose sono piccole.
Ciò è dovuto anche alla presenza di più ciclisti
e pedoni, categoria a rischio.
|