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Articoli 15/11/2005

Cinture di sicurezza e probabilità di morte. Dalla Svizzera dati interessanti, ma da interpretare…

da Il Centauro n.99 - Ottobre 2005

Cinture di sicurezza e probabilità di morte.
Dalla Svizzera dati interessanti, ma da interpretare…

ne parliamo con Franco Taggi.

Giordano Biserni intervista Franco Taggi, direttore del reparto “Ambiente e Traumi” dell’Istituto Superiore di Sanità sull’efficacia della cintura nel ridurre la probabilità di morte in caso di scontro.
Dott. Taggi, “Attualità UPI”, la rivista dell’Ufficio Prevenzione Infortuni della Svizzera, ha recentemente pubblicato un articolo, "Il salvavita per eccellenza: la cintura di sicurezza”, dove è riportato un grafico in cui sono mostrate - al variare della velocità di impatto - le probabilità di morire portano e non portando la cintura di sicurezza.
Poiché il senso di questo grafico non è così immediato, vorremmo che lei ci aiutasse a “leggerlo”, al fine di comprendere cosa realmente esso significhi.
La ringrazio per la domanda e le rispondo volentieri, anche perché credo che oltre a raccomandare certi comportamenti utili ai fini della sicurezza (come appunto, mettere sempre la cintura), sia anche utile spiegare al meglio perché la raccomandazione ha senso.
Il grafico in questione, che ho ricostruito da quello riportato sull’articolo, lo vediamo in Fig.1.


Fig. 1


Tale grafico va letto con molta attenzione, tenendo sempre conto che è riferito alla sola probabilità di morte del soggetto e nulla dice, se non indirettamente, sulla riduzione della gravità delle lesioni.
E le cinture non servono solo per evitare la morte, ma anche lesioni gravi; e ancora, lesioni poco gravi clinicamente, ma gravi per la futura qualità di vita del soggetto (es. lesioni deturpanti, specie al viso).
Da quel che ricordo di geometria analitica, sembra che la probabilità di morte aumenti, con o senza cintura, all’aumentare della velocità.
Infatti. La prima informazione che il grafico fornisce è proprio questa: ma è anche subito evidente che con la cintura la probabilità di morte aumenta meno rapidamente all’aumentare della velocità.
La parte sinistra del grafico mostra poi che se la velocità di impatto in ballo non è grande, la probabilità di morte è trascurabile sia che uno indossi o meno la cintura.
L’altra cosa che il grafico di Fig. 1 dice è che, anche in accordo col buon senso, quando la velocità è eccessiva portare o meno la cintura poco influisce sulla probabilità di morte, che diventa praticamente certa in ogni caso.
Il tutto – senza scomodare equazioni e biomeccanica – è ben condensato nel noto proverbio “Chi va piano va sano e va lontano; chi va forte va alla morte”.
Le due curve sembrano salire rapidamente all’aumentare della velocità di impatto… è giusto?
Giustissimo, lo si vede chiaramente: gli andamenti sono tutt’altro che lineari.
Come mai?
E’ un problema di fisica: dobbiamo ricordarci che quello che conta in effetti per il danno fisico è l’energia in gioco, cioè l’energia cinetica (quella legata al movimento), che è proporzionale alla massa del veicolo e, soprattutto, al quadrato della velocità dello stesso.
Ho graficato a questo proposito la probabilità di morte in funzione dell’energia cinetica (v. Fig.2): vediamo ora che nei non cinturati tale probabilità cresce da subito quasi linearmente con l’energia; la stessa crescita quasi-lineare vale anche per chi porta la cintura, ma solo da una certa energia in poi.


Fig. 2

Nel grafico dell’UPI c’è anche una curva che rappresenta la differenza tra le due probabilità di morte: come mai non l’ha riportata nel grafico?
La differenza tra queste due probabilità, a mio parere, non dice molto; maggiori informazioni possono essere tratte, credo, dal loro rapporto (probabilità di morte per i non cinturati diviso la probabilità di morte per i cinturati), che rappresenta per una data velocità di impatto il rischio relativo (RR) di morire per chi non porta la cintura rispetto a chi la porta.
In altre parole, data una certa velocità, se il RR è per esempio uguale a 4, questo significa che chi non porta la cintura ha quattro volte la possibilità di morire rispetto a chi non la porta.
Ho calcolato dai precedenti dati l’andamento del RR in funzione della velocità di impatto e l’ho graficato in Fig. 3:


Fig. 3

Come si osserva in questa nuova figura, i vantaggi indotti dalla cintura (quantificati dal RR) non sono uniformi con la velocità d’impatto, ma hanno un massimo pari a 10 tra i 40-50 km/h ed appaiono comunque di interesse anche a velocità più consistenti o più contenute. Grosso modo, si può dire che per velocità di impatto tra 20 e 90 km/h chi è senza cintura rischia due volte o più di morire rispetto a chi la porta; se la velocità è tra 40-50 km/h, rischia addirittura 10 volte.
Con questo, penso che il nostro approfondimento sia giunto a conclusione.
Non ancora. Se si riflette attentamente, il grafico ci informa in termini generali sui vantaggi che possiamo trarre dall’uso della cintura al variare della velocità di impatto, non su quello che poi succederà a seguito di una larga applicazione del dispositivo nella vita reale.
Ci manca, per comprendere a fondo i vantaggi dell’uso della cintura di sicurezza, un’informazione decisiva: qual è la velocità (l’energia) che caratterizza gli impatti che effettivamente avvengono ogni giorno sulle nostre strade?
La cosa non è banale. Vediamola meglio.
In un mondo in cui tutti gli urti avvenissero a 150 km/h (contro ostacolo fisso o per somma delle velocità di due veicoli che si scontrano frontalmente), la cintura servirebbe… a nulla. Morirebbero tutti comunque, salvo qualche strana eccezione.
Lo stesso, in un altro mondo dove tutti gli urti avvenissero a 2 km/h l’utilità della cintura (sempre per limitare la mortalità) sarebbe risibile: salvo sempre le imprevedibili eccezioni, nessuno morirebbe (a quest’ultimo proposito, tuttavia, si rifletta sul fatto che una bassa velocità non è sempre garanzia di sopravvivenza: molti centauri sono morti per trauma cranico semplicemente cadendo da fermi e sbattendo a terra – o peggio sul marciapiede – la loro testa sfortunatamente sprovvista di casco).
Orbene, la maggior parte degli incidenti stradali avviene a valori contenuti di velocità, tipici del “range” dove la cintura “funziona”: quindi, nella gran parte degli scontri ci troviamo in una fascia di energia (di velocità) dove la cintura è in grado di proteggere efficacemente i soggetti che la indossano.
Da questa relazione tra efficacia generale della cintura e sua efficacia pratica, quest’ultima dovuta al fatto che la distribuzione delle velocità di impatto si sovrappone largamente al range di valori in cui la cintura può ben operare, nasce un’immediata e importante conseguenza: se la velocità media dei veicoli diminuisce, allora la distribuzione delle velocità di impatto si sposterà su valori necessariamente più bassi e quindi le conseguenze globali degli incidenti tenderanno ad essere meno gravi, maggiormente per chi indossa la cintura.
Moderare la velocità del proprio veicolo sembra dunque la chiave di volta in ogni discorso sulla sicurezza stradale…
Certamente. Ma non è la sola.
L’altra, ancor più importante, è l’uso costante del nostro cervello quando guidiamo: tenere bene d’occhio la strada, il comportamento degli altri utenti, ed adattare la propria velocità alle circostanze del momento è l’atteggiamento che dovrebbe caratterizzare lo stile di guida di ogni conducente.
Ci sono altre indicazioni che possiamo trarre da quanto discusso?
Me ne vengono in mente alcune:
1) mai dovesse succedere qualcosa, sarà sempre meglio per la nostra sicurezza aver indossato la cintura che non averlo fatto;
2) poiché tutto può accadere, anche di incontrare sulla propria strada un delinquente (sottolineo delinquente, perché così va chiamato) che viaggia a velocità eccessiva, magari brillo od attaccato ad un cellulare, conviene andare sempre a velocità moderata: avremo più tempo per prendere provvedimenti atti ad evitare lo scontro, come pure se mai lo scontro risultasse inevitabile aggiungeremo meno velocità da parte nostra all’impatto, e quindi i problemi saranno minori;
3) poiché, come detto, l’uso della cintura diminuisce la gravità delle lesioni , sino ad evitarle del tutto a bassa velocità, non indossarla non è una scelta intelligente.
In ultimo, visto che viviamo in un mondo che dà molto valore all’aspetto fisico, specie tra i giovani, ricordiamoci sempre che a basse velocità di impatto se non si è cinturati la probabilità di rovinarsi il viso, come pure di spaccarsi i denti è molto alta: essere sicuri di mantenere il proprio sorriso e l’espressione del viso, come pure non avere a che fare con i dentisti quando questo non è necessario, vale forse un piccolo gesto, una piccola seccatura… quella di allacciarsi la cintura.
E poi, a ben pensarci, non è solo una questione di salute, ma anche di quattrini: in particolare in relazione ai dentisti (e spero che gli amici odontoiatri non se ne avranno a male se richiamo una vecchia battuta), teniamo sempre a mente salendo in macchina l’inizio della lettera che scrisse loro San Paolo: “Carissimi…”.



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da Il Centauro n.99 - Ottobre 2005
Martedì, 15 Novembre 2005
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