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Articoli 06/08/2018

Bologna, altra Caporetto della sicurezza stradale italiana: ora non diteci che abbiamo sempre avuto torto…

(ASAPS) BOLOGNA, 6 agosto 2018 – Mantenere la calma. È una parola, però. La Caporetto della sicurezza stradale italiana molti pensavano di essersela lasciata alle spalle, la notte del 28 luglio 2013, ad Avellino (40 morti e 10 feriti nella strage del viadotto Ripalta), o sempre nella notte del 20 gennaio 2017, nel veronese (17 ragazzi ungheresi carbonizzati e altri 25 feriti).
Invece no: in una sola giornata, quella del 6 agosto, le merci pericolose, quelle trasportate su gomma, seminano la morte sulle autostrade italiane. Prima a Villafranca Padovana, in A4, dove un furgone e un autoarticolato si sono scontrati. Sul furgone, andato a fuoco, c’erano anche due bombole di gas.
Inferno d’asfalto, atto I.
Poi a Bologna, dove tangenziale e autostrada corrono (si fa per dire) parallele, in mezzo alla città, tra binari ferroviari, costruendi avveniristici trenini sospesi, aeroporto e civili abitazioni: qui la questione è più seria. Si parla di quasi un centinaio di feriti e di “almeno” due morti: tamponamento tra mezzi pesanti, di cui uno che trasportava merci pericolose: il camion scoppia, il ponte collassa, il fuoco si propaga alla concessionaria Peugeot e bruciano decine di auto. In ospedale anche 11 Carabinieri (undici!!!) e due agenti della Stradale, in strada per il primo intervento. Come a Viareggio.
Inferno d’asfalto, atto II.
Mentre all’ASAPS seguiamo la cronaca, leggiamo i messaggi dei colleghi sulle chat di polizia, ne ascoltiamo le voci, su internet rimbalza una notizia da Ripalta, nel foggiano, dove in un frontale sulla SS16 sono morte 11 persone, tutti braccianti agricoli africani.
Inferno d’asfalto, atto III.
Sabato 4 agosto, poco lontano, altri 4 braccianti africani erano morti in un incidente simile. Inferno d’asfalto, prologo.
Mentre scriviamo i bilanci sono ancora provvisori, perché quando le bombe esplodono e gli incendi divampano serve tempo per risolvere l’emergenza, serve tempo per capire cosa è successo e per scoprire chi era nel raggio d’azione dell’ordigno.
Direte voi: eccoli quelli dell’ASAPS, hanno sempre la battuta pronta. Eh si, avete ragione. Ma la cosa non ci piace per niente: ci piacerebbe avere torto, ci piacerebbe aver sbagliato, ci piacerebbe essere semplicemente uccelli del malaugurio.
Invece no. Abbiamo ragione.
Nella ultraventennale storia della nostra sigla, se ci fosse riconosciuto un centesimo per ogni secondo di fiato sprecato, oggi saremmo ricchi: gridavamo, già prima che le stragi del sabato sera venissero riconosciute come un virus letale della gioventù italiana, che al nostro paese serviva una polizia stradale che fosse soprattutto una polizia dei trasporti, diversa da quella utilizzata per far cassa o da schierare all’esodo da bollino nero.
Volevamo il Law Enforcement della strada prima ancora di imparare l’inglese e di poter usare la locuzione nei dibattiti elevati: volevamo le pattuglie in strada a controllare il trasporto, mercantile, pubblico e privato, mettere la paletta al trasporto ADR, al sovraccarico, alla concorrenza sleale, agli autobus ed ai veicoli privati.
Oggi siamo qui, a leggere di un’autostrada crollata per effetto di un’esplosione e dell’incendio che, collassando il ponte su cui era scoppiato, ha fatto scendere le fiamme di una decina di metri trasformando la superficie in un inferno dantesco.
Aspettiamo la fine, qualche particolare in più, e poi proviamo a dire la nostra. Sperando, una volta tanto, di essere ascoltati. (ASAPS)

 



La ricostruzione di una giornata terribile sulle strade con una sequenza di incidenti  drammatici sulla A1  a Bologna,  sulla A4 a Padova e con i migranti morti in Puglia. I tanti interrogativi.  (ASAPS)

Lunedì, 06 Agosto 2018
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