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Notizie brevi 04/11/2004

da "IL MATTINO (Avellino)" - L’APPELLO DI GIGI D’ALESSIO PER PREVENIRE LA VIOLENZA DEL SABATO SERA «Ragazzi, attenti: non c’è vita da buttare»

da "IL MATTINO (Avellino)"

L’APPELLO DI GIGI D’ALESSIO
PER PREVENIRE LA VIOLENZA DEL SABATO SERA
«Ragazzi, attenti: non c’è vita da buttare»

Nel suo nuovo album, «Quanti amori», concentrato di melodia e rime, uscito l’altro giorno, Gigi D’Alessio dedica uno dei tredici brani al figlio diciassettenne. La canzone si chiama «Non c’è vita da buttare», un pezzo contro le stragi del sabato sera. L’altra notte, davanti a una discoteca troppo affollata, un giovane di 19 anni è stato travolto e ucciso. «Sì. Ho letto. Una storia agghiacciante, che fa meditare sia come cittadino sia come genitore. Una vicenda che mi induce ancora una volta a esortare i giovani a stare alla larga dalle droghe, a non fare abuso di alcol, soprattutto in discoteca. Parlo ai giovani come parlo a mio figlio che ha compiuto da poco diciassette anni e a cui ho dedicato ”Non c’è vita da buttare”. Cosa è cambiato negli ultimi anni il modo di divertirsi dei giovani? «Io sono cresciuto con la febbre del sabato sera, quando a fine settimana si andava in discoteca per ballare, ed era quello l’unico scopo della serata.
Gigi D’Alessio
Ora, invece, il clima è completamente mutato. Oggi ballare non basta più: ci sono le pillole di exstasy, gli alcolici, c’è la sfida in auto ad alta velocità. E così si è passati dalla febbre del sabato sera alle stragi del sabato sera». Napoli ancora sulle prime pagine per un evento tragico di cronaca nera. Come commenta? «Con dolore. Purtroppo tutto ciò che accade nella nostra città viene eccessivamente amplificato dai media. Eppure è al nord che avvengono i delitti più efferati, giovani che ammazzano i genitori, storie terribili. Però, alla fine, è la nostra città che si ritrovana con un triste primato. È Napoli a portare la cattiva reputazione rispetto al resto del paese». E allora? Innanzitutto mi rivolgo alle istituzioni: i giovani hanno il diritto di lavorare. Bisogna fare in modo che tutti lavorino, i ragazzi devono essere motivati per non cadere nella trappola della droga, dell’alcol. Non possono vivere con il mito del non far nulla. I sentimenti di noi altri napoletani ce li invidiano nel resto del mondo, non possiamo finire sulle prime pagine dei giornali per storie maledette come quella del diciannovenne ucciso davanti al Madison». Quale potrebbe essere lo sbocco lavorativo per i giovani napoletani? «Investire nel turismo. Le potenzialità della nostra città sobno straordinarie. Napoli è stata la terza capitale europea, non dimentichiamolo, le bellezze naturali e artistiche sono uniche, straordinarie. Bisogna sfuttare questo filone, quello del turismo è la carta vincente». Tra un paio di settimane, intanto, esce per la Mondadori la sua autobiografia «Non c’è vita da buttare». Sempre riferita alle stragi del sabato sera? «No, in questo caso il titolo ha a che fare con me. Con il mio bisogno di fare un punto sulla mia carriera, iniziata nel 1992».
MARISA LA PENNA


Giovedì, 04 Novembre 2004
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