|
Nel
suo nuovo album, «Quanti amori», concentrato di melodia
e rime, uscito l’altro giorno, Gigi D’Alessio dedica
uno dei tredici brani al figlio diciassettenne. La canzone si
chiama «Non c’è vita da buttare», un pezzo
contro le stragi del sabato sera. L’altra notte, davanti a
una discoteca troppo affollata, un giovane di 19 anni è stato
travolto e ucciso. «Sì. Ho letto. Una storia agghiacciante,
che fa meditare sia come cittadino sia come genitore. Una vicenda
che mi induce ancora una volta a esortare i giovani a stare alla
larga dalle droghe, a non fare abuso di alcol, soprattutto in discoteca.
Parlo ai giovani come parlo a mio figlio che ha compiuto da poco
diciassette anni e a cui ho dedicato ”Non c’è vita
da buttare”. Cosa è cambiato negli ultimi anni il modo
di divertirsi dei giovani? «Io sono cresciuto con la
febbre del sabato sera, quando a fine settimana si andava in discoteca
per ballare, ed era quello l’unico scopo della serata.
|
Gigi
D’Alessio |
Ora, invece, il clima è completamente mutato. Oggi ballare
non basta più: ci sono le pillole di exstasy, gli alcolici,
c’è la sfida in auto ad alta velocità. E così
si è passati dalla febbre del sabato sera alle stragi del
sabato sera». Napoli ancora sulle prime pagine per un
evento tragico di cronaca nera. Come commenta? «Con dolore.
Purtroppo tutto ciò che accade nella nostra città
viene eccessivamente amplificato dai media. Eppure è al nord
che avvengono i delitti più efferati, giovani che ammazzano
i genitori, storie terribili. Però, alla fine, è la
nostra città che si ritrovana con un triste primato. È
Napoli a portare la cattiva reputazione rispetto al resto del paese».
E allora? Innanzitutto mi rivolgo alle istituzioni: i giovani hanno
il diritto di lavorare. Bisogna fare in modo che tutti lavorino,
i ragazzi devono essere motivati per non cadere nella trappola della
droga, dell’alcol. Non possono vivere con il mito del non far
nulla. I sentimenti di noi altri napoletani ce li invidiano nel
resto del mondo, non possiamo finire sulle prime pagine dei giornali
per storie maledette come quella del diciannovenne ucciso davanti
al Madison». Quale potrebbe essere lo sbocco lavorativo per
i giovani napoletani? «Investire nel turismo. Le potenzialità
della nostra città sobno straordinarie. Napoli è stata
la terza capitale europea, non dimentichiamolo, le bellezze naturali
e artistiche sono uniche, straordinarie. Bisogna sfuttare questo
filone, quello del turismo è la carta vincente». Tra
un paio di settimane, intanto, esce per la Mondadori la sua autobiografia
«Non c’è vita da buttare». Sempre riferita
alle stragi del sabato sera? «No, in questo caso il titolo
ha a che fare con me. Con il mio bisogno di fare un punto sulla
mia carriera, iniziata nel 1992».
|
MARISA
LA PENNA
|