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Notizie brevi 16/02/2018

Torino, patenti di guida «regalate» ai camionisti: in venti a processo per corruzione

Tra gli imputati ci sono anche tre ingegneri della Motorizzazione civile. Gli esami veri durano minimo 45 minuti, quelli (presunti) truccati si risolvevano al massimo in dieci

TORINO - Diedero la patente a chi non sapeva guidare, come dimostrano le intercettazioni ambientali effettuate sui camion utilizzati per gli esami: «Ma lei sta imboccando una via contromano», fa notare a un certo punto uno degli esaminatori. E c’erano candidati che non conoscevano neppure i segnali stradali. Fortunatamente, la polizia stradale li rintracciò tutti, ritirando le patenti. Per questo, tre ingegneri della Motorizzazione civile — Antonio Sacco, 50 anni, Antonio Spadone, 61, e Valter Garello, 48 — sono finiti adesso sotto processo davanti al Tribunale di Torino: a vario titolo, insieme ad altre 17 persone (altre 32 sono già state giudicate tra rito abbreviato e patteggiamento) dovranno rispondere dei reati di corruzione, falso ideologico e falso per induzione. A sostenere l’accusa in aula è il pubblico ministero Giovanni Caspani, mentre l’inchiesta era stata coordinata dal pm Andrea Padalino.

L’indagine partì nel 2011 grazie all’inviato di Striscia la Notizia, Vittorio Brumotti, che rivelò alla Polstrada di Alessandria l’esistenza di un giro di patenti «facili», convincendo la magistratura a chiedere e a ottenere anche alcune ordinanze di custodia cautelare. L’infiltrato di Striscia sborsò la «quota» richiesta, circa duemila euro (il doppio del normale), per riuscire a conseguire, attraverso il sistema «corrotto», le patenti C ed E necessarie per guidare anche i camion con rimorchio. Decine di persone — i capi d’imputazione erano circa 150 — arrivarono a pagare somme di denaro o a fare costose regalie pur di ottenere la patente in fretta, avendo la garanzia di superare l’esame, teorico e pratico. Anche senza sapere nulla. Le indagini, infatti, documentarono come un candidato venne promosso nonostante avesse sbagliato nove risposte su dieci. Per non parlare, poi, delle prove pratiche.

 

«Per ottenere una patente senza troppi problemi — avevano sottolineato gli investigatori della polizia stradale al momento degli arresti —, bastava versare il denaro richiesto. Le cifre erano il doppio di quello che di solito si paga in una scuola guida al momento di frequentare il corso e sostenere poi l’esame: dai 1.500 ai 2.00o euro. Gli esami “veri” durano minimo 45 minuti, quelli “truccati” si risolvevano al massimo in una decina di minuti. Qualcuno — avevano quindi ricordato i poliziotti — era stato promosso nonostante non riuscisse a far andare dritto il mezzo e procedesse invece a zigzag».

In caso di condanna, i funzionari della Motorizzazione sarebbero sospesi dal servizio, ma sul processo incombe la scure della prescrizione, che scatterà già a metà 2019. Come dire che, dopo il primo grado, basterà proporre appello.

 

di Giovanni Falconieri e Massimiliano Nerozzi
da corriere.it


Una indagine veramente preziosa per la sicurezza stradale. (ASAPS)

Venerdì, 16 Febbraio 2018
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