ROMA
- Patenti diverse, ognuna con i suoi vincoli e limiti: per guidare
solo nelle aree urbane ma non in autostrada; per condurre veicoli
fino ad una potenza stabilita; per mettersi al volante anche
di notte. Ma nessuna campagna contro gli anziani al volante
a cui, qualcuno, aveva suggerito di togliere tout court il prezioso
rettangolo rosa. E’ la proposta che arriva da Giordano
Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori amici
polizia stradale (Asaps).
«E’ tempo - spiega Biserni - che si cominci a fare
qualcosa di più sia sul rilascio iniziale che sulle verifiche
periodiche. Ce ne accorgiamo tutti: ci sono persone che non
sono in grado di affrontare situazioni più complesse
come condizioni meteorologiche avverse, interruzioni stradali,
la guida in autostrada.
Si riferisce a coloro che sono in là con gli anni?
«Anche, ma non solo. E’ vero che molti anziani manifestano
problemi in talune situazioni ma io non dico "basta"
alla patente oltre una certa soglia anagrafica, dico solo "basta"
alla patente incondizionata. Qualche tempo fa ho letto sul giornale
la notizia di un signore di 93 anni al quale è stata
rinnovata la licenza di guida. Sono felice per lui ma pure non
posso non avanzare dubbi: a quell’età le condizioni
fisiche cambiano rapidamente, persino i movimenti più
banali assumono una valenza diversa. Credo che vadano fissate
delle regole».
Quindi patenti non solo a tempo, ma anche variegate nelle
condizioni...
«Ci vuole un filtro, ci dovranno pensare delle commissioni
mediche, degli esperti ma dobbiamo pensare al futuro: la nostra
società è legata indissolubilmente all’uso
dell’auto e invecchia. Noi non faremo a meno facilmente
della patente, un domani, per questo occorre porre delle condizioni».
Sembra una campagna contro la terza età...
«No, si tratta di inquadrare i cosiddetti "automobilisti
ordinari", quelli da strada dritta, del tutto impreparati
ad affrontare la straordinarietà prevedibile: strettoie
dovute a cantieri, asfalto appena bagnato, ghiaccio. Ci vogliono
verifiche periodiche rigorose e una formazione più approfondita.
Oltre, magari, anche a limitazioni diverse collegate all’età».
Ma i pericoli vengono anche dai giovani, da quelli che sono
meno esperti o che affrontano le strade come piste di formula
Uno...
«Io parlo di cause aggiuntive a quelle, ormai classiche,
dell’uso e abuso di alcool, droghe, della velocità
eccessiva. L’inesperienza ha un suo ruolo preciso e anche
per questo la patente andrebbe condizionata. Ad esempio fissando
"paletti" per la guida di vetture molto potenti».
Non trova che l’educazione alla strada dovrebbe iniziare,
realmente, nelle scuole fin dalle elementari? Perchè
non insegnare a rispettare questi principi così come
si insegna la geografia?
«La risposta può sembrare incredibile: in Italia
non esiste ancora una così forte domanda di sicurezza.
Manca la spinta dell’opinione pubblica che potrebbe costringere
a mettere in atto una strategia seria di questo tipo che mira
a cambiare la cultura della guida. Oggi, quando se ne parla
si tira sempre in ballo il discorso dei soldi che non ci sono,
ma anche un diverso utilizzo dei proventi delle sanzioni sarebbe
un’ipotesi da non accantonare».
Pagare la formazione degli insegnanti con i soldi delle multe?
«Perchè no?».
Silvia Mastrantonio