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Rassegna stampa 23/01/2006

Rassegna stampa del 22 gennaio 2006

Da “SestoPotere” del 22 gennaio 2006

AGENTE DELLA STRADALE UCCISO DA UN UBRIACO, ASAPS: "I RETROSCENA DEL PROCESSO"

Forlì

Se la questione non riguardasse il povero Pierluigi Giovagnoli, Sovrintendente della Polizia Stradale di Forlì ucciso a Imola da un ubriaco alla guida di un autocarro il 24 maggio 2003, potremmo anche concederci un sorriso amaro. In fondo, conoscendo Pierluigi, l’amore per la sua vita di poliziotto di strada, la sua dedizione completa al servizio, sarebbe un sorriso di soddisfazione: ci vien da pensare infatti che alla fine ce l’abbia fatta a fargli il verbale, al suo uccisore.
Eh sì, perché in questa storia sembra quasi ci sia il suo zampino, come se fosse sceso per un attimo dal cielo, in sella alla sua inseparabile Guzzi, ed avesse inseguito chi quel maledetto pomeriggio lo travolse, mentre scortava una corsa ciclistica, riuscendo a mettergli la paletta davanti.
Invece a fermarlo ci hanno pensato due suoi colleghi della Polizia Stradale di Forlì, che erano andati ad assistere al processo e che avevano ricevuto l’invito del giudice, che aveva appena terminato l’escussione di un testimone, a seguirlo perché visibilmente ubriaco. “Non fatelo mettere al volante di qualche macchina” suggerisce il togato, che pochi minuti dopo si ritira per deliberare.
Quel testimone nient’altro è che un amico di D.C., il camionista che in stato di ebbrezza travolse Giovagnoli, e che il giorno dell’incidente si trovava a bordo del suo autocarro, come passeggero. Lui, imputato per omicidio colposo, non era in aula. I due agenti seguono per qualche minuto l’uomo, che barcolla e fatica a tenersi in piedi, riflettendo magari su come abbia avuto il coraggio di presentarsi in aula in quelle condizioni. Poi, per niente soddisfatto, entra in un bar e si incontra con un altro uomo. Beve ancora, chiacchiera e poi sale su una Punto guidata dal proprio interlocutore, che non fa nemmeno in tempo a fare manovra che sbatte contro il muro in retromarcia e poi, lesto, imbocca la strada principale, trafficatissima. Per gli agenti è venuto il momento di entrare in azione, visto che con molta probabilità anche il “secondo uomo” – quello che si è messo al volante – ha il gomito troppo alzato. Quando li fermano, nessuno dei due riesce quasi a stare in piedi: “straparlano”, occhi avvinazzati e alito fin troppo pesante, sono solo i segni esteriori di una vera e propria ciucca. Il conducente della Punto non riesce nemmeno a tirare fuori la patente dal portafoglio e quando alla fine la consegna al poliziotto per il controllo, arriva la sorpresa: è proprio lui, D.C., condannato pochi minuti prima dal Giudice di Imola ad un anno e 2 mesi di reclusione (pena ovviamente sospesa), alla sospensione della patente di guida per un anno ed a pagare una provvisionale di 260mila euro ai familiari del sovrintendente che forse non aveva nemmeno visto sulla sua strada, tanto aveva bevuto. A mettere un altro sigillo nella carriera alcolica di questo signore, che evidentemente non ne ha abbastanza di seminare dolore sulla “sua” strada – che è poi la strada di tutti – è arrivato l’etilometro del distaccamento di Imola, una cui pattuglia è giunta in ausilio dei due colleghi di Pierluigi: il tasso alcolemico accertato è di 1,29 grammi di alcol per litro di sangue. Patente ritirata, auto affidata al soccorso stradale. Ha ragione ancora una volta Pierluigi Giovagnoli: c’è poco da ridere. Ce lo immaginiamo severo, che guarda con nostalgia i suoi ragazzi che hanno finito, per una volta, il suo lavoro. Poi indossa il casco e il bicilindrico della Guzzi torna a sbuffare aritmico verso il cielo. Forse un colpo di sirena, forse la mano sinistra che abbassa la visiera. Ecco, Pierluigi, l’Asaps ti saluta così.

Da “Il Gazzettino” del 22 gennaio 2006

Si schianta con a bordo 60mila sigarette di contrabbando e viene arrestato

L.Z.

Aveva stipato sulla sua Hyundai la bellezza di sessantamila sigarette, tutte rigorosamente di contrabbando, per un peso totale di 60 chilogrammi. Peccato che, poi, sia andato a schiantarsi da solo, uscendo di strada. Quando gli agenti della sottosezione di polizia stradale di Rovigo in servizio sull’A13 sono arrivati sul posto hanno trovato sigarette di contrabbando nascoste in ogni angolo dell’auto: sotto alcuni vestiti e persino sotto la ruota di scorta. In tutto, circa 3000 pacchetti, per un totale di 300 stecche e 60mila sigarette. Sul posto sono accorsi anche i finanzieri della tenenza di Adria, agli ordini del tenente Claudio Izzo, che hanno accertato come tutta la merce fosse di contrabbando.
Il corriere, Ales Polach, 42 anni, della Repubblica ceca, ha ammesso di essersi prestato a trasportare il carico, diretto, a quanto pare, a Bologna, per soldi. Per lui sono scattate le manette ed il trasferimento nel carcere di Padova.
Dai primi accertamenti delle fiamme gialle e della stradale, pare che il carico di sigarette, in tutto duecento stecche, subito poste sotto sequestro assieme alla vettura del contrabbandiere, provenisse dai Paesi dell’Est. Lo fa pensare, in primo luogo, la marca delle sigarette, "Fortuna", marchio originario della Spagna e, quindi, nazionalizzato dalla Repubblica Ceca.
Dell’arresto è stato subito informato il pubblico ministero di turno. Le indagini, ora, proseguono, nella speranza di riuscire a ricostruire nei particolari il viaggio del carico di bionde ed il suo destinatario finale. Era da tempo che, in Polesine, non si verificava un sequestro di "bionde" di queste dimensioni: gli ultimi episodi risalgono, infatti, al 1992 ed al 1993. Nel primo caso, le Fiamme Gialle sequestrarono 350 chilogrammi di sigarette denunciando tre persone, una banda che le smerciava in tutto il Polesine. Nel secondo fu denunciato un marocchino che si apprestava a vendere in città una cinquantina di chilogrammi di sigarette. Lo scorso novembre, invece, un’operazione del genere venne portata a termine dai carabinieri di Carmignano, che sorpresero un bosniaco con 48 stecche di contrabbando.


Da “Adnkronos” del 22 gennaio 2006

Deceduto il bambino coinvolto ieri nell’incidente sulla A14, tra Pesaro e Fano

Piacenza, pulmann contro casello dell’A21: un morto e diversi feriti

Il mezzo proveniente dalla Romania è finito contro le barriere del casello ’Sant’Antonio’, all’altezza della città romagnola

Piacenza

Ha fatto una vittima l’incidente avvenuto poco fa, quando un pullman proveniente dalla Romania, uscendo dall’autostrada, e’ finito contro le barriere del casello ’Sant’Antonio’, all’altezza di Piacenza, sull’autostrada A21. A quanto riferiscono fonti dei vigili del fuoco, il corpo della vittima e’ gia’ stato estratto dalle lamiere.
Sul posto sono intervenute numerose pattuglie della polizia stradale e quattro squadre dei vigili del fuoco, due da Piacenza, una da Fiorenzuola e una da Bobbio. I vigili del fuoco parlano di ’’parecchi feriti’’, anche se non e’ ancora stato possibile quantificarne il numero. Quanto alle cause dell’incidente, l’ipotesi piu’ probabile e’ che l’autista sia stato colto da malore o da un colpo di sonno. In questo momento, con l’aiuto dell’autogru, si sta tentando di sollevare il mezzo, per rimuoverlo e controllare che non ci siano rimaste persone ferite sotto il pullman.
Intanto è morto il bimbo di nove mesi, di origini albanesi ma residente a Rimini, che ieri sera era rimasto gravemente ferito in un incidente sull’A14, tra Pesaro e Fano, che ha coinvolto una decina di vetture, facendo anche diversi feriti. L’auto su cui il piccolo stava viaggiando insieme ai genitori e’ andata a sbattere contro il guardrail. La macchina e’ comunque rimasta in carreggiata, e il padre, che era alla guida, e la madre, che era sul sedile del passeggero, se la sono cavata bene. Per il piccolo, invece, che non era legato nell’apposito seggiolino ma era seduto sulle ginocchia della madre, si e’ capito subito che la situazione era piu’ grave. Il bimbo, infatti, nel contraccolpo dovuto all’urto, e’ finito contro il montante, ed e’ andato in arresto cardiaco. I sanitari del 118, immediatamente giunti sul luogo dell’incidente, sono riusciti a rianimarlo e lo hanno trasportato in ospedale. Dopo un breve ricovero a Fano, il piccolo e’ stato trasferito al Salesi di Ancona, dove e’ morto all’alba.


Da “La Provincia di Cremona” del 22 gennaio 2006

Ubriaco, falciò un poliziotto

Subito ebbro dopo la sentenza

Bologna

È stato condannato in contumacia a Imola a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) per l’ omicidio colposo aggravato di un sovrintendente della Polstrada di Forlì che travolse e uccise mentre era alla guida di un furgone il 24 maggio 2003 a Casalfiumanese. Un incidente su cui influì lo stato di ebbrezza del conducente «prossimo al coma etilico» con un tasso di 333 milligrammi per ogni litro di sangue. Ma subito dopo la sentenza, ieri, quello stesso automobilista (D.C., 43 anni, imolese) è stato bloccato da una pattuglia di agenti a poca distanza dall’aula di giustizia, dove non si era presentato, perchè ubriaco al volante.


Da “Corriere Romagna” del 22 gennaio 2006

Gomito alzato al volante

Nei guai cinque giovani

FORLI’

Non si ferma la piaga degli ubriachi alla guida. L’altra notte la Polstrada di Rocca San Casciano ha ritirato 5 patenti durante un posto di controllo in piazzetta Savonarola. Una ragazza di 19 anni di Rocca ubriaca a bordo di Fiat Punto ha perso la patente e 20 punti. Dieci punti e il ritiro della patente per altri quattrio giovani di Castrocaro, Forlimpopoli, Cesena e Forlì. Sempre la Polstrada di Rocca ha rintracciato un albanese che dopo aver divelto una cancellata con una Mercedes 200 in via Balzella era scappato.

 


Da “La Provincia di Como”                                                           del 22 gennaio 2006

 

I fatti nel 2003: l’ex canturino guidava a 194 km/h. con un documento non in regola Guida con patente falsa, Nikagbatse nei guai

 

CANTU’

Nikagbatse nei guai. Si è infatti concluso venerdì il processo a carico dell’ex cestista della Vertical Vision Eynmisan Nikagbatse, 24 anni, nazionalità tedesca ma di origini nigeriane. Il giocatore è stato condannato dal giudice monocratico del tribunale di Pordenone Piera Binotto a 4 mesi di reclusione, pena convertita in 4.560 euro di multa. Il cestista doveva rispondere dei reati di concorso in falsità materiale. Secondo l’ipotesi accusatoria, il giocatore di pallacanestro in concorso con altre persone non identificate aveva contraffatto il permesso di guida internazionale della Repubblica di Nigeria, riportandovi i propri dati e la propria fotografia. Nikagbatse fu fermato, in comune di Porcia, il 23 febbraio 2003 mentre sfrecciava oltre i limiti consentiti sulla Pontebbana. Stava viaggiando al volante di una Fiat Stilo 1800 a 194 chilometri orari in un tratto di strada il cui limite era di 50 chilometri orari. Inchiodato dal telelaser, venne inseguito da una pattuglia della Polstrada. Una volta arrestata la vettura, agli agenti della Stradale consegnò la patente che gli venne immediatamente ritirata. Ma per il giocatore, che oggi milita nel Montegranaro in Lega2, la vicenda non si concluse con il mero ritiro della patente. Fu denunciato anche per guida in stato di ebbrezza e per non essersi fermato all’alt. Come se non bastasse, accertamenti eseguiti dall’autorità sul documento di abilitazione alla guida, avrebbero sollevato dubbi sull’autenticità della patente internazionale. Fu così iscritto nel registro degli indagati. Venerdì, in aula, è stato ascoltato il perito chiamato a riferire sull’autenticità del documento di guida utilizzato da Nikagbatse. La pubblica accusa ha chiesto per l’imputato sei mesi di reclusione. La difesa, invece, l’assoluzione con formula piena «perché nel corso della lunga istruttoria non è emersa la responsabilità dell’imputato nell’aver contraffatto il documento. Se anche si dovesse essere realizzata la condotta di contraffazione, è presumibile che questa sia avvenuta fuori dal territorio italiano, quando Nikagbatse giocava in Grecia». Il giudice, infine, ha ritenuto l’imputato responsabile e lo ha condannato a 4 mesi di reclusione, convertiti in 4.560 euro di multa.


Lunedì, 23 Gennaio 2006
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