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Francia, Ciclisti in erba col casco “obbligatorio” a partire dalla prossima primavera
Il decreto, già pronto, entrerà in vigore con l’arrivo della buona stagione: sotto i 12 anni, tutti protetti, anche se passeggeri
Una panoramica sulla situazione negli altri paesi

di Lorenzo Borselli
Foto da pro.weeride.fr

(ASAPS) Parigi, 29 dicembre 2016 – Ci siamo: “la Francia” più giovane si mette il casco anche in bici. Lo dice una legge dello Repubblica (clicca qui) appena approvata col decreto n. 2016-1800 del 21 dicembre 2016, firmato dal primo ministro Bernard Cazeneuve e sottoscritto dal ministro dell’Interno Bruno Le Roux e dal guardiasigilli Jean-Jacques Urvoas. Ad ispirare il legislatore d’Oltralpe, in primis, c’è il buonsenso: secondo il Consiglio Nazionale della Sicurezza Stradale (CNSR) – organismo interministeriale che l’ASAPS invoca da tempo anche in Italia – indossare un casco omologato – con marchio CE – ridurrebbe il rischio di ferite alla testa, sia che il mini-ciclista (o il piccolo passeggero) resti vittima di una caduta accidentale, sia che l’incidente sia provocato dalla collisione con un veicolo. Gli studi effettuati dicono che gli choc cranici dei bambini possono avere conseguenze più gravi rispetto agli adulti: il casco diminuisce in questo modo il rischio di lesioni serie del 70% e di lesioni minori nella misura del 31%, oltre a ridurre del 28% il pericolo di cicatrici al viso. La parte neurologica della ricerca fatta propria dal CNSR conferma e quantifica il rischio di lesioni neurologiche in bambini di 6 anni muniti e sprovvisti di casco, stabilendo le relative differenze: indossarlo significa abbassare drasticamente il numero di casi di perdita di coscienza, tanto che procedendo a velocità prossima a 10 km/h il rischio passa dal 98% in caso di testa “nuda” allo 0,1% per i bambini protetti.

Secondo l’ONISR – Osservatorio Nazionale Interministeriale della Sicurezza Stradale – circolano sulle strade francesi circa 5,5 milioni di ciclisti di età inferiore ai 12 anni: i dati della sinistrosità dicono che nel corso del 2015 i velocipedisti di questa classe d’età coinvolti in incidenti stradali sono stati in tutto 181. Tra questi è stato registrato un morto e 170 feriti, di cui 71 gravi, mentre in 10 sono usciti indenni. Tanto per fare un paragone in Italia l’Osservatorio ASAPS degli incidenti ai bambini da 0 a 13 anni ha registrato nei soli primi 9 mesi 3 bambini morti in incidenti con la bicicletta e 79 feriti. In tutti il 2015, sempre secondo il nostro Osservatorio, i bambini morti in bicicletta sono stati 7 e 85 hanno riportato lesioni in molti casi anche serie.

Un’osservazione di 5 anni in Francia, tra il 2011 e il 2015, il dato è più complesso: 1.178 infra dodicenni sono rimasti coinvolti in sinistri stradali mentre erano in bici, 26 sono rimasi uccisi, 442 hanno riportato ferite gravi, 665 ferite leggere e solo 45 non hanno riportato lesioni refertate. Il 91% di questi eventi è avvenuto in centro urbano, contesto che ha segnato anche l’85% dei casi mortali.
Le vecchie statistiche italiane lo certificano: nel primo semestre italiano di uso del casco in moto (parliamo del 1987), i morti scesero del 30% ed oggi nessuno si permetterebbe più di contestare l’efficacia di una protezione così importante ed al tempo stesso di così semplice utilizzo.
I detrattori della novità (ma quelli spesso lo sono di professione), non mancano di far notare che in termini statistici, in quasi nessuno dei paesi in cui tale obbligo vige da tempo l’imposizione si è dimostrata significativa.

In Canada si è arrivati alla prima legge sul casco in bici (per adulti) nel 2008 – oggi in vigore in cinque stati del Paese, Colombia-Britannica, l'Alberta, l'Ontario, il Nuovo-Brunswick e la Nuova-Scozia – ma il numero di vittime qui è diminuito del 52%.
Alcuni studiosi fanno notare che il trend era già in calo dal 2000, ma fino a quando non ci diranno che il casco “fa male”, noi tendiamo d’istinto a propendere per la novità, partendo dall’assunto che quando si parla di vita umana anche i piccoli numeri fanno la differenza.
In Spagna la legge obbliga l’uso nelle aree extraurbane ed a tutti i minori del 16 anni, mentre in Slovenia devono indossarlo gli under 14, in Finlandia, in Svezia e in Slovacchia gli under 15: in Slovenia e in Finlandia, al precetto non segue però alcuna sanzione. Negli altri stati dell’UE la situazione è questa: in Repubblica Ceca e in Lituania, devono farne uso tutti i minorenni, in Croazia e in Estonia i ciclisti al di sotto del 16 anni, in Austria e in Lettonia gli infra dodicenni ed a Malta quelli di età inferiore ai 10 anni.

In Italia la FIAB sostiene una posizione contraria alla previsione di un obbligo in Italia, di cui si era parlato nell’aprile 2016 e comunque riferito all’età adulta, e chi volesse approfondire tale opinione può agevolmente farsi un idea consultando il sito fiab-onlus.it inserendo la voce “Si al casco ma non obbligatorio”.
Torniamo alla Francia: gli adulti che non imporranno il casco ai figli fino al compimento del 12esimo anno di età, trasportandoli a bordo del proprio velocipede o accompagnandoli in strada, risponderanno di una violazione di “quarta classe”, con sanzioni previste di 90 euro per ogni bambino sprovvisto. (ASAPS)
 



“la Francia” più giovane si mette il casco anche in bici. In un interessante articolo di Lorenzo Borselli i contenuti della nuova legge e una panoramica negli altri Paesi. I dati dell’Italia.
Gli studi effettuati dicono che gli choc cranici dei bambini possono avere conseguenze più gravi rispetto agli adulti: il casco diminuisce in questo modo il rischio di lesioni serie del 70% e di lesioni minori nella misura del 31%, oltre a ridurre del 28% il pericolo di cicatrici al viso. (ASAPS)

Giovedì, 29 Dicembre 2016
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